Il Vescovo Giovanni Battista Zeno, conosciuto come “il Cardinale di Vicenza”, fece costruire nel 1494 un lato del palazzo vescovile e, nel cortile interno, una splendida loggia di quattro arcate al livello terreno portate da piedritti ottagoni. Sopra questi insiste un parapetto di otto comparti con fregi ad intaglio ed alternati da altrettanti piedistalli, questi sorreggono un secondo ordine di pilastrini, i quali abbracciano pari numero di aperture a rettangolo protette da una cornice superiore che corona tutto l’alzato. Il tutto in pietra di Nanto finemente lavorata.
Solo nel tardo Ottocento l’abate Magrini venne a scoprire chi ne fu l’artefice. In difetto di documenti per attribuire l’invenzione della Loggia Zeno, si feceva appello alla presunzione indicando Tomaso Formenton, appoggiandosi per analogia all’essere egli ritenuto autore della loggia di Brescia, eretta in quello stesso turno di tempo. Primo a pubblicare tale annunzio era l’architetto Gio. Battista Berti, in un prospetto topografico di Vicenza stampato nell’anno 1823, replicandone l’osservazione nella seconda sua Guida di Vicenza del 1830.
Tale giudizio venne accolto senza disamina da parecchie opere descrittive uscite più tardi: tra queste la Guida di Vicenza pubblicata nel 1871 dal dottor Antonio Ciscato, il quale dopo addotte varie date di tempo di parziali erezioni del palazzo vescovile, così continua: «La vaghissima loggia interna fu costrutta nel 1495 dall’architetto vicentino Tomaso Formenton, autore di quella bellissima del palazzo comunale di Brescia, che è l’ammirazione di tutti gli artisti, e che per tre secoli fu attribuita erroneamente al Bramante».
Senonché, oltre al fatto che la morte del Formenton avvenne nel 1492, cioè circa due anni prima della completa esecuzione della Loggia, qualsiasi discussione sul suo artefice riuscì superflua a fronte del documento che ne accertava il vero autore in maestro Bernardino da Milano (o da Como) lapicida, che lavorò ad altre opere in città.
Scrive il Magrini: «Io trassi la notizia di tale artefice fin qui sconosciuto da un atto del 16 febbraio 1495 del notaio Bartolomeo Alviani, nel quale egli dichiara di ricevere dal cardinale Zeno ducati tre per compimento di ducati settantacinque, mercede del lavoro della loggia da sè fatta secondo le stabilite convenzioni, ed altri ducati quattro per facitura della porta che metteva nella loggia»; l’atto si chiude con l’attestazione di non rimanere creditore di altro denaro fino a quel giorno. La data notarile del pagamento di tali fatture si accorda colla iscrizione scolpita in un fregio del prospetto, la quale dice: BAPTISTA ZENUS VENETUS CARDINALIS SANCTAE MARIAE IN PORTICU A FUNDAMENTIS EREXIT ANNO DOMINI MCCCCLXXXXIIII.”
“Intorno a Tomaso Formenton ingegnere vicentino del secolo XV – dell’Abate Antonio Magrini” 1871
Di Luciano Cestonaro da Storie Vicentine n. 4 Settembre-Ottobre 2021