Meno conosciuto del Santuario di Monte Berico di Vicenza, a circa 2 km dal centro di Lonigo, nel Basso Vicentino, si trova il Santuario della Madonna dei Miracoli, una chiesa dal fascino misterioso che, ogni anno, accoglie migliaia di pellegrini. Qui si possono chiedere le “grazie” che teniamo nel cuore. Appena si arriva al Santuario, si rimane sorpresi dalla facciata che si ha di fronte. Ma all’interno l’immagine della Madonna colpisce ancora di più. Appare con una mano sulla fronte, vicino ad un occhio, in uno dei punti dove era stata sfregiata…
L’edificio
Il luogo di culto attuale fu eretto tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo su un’antica chiesa benedettina dedicata a San Pietro, per devozione a un’immagine della Vergine, che alla fine del Quattrocento fu al centro di un evento miracoloso.
Nel 1444 i monaci Olivetani erano subentrati ai benedettini nell’abbazia di Santa Maria in Organo a Verona e quindi anche nei suoi possessi sul territorio, tra cui Villanova di San Bonifacio e Lonigo, che assegnarono ad un rettore.
L’edificio è una delle più interessanti architetture quattro-cinquecentesche del territorio vicentino per la grandiosità e l’equilibrio rinascimentale delle proporzioni. L’ampliamento dell’edificio sacro iniziò a ridosso del miracolo, tanto che la nuova chiesa fu inaugurata già nel settembre 1488. La grande struttura di impronta rinascimentale, tradizionalmente assegnata a Lorenzo da Bologna e Alvise lamberti da Montagnana, si sviluppò intorno all’immagine miracolosa innestandosi alla primitiva chiesa gotica. Il lato sud è caratterizzato da una elegante facciata lombardesca scolpita in pietra di Vicenza attribuita al Lamberti. L’apparato decorativo interno è generalmente attribuibile all’ambiente degli scultori lombardeschi attivi nelle principali chiese di Vicenza tra Quattro e Cinquecento.
Appena si entra nella chiesa, sulla destra, appare la cappella-santuario che protegge l’affresco miracoloso, inglobato nella parete destra della piccola abside. La cappella è impreziosita da un accumulo di decorazioni. Si rimane stupiti da una bella decorazione a stucco barocca di ambito veronese di metà ‘500 attribuita a Domenico Brusasorci, oggi solo in parte visibile nella lunetta superiore della parete di fondo.
Il miracolo
Il primo maggio 1486 la Madonna dipinta fu oltraggiata con bestemmie e sfregiata con un pugnale da due calzolai veronesi che poco prima avevano ucciso un compagno di viaggio per rapinarlo. L’Immagine portò la mano sinistra all’occhio ferito, mentre dall’altra ferita sul petto sgorgavano gocce di sangue. Gianantonio e Guglielmo, gli autori della profanazione, fuggirono. Gianantonio riuscì a far perdere le sue tracce, mentre Guglielmo, che si era rifugiato nell’abbazia di San Zeno, fu catturato, torturato, processato e giustiziato a Verona il 5 maggio. Il fatto ebbe una vastissima risonanza e già il 24 maggio il rettore del neonato santuario rinunciò al beneficio sulla chiesa di San Pietro in favore dell’abate di Santa Maria in Organo per il grande afflusso di fedeli che non poteva più gestire da solo.
Le guarigioni
Sette giorni dopo, il 7 maggio 1486, avvenne la prima guarigione. Stefano Cavaccione da Zimella fu risanato in seguito alle preghiere rivolte alla Vergine di Lonigo dopo un grave incidente a cavallo che lo rese invalido. Fin da subito la devozione popolare si manifestò vivace e assidua, con l’arrivo di pellegrini, donazioni testamentarie per la ricostruzione della chiesa, grandi processioni devozionali organizzate dalle comunità del territorio e offerta di ex voto, offerti alla Madonna ormai popolarmente indicata come la Madonna dei Miracoli di Lonigo.
La fama della Madonna miracolosa di Lonigo si consolidò da subito, grazie all’opera degli Olivetani. I monaci ebbero un ruolo chiave nella diffusione della devozione all’immagine sacra che si sviluppò ben oltre i confini del territorio. Essa assunse una dimensione nazionale, sfruttando la rete di monasteri dell’ordine che faceva capo all’abbazia di monte Oliveto Maggiore (Si). Le festività dell’Annunciazione (25 marzo), dell’Assunzione (15 agosto) e della Natività di Maria (8 settembre) assunsero sempre maggiore rilievo, perché in corrispondenza di queste feste si svolgevano importanti fiere presso il santuario.
Già nei primi decenni del Cinquecento numerosi erano i pellegrini e le testimonianze di devozione da altre regioni italiane, confermate dalla documentazione e dagli storici coevi. Nel 1510 la nobildonna romana Angiola venne a Lonigo da Roma per chiedere la guarigione di un cancro al seno.
Il museo dell’ex voto
All’interno del Santuario si trova anche una stanza con una delle più rilevanti raccolte di tavolette votive dell’Italia settentrionale. La stupefacente collezione copre un arco temporale di cinque secoli, dalla fine del Quattrocento alla fine dell’Ottocento, e comprende 360 ex voto dipinti su tavola e su tela, oltre 250 ex voto anatomici su lamina, gioielli, lampade votive, cuori d’argento, ricami, stendardi, ex voto oggettuali, conservati nel museo annesso al santuario e in chiesa. Sono solo un residuo di quello che era un patrimonio certamente molto più vasto, poiché le fonti seicentesche testimoniano la presenza di doni votivi oggi non più rintracciabili, molti dei quali di tipologie diverse da quelle rimaste al santuario: calici, paramenti, sculture in legno, argento o cera che riproducevano la Madonna o le parti del corpo guarite.