lunedì, Settembre 8, 2025
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Luca Romano, presidente del Gruppo Area: “nel sistema socio-economico della Valle dell’Agno servono tecnici molto preparati”

Dopo la nostra intervista all’imprenditore Giovanni Cariolato, titolare della Gds di Cornedo, abbiamo contattato Luca Romano, presidente del Gruppo Area, un’associazione della Valle dell’Agno fatta di imprenditori e professionisti. Volevamo saperne di più sul progetto di formazione tecnica superiore per un nuovo modello industriale, di cui ci aveva parlato Cariolato.

Luca Romano, il presidente del Gruppo Area è un professionista che si occupa della ricerca territoriale socio-economica. “Nel nostro territorio le imprese hanno un gran bisogno di tecnici “superiori”, nel senso letterale del termine. Cioè di tecnici altamente qualificati per sostenere un nuovo modello industriale. Si tratta di una figura che metta insieme le caratteristiche dell’evoluzione delle imprese con la sostenibilità ambientale”.

In che cosa consiste il progetto formativo?

L’idea è di far partire un corso formativo I.T.S. (Istituti Tecnici Superiori), che non sia un istituto tecnico, che abbiamo già, ma un biennio post diploma per la formazione ancora più  qualificata e al passo coi tempi. Durante il biennio, 1.200 ore saranno svolte in aula e 800 in azienda, in collaborazione con le nostre imprese locali. Si tratterà di formare dei tecnici “Superiori” nel vero senso della parola, per quanto riguarda l’automazione, l’informatica, la meccatronica, la robotizzazione ecc…

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I relatori a una conferenza organizzata dal Gruppo Area nel 2019. Luca Romano è il secondo da sinistra. Foto: pag fb Gruppo Area Valle Agno

Si tratta di un progetto già concreto?

Sì, mercoledì 19 aprile dalle 17.30 alle 19.30 si terrà un evento a Valdagno presso Palazzo Festari, in cui lo illustreremo. Il forum ha come titolo “Quale formazione tecnica superiore per un nuovo modello industriale. Oltre industria 4.0”. Dopo i saluti introduttivi di Giancarlo Acerbi, Sindaco di Valdagno, Lorenzo Venegoni, presidente Confindustria Ovest Vicentino,
Debora Vigolo, presidente raggruppamento di Valdagno Confartigianato Vicenza e
Stefano Brunello, presidente Apindustria Confimi mandamento Alto Vicentino, si terrà una tavola rotonda con Giuseppe Bollin dell’IIS Marzotto Luzzatti – Dipartimento di meccatronica e manutenzione, Daniele Fontò della AMER Group, Carlo Pellegrino, presidente sistema di produzione Confartigianato Vi e Giorgio Spanevello, direttore Fondazione ITS Academy Meccatronico Veneto. Seguirà un dibattito e un intervento conclusivo di Elena Donazzan, assessore all’istruzione, formazione, lavoro,
pari opportunità Regione Veneto.

Come è nato il Gruppo Area e quali funzioni ha?

Il Gruppo Area è un’associazione nata nella Valle dell’Agno tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90. Inizialmente vi hanno aderito alcuni imprenditori, poi sono entrati a farne parte anche dei professionisti. In particolar modo gli imprenditori sentirono il bisogno di associarsi per collaborare assieme, tant’è che lo slogan era “Sei Comuni, una città”. Alla fine degli anni ’90, l’associazione sostenne alle elezioni amministrative di Valdagno Lorenzo Bosetti, che fu poi Sindaco dal 1996 al 2004. Oggi il Gruppo, in cui sono attive circa una ventina di aziende, è impegnato nel progetto di integrazione scuola-lavoro, di cui abbiamo parlato prima.

Gli amici della gaia gioventù a Vicenza: conferenza con Bepi De Marzi e Francesco Erle

Proseguono mercoledì 19 aprile 2023 alle 16.30, nella sala Marcella Pobbe del Conservatorio Pedrollo di Vicenza, gli eventi collegati alla mostra Gli amici della gaia gioventù: arte e poesia a Vicenza dal 1930 al 1950, allestita nelle sale ipogee del Museo civico di Palazzo Chiericati e recentemente prorogata fino al 24 settembre 2023.

L’appuntamento, proposto dall’Accademia Olimpica in collaborazione con il Conservatorio, permetterà al pubblico di approfondire l’interesse che quel gruppo di artisti, noto appunto come “gaia gioventù”, ebbe nei confronti della musica.

A guidare questo viaggio tra le arti saranno gli accademici olimpici Bepi De Marzi e Francesco Erle, ai cui interventi farà seguito un concerto a cura di Elisabetta Andreani, docente di Musica Vocale da Camera, affidato alle voci del mezzosoprano Lucia Marieel Fernandez e del soprano Antonia Bettanin, con Nicola Dal Cero al pianoforte. In programma brani di Gian Francesco Malipiero (“Canto della neve” e “Capriccio” da “Le stagioni italiche”), Almerigo Girotto (“La pastorella” da “Due canzoni veronesi” e “Prima suite per canto e pianoforte”), Ildebrando Pizzetti (“Augurio” e “Mirologio per un bambino” da “Tre canti greci”) e Alfredo Casella (“Quattro favole romanesche di Trilussa”: “Er coccodrillo”, “La carità”, “Er gatto e er cane” e “L’elezzione der presidente”).

“E finita la guerra, Antonio Pellizzari cantò Antonio Vivaldi” sarà il titolo dell’intervento di Bepi De Marzi, che si soffermerà sulla figura dell’imprenditore, morto ad appena 35 anni, che fu grande appassionato di musica, sostenitore e convinto divulgatore dell’arte, tanto da fondare una scuola multidisciplinare nella sua Arzignano, ma anche un’orchestra e un coro. Una figura illuminata, la sua, cui il concerto renderà omaggio nel centenario della nascita.

Francesco Erle, ricorrendo anche ad alcuni esempi al pianoforte, inviterà ad avvicinarsi ai linguaggi degli autori prescelti per il concerto: gli stilemi classici ripensati con le “note aggiunte” di Girotto, le ricercate relazioni armoniche e le raffinatezze metriche di Malipiero, i canti sospesi e bilanciati tra contrappunto e funzioni armoniche dilatate di Pizzetti, la sapienza addobbata da “guazzo gestuale” di Casella.

L’appuntamento sarà aperto da un saluto della vicepresidente dell’Accademia Olimpica, nonché co-curatrice della mostra, Maria Elisa Avagnina e del direttore del Conservatorio di Vicenza, Stefano Lorenzetti.

L’esposizione – che raccoglie opere e testimonianze di artisti come Neri Pozza, Italo Valenti, Gastone Panciera, Antonio Barolini, Maurizio Girotto, Nerina Noro e altri – è stata ideata e promossa dall’Accademia Olimpica in collaborazione con la direzione dei Musei Civici e con l’assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza, con il contributo della Fondazione Roi e della Regione del Veneto e il sostegno di Fondazione Adone e Rina Maltauro, AGSM-AIM e Banca del Veneto Centrale.

Per assistere a conferenza e concerto, ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria fino a esaurimento dei posti disponibili a [email protected] o chiamando lo 0444 324376.

Agenzia Gulliver, Fratelli Dalla Via portano le famiglie al Teatro Astra di Vicenza

Agenzia Gulliver – Tutti i viaggi che mi passan per la testa, spettacolo prodotto da La Piccionaia e Teatro del Buratto, con Marta Mungo e Innocenzo Capriuoli, ideato e diretto dai fratelli Marta e Diego Dalla Via, in scena domenica 16 aprile alle 17 al Teatro Astra di Vicenza.

L’appuntamento, fuori abbonamento per bambini dai quattro anni, rientra nella programmazione della rassegna curata dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia per il Comune di Vicenza con il sostegno del Ministero della cultura e della Regione del Veneto e la collaborazione tecnica di Nardi Out Door.

Gulliver è un’agenzia di racconti di viaggio. L’unico requisito per partire è dimenticare a casa la razionalità. Le musiche originali di Carlo “Cialdo” Capelli accompagnano la poesia e l’arte d’attore: dalla piazza, luogo principe dell’incontro con l’altro, con un po’ di disponibilità mentale, può scaturire tutto quello che serve per un’esperienza teatrale. “Se qualcosa può succedere, deve succedere! Il cuore della drammaturgia è un’avventura campata per aria: direzione LAPUTA”, spiega Marta Dalla Via nella scheda artistica.

“Un’isola volante di uomini capaci, dediti alla musica e alla matematica appassionati di scienza e filosofia ma totalmente avulsi da ogni senso pratico. Sono scienziati pazzi così presi dal loro pensare da essere perennemente distratti. I più ricchi possono permettersi un servitore che, al momento del bisogno, li risveglia colpendoli delicatamente con un sacchetto”.

Introspezione e distrazione sono perni tematici intorno ai quali ruota questo spettacolo di cantastorie in un girotondo di contraddizioni divertenti. “La satira, argomento caro a Swift, è una lente deformante con cui anche i più piccoli possono famigliarizzare, giocando con l’assurdo, lo sproporzionato, l’illogico”, prosegue l’autrice regista. Attraverso le storie è possibile affinare, quasi senza sforzo, la loro capacità critica. “Certe bizzarre azioni degli abitanti di Laputa, come il tentativo di progettare le case partendo dal tetto o quello di estrarre raggi solari dalle zucche, certi intenti di rivoluzione linguistica come anagrammare le parole per scoprirne teorie del complotto o far pagare le tasse alle donne proporzionalmente alla loro bellezza, possono far sorridere, ma fanno anche sorgere alcune domande su di noi e gli altri”, conclude Dalla Via.

A misura di bambino

Con l’idea di rendere il teatro sempre più a misura di famiglia, prima e dopo lo spettacolo, nel foyer del teatro sarà allestita l’area del gioco e del riposo dove disegnare e giocare: un piccolo spazio ideato da bambini e famiglie durante il percorso di co-creazione A misura di bambino.

Montepulgo di Cornedo e l’Ortogonale 1, ovvero la linea strategica difensiva della Grande Guerra

Montepulgo è una frazione collinare di Cornedo Vicentino, nota per essere stata un punto strategico durante la Grande Guerra. Qui esisteva una linea difensiva strategica “di cresta”, detta Ortogonale 1. Essa partiva da Campogrosso e percorreva la dorsale Agno-Leogra fino a Monteviale, dove si innestava nel Campo Trincerato di Vicenza. Si tratta di un territorio ricco di storia, ma anche di sentieri e paesaggi per delle belle escursioni nella natura.

Ortogonale 1 nella Grande Guerra

Nei primi due anni di guerra la dorsale Agno Leogra, dal Passo dello Zovo di Novale alle colline di Monteviale, non era stata interessata da particolari opere di difesa o di viabilità militare. La situazione cambiò radicalmente dopo il grave rischio di invasione a seguito della Strafexpedition nel maggio del 1916. Fu a quel punto evidente l’importanza strategica delle colline di destra Leogra. Il passo di Priabona, come i passi di Torreselle e di Ignago, era infatti sulle direttrici di attacco da est in caso di crollo del fronte del Pasubio e nell’eventualità di un ripiegamento dalla linea del Piave.

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La chiesa di S. Francesco d’Assisi a Montepulgo. Foto: Marta Cardini

Nell’aprile del 1917 il Comando della Prima Armata predispose il progetto della linea difensiva strategica Ortogonale 1.

Come funzionava

Il sistema difensivo si basava su tre linee: la linea del Piano ai piedi delle colline, una linea intermedia a mezza costa comprendente il Monte Piano, e la linea strategica Ortogonale 1 in cresta dal Monte Pulgo al Campo trincerato di Vicenza costituita da una serie di caposaldi dominanti la pianura.

Furono costruite piazzole per artiglieria, postazioni per mitragliatrice, trincee, camminamenti e ricoveri in roccia. Tutte le postazioni erano collegate da un’adeguata rete di mulattiere e sentieri. Una mulattiera collegava la linea di cresta con il campo d’aviazione e il centro di Castelgomberto.

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Il campanile di Montepulgo. Foto: m.c.

Furono costruite le strade camionabili di arroccamento dal passo di Priabona fino a Montepulgo e di qui per contrada Carletti fino alla strada Valle di Castelgomberto -Torreselle. Da Torreselle una nuova strada con un tracciato di cresta serviva la linea fino a Monteviale.

Una serie di strade trasversali collegavano il fondovalle dell’Onte e della Valdiezza con la pianura vicentina, creando una importante viabilità strategica in caso di ripiegamento del fronte. Nel 1918 la linea strategica, protetta dagli aeroporti di Castelgomberto, Trissino e Sovizzo fu occupata dai soldati alleati Francesi e Inglesi inviati sul fronte italiano dopo Caporetto.

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A Montepulgo l’aria è pulita e la natura è spettacolare. Foto: m.c.

Sport e natura

A piedi o in bicicletta il territorio è interessante. In centro a Montepulgo si può ammirare la chiesa di S. Francesco d’Assisi, con il suo campanile caratteristico. Poi si possono scegliere vari percorsi per godere della natura e di panorami straordinari.

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Un panorama da Montepulgo sulla Val Leogra e sui monti di Schio e Thiene. Foto: Marta Cardini

 

Danza in Rete Off: arrivano tre proposte performative a Vicenza

Danza in Rete Off nell’ambito di Danza in Rete Festival avanza tre le proposte performative in programma sabato 15 aprile 2023: alle 17.00 nel salone d’onore di Palazzo Chiericati sarà presentato lo studio dell’Artista in Rete 2023, il coreografo Roberto Tedesco, “Simbiosi”, protagoniste le danzatrici Laila Lovino ed Eloise Listuzzi; alle 19.00 in Loggia del Capitaniato, andrà in scena la prima performance di Danza Urbana, in prima regionale, “NeverStopScrollingBaby” presentata dal Collettivo Vitamina; alle 21.00 al Teatro Astra di Vicenza, gli artisti EM+ | Emanuele Rosa /Maria Focaraccio, segnalati dall’Artista in Rete, proporranno in prima regionale le performance “HOW TO_Just Another Boléro” e “All you need is”.

Nell’ambito di Danza in Rete Festival si sono consolidate nel tempo azioni artistiche con obiettivi mirati, come il sostegno ai percorsi di formazione autoriale; così anche per l’edizione 2023 è stato selezionato l’Artista in Rete, Roberto Tedesco, un giovane coreografo che ha vissuto l’intero periodo del Festival partecipando agli spettacoli e attivando un intenso dialogo con gli artisti presenti, con gli operatori e gli spettatori, avendo l’opportunità di vivere un’esperienza andata ben oltre i consueti canoni delle residenze artistiche; ultimo step di questo approfondito percorso formativo, la presentazione di una sua creazione in progress e la segnalazione di giovani artisti emergenti, coreografi e/o danzatori.

L’Artista in Rete 2023 Roberto Tedesco ha scelto di portare in scena, sabato 15 aprile alle 17.00 nel salone d’onore di Palazzo Chiericati, uno studio del suo nuovo progetto artistico dedicato all’esperienza, con implicazioni di tipo psicanalitico, della “Simbiosi” come riporta il titolo della performance, interpretata da Laila Lovino e Eloise Listuzzi, musiche di Rival Consoles, Senking, Pan-American, Raime. La coreografia assume tratti quasi terapeutici, riflettendo sulle relazioni simbiotiche, a partire dal rapporto originario madre-neonato, relazioni nelle quali due persone si comportano come fossero una sola e dove spesso uno dei due decide per entrambi.

Il progetto artistico, una produzione KLM-Kinkaleri/Le supplici/mk, è stato realizzato con il sostegno di supportER, azione di Anticorpi – rete di rassegne, festival e residenze creative dell’Emilia Romagna e in collaborazione con Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza – Festival Danza in Rete, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara – Festival di Danza Contemporanea, Scenario Pubblico Centro di Rilevante Interesse Nazionale.

Roberto Tedesco nasce nel 1992 in provincia di Cosenza. A 17 anni entra a far parte della Scuola del Balletto di Toscana diretta da Cristina Bozzolini; successivamente entra nella compagnia giovanile Junior Balletto di Toscana. Dopo due anni a Firenze Cristina Bozzolini, lo invita a far parte della compagnia Aterballetto, dove resta per dieci anni, periodo nel quale ha la possibilità di lavorare con grandi coreografi, tra i quali, Ohad Naharin, Jiri Kylian, Hofesh Shechter, William Forsythe, Johan Inger, Mauro Bigonzetti. Oltre che al suo ruolo di danzatore, si appassiona presto alla coreografia iniziando a sperimentare grazie alle serate giovani coreografi organizzate dalla compagnia. Come coreografo si è già messo in luce in prestigiosi contesti internazionali come l’International Choreographic Competition di Hannover e nazionali come la Vetrina della Giovane Danza d’Autore a Ravenna. Nel 2021 ha deciso di intraprendere un percorso artistico di coreografo indipendente.

Prenderanno avvio anche le azioni di Danza Urbana, sabato 15 aprile alle 19.00 in Loggia del Capitaniato, con la  coreografia del Collettivo Vitamina, formato da Alessandra Ferreri, Matteo Sedda, Joshua Vanhaverbeke che presenteranno – in prima regionale – “NeverStopScrollingBaby”, una performance ispirata al flusso continuo di informazioni, un gioco di accelerazioni e oscillazioni, interpretata da Matteo Sedda. Il trio presenterà a Danza in Rete Festival il suo primo progetto, suono e luci di Joshua Vanhaverbeke, una produzione Fuorimargine, Centro di Produzione di danza e arti performative della Sardegna, una creazione ai limiti del trash che intende esplorare le dinamiche che governano la nostra realtà iperconnessa e superfluida, una realtà costantemente alla ricerca di sensazioni, stimoli ed euforia. Il meccanismo che anima il lavoro è lo scrolling, il passare compulsivo da un’immagine all’altra richiamato nel titolo, un’invenzione che ha influenzato la vita di gran parte della popolazione mondiale, un gesto che ha cambiato il rapporto con il mondo, la percezione del tempo, il modo di elaborazione delle informazioni. La performance si anima come un flusso ipnotico di contenuti, progettato per provocare, sedurre e manipolare l’attenzione degli spettatori, come nella fruizione delle immagini dai device che utilizziamo quotidianamente, facendo scrolling. 

“NeverStopScrollingBaby” è progetto vincitore di Danza Urbana XL 2022 – azione del Network Anticorpi XL.

Il Collettivo Vitamina è composto da Alessandra Ferreri (regista), Matteo Sedda (danzatore cagliaritano di base a Bruxelles) e Joshua Vanhaverbeke (responsabile del disegno del suono e della luce); la loro ricerca si caratterizza particolarmente per le rappresentazioni dell’osceno e le manifestazioni dell’eccesso in tutte le sue forme. Il trash diviene per i tre artisti categoria estetica, chiave di comprensione del mondo contemporaneo. La nozione di pornografia dell’immagine accompagna la riflessione artistica del collettivo, orientando l’interesse per la cultura popolare e le sue derive online. 

L’ultimo, doppio appuntamento per l’intensa giornata di danza è in programma sabato 15 aprile alle 21.00 al Teatro Astra di Vicenza: gli artisti EM+ | Emanuele Rosa /Maria Focaraccio, segnalati dall’Artista in Rete Roberto Tedesco, proporranno in prima regionale due performance, entrambe in prima regionale. La serata è realizzata in collaborazione e con il contributo de La Piccionaia – Centro di Produzione Teatrale di Vicenza. Dopo le performance si svolgeranno gli Incontri con l’Artista, condotti da Vanessa Gibin.

HOW TO_ just another Boléro” (musica di Maurice Ravel, costumi firmati dai due artisti, luci di Michele Piazzi) è

un duo creato sulle celeberrime note del Boléro: il battere incessante del tamburo e la melodia dell’opera hanno guidato i due autori nella creazione di diciotto immagini, come diciotto sono le ripetizioni del tema, disposto in un graduale e continuo crescendo dal pianissimo iniziale fino al maestoso finale. Le immagini si plasmano l’una nell’altra, cercano un proprio spazio vitale e si adattano al tempo sospeso. I due performer, come animali in cattività, sono forzatamente costretti in una gabbia priva di sbarre, divenuta familiare e casalinga. Sembrano entrambi aver dimenticato la propria natura, i rispettivi ruoli e le norme di comportamento per una pacifica coesistenza. Alla stregua di animali addomesticati e dipendenti l’uno dall’altro, sono osservati a 360° dall’esterno, come principali attrazioni di uno zoo. Quasi totalmente denudati dei propri abiti terreni, i due sono destinati alla ripetizione delle medesime azioni, in un goffo loop di tentativi, sbagli e una finale, illusoria, fuga dall’alto. Senza alcun lieto fine, i due performer si arrendono alla propria condanna.

La performance, metafora della condizione esistenziale è una ricerca su come ci si comporta, si coopera, ci si ama, con toni a volte drammatici, a volte ironici. 

Il progetto coreografico è stato selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore 2021 – Network Anticorpi XL ed è risultato vincitore di Call from the Aisle 2021.

Nella seconda performance “All you need is” (musiche di David Gold & Gordon Rees, John Surman, Bee Gees) partendo da figure di alcuni balli di coppia tradizionali come il tango, il valzer, la salsa, i due autori e performer intendono esplorare e mettere in discussione la logica delle opposizioni binarie che dominano il nostro sistema di pensiero, la nostra cultura e la nostra società attraverso l’intromissione di un terzo elemento “nella relazione” (in scena, il danzatore Armando Rossi). Sulle note di una famosa composizione jazz, una danza a tre fatta di continui incastri, equilibri e interconnessione fisica prende forma, come metafora di una diversa costellazione di relazioni. “All you need is” rappresenta il secondo capitolo della ricerca intrapresa dai due autori sul tema dell’adattamento e coesistenza, dell’imparare o re-imparare, scoprire o ri-scoprire come ci si comporta.

Il progetto coreografico è risultato vincitore del Premio Twain_direzioniAltre ed è stato selezionato alla Vetrina della giovane danza d’autore 2022 – Network Anticorpi XL; ha vinto anche il bando Start and Go del Comune di Genova. Entrambe le creazioni di EM+ | sono produzioni S’ALA / spazio per artist+, C&C Company.

www.festivaldanzainrete.it

A Lumignano di Longare, l’Eremo di San Cassiano incastrato nella roccia desta stupore

A sud di Vicenza i Colli Berici offrono paesaggi e sorprese spettacolari. Vi avevamo già parlato dell’Eremo di San Donato a Villaga, con i suoi covoli spettacolari. Un altro sito interessante (con covoli) è l’Eremo di San Cassiano a Lumignano di Longare. Per chi ama le escursioni nella natura e la passeggiate nei sentieri di collina, l’eremo è una bella meta da raggiungere. Si può raggiungere percorrendo il sentiero n.3, adatto a tutte le età perchè in costante leggera salita.

panorama
Il panorama visto dall’eremo

La costruzione

L’eremo è incastrato nella parete rocciosa orientale del monte della Croce di Lumignano. Si tratta di una costruzione che risale al XVII secolo, eretta inglobando i resti dell’antica chiesa di San Cassiano del VI-VII secolo che si trovava nell’odierna sala sul lato nord dell’edificio. L’antica chiesa era costruita in corrispondenza di un covolo che fungeva da abside, chiuso da murature, le cui parti inferiori sono state messe in luce dallo scavo del 1994.

Eremo S. Cassiano
L’eremo è incastrato nella roccia.

Qui sono state scoperte tredici sepolture scolpite nella roccia, dieci delle quali ancora visibili. Sono state rinvenute anche delle iscrizioni incise su una lastra tombale. Altre iscrizioni sono scolpite direttamente sulla parete rocciosa in cui sono state ricavate le fosse.

La tradizione

Proprio in quest’eremo, nel XII secolo, ha trovato rifugio per qualche tempo Adelaide di Borgogna, imperatrice dei Franchi e regina d’Italia, sfuggita alla prigionia impostale da Berengario, quando nel 1137 il re Lotario II, suo sposo, venne assassinato. Si narra anche che, finché visse, la regina riconoscente inviò doni ai penitenti che qui si ritiravano a pregare.

covoli
L’eremo con i suoi covoli è molto suggestivo

Il complesso divenne proprietà privata della famiglia padovana dei Dottori dal XVII secolo fino alla fine del XVIII, quando passò a Nicolò Leoni che nel 1825 lo cedette alla famiglia Da Schio, cui appartiene tuttora.

La croce

Suggestiva, nei pressi dell’eremo è la grande croce sul Monte della Croce, appunto. Si tratta di una meta di pellegrinaggio che suscita grandi emozioni.

croce
La croce sul Monte della Croce

Vicenza, Enrico e la pojana che allontana i colombi per “disinfestare” i nidi e l’ambiente in piazza dei Signori e dintorni

Qualche giorno fa il nostro direttore, passeggiando per stradella S. Giacomo, una laterale di Corso Palladio, si è imbattuto in Enrico, un addestratore di pojane, e nella sua bella pojana. Quest’ultima è stata addestrata appunto per spaventare i piccioni e distruggere i loro nidi. Oltre all’alta concentrazione di guano, che si deposita per le strade e sugli edifici, il problema principale riguardante i piccioni è quello delle malattie di cui questi volatili sono portatori.

Enrico, addestratore di pojane
Enrico, addestratore di pojane

Ed ecco che Enrico spiega: “la mia pojana spaventa i colombi e toglie i piccoli dai nidi. Ci vogliono circa 2 mesi per addestrare una pojana a fare questo tipo di lavoro“. La pojana ha appunto la funzione di “disinfestare” i piccioni. Anche a Napoli era stata presa una simile iniziativa nel 2016 e lo stesso è stato fatto anche in altre città italiane. La pojana, il cui vero nome è buteo buteo, è infatti un rapace “intelligente” che apprende facilmente e che ama cacciare.

Le malattie dei piccioni sono circa 60 e si contraggono principalmente respirando o ingerendo le polveri di guano presenti nell’aria. Inoltre, in alcuni casi, sono trasmissibili anche tramite il contatto con gli escrementi. Le più riscontrate nei pazienti sono la salmonellosi e l’istoplasmosi, che si contrae tramite un fungo presente nel guano di piccione chiamato Histoplasma Capsulatum. Causa dei problemi di tipo polmonare con tosse, dolori al petto e stanchezza che possono diventare dei sintomi cronici nei pazienti con difese immunitarie basse.
C’è poi l’ornitosi. Anche questa malattia provoca dei problemi al livello polmonare e presenta gli stessi sintomi di una polmonite. Colpisce abbastanza frequentemente gli allevatori di uccelli ed è causata dal batterio Chlamydophila Psittaci.

pojana
Una pojana. Foto: https://www.ceaspartemontis.it/la-poiana-rapace-predatore-dei-cieli/

Ed ecco che Enrico spiega: “la mia pojana spaventa i colombi e toglie i piccoli dai nidi. Ci vogliono circa 2 mesi per addestrare una pojana a fare questo tipo di lavoro“. La pojana ha appunto la funzione di “disinfestare” i piccioni. Anche a Napoli era stata presa una simile iniziativa nel 2016 e lo stesso è stato fatto anche in altre città italiane. La pojana, il cui vero nome è buteo buteo, è infatti un rapace “intelligente” che apprende facilmente e che ama cacciare.

 

 

 

La storia della Seriola raccontata da Luciano Parolin

Nel 1867, a seguito delle diatribe secolari tra proprietari di terreni lungo la Seriola, il Regio Ufficio Tecnico Provinciale elaborò sotto la Direzione del Ing. capo Girotto, un progetto del Regio Ingegnere Signor Polettini, per una documentazione storica da utilizzare per la costituzione di un Consorzio per gli Usi d07le acque convogliate per la Roggia Seriola. Alcune sorgenti d’acqua che incontransi nell’abitato suburbano di Maddalene ingrossate dalle colaticce e irrigazioni prative di Costabissara danno origine alla Roggia detta Seriola.

Seriola
Percorso Seriola – 1580 – Pianta Angelica

Il percorso di questo fiumicello con risorgive a Maddalene scorre sino a Cà Brusà (casa Bruciata) poi costeggiando la Regia Strada di Vallarsa ora S.S. Pasubio e Viale Trento arrivava in Piazzale Tiro a Segno ove si divideva in tre rami (mappa 1821). Il ramo di sinistra, passa sotto la porta di Santa Croce che aveva il ponte levatoio e va scaricarsi nel Bacchiglione, il ramo centrale entra in città attraverso le mura, percorre Contrà Corpus Domini, parte di Soccorso Soccorsetto, girando a destra per le Cantarane e Villa Romanelli, per entrare nel Giardino Valmarana (ora Salvi).

Il terzo Ramo seguiva le mura cittadine (ora Viale Mazzini), passava davanti alla Rocchetta, Contrà Carlo Cattaneo per entrare nel Giardino Valmarana attraverso la Loggia del Longhena formando la peschiera, sempre all’aperto davanti a Porta Castello, costeggiando il Campo Marzio sino al Ponte sul Retrone (questo tratto è ancora visibile) il ponte Furo era scavalcato prima con un manufatto poi un grosso tubo in ghisa, percorreva Contrà della Fossetta, Porton del Luzzo, Contrà del Guanto (Bar Ponticello) si prolungava sotto contra’ Mura San Michele e attraverso la Piarda sbucava alle Barche nel Retrone.

Negli anni ‘80 il corso d’acqua fu intubato e coperto, in località Ca’ Brusa deviato nel Bacchiglione. La Seriola durante il suo percorso dava energia idraulica a molti mulini, tintorie, serviva come acqua potabile per i vari conventi. La storia comincia il 16 luglio 1444 con una investitura rilasciata a favore di Padre Bartolomeo dei Provinciali (forse Gerolimini?) per l’utilizzo dell’acqua. Il 20 Luglio 1785, alcuni “opificanti” proprietari di mulini cioè: Trento, Checozzi, Valmarana, Cagnotto, “erigendosi arbitri assoluti dell’acqua per la Seriola fluente si obbligavano di espurgare la tratta a comuni spese sino al Ponte del Retrone; agli ultimi due utenti la residuante tratta dal Ponte Furo allo sbocco in Bacchiglione”.

Nel tempo, per diritti eredità, subentrarono le ditte: Bertolini (proprietario Missioni Estere) conte Salvi, Lampertico, De Tacchi, De Santi, Fortunato, i quali non avevano nessuna intenzione di rispettare gli accordi dimenticando il pre esistito Consorzio Acque Seriola. L’alveo così era caduto in abbandono, con problemi sanitari anche per la città, si era fatto limaccioso, fonte di morbose esalazioni invece che di acque vive e salutari, i cittadini facevano continue lagnanze, così il Municipio il 29 settembre 1809, per disposizione del Prefetto, attivò un Consorzio acque per provvedere agli emergenti bisogni, addebitando agli interessati le spese, l’intervento del Municipio suscitò opposizioni e contrarietà. Il Comune tentò di ricostituire il regolare Consorzio, ma non se ne fece nulla.

Un rapporto Municipale del 2 luglio 1852 a riguardo della situazione igienica della Seriola fece intervenire la Delegazione Provinciale per l’espurgo di una tratta d’alveo. Ma completato l’espurgo le opposizioni continuarono sul tema delle ”competenze passive”. Il Municipio dovette intervenire con ulteriori rapporti all’autorità Provinciale nel 1853 e 1854. 20 Maggio 1854. Vengono convocate alcune ditte per eleggere un Consorzio di Rappresentanza che l’ingegnere civile del Comune Angelo Durlo auspicava, ma il suo elaborato (piano attuativo e Statuto) era avversato dai proprietari dei fabbricati frontisti che si erano rivolti all’avvocato Pasini per la disputa di chi utilizzava l’acqua come forza motrice e chi per irrigazione. Il problema della pulizia della Seriola si ripeteva nel 1855 con il bisogno urgente di espurgo nel tratto dovuto ai molini Lampertico in Campo Marzio.

Il 23 Agosto 1855, una mozione Municipale: propone un piano generale di sistemazione del letto della Seriola sino allo sbocco nel Bacchiglione, deliberando che tutte le domeniche il letto della Seriola resti a secco. Per questa delibera il Municipio incaricò il nobile ing. Muttoni il quale muore poco dopo l’inizio dei lavori. Una Consulta Tecnica del 6 luglio 1864, chiede d’urgenza l’istituzione di un Consorzio di Bonifica con elezione tra gli utenti di una Rappresentanza incaricata a tutelare i singoli interessi.

15 dicembre 1864, per disposizione della Congregazione Provinciale, costituiva una Provvisoria Presidenza che l’8 marzo 1865 dava l’incarico al Dr. Gerolamo Morsoletto di condurre a fine i rilievi e altro. Ma anche Morsoletto mancò ai vivi.

Con Ordinanza 21 aprile 1866, si affidava all’Ufficio Tecnico Municipale l’incarico di completare i lavori. I proprietari degli opifici con mulino volevano estendere la spesa a tutti i frontisti che usavano l’acqua per abbeverare, per innaffiare giardini e orti,o per uso tintoria, ma tutti questi insorsero contestando e capitanati dal defunto avv. Pasini, protestarono rifiutandosi di votare il Presidente. Per questo motivo il Consiglio Comunale del 1864, respinse il progetto di Consorzio e d’ imperio l’Autorità Provinciale nominò una Presidenza provvisoria in rappresentanza degli utenti per irrigazione nella persona del nobile conte Ghislanzoni e per gli opificanti nella persona del conte Giuseppe Bertolini.

Da Archivi Comunali di Palazzo Trissino

Di Luciano Parolin da Storie Vicentine n. 1 2020


In uscita il prossimo numero di Marzo 2023
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Vicentini sparsi nel mondo, li trovi anche in Portogallo: Chiara Missaggia  

La ricerca di vicentini sparsi per il mondo giunge a Lisbona, in Portogallo, dove incontriamo Chiara Missaggia, che ci racconta le sue esperienze e le sue sensazioni. Lisbona, capitale e principale città del Portogallo, è situata sull’estuario del fiume Tago, nella zona più occidentale della penisola iberica e dell’Europa continentale. È caratterizzata da un clima Atlantico, con inverni miti ed estati non troppo calde.  

chiara missaggia
Chiara Missaggia

– Da quanto tempo vivi a Lisbona?  

Sono arrivata quasi per caso, con un programma Erasmus di 6 mesi, dall’Accademia di Belle Arti  di Venezia, che ho poi esteso anche al secondo semestre. Oggi sono più di 6 anni che abito qui”.

– Perché hai scelto proprio la capitale portoghese? 

In realtà è stato abbastanza casuale, anche se il Portogallo mi ha sempre ispirato. Oltre a Lisbona avevo messo altre due opzioni, Varsavia e Bucarest (non so se vi sarei rimasta), ma fino alla consegna della domanda non ero assolutamente certa di quale città inserire per prima nella candidatura. All’epoca studiavo Nuove Tecnologie dell’Arte all’Accademia di Belle Arti a Venezia e a Lisbona c’è Arte Multimédia, un corso di studi piuttosto simile a quello che avevo intrapreso in Italia. Inoltre io sono molto amante della fotografia, e all’Accademia di Lisbona hanno una camera oscura molto grande, bellissima, ed è stato davvero stimolante poterne usufruire. L’Erasmus è un’esperienza e un percorso di crescita importante: lo rifarei altre mille volte”.

chiara missaggia
Lisbona

– Cosa hai fatto terminato l’Erasmus?  

Con l’Erasmus ho concluso anche il mio secondo e ultimo anno di biennio. Avevo già il biglietto di ritorno prenotato, per rientrare a Vicenza, ma una settimana prima del volo ho ricevuto una mail in cui mi si offriva un’altra borsa di studio per fare uno stage della durata di due mesi, in una località  europea a mia scelta. Non ci ho pensato due volte, posticipando il rientro. Finito quello stage ne ho iniziato un altro, in una casa di produzione dove tutt’ora lavoro. Parallelamente ho sempre lavorato nell’area del video anche come freelance, collaborando con realtà sia portoghesi che italiane”.  

– Quali motivi ti hanno convinto a restare a Lisbona?  

“Perché è una città bellissima, luminosa, con una bella energia e culturalmente non è così lontana dall’Italia. La dimensione della città per me è perfetta e anche la lingua mi piace molto. Lisbona inoltre è vicina al mare, anzi il fiume Tago a volte sembra proprio il mare”. 

– Quali difficoltà hai incontrato? 

Fortunatamente nessuna in particolare, se non che recentemente Lisbona sta diventando davvero molto cara“.  

Chiara Missaggia, sei stata menzionata da Videoclip Italia, che si occupa proprio di cultura  videomusicale internazionale e italiana, per il tuo lavoro “solista”. Ci puoi spiegare meglio?

Videoclip Italia è una pubblicazione che stimo tantissimo e vedere dei miei lavori apprezzati da loro è stato emozionante. Come libera professionista realizzo documentari e video musicali per artisti indipendenti. In entrambi i videoclip che sono stati recensiti da Videoclip Italia, “3  Ore” di Luca Cescotti e “Till the End of Summer Time” del brasiliano MOMO, mi sono occupata della regia, delle riprese e del montaggio. Da lì la definizione solista”.

– Cosa rappresenta per te oggi Vicenza? 

Per me è un luogo mentale, più che fisico. È il luogo della spensieratezza, della famiglia, degli amici, perché l’amicizia trascende il tempo. Anche a Lisbona ho degli amici a cui sono molto legata, ma ne ho visti anche tanti lasciare la città”. 

– Progetti futuri?  

In questo momento sto frequentando un master in fotografia e cinema, presso l’università Nova qui a Lisbona. Finirà a giugno. Il mio documentario Primeiro Cais (Primo Molo) è appena stato proiettato alla prima edizione del festival di Arte e Cinema Indizível a Silves, in Algarve. È già stato in altri due festival, a Leiria e Funchal (Madeira). Un progetto futuro a cui tengo molto è sicuramente una proiezione a Lisbona“.

Palazzo Franceschini Folco a Vicenza

Palazzo Franceschini Folco sorge all’inizio dell’allora Contrada Pusterla, un’area che tradizionalmente era sede di attività “industriali”, grazie anche alla vicinanza con il torrente “Astego”.

Nella seconda metà del Settecento, i fratelli Giovanni e Girolamo Franceschini -famosi setaioli dell’epoca- incaricarono l’architetto Ottavio Bertotti Scamozzi della realizzazione di un edificio che doveva essere più imponente e importante delle costruzioni già presenti, ma che doveva comunque comprendere la filanda e i locali per le attività mercantili preesistenti.

È nato così il primo esempio di casa-fabbrica in città, un’abitazione grandiosa che era anche fondaco e sede di attività commerciali nonché collegata con il retrostante opificio che sfruttava, per il funzionamento delle sue macchine, le acque dell’Astichello.

Nell’Ottocento il Palazzo viene venduto alla famiglia Folco di Schio, che completa l’edificio nelle parti incompiute. Ottocentesche sono anche le decorazioni che abbelliscono l’edificio: di Sebastiano Santi gli affreschi nel soffitto e nelle pareti del salone, e di Giovanni Demin le allegorie nel soffitto dello scalone e nelle tre stanze del primo piano.

Tali decorazioni evocano le virtù sociali dei committenti, negli spazi che rappresentano le caratteristiche “pubbliche” del palazzo. Nel 1927 il Palazzo viene alienato dalla “Società Anonima di macinazione Vercellese”, all’Amministrazione Provinciale di Vicenza.

È dapprima sede del Direttorio Federale del Partito Nazionale Fascista, che lascia il posto, dopo la guerra, alla Questura cittadina. Tra il 1995 e il 2002 la Provincia di Vicenza è intervenuta per restaurarlo; i lavori effettuati hanno permesso di riportare alla luce le decorazioni presenti nel corpo laterale fino a quel momento non conosciute: sono tempere miste ad affresco della seconda metà del Settecento attribuite al decoratore Paolo Guidolini. Nel 2002, inoltre, viene riportato al suo splendore il prospetto principale che possiede riferimenti storici e architettonici degni dei monumenti più importanti del nord Italia.

I restauri hanno permesso – infine – di restituire alla città un edificio che, per le sue caratteristiche architettoniche, storiche e figurative, racconta una parte della storia di Vicenza, che si è voluta conservare attraverso un intervento che ne preserva l’autenticità.

Da Storie Vicentine n. 1 2020


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