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Festival Vicenza in Lirica … e rideremo delle farfalle dorate

Giunge all’undicesima edizione il “Festival Vicenza in Lirica…e rideremo delle farfalle dorate ideato e promosso dall’associazione Concetto Armonico, con la direzione artistica di Andrea Castello.

Il Festival gode del sostegno del Ministero della Cultura, del sostegno e collaborazione del Comune di Vicenza e di AGSM AIM, del patrocinio della Regione del Veneto, del Teatro La Fenice di Venezia, del Comune di Sabbioneta e della collaborazione con l’Archivio storico Tullio Serafin.

Inoltre, sponsor privati, partner e collaborazioni supportano l’iniziativa. È fondamentale la collaborazione con le Gallerie d’Italia – Vicenza, istituzione fra le prime a credere nel festival.

La rassegna, che trova ospitalità alTeatro Olimpico con un cartellone denso di proposte articolate dal 7 giugno al 10 settembre, per poi concludersi ad ottobre è stata presentata all’Odeo del Teatro Olimpico dall’amministrazione comunale e dal direttore artistico Andrea Castello.

“La nuova edizione di Vicenza in Lirica è particolarmente ricca grazie al grande lavoro del direttore artistico Andrea Castello che, anno dopo anno, con passione e dedizione, riesce a far crescere sempre di più l’apprezzato e partecipato festival – ha commentato l’amministrazione -. Accanto all’attenzione sempre rivolta ai giovani e alla solidarietà desideriamo sottolineare le numerose collaborazioni con realtà non solo del territorio ma anche con festival e istituzioni fuori provincia e regione che conferiscono al cartellone uno spessore nazionale e internazionale. Infine l’originalità degli spettacoli proposti non mancherà di suscitare curiosità ed interesse nel pubblico appassionato”.

“Come per ogni edizione, desidero iniziare questo mio saluto con lo stesso entusiasmo ricco di riconoscenza verso tutti coloro che sostengono il Festival Vicenza in Lirica, dalle Istituzioni agli artisti, dal pubblico alla stampa e, non per ultimo, agli sponsor che sono linfa vitale del festival e della cultura – ha dichiarato il direttore artistico Andrea Castello -. Sento sempre di più una grande responsabilità verso i giovani artisti cantanti lirici che in Vicenza in Lirica trovano un trampolino per iniziare a realizzare i loro sogni o, meglio dire, il loro lavoro di artista. Undici edizioni di sinergie, collaborazioni, incontri, idee, che arricchiscono sempre di più la qualità artistica del Festival, propagandola anche in altre città. La parola Festival per me e per il mio team è sinonimo di opportunità e, proprio per questo, i primi ad essere coinvolti nella programmazione sono i giovani artisti dal Concorso lirico Tullio Serafin o vincitori di altri premi in manifestazioni che mi vedono impegnato in giuria. Ai giovani si aggiungono i grandi nomi della lirica spesso ingaggiati nella formazione dietro le quinte, ma anche sul palcoscenico del Teatro Olimpico, unico al mondo. Buon Festival…e rideremo delle farfalle dorate”.

Il Festival si è sempre presentato come uno spazio di attenzione ai giovani artisti in formazione sostenuti e perfezionati dai grandi nomi della lirica, tra cui Barbara Frittoli e Sara Mingardo. Anche quest’anno Vicenza in Lirica conferma il sostegno alle nuove promesse della lirica, offrendo loro la possibilità di mettersi in gioco nelle produzioni in cartellone attraverso un percorso di Opera-Studio e grazie alle masterclass di canto lirico. Proprio per l’attenzione che il Festival riserva alle nuove generazioni di cantanti, l’edizione del 2023 si aprirà con un concerto Finale del Concorso lirico Tullio Serafin al Teatro Olimpico (7 giugno alle 20.30) e con protagonista il genio di Salisburgo Wolfgang Amadeus Mozart. Dopo le selezioni svoltesi al Teatro dell’Opera di Roma, Teatro alla Scala di Milano, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Tullio Serafin di Cavarzere, The Israeli Opera Tel Aviv e Teatro Olimpico di Vicenza, le giovani voci selezionate si contenderanno i ruoli dell’opera Così Fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart al Teatro Olimpico. La giuria sarà presieduta dal Maestro Alessandro Galoppini, casting manager del Teatro alla Scala.

Il 10 giugno alle 21 ritorna il concerto benefico a favore di Assi Gulliver–Associazione Sindrome di Sotos Italia. Protagonisti del concerto il Coro e Orchestra di Vicenza diretti da Giuliano Fracasso, il soprano Claudia Belluomini e con la straordinaria partecipazione del contralto Alessandra Visentin. Tutto il ricavato della serata sarà devoluto in beneficenza ad Assi Gulliver e destinato alla ricerca, verso questa malattia genetica rara che colpisce un bambino su 14.000. Il concerto sarà reso possibile grazie all’intervento della Casa di Cura Villa Berica di Vicenza e Vidata, principali sostenitori della causa benefica sostenuta da Concetto Armonico.

Vicenza in Lirica è tra queifestival che hanno l’ambizione di proporre riscoperte come “Ecuba, opera in tre atti di Gian Francesco Malipiero amico di Tullio Serafin, che la diresse in prima assoluta al Teatro Reale dell’Opera di Roma nel 1941. “Ecuba” (in forma di concerto), che rientra nel progetto ideato da Concetto Armonico Malipiero, Callas, Serafin maestri del ‘900, andrà in scena al Teatro Olimpico l’11 giugno alle 21: si esibiranno Yuliya Pogrebnyak (Ecuba), Laura Polverelli (Polissena), Graziella De Battista (una servente), Paolo Leonardi (Ulisse), Patrizio La Placa (Taltibio), Michele Soldo (Agamennone), Alberto Mastromarino (Polimestore). La direzione dell’Orchestra di Padova e del Veneto è affidata al maestro Marco Angius; coro Iris Ensemble preparato da Marina Malavasi.

Nell’ambito della formazione, nel mese di giugno, sono in programma due master class di canto lirico tenute da Giovanna Canetti e Barbara Frittoli presso l’Oratorio San Nicola. I percorsi formativi che vedranno protagonisti giovani cantati lirici provenienti da tutto il mondo, troveranno la loro conclusione con il concerto finale rispettivamente il 12 giugno ed il 17 giugno alle ore 21.

Vicenza in Lirica il 21 giugno, per la “Festa europea della Musica, nel giardino del Teatro Olimpico proporrà “Bacio sublime, concerto dedicato alla musica di Puccini con l’Ensemble dell’Orchestra dei Colli Morenici ed i solisti del Festival premiati dal direttore artistico Andrea Castello in altri Concorsi lirici.

La seconda parte del Festival Vicenza in Lirica si terrà dal 2 al 10 settembre e, ancora una volta, a dare l’avvio alla kermesse tanto attesa sia a livello nazionale che internazionale saranno i giovani con il concerto finale della master class tenuta dal mezzosoprano Renata Lamanda (Oratorio di San Nicola, 1 settembre ore 21).

In onore di Giacomo Puccini, gli artisti della Puccini Festival Academy del Festival di Torre del Lago si presenteranno all’Odeo del Teatro Olimpico il 2 settembre alle ore 21 in un recital dedicato al Maestro lucchese. Una collaborazione, questa, tra Festival Vicenza in Lirica e Fondazione Festival Puccini, ripresa dopo gli “stop” imposti dalla pandemia.

Tra gli eventi principali del Festival, l’esecuzione del “Requiem di W.A. Mozart aprirà ufficialmente il cartellone lunedì 4 settembre alle 21 al Teatro Olimpico. Protagonisti del concerto saranno Barbara Frittoli, Sara Mingardo, Riccardo Zanellato, Roberto Manuel Zangari ed il coro “Iris ensemble” preparato da Marina Malavasi. Con il celebre capolavoro mozartiano, debutterà al Festival vicentino L’Orchestra Camerata Musicale Città di Arco (Trento), diretta dal Maestro Marco Comin, già applaudito nel festival 2021.

Dopo “Mitridate, Re di Ponto” (2021) e “Don Giovanni” (2022) è la volta dell’opera “Così fan tutte di W.A. Mozart, produzione ufficiale dell’undicesimo Festival Vicenza in Lirica. Protagonisti saranno i vincitori del Concorso lirico Tullio Serafin che parteciperanno ad un’ Opera-Studio a partire da agosto 2023 tenuta da Barbara Frittoli che curerà i recitativi, Edmondo Mosè Savio che curerà la parte musicale e dirigerà il capolavoro mozartiano, Cesare Scarton per quanto riguarda la regia. Un intenso lavoro che farà debuttare i solisti in uno dei palchi più ambiti del panorama lirico internazionale, con l’Orchestra dei Colli Morenici, realtà musicale consolidata che ritorna a Vicenza dopo il successo ottenuto nel 2022 con il Don Giovanni. La parte corale è affidata a Voc’è – laboratorio corale classico preparato da Alberto Spadarotto (recite 9 e 10 settembre ore 20,30 – prova generale aperta al pubblico 7 settembre ore 20.30).

Parlando di titoli poco eseguiti, il Festival farà un salto all’indietro nel tempo all’origine del melodramma, con l‘intermezzo comico del ‘700 di scuola napoletana “L’ammalato immaginario di Leonardo Vinci, presentato nel cortile della Gallerie Italia – Vicenza venerdì 8 settembre, ore 17. Giovani protagonisti dell’intermezzo saranno: Elisabetta Ricci e Daniel Di Prinzio, la mise en espace curata da Anna Perotta (che debutta nel festival dopo l’esperienza maturata nel 2022) e con l’accompagnamento musicale dell’Ensemble Vicenza in Lirica diretto al cembalo da Sergio Gasparella.

Particolare attenzione merita anche il concerto dedicato ad Astor Piazzolla “Tango e le Quattro stagioni di Buenos Aires, eseguito dall’Ensemble Euritmus. L’evento è organizzato in collaborazione con Italia Exhibition Group, Vicenzaoro e ViOff, in occasione della Fiera Oro di settembre, con il quale il festival riprende la collaborazione dopo la pandemia (8 settembre alle ore 21, luogo da definire).

Riprende in grande stile anche il programma “Artigiani all’Opera in collaborazione e con il sostegno di Confartigianato Imprese Vicenza. Saranno sette gli Artigiani con la loro “bottega” che si avvicineranno al mondo del teatro, ampliando la propria esperienza a contatto con gli artisti del festival: dal trucco al parrucco, dalla fotografia alla comunicazione, dalla sartoria alle luci. Un intenso percorso che li porterà a diventare veri protagonisti nel cartellone del festival (ognuno nelle proprie mansioni) per il progetto dell’intermezzo di Leonardo Vinci.

Le scuole ritorneranno ad essere protagoniste nel programma dedicato ai giovani, voluto dalla direzione artistica. Sono diverse le scuole del territorio, ma anche da fuori regione che parteciperanno al festival, portando a teatro gli alunni accompagnati dai loro docenti, da famigliari ed amici, magari profani di teatro. Una nuova collaborazione è stata instaurata con l’Istituto Alessandro Rossi di Vicenza e con il Liceo Tito Lucrezio Caro di Cittadella. Confermata la pluriennale presenza con il liceo Guarino Veronese di San Bonifacio e con l’Istituto Madonna della Neve di Brescia. Oltre alla presenza in teatro durante gli spettacoli, alcuni alunni verranno coinvolti nelle produzioni del Festival.

Sono molte le collaborazioni presenti: il Festival ha instaurato una sinergia con il Comune di Sabbioneta ed il Teatro all’Antica “gemello” del Teatro Olimpico di Vicenza. Un’altra nuova collaborazione è stata confermata con Aria di Musica di Roma. Ritorna ancora una volta a Vicenza l’Archivio Ricordi di Milano con una conferenza tenuta da Pierluigi Ledda e riguardante l’opera Medea di Luigi Cherubini, registrata dalla Callas e Serafin nel 1957. Il progetto con l’Archivio Ricordi rientra nel programma Malipiero, Callas, Serafin, maestri del ‘900, nel centenario dalla nascita della diva greca, che si svolgerà ad ottobre presso Oratorio di San Nicola. Le città ed istituzioni che collaboreranno con il Festival Vicenza in Lirica ospiteranno, a sua volta, un concerto. Un’ulteriore collaborazione è quella instaurata con l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam, che ospiterà un concerto con protagonisti dell’opera “Così fan tutte (ottobre 2023). Consolidata la presenza del Comune di Cavarzere – paese natale di Tullio Serafin – che ospiterà all’interno del Cavarzere Opera Festival alcuni titoli del cartellone di Vicenza in Lirica (ottobre 2023). Grazie alla sensibilità del Sovrintendente Fortunato Ortombina è stato nuovamente confermato il patrocinio del Teatro La Fenice di Venezia arricchito con la consueta collaborazione riguardante gli abbonati che potranno accedere agli spettacoli del Festival con un biglietto in convenzione.

Il Festival si concluderà con I martedì musicali del Festival Vicenza in Lirica, il 3, 10, 17, 24 ottobre, alle 17 all’Oratorio di San Nicola (programma in via di definizione).

Cartellone completo e info sui biglietti su www.vicenzainlirica.it

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Fonte: “Festival Vicenza in Lirica…e rideremo delle farfalle dorate” , Comune di Vicenza

Altissimo, dalla grotta di Lourdes più piccola del vicentino ai panorami di collina

Nell’Alta Valle del Chiampo, ad Altissimo è presente una piccola grotta di Lourdes. In realtà è la cavità nella roccia ad essere piccolina, ma la parete rocciosa è abbastanza alta. Vi avevamo parlato di altre grotte di Lourdes presenti nel vicentino. La riproduzione più somigliante a quella di Lourdes in Francia è quella della pieve di Chiampo, poi c’è quella a metà scalinata della chiesa di Quargnenta e un’altra grotta in collina a Trissino. Ad Altissimo, oltre al questo luogo di culto, si possono ammirare chiese e panorami mozzafiato.

La grotta di Lourdes

Arrivando da Castelvecchio di Valdagno, si procede per il Passo S. Caterina che porta alla frazione di Campanella. Da qui si scende e, lungo la strada provinciale, si trova una parete di roccia, contenente la statua della Madonna. E’ un luogo molto suggestivo. E’ possibile parcheggiare nello spiazzo a fianco e fermarsi ad osservare. la grotta non è molto conosciuta perchè i pellegrini, anche internazionali, preferiscono recarsi in pievi più popolari, come ad esempio quella di Chiampo.

grotta altissimo
La grotta di Lourdes ad Altissimo. Foto di Flaviano Gemo da google maps

Da Campanella al centro di Altissimo

Anche la frazione di Campanella è molto suggestiva e indicata per belle passeggiate. Qui si trova anche un’azienda agricola biologica, che è anche agriturismo e fattoria didattica, che segue un modello di agricoltura biologica per tutelare la fertilità e la gestione sostenibile del suolo. Coltiva mais marano, patate pregiate di montagna, ortaggi, frumento, utilizzate per l’agriturismo e per la vendita nello spaccio aziendale. In questa zona si possono esplorare magnifici sentieri in mezzo alla natura. Proseguendo poi verso il paese di Altissimo, si rimane affascinati dalla chiesa e dal campanile arroccato nella roccia.

campanile altissimo
Il campanile di Altissimo. Foto: Marta Cardini

La chiesa di San Nicola

La chiesa parrocchiale è dedicata a San Nicola. Sorse come cappella attorno al XIII secolo, presumibilmente in concomitanza con l’immigrazione di popolazioni di origine tedesca giunte nell’alto Vicentino per disboscare e risanare questa zona. Un’indiretta conferma di tale ipotesi risulterebbe essere la scelta dell’intitolazione a san Nicola, uno dei santi prediletti dalla tradizione religiosa tedesca. Significativa è inoltre la presenza del clero appartenente allo stesso ceppo etnico: risulta infatti dagli inventari dei beni, redatti nel 1444, che ad officiare la chiesa di Altissimo fosse il prete Corrado “de Alemania”.

chiesa altissimo
La chiesa di S. Nicola. Foto: Marta Cardini

Inizialmente soggetta alla pieve di Santa Maria di Chiampo, divenne nel XIII secolo parrocchia autonoma, come attestano le “Raciones decimarum”, ossia i rendiconti delle riscossioni dell’imposta straordinaria sulle rendite ecclesiastiche, che il papato prelevava per il finanziamento delle crociate o per altri particolari bisogni della Chiesa.
L’attuale chiesa è stata ricostruita nella seconda metà del secolo XIX.

Mentre nella frazione di Campanella è presente la suggestiva chiesa di S. Macario e nella frazione di Molino c’è la chiesa di S. Francesco d’Assisi.

 

 

András Schiff: nozze d’argento con il Teatro Olimpico di Vicenza per il pianista e direttore d’orchestra ungherese

Per Sir András Schiff gli otto giorni, fra prove e concerti, che trascorre ogni anno a Vicenza in occasione del festival Omaggio a Palladio sono una parentesi gioiosa e irrinunciabile, all’interno del suo fitto calendario di impegni artistici.

Lo è perché per il maestro ungherese il Teatro Olimpico disegnato da Andrea Palladio è “il più bello del mondo”; perché ha il piacere di condividere quest’avventura con decine di amici – i componenti dell’orchestra Cappella Andrea Barca – con i quali c’è grande affinità elettiva; perché, infine, centinaia di appassionati provenienti da tutta Europa ogni anno si ritrovano a Vicenza per venirlo ad applaudire.

Il copione si ripete quest’anno per la venticinquesima volta – da giovedì 4 a domenica 7 maggio per l’organizzazione della Società del Quartetto – con la scelta di mettere al centro dei quattro concerti un tris di autori per i quali Schiff prova una profonda ammirazione: Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Johannes Brahms.

Si inizia il 4 maggio 2023 con un recital pianistico “a sorpresa” dedicato a Haydn e Mozart. Sarà lo stesso pianista ungherese ad annunciare e presentare i brani nel corso della serata.
C’è ancora Haydn nella tradizionale finestra che ogni anno il festival apre sui capolavori della musica sacra. Sotto la direzione di Schiff, venerdì 5 la Cappella Andrea Barca, l’ensemble corale Schola San Rocco e le voci soliste di Regula Mühlemann, Werner Güra, Robert Holl e Georg Klimbacher eseguono alla Basilica di San Felice il maestoso oratorio Die Schöpfung (La Creazione).

Di ritorno al Teatro Olimpico, sabato 6 tocca a Mozart. Dall’ampio catalogo del maestro salisburghese Schiff ha selezionato, come brano di apertura, il Divertimento in Re maggiore K. 334 per coppie di corni e di violini, viola e violoncello. A seguire la Sinfonia “Linzer” del 1783, capolavoro nato in una manciata di giorni e dal carattere marcatamente haydniano. Per finire il luminoso Concerto per pianoforte in Sol maggiore K. 453, con Sir András Schiff coinvolto nella direzione e nel notevole impegno virtuosistico richiesto dalla partitura al pianista.

Nella serata conclusiva di domenica 7 maggio 2023 c’è spazio per Brahms, il grande vecchio. All’inizio Schiff accompagna al pianoforte il baritono olandese Robert Holl nell’esecuzione dei Vier ernste Gesänge (Quattro Canti da testi della Bibbia) Op. 121.
Della tarda produzione brahmsiana sono anche il secondo Quintetto per archi in Sol Maggiore e la Sinfonia n. 4 in Mi minore, capitolo conclusivo del suo breve ma intenso excursus nella scrittura sinfonica.

Al termine del festival, lunedì 8 maggio, Sir András Schiff riceverà nel corso di un evento organizzato dall’Accademia Olimpica di Vicenza il premio “Lauro Olimpico” per lo straordinario apporto dato dal maestro alla valorizzazione dell’opera palladiana in tutto il mondo.

Terrazza della Basilica palladiana di Vicenza, apre il servizio bar

Da venerdì 28 aprile 2023 aprirà in orario serale il servizio bar nella terrazza della Basilica palladiana di Vicenza. Fino al 30 settembre sarà accessibile ogni venerdì e sabato, dalle 19 all’una di notte, e la domenica dalle 18.30 alle 23.

Per accedere alla terrazza dal venerdì alla domenica in orario serale, con il bar aperto è necessario acquistare il biglietto intero di 2 euro per i residenti fuori provincia o il biglietto ridotto di 1 euro per residenti di città e provincia. Gratuito per bambini e ragazzi fino ai 17 anni. A disposizione un abbonamento da 10 euro con validità di 6 mesi dalla data di acquisto (utilizzabile solo in orario serale).

Venerdì 7 aprile la terrazza ha aperto per le visite in orario diurno dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 18. L’ingresso è previsto fino a 30 minuti prima della chiusura.
Per accedere alla terrazza dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 18, con la possibilità di vedere parzialmente il salone (dove fino al 28 maggio è allestita la mostra “I creatori dell’Egitto eterno”) e il loggiato al primo piano: biglietto intero 5 euro, biglietto ridotto 2 euro (per residenti di città e provincia). Ingresso gratuito per bambini e ragazzi fino ai 17 anni.

Il biglietto di ingresso alla mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, nel salone della Basilica, non comprende la visita in terrazza.
La terrazza è aperta, in orario diurno, anche lunedì 1 maggio.

I biglietti si possono acquistare all’infopoint e biglietteria in Basilica palladiana, piazza dei Signori da martedì a domenica dalle 10 alle 18 (chiuso il lunedì; aperto lunedì 1 maggio); 0444222855, [email protected].
E’ possibile acquistare i biglietti anche in orario serale durante l’apertura del bar.

Consulta la scheda sulla Basilica palladiana per ulteriori informazioni.

Informazioni sui Musei civici: https://www.museicivicivicenza.it/it/

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Fonte: Comune di Vicenza

Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, la valorizzazione con un progetto del liceo artistico Boscardin

“Valorizzazione Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza”. Questo il titolo del progetto del liceo artistico IIS Boscardin che sarà presentato oggi, venerdì 28 aprile 2023, alle 17 nella sala dei Chiostri di Santa Corona. Si trattadi un progetto Percorsi per le competenze trasversali e di orientamento (Pcto) di 13 studenti di 4 ALA indirizzo architettura e ambiente.

Il progetto si inserisce nella collaborazione tra Comune di Vicenza e il liceo artistico “Boscardin” di Vicenza per le esperienze di Pcto e nel programma di avvio di una progettazione del Museo secondo standard museologici attuali.

Il percorso ha accresciuto le competenze specifiche degli studenti in materia di promozione dei beni culturali, valorizzazione del patrimonio artistico e attenzione e cura dell’ambiente e del territorio. La classe ha sviluppato una capacità di ideare e progettare linee di intervento concretamente attuabili, lavorando in gruppo e singolarmente avanzando soluzioni creative a problemi reali. L’orientamento degli alunni è avvenuto anche attraverso una conoscenza del luogo, dei reperti e delle persone che vi lavorano intervistando la curatrice del Museo.

La collaborazione dei Musei civici con l’Istituto Boscardin è estesa anche ad altri settori.

In ambito naturalistico gli studenti dell’indirizzo scenografia stanno partecipando alla realizzazione della mostra temporanea “Una smodata passione per i coleotteri: storie di insetti e di entomologi vicentini” che aprirà a giugno 2023.

Per l’ambito pittorico e figurativo invece i ragazzi di alcune classi quinte e terze hanno lavorato per il progetto “Adotta un’opera” che vedrà la realizzazione di una mostra degli elaborati alle Gallerie di Palazzo Thiene. Gli studenti hanno studiato il palazzo e le opere esposte, rielaborandone una propria versione: le realizzazioni più significative verranno esposte accanto all’opera originaria dal 19 maggio al 4 giugno. Attraverso un apposito qrCode sarà possibile vedere i video dedicati al progetto realizzati dai ragazzi. Le immagini dei lavori verranno pubblicate sui social dei Musei Civici.

Tutte le iniziative rientrano nel progetto di inclusione museale dell’amministrazione, che sempre più cerca di dialogare con il pubblico. Il Pcto nei musei ha consentito ai ragazzi di fare un’esperienza di valorizzazione dei beni artistici.

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Fonte: Comune di Vicenza

Gilberto Perlotto, il fabbro vicentino e la sua metal-morfosi

Angelo Gilberto Perlotto – Gibo opera a Trissino in una casa officina adagiata sui monti Prelessini. Vorrei scrivere di lui con una delle sue penne scultura, magari quella che sta sul tavolo del suo amico Mario Rigoni Stern. Scrivere sulle pagine del diario di bordo dedicato a Horatio Nelson, scultura pure.

Vorrei essere ispirato dalla sua culla betlemita benedetta in Piazza san Pietro da papa Francesco la vigilia di Natale di qualche anno fa. Gibo è un uomo che ama le sue lontane radici di artista del ferro che si riconoscono nel bisnonno Antonio, faber alla corte dello zar di Russia e poi nel forte tronco che è stato il nonno Angelo.

E ancora nei rami rappresentati dal padre Germano e dallo zio Tito. Di quest’albero, Gibo è il ramo ultimo che fruttifica ancora. Dopo tante generazioni, il ferro si è arreso, è diventato amico in una metal-morfosi che lo cela ma non lo mortifica, anzi lo nobilita donandogli una forza nuova.

Diventa verdura e frutta, paglia, tessuto, acqua, vino, vetro. Si tramuta nei più diversi oggetti di uso comune. Il ferro che, e magari lo vedremo in altri momenti, si fa pagina, libro, ragnatela, piccolo animale in un universo di soggetti ormai non numerabili.

Nella collezione “Theatra” vive lo studio di un pittore, di un musico, di luoghi amati. Il colore esalta la forma e la figura, rende l’opera reale senza andare oltre. La falsità è lontana. Se c’è un individuabile ermetismo, quello sta nei titoli delle opere che inducono alla meditazione.

Nelle mani di Gibo, novello biblico Tubalkain, la materia diventa bellezza. Nel suo quotidiano, officina e orto convivono come fossero un unico. I gradoni dell’orto si aprono a balconata sulla valle ed è lì che l’artista si ritira per rilassarsi, respirare aria buona e trovare ispirazione per molte sue opere. I frutti dell’orto si tramutano in muse che lo fanno sentire vivo e pronto ad accettare le sfide dell’arte.

In questa verde solitudine diventa garante di se stesso. Ed è così che si salva e si ricarica. Per dirlo con Hermann Hesse, nell’orto amato, Gibo si “libra in alto, signore della vallata e della lontananza … ”. Gilberto Perlotto con il ferro crea originali opere che corteggiano la realtà senza tradirla ma illustrandola con una sensibilità e una maestria per cui il metallo esce dal duro silenzio e canta la sua canzone per noi. 

Gilberto Perlotto
Gilberto Perlotto e alcune sue opere

Spinoso dal cuore tenero

In arabo è nome al femminile: al-Kharshuf. Già è un buon inizio se la mente si adagia sul significato: spinosa pianta dal cuore tenero. Questo cuore tenero mi riporta alla donna, una benedizione accanto, un sogno che non deve frantumarsi per la durezza del nostro cuore.

Ma chi ama i libri può scegliere anche un altro sentiero interpretativo. Un libro prima di leggerlo serve coccolarlo un poco, guardarlo, sfiorarlo, avvicinarsi in comunione prima ancora di conoscerne il contenuto. Pagina dopo pagina, sfogli, leggi, assorbi. Poi, le pagine restano in intatta attesa di altre letture, di altra luce che le tolga dal buio del libro chiuso.

Chissà perché, in questo momento, penso all’artista quando non agisce, accorgendomi che la sua non è inazione, ma lo svuotamento di ogni desiderio esterno all’arte, di ogni altra idea persecutrice, fino alla liberazione del nuovo gesto costruttore. Ed ecco che nelle sue opere, il mondo esteriore comincia, allora, a corrispondere al suo mondo interiore. I carciofi di Gibo vien voglia di sfogliarli, come un libro, per carpirne l’essenza. Sfogliare, come pagine, le foglie coronate e, in una metamorfosi possibile della fantasia, gustarle, fare alimento della polpa adagiata assorbendone la sostanza segreta. Pagine di un libro spinoso da gustare fino al tenero cuore che dia una soluzione gradita all’intera lettura. Quelle foglie tigliose sono inizialmente come parole murate dentro, sono come noi che spesso non sveliamo i sentimenti profondi della vita. Ma queste incertezze non bloccheranno la nostra storia. Noi siamo pur sempre capaci di sfogliarci e di andare oltre il nostro silenzio. Le pagine-foglia, dopo aver donato il tenero cuore, resteranno confusamente affastellate. Nel disordine consumato aspetteranno che Gibo le ricomponga come solo lui sa fare.

L’assolo di manet

Edouard Manet vende a Charles Ephrussi, al prezzo di ottocento franchi, una tela intitolata Un mazzo di asparagi. Ephrussi, tuttavia, paga l’artista con mille franchi. Manet, che ha classe e spirito da vendere, dipinge un solo asparago e invia il quadro accompagnato da un bigliettino: “Ne mancava uno al vostro mazzo”. Non m’interessa descrivere nei particolari la scultura, ma il sentimento che la anima comparato alla storia.

Asparago in persiano significa germoglio. E da tale significato germoglia la fantasia rivelatrice di valori sottintesi. Allora, quella di Gilberto Perlotto è la sintesi delle due opere di Manet, un racconto concluso, un fatto riordinato, una dualità storica riavvicinata e ricomposta. E tutto non sul marmo freddo di Manet, ma su un caldo tagliere di legno. Così io penso alle tante separate cose della vita costruttrici di dolore, a lontananze non risolvibili, a fredde solitudini.

E penso a questo gesto quasi rituale dell’artista che, nella scultura, tutto riunisce e ricompone con purezza e semplicità. E la mente trova quiete. L’opera si trasfigura in un simbolo di familiarità ritrovata, un raccordo con l’armonia, un colloquio germogliante e vivo. Se si arriva a sentire nell’anima questo ritmico palpito dell’arte è come essere nell’anima del mondo e comprendere di essere partecipi di una festa d’amore per le cose belle. Devo anche dire che le opere di Gibo perseguitano e creano onde nella mente e vortici di seduzioni nel cuore.

Ma su queste onde è importante imparare a navigare. A differenza del quadro, ridotto a unica dimensione, la scultura si lascia circondare, anche assediare dalla nostra curiosità, e si rivela nella sua pienezza che nel quadro è inevitabilmente nascosta.

Di Giorgio Rigotto Da Storie Vicentine n. 6 gennaio-febbraio 2022


In uscita il prossimo numero di Maggio 2023
distribuito nelle edicole del centro e prima periferia e agli Abbonati
Prezzo di copertina euro 5
Abbonamento 5 numeri euro 20
Over 65 euro 20 (due abbonamenti)

Cornedo, gli orrori dell’Olocausto nella collezione privata di Giancarlo Feriotti

Giancarlo Feriotti è un collezionista cornedese di testi, documenti e oggetti storici che riguardano le due Guerre Mondiali, la Resistenza e, in particolar modo l’Olocausto. Ha avuto il padre e 3 zii deportati. Tutti e 4 si sono in seguito salvati. Da 40 anni Feriotti colleziona e archivia documenti. Ormai sono innumerevoli e li ha raccolti in un “museo” privato, che ci ha fatto vedere.

quadro
Un quadro che rappresenta una scena nei lager della collezione di Giancarlo Feriotti

Appena entrati, si nota subito la mole enorme dei volumi collezionati, circa 15 mila. Si tratta di una vera e propria biblioteca monotematica.

I parenti deportati

All’interno c’è anche un quadretto con la foto del padre e degli zii di Feriotti, ex deportati. “Mio padre fu deportato perchè negò la collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana- racconta Feriotti-, anche conosciuta come Repubblica di Salò. Fu un regime collaborazionista della Germania nazista, esistito tra il settembre 1943 e l’aprile 1945, voluto da Adolf Hitler e guidato da Benito Mussolini, al fine di governare parte dei territori italiani controllati militarmente dai tedeschi dopo l’armistizio di Cassibile. In seguito il padre di Giancarlo e i suoi zii riuscirono a tornare a casa. Il padre tornò a Cornedo quasi completamente denutrito. E all’epoca non c’erano integratori. Il consiglio dei medici di allora fu quello di recarsi al macello di Valdagno a bere il sangue degli animali, appena macellati. Fu così che si riprese. In seguito si sposò e mise su famiglia”.

padre e zii
I familiari di Feriotti che subirono l’Olocausto. Foto: m.c.

I viaggi nei lager

Giancarlo ha fatto numerosi viaggi nei campi di concentramento tedeschi, in particolare ad Auschwitz, a Mauthausen e a Birkenau. Nella collezione si possono vedere un granito ritrovato nella cava situata nel campo di Mauthausen, un mattone del forno crematorio di Auschwitz, un pezzo di tegola delle baracche del campo femminile di Birkenau e ancora lettere, telegrammi, foto che attestano gli orrori più atroci della storia dell’Olocausto.

vetrina
Una vetrina con i reperti.

I reperti

Oltre ai libri di storia, Feriotti colleziona anche dvd e banconote che circolavano all’interno del lager. C’è poi una grande carta geografica con indicati tutti i campi di concentramento in Italia. Spesso Giancarlo viene chiamato dalle scuole a raccontare le testimonianze che ha raccolto dai suoi familiari e le ricostruzioni che ha fatto grazie ai suoi reperti, acquisiti da alcuni mercatini. “Per me è stato un dovere, oltre che una passione, raccogliere informazioni e documenti che testimoniassero quanto successo e che ne custodissero una memoria storica”.

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La cartina del lager in Italia

I libri di Feriotti

Giancarlo ha scritto anche dei libri: “Storie dai lager”, in collaborazione con l’autore Enzo Zatta, edito da Mursia, “La picca di via S. Lucia. Tre eroi sconosciuti della Resistenza”, sempre con Enzo Zatta e “Il partigiano Villy”, una ricerca storica in collaborazione con l’autore Fiorenzo Lavagnoli.

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La copertina del libro “Storie dai lager” di Enzo Zatta e Giancarlo Feriotti

Paolo Crepet a Tezze sul Brenta per “Lezioni di Sogni”

Paolo Crepet, psichiatra e scrittore sarà questa sera, giovedì 27 aprile, alle 20 e 30 nel Palazzetto dello Sport di Tezze sul Brenta per un incontro pubblico promosso dall’amministrazione comunale.

Crepet toccherà i temi cui è particolarmente legato: il modello educativo genitori figli, l’influenza delle nuove tecnologie sui ragazzi, il bisogno di ripensare la scuola, l’importanza per i giovani di vivere la propria vita in modo appassionato ed entusiasta assecondando le proprie inclinazioni e desideri ed esprimendo così la propria unicità.

Di questi argomenti si parla diffusamente trattati nell’ultimo suo libro “Lezione di sogni. Un metodo educativo ritrovato” edito da Mondadori, che offre il frutto della sua lunga esperienza, delineando quello che in molti hanno definito “il metodo Crepet”.
L’incontro sarà moderato dal giornalista e scrittore Alessandro Comin.

La serata, realizzata in collaborazione con “Libreria La Bassanese” e col supporto di “Banca di Credito Cooperativo BCC Verona e Vicenza” e “Autofficina Sandri s.r.l.”, è aperta a tutti con ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. Si consiglia di arrivare con anticipo sull’orario di inizio dell’evento. L’apertura dei cancelli sarà alle 19.15. Le persone con disabilità potranno riservare il loro posto con accompagnatore contattando la biblioteca ai numeri 0424.535972 e 0424.535949 o via mail all’indirizzo [email protected]

La sicurezza e la viabilità sono garantite dalla Protezione Civile e dalla Polizia Locale, la logistica dall’Ufficio Cultura/Biblioteche e Lavori Pubblici.

“Per la comunità di Tezze – dichiara il sindaco Luigi Pellanda – è motivo di orgoglio ospitare una personalità di indubbio spessore culturale, professionale e umano come il professor Crepet. Le esigenze educative che percepiamo anche nel nostro territorio ci hanno spinto ad organizzare questo appuntamento, che sarà di forte richiamo non solo per i nostri concittadini, ma anche per tutti coloro che nei dintorni sono coinvolti e toccati dal tema della crescita e accompagnamento delle giovani generazioni”.

“Ho condiviso con il professor Crepet l’entusiasmo della nostra gente per il suo arrivo nel corso delle varie telefonate volte ad organizzare l’evento – dice l’assessore alla Cultura Massimo Tessarollo -. Nel contesto delle varie iniziative culturali che offriamo ai nostri cittadini e nell’ottica di una programmazione culturale sempre di più alto profilo, questa serata sarà sicuramente da ricordare”.

Waldemar Malicki, noto pianista polacco in concerto a Valdagno

Toccherà anche Valdagno nel vicentino il prossimo 29 aprile 2023, l’atteso tour del noto pianista polacco Waldemar Malicki. Si esibirà al Teatro Super e ad accompagnarlo ci sarà un’orchestra sinfonica di 45 elementi, tutti giovani talenti provenienti da diverse città italiane ed estere, cresciuta nel Conservatorio Bonporti di Trento e diretta dal Maestro Andrea Raffanini.

Nato a Lublino (Polonia) nel 1958 Malicki è cresciuto in un contesto di studi musicali e umanistici: è senza dubbio questo doppio approccio accademico ad averlo stimolato nel cercare un contatto costante con il suo pubblico, coinvolgendolo e divertendolo. Nel 1982 si è diplomato all’Accademia di musica di Danzica.

Ad oggi ha all’attivo ben 38 album e ha ricevuto 3 premium Fryderyk dall’industria discografica polacca. Si è esibito in molti festival, Festival a Lusławice , Holiday Festival of Stars a Międzyzdroje , Chopin Festival a Duszniki-Zdrój , Masuria Cabaret Night a Mrągowo .È il fondatore del quintetto di tango di Astor Piazzolla. E’ stato presidente della Società Ignacy Jan Paderewski . Dall’aprile 2008 è membro del Consiglio del Centro per la Fondazione Nazionale della Creatività .Negli anni ’90 ha co-creato una serie di documentari televisivi intitolata Tutto è musica , di cui è stato conduttore e autore della sceneggiatura. Insieme al regista Jacek Kęcik e al direttore d’orchestra Bernard Chmielarz, gestisce il progetto Philharmonic of Wit , unendo la musica orchestrale (prevalentemente classica) al cabaret. La sua straordinaria capacità di coinvolgere il pubblico in maniera entusiasmante e divertente lo ha reso un personaggio estremamente conosciuto anche al di fuori dei confini della musica classica.

In Italia si esibirà con la giovane Orchestra del Conservatorio Bonporti di Trento proponendo un repertorio prevalentemente contemporaneo: E. Grieg: Holberg suite, D. Zboch: Vivaldiana, F. Delius: Walk to the paradise garden, T. Procaccini: New York Picture, improvvisazioni di W. Malicki: Variazioni umoristiche, G. Gershwin: Rapsodie in blue.

Non solo un concerto di musica classica dunque ma una produzione unica nel suo genere, che propone l’enfasi e l’energia del pianoforte supportato da una grande orchestra sinfonica e la performance di Waldemar Malicki, divenuto celebre per i suoi concerti/spettacolo che uniscono una grande tecnica esecutiva a momenti divertenti di interazione con il pubblico. Un’occasione per chi non si è mai avvicinato alla musica classica e, allo stesso tempo, una forte emozione per chi la classica l’ha sempre amata e la vede, in questo caso, proposta da un grande maestro nell’esecuzione ed un grande divulgatore nel suo racconto. Il Maestro Malicki parla un ottimo italiano e i suoi piccoli e comprensibili errori grammaticali rendono il tutto ancora più vero e divertente. L’autoironia unita alla sua tecnica interpretativa sono di fatto gli strumenti che hanno reso Waldemar Malicki uno dei più amati esecutori d’Europa.

Giuseppe Zanetti: l’esempio dell’uomo, dell’artista, del soldato, del cittadino vicentino

Possiamo ben scrivere di Giuseppe Zanetti che come uomo fu un puro, come artista un sommo, come soldato un eroe, come cittadino un raro esempio di rettitudine e di onestà. Nel 1915 allo scoppio della Prima Guerra mondiale, fu chiamato alle armi e partecipò con valore a vari combattimenti per quattro lunghi anni, dall’Altopiano di Asiago all’Albania.

Ritornò dal conflitto con due Croci al Valore, ma anche con la malaria, dopo aver superato la “spagnola” e schivato il colera che aveva falciato l’esercito serbo in ritirata. E fu proprio la malaria a spingerlo, lui cacciatore di palude e di collina, a salire sui monti in cerca di aria più salubre.

Giuseppe Zanetti percorse prima in lungo e in largo l’Altopiano di Asiago e poi le Piccole e le Grandi Dolomiti, rinforzando l’amore per la montagna, tanto da divenire tra il 1937 e il 1939 presidente della sezione del Club Alpino Italiano (CAI) di Vicenza. Fu sua l’iniziativa di svincolare dalla comproprietà con la sezione di Schio il rifugio di Campogrosso che divenne poi la casa degli alpinisti vicentini.

Nel silenzio della sua dimora sul colle Berico, al cospetto delle sue montagne, anche la sua tecnica ottenne elevazione e si perfezionò via via nelle forme sempre più semplici e umane, trovando grande ispirazione, soprattutto nell’arte sacra in cui egli maggiormente si distinse.

Emerse presto come scultore con accentuata personalità e fu invitato ad esporre giovanissimo in più edizioni della Biennale di Venezia, ottenendo ambiti premi e riconoscimenti.

Giuseppe Zanetti
Giuseppe Zanetti e alcune sue opere

Espose pure alla Quadriennale di Roma, a Ca’ Pesaro a Venezia e in altre città, mentre le sue opere cominciavano ad essere acquistate da musei e gallerie. Tra le realizzazioni del primo periodo, premiate alla Biennale, vanno menzionate: il Cristo flagellato, Il cieco e l’orfano di guerra e la Maternità errante. Un gran numero di sue pregevoli sculture abbelliscono edifici e piazze di varie città. Egli scolpì i monumenti vicentini al Fogazzaro, al Pigafetta, agli Invalidi del Lavoro, ai Battaglioni Alpini, al Battisti, al Ferrarin, ai Caduti della Grande Guerra in Villa Guiccioli e allo Zanella nella chiesa di San Lorenzo. Ma numerosi sono anche i monumenti ai Caduti da lui realizzati nel territorio, tra i quali spicca quello di Noventa Vicentina, giudicato, nel suo soggetto, tra i migliori d’Italia. Si ricordi poi la fontana nella piazza di Asiago e il monumento Finzi ad Arzignano.

Sono pure sue alcune statue che abbelliscono l’Ossario del Pasubio e quelli di Asiago e di Treviso, la chiesetta degli Alpini di Montecchio Maggiore, il santuario di Monte Berico, le chiese di Bertesina e di Cusinati, la Cappella Cardinalizia in Vaticano, il tempio votivo del Lido di Venezia, la Cassa di Risparmio della medesima città e due gallerie di New York.

Infine nel cimitero maggiore di Vicenza scolpì la tomba del tenente Negri de’ Salvi, del notaio Bedin e altre, tra cui quella della sua famiglia. Morì a Vicenza il 28 gennaio 1967. L’amico avv. Giovanni Teso, scomparso pochi mesi dopo di lui, ci lascia questa testimonianza: “Possiamo ben scrivere di lui che come uomo fu un puro, come artista un sommo, come soldato un eroe, come cittadino un raro esempio di rettitudine e di onestà”.

Di Luciano Parolin Da Storie Vicentine n. 6 gennaio-febbraio 2022


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