sabato, Marzo 15, 2025
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Il Liberty a Vicenza

Storie Vicentine ci racconta lo stile liberty a Vicenza, sia nei villini, nei castelletti, nei  prospetti finemente decorati, sia nelle case popolari, che erano arricchite con raffinate
lavorazioni di intonaci e finiture colorate.

Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, in architettura nacque lo stile Liberty. Si sviluppò durante la famosa “Belle Epoque” e si caratterizzò principalmente per l’ornamento e la decorazione. Si diffuse in vari paesi d’Europa, con nomi diversi. In Italia fu chiamato Liberty o stile floreale, in Spagna il termine fu arte Modernista, in Germania diventò di Jugendstil, in Austria Secessione Viennese, mentre in Francia fu adottata l’espressione Art Nouveau. Questa fu la denominazione che maggiormente si utilizzò per descrivere il Liberty.

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Un villino della Belle Epoque

Ogni nazione però aggiunse qualcosa proveniente dalla propria cultura, ma nonostante questo i caratteri distintivi erano univoci: uso di materiali colorati, il ferro, il vetro, forme asimmetriche, ornamenti ispirati ad elementi della natura come fiori, alberi e uccelli, linee sinuose. Su tutto si applicò il nuovo stile a partire dalle abitazioni fino a tessuti, mobili, abiti, gioielli, oggetti decorativi, arti applicate in genere.

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Un villino in stile liberty

La creazione di gioielli raggiunse un livello molto alto, la figura sinuosa della donna ricorreva spesso, oltre a motivi geometrici o floreali. Numerosi furono gli artisti che adottarono il Liberty, tra questi: Alphonse Mucha, con i suoi manifesti pubblicitari e la carta da parati, molto attivo a Parigi. Le sue opere sono con colori molto leggeri, figure femminili e fantasie ispirate ai fiori. Gustave Klimt, il pittore che maggiormente rappresentò questo stile in Austria. Usò figure geometriche molto stilizzate e reinterpretò il mosaico.

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I prospetti sono finemente decorati

Emile Gallé, artista del vetro, fu una figura di spicco nelle arti decorative, elaborando motivi con animali e piante, prediligendo l’iris. Molto noti i suoi vasi slanciati e sinuosi, si dedicò anche alla progettazione di mobili. In Italia, secondo il giornalista torinese Emilio Thovez, la nuova corrente si affermò come “arte floreale” perché era molto decorativa e naturalistica. Nel 1902 vi fu a Torino l’esposizione internazionale d’arte decorativa moderna, importante evento espositivo internazionale e primo su questa tematica.

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Un altro villino in stile liberty

In seguito a ciò vi fu un proliferare del nuovo stile. Il liberty ebbe il suo maggior successo nell’architettura, grazie ad alcuni dei maggiori progettisti dell’epoca come gli architetti Raimondo D’Aronco e Pietro Fenoglio. Questo stile si affermò inizialmente a Palermo e Torino, città dove si possono trovare alcune tra le più famose opere, per poi svilupparsi in molte altre città italiane, tra queste anche Vicenza.

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E i colori…spiccano

Ho sempre ammirato questo tipo di architettura, forse anche con una leggera invidia di chi ha la possibilità di vivere all’interno di una simile bellezza. Con questa mia ricerca fotografica ho voluto raccoglierne alcuni esempi presenti in vari punti della città. In molti casi un attento restauro li ha riportati agli splendori di cento anni fa, lasciando ai posteri la possibilità di ammirarne ancora per molto tempo la bellezza.

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Bellezza senza tempo

Di Tiziano Casanova (foto dell’autore) da Storie Vicentine n.12-2023

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Il liberty in città
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Un balcone caratteristico

Terrestri torna all’Astra di Vicenza con il grande teatro contemporaneo italiano

Il teatro è un’esplosione, un incantesimo di storie e arte, una sinfonia di emozioni. All’Astra di Vicenza tornaTerrestri?, la rassegna serale di teatro contemporaneo curata dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia per il Comune di Vicenza con il sostegno del Ministero della cultura e della Regione del Veneto e la collaborazione tecnica di Nardi Out Door. E quest’anno torna con un punto di domanda in più e un’immagine creata dalla macchina, che sottende il pensiero dell’uomo, a rappresentarla. Siamo ancora solo terrestri o stiamo diventando anche altro?

Dal 3 novembre al 21 maggio, il cartellone propone appuntamenti di qualità con spettacoli e artisti pluripremiati. Protagonisti della stagione serale vicentina i grandi nomi Antonio Rezza, Mario Perrotta e Roberto Castello, le compagnie sempre innovative Sotterraneo, Kepler-452, Fanny & Alexander e Muta Imago, i giovani affermati Matilde Vigna e Lorenzo Maragoni e i nuovi artisti Baladam B-side, Alberto Boubakar Malanchino e Fieno/Di Chio.

A presentare la rassegna ci sono oggi a Palazzo Cordellina, in Biblioteca Bertoliana, l’assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin e i direttori de La Piccinaia, Nina Zanotelli e Sergio Meggiolan, ideatori e curatori della stagione.

«Il ritorno della rassegna serale “Terrestri?”, curata dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia per il Comune di Vicenza, è un’occasione straordinaria per tutti i cittadini di esplorare il valore del teatro contemporaneo di innovazione e i nuovi linguaggi artistici dello spettacolo dal vivo-, ha commentato Ilaria Fantin, assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città -. Lo spettacolo della compagnia Fanny&Alexander dedicato a Primo Levi, in particolare, che si terrà nella sala consiliare per la Giornata della Memoria, è un contributo ad una riflessione collettiva sul nostro essere umani. Un’iniziativa per ricordare quant’è importante preservare la testimonianza di eventi passati e stimolare il dibattito critico all’interno della nostra comunità».

«La storia è l’elemento comune che unisce le diverse proposte in programma in questa nuova rassegna – hanno spiegato Nina Zanotelli e Sergio Meggiolan, ideatori e curatori della stagione di La Piccionaia – che offre ai cittadini momenti preziosi di riflessione, dialogo e condivisione: spicca soprattutto l’impegno di voler affrontare tematiche centrali del nostro vivere presente, attuali, che riguardano l’ambiente, le relazioni sociali, l’economia e la storia, appunto, per mezzo di scritture originali e classici attualizzati. È un’occasione importante per incontrare artisti di alta levatura nazionale e internazionale, vivere l’arte teatrale contemporanea, coinvolgere la comunità in momenti di condivisione e promuovere il dialogo culturale».

La rassegna

L’angelo della storia di Sotterraneo inaugura la rassegna venerdì 3 novembre. La compagnia di Firenze torna a Vicenza, a distanza di due anni, con il lavoro vincitore del Premio Ubu come miglior spettacolo dell’anno 2022, una coproduzione con Marche Teatro, ATP Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Teatro Nacional D. Maria II. “Nella raffinata drammaturgia che prende le mosse da Walter Benjamin, da Yual Noah Harari e da altri pensatori per procedere poi del tutto autonoma – spiega Maddalena Giovannelli nella recensione pubblicata su Il Sole 24 ore – Sotterraneo dispiega davanti agli occhi della platea una costellazione di eventi storici senza reciproca connessione […]. Ma a legare come un filo invisibile tutte le vicende rievocate ne L’Angelo della Storia, cucite in una composizione scenica rigorosa e calligrafica, è soprattutto una riflessione sulla potenza del racconto per l’essere umano. Convinzioni personali, modelli di realtà, auto-convincimenti […]”. Gli artisti hanno portato a Vicenza quasi tutta la loro produzione negli anni, creando un rapporto privilegiato con il Teatro Astra.

In scena sabato 18 novembre lo spettacolo di teatro documentario From Syria: is this a child? di Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio, realizzato in collaborazione con Mishwar Ong, vincitore del Vincitore premio Young&Kids 2022 miglior spettacolo al FIT – Festival Internazionale del Teatro e della Scena Contemporanea di Lugano e Menzione della giuria al Premio Scenario infanzia 2020. Uno spettacolo che intreccia ai codici del teatro, i codici del cinema del reale e in cui la narrazione dal vivo, che parte da fonti autentiche e dalle storie vere dei soggetti protagonisti, si avvale di dispositivi tecnologici come camere in diretta, cellulari, proiettori, schermi, per dialogare con il video documentario. Uno spettacolo che non racconta solo di una guerra specifica, ma affronta il problema dell’effetto delle guerre sulle persone e lascia in sospeso, per tutti, una domanda: che adulto vuoi diventare? Siamo ancora tutti in tempo per rispondere.

In programma venerdì 1 dicembre l’ultima proposta del regista e coreografo tre volte Premio Ubu Roberto Castello, compagnia Aldes, dal titolo In girum imus nocte et consumimur ingni (Andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco). Lo spettacolo, il cui titolo è un enigmatico detto latino, palindromo e dalle origini incerte, fonde cinema, danza e teatro. Sulla scena illuminata dalla fredda luce di un videoproiettore che scandisce spazi, tempi e geometrie, i personaggi diafani si dibattono con una gestualità brusca, emotiva e scomposta che arriva al limite della trance, mentre il ritmo martellante della musica e del movimento ipnotizza lo spettatore e crea un’empatia quasi fisica con la fatica degli interpreti. Sul palco Mariano Nieddu, Stefano Questorio, Giselda Ranieri, Ilenia Romano e Roberto Castello portano in scena l’opera che ha ricevuto la menzione speciale al BeFestival a Birmingham nel 2016, dopo il debutto nel 2015.

Matilde Vigna, dopo il successo della scorsa stagione, torna all’Astra venerdì 15 dicembre con L’ultima figlia. In scena con Daniela Piperno, l’attrice veneta, che oltre a scrivere il testo ha curato la regia con Anna Zanetti, offre una riflessione su ciò che accade dopo la morte. Su chi resta e chi “va in cielo” come ci dicevano da piccoli, e compie quel viaggio misterioso e incomprensibile per chi resta solo sulla terra.

Un’indagine intorno alle opere di Italo Calvino, con in mente una parola: libertà. Come una specie di vertigine il nano, Calvino, la libertà è lo struggente monologo fatto di parole e musica scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta, quattro volte Premio Ubu, prodotto da Pemàr, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro all’Astra venerdì 19 gennaio. In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore. È la sua anima che fa spettacolo. Tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, è quello meno libero: ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire. Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. Una mirabile lezione di libertà e autodeterminazione.

Venerdì 2 febbraio spazio al giovane talento Alberto Boubakar Malanchino. L’attore nato a Cernusco sul Naviglio (MI) da padre italiano e madre del Burkina Faso è il protagonista di Sid. Fin qui tutto bene, lo spettacolo con la regia e la drammaturgia di Girolamo Lucania e la produzione Cubo Teatro vincitore del Premio In-Box 2023. Un torrenziale monologo che è un concerto hip hop suonato dal vivo. Scorrono schegge di vita, di bullismo, di consumo, di ragazzi annoiati, dei “fuck you”, di canne, droga, desolazione, di vagabondaggi nei “templi del consumo”.

Antonio Rezza torna sul palco vicentino sabato 24 febbraio con Pitecus, lo spettacolo scritto con Flavia Mastrella. RezzaMastrella, un combinato artistico inimitabile nel panorama teatrale contemporaneo, Leoni d’Oro alla carriera per il Teatro alla Biennale di Venezia 2018 tornano al Teatro Astra presentando una delle loro prime creazioni. Un racconto delle storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici e aggressivi anche argomenti delicati.

Un ritorno atteso venerdì 1 marzo anche quello di Kepler-452. La compagnia di Bologna propone Il Capitale Un libro che ancora non abbiamo letto la storia di un incontro tra una compagnia di teatro e un gruppo di operai metalmeccanici in una fabbrica occupata. Al centro della scena la narrazione di vent’anni in fabbrica a fare dei pezzi, delle differenze tra chi lo ha fatto e chi non lo ha mai fatto, dell’estrazione di plusvalore, della chiusura di una fabbrica tra tante, di cosa succede quando un gruppo di operai decide di tentare di fare la storia, di come per qualche tempo le logiche del Capitale vengano estromesse da un perimetro di spazio, quello di uno stabilimento industriale occupato. Di come il Capitale, prima o poi torni a presentare il conto.

Muta Imago porta in scena venerdì 15 marzo Tre sorelle di Anton Cechov: sul palco Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli con la regia di Claudia Sorace, la drammaturgia e il suono a cura di Riccardo Fazi e le musiche originali di Lorenzo Tomio eseguite dal vivo. La compagnia nata a Roma nel 2006 nel 2022 ha ottenuto il Premio Ubu come miglior progetto sonoro per Ashes. Tre sorelle apre un orizzonte ampio di ricerca dedicato alla drammaturgia sonora e al rapporto tra tempo e drammaturgia. Ogni cosa è già successa, o forse deve ancora accadere, tra le pareti di un edificio sospeso nello spazio-tempo, ultimo rifugio nel cuore di un buco nero, sospeso in un eterno presente bloccato tra un passato da ricordare con nostalgia e un futuro che si fa fatica a immaginare.

Un altro atteso ritorno è quello di Lorenzo Maragoni (Amor Vacui): l’attore, regista, autore teatrale e poeta con il suo Grandi Numeri, co-produzione di TrentoSpettacoli e Teatro Metastasio Prato, sabato 6 aprile ci parla di come ci stiamo conoscendo tramite gli algoritmi e i big data. La comprensione dei nostri comportamenti, delle nostre scelte e dei nostri gusti non è mai stata così profonda. In quello che è stato già chiamato il Secolo della solitudine, ci sentiamo visti, e capiti. Prima funzione dell’arte, poi funzione della terapia, oggi la conoscenza è diventata questione di avere abbastanza dati. Ma quando ci saremo conosciuti del tutto, ci sentiremo ancora liberi? Ci innamoreremo ancora? Saremo ancora capaci di scrivere una poesia?

Chiude il programma in abbonamento, venerdì 19 aprile, Pigiama Party del Collettivo Baladam B-side. una ricerca sul rapporto tra finzione e realtà nel nostro mondo ipermediato e racconta, parlando apparentemente d’altro, alcune derive malsane della comunicazione contemporanea, in cui la massiccia presenza di informazioni contraddittorie ha trasformato l’era dell’informazione alla portata di tutti in un inferno di sovrastrutture identitarie e verità fittizie, in cui diventa sempre più difficile attivare una propria interpretazione personale priva di bias, pregiudizi, modelli e narrazioni altrui.

Tre, infine, gli appuntamenti speciali fuori abbonamento realizzati in rete con i soggetti del territorio. In occasione della Giornata della Memoria, sabato 27 gennaio appuntamento nella Sala del Consiglio Comunale di Vicenza con Fanny&Alexander e il loro Se questo è Levi con Andrea Argentieri, regia Luigi De Angelis e la drammaturgia di Chiara Lagani. Uno spettacolo interattivo dove il pubblico è chiamato e invitato a una sorta di question time, ponendo al personaggio Primo Levi alcune domande a partire da un elenco di quesiti realmente posti allo scrittore nel corso della sua vita, intorno all’esperienza nei lager, ma non solo. Lo spettacolo si svolge nel luogo istituzionale della città per far incontrare gli spettatori con i pensieri lucidi del grande autore sull’Olocausto e la sua eredità, che hanno avuto il peso di un’udienza ufficiale, per chi è venuto dopo di lui. Un lavoro che è valso il Premio Speciale Ubu 2019 a Fanny & Alexander per il progetto e il Premio Ubu 2019 come miglior attore o performer under 35 ad Andrea Argentieri.

Per il Festival Danza in rete 2024 venerdì 8 marzo all’Astra è in calendario Insel, l’evento organizzato da Fondazione Teatro Comunale di Vicenza in collaborazione con La Piccionaia: concept, coreografia e voci a cura di Panzetti Ticconi; interpreti Sissj Bassani, Efthimios Moschopoulos, Aleksandra Petrushevska e Julia Plawgo; composizione musicale di Demetrio Castellucci; musica e voce di Gavino Murgia; disegno luci a cura di Annegret Schalke; costumi di Werkstattkollektiv. In italiano, inglese e tedesco la connessione linguistica e storica tra le parole Isola/Island/Insel e isolamento sottolinea il legame simbolico tra l’isolamento imposto o interiore e un volontario distacco dal mondo. Da Robinson Crusoe a Shakespeare passando per le ricerche del geografo e storico Jared Diamond, lo spettacolo costruisce uno spazio fittizio di isola deserta ed esplora il personaggio del naufrago o dell’esiliato, il senso di un’isola, la sua geografia emotiva, spirituale e fisica.

Chiude il cartellone martedì 21 maggio La stanza di Agnese, lo spettacolo di e con Sara Bevilacqua e la produzione di Meridiani Perduti teatro in scena in occasione della Giornata della Legalità 2024. L’evento organizzato in collaborazione con Associazione Libera contro le mafie e Biblioteca della Legalità narra di come sono trascorsi i trent’anni dalla strage di Via D’Amelio. Di una ferita ancora aperta nel cuore dell’Italia. Tante le indagini, i processi, i depistaggi e le sentenze per una verità, forse, troppo dura da accettare.

Tutti gli spettacoli inizieranno alle 21. Gli abbonamenti sono in vendita in due formule: il completo per l’intera rassegna (intero a 110 euro, ridotto a 100 euro e 65 euro per studenti delle scuole superiori e Vicenza University Card), il carnet cinque spettacoli a scelta libera (intero a 65 euro, ridotto a 55 euro) e Card studenti con cinque spettacoli a scelta a 30 euro (utilizzabile anche da più studenti per lo stesso spettacolo).

Gli abbonamenti sono acquistabili all’Ufficio del Teatro Astra (Contrà Barche 55) dal mercoledì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17.45, sabato dalle 10 alle 13.

I biglietti per i singoli spettacoli saranno in vendita dal 28 ottobre.

Informazioni per il pubblico: Ufficio Teatro Astra, Contrà Barche 55 – Vicenza; telefono 0444 323725, [email protected], www.teatroastra.it

A disposizione del pubblico il parcheggio del Circolo Tennis Palladio 98. Il parcheggio ha capienza limitata: si consiglia di arrivare in anticipo. Per altri parcheggi limitrofi, consultare il sito https://vicenzaparcheggi.it/

 

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Fonte: Terrestri torna all’Astra di Vicenza con il grande teatro contemporaneo italiano , Comune di Vicenza

Non solo musica all’Hangar Palooza Festival al Parco della Pace

Il primo grande evento a Parco della Pace, l’Hangar Palooza Festival, il Festival dei festival, dal 13 al 15 ottobre propone un ricco programma di iniziative per tutte le età.

Sono infatti previste conferenze, dibattiti, workshop, cineforum, un mercatino artigianale e biologico, spettacoli, animazione per bambini, visite guidate, writer, oltre ai già annunciati dj set e musica live dei Derozer, Casino Royale e Populous e di tanti altri. La gran parte delle attività sarà a partecipazione libera, per alcune invece sarà richiesta la prenotazione sul sito www.hangarpalooza.it, attiva nei prossimi giorni. Sarà inoltre a disposizione un’area truck food.

Hangar Palooza è promosso dal Coordinamento Festival di Vicenza (Jamrock, Lumen, Riviera Folk, Ferrock, From Disco To Disco, Spiorock) con il sostegno del Comune di Vicenza.

Il festival si aprirà ufficialmente venerdì 13 ottobre alle 18, mentre la mattinata sarà dedicata alle scuole.

«Hangar Palooza sarà un vero e proprio festival, con attività adatte a un pubblico assolutamente eterogeneo previste a quasi tutte le ore della giornata – commenta l’assessore alle politiche giovanili Leonardo Nicolai -. È un’importante novità per Vicenza, che può sempre più essere chiamata “La città dei festival”».

I bambini si potranno divertire con l’animazione a cura del La Ludo sabato 14 e domenica 15 dalle 10 alle 12 e poi sabato alle 17 con Arciragazzi e lo spettacolo busker “Ti racconto, storie con oggetti prendono vita” con Giulia Rossi e “I 4 elementi”. Altri due spettacoli busker sono in programma domenica alle 18 con la magia comica e kamishibai (antico metodo giapponese di raccontare storie) di Mr. Coso e le marionette e i pupazzi di El Bechin.

Conferenze, dibattiti, workshop sono previsti durante tutte e tre le giornate. Sabato alle 9.30 si potrà partecipare al laboratorio di introduzione alla comunicazione non violenta di M. B. Rosenberg a cura di Angela Attianese, formatrice e facilitatrice CNV certificata dal CNVC (su prenotazione). Alle 10 l’incontro “Viaggio nell’universo dei sistemi famigliari” a cura di Laboratorio idee per il Sociale della Casa di Cultura Popolare. Alle 12, su prenotazione, proiezione del documentario “Junk” a cura di Cooperativa Insieme mentre alle 14 conferenza dal titolo “Il concetto del tempo diverso, libero, speciale, giusto per ogni bambino” con Zennaro Donatella a cura di Faiberica S.C.S.

Domenica alle 9.30 Legambiente propone una conferenza dedicata all’inquinamento atmosferico, mentre alle 11.30 nell’ambito del Progetto Sulla Soglia le cooperative sociali Tangram e Insieme e l’associazione Rete Famiglie Aperte si terrà il talk sulla giustizia riparativa “Come oro tra le crepe”, l’arte gentile di riparare le relazioni. Alle 14.30, su prenotazione, saranno proposti il workshop di decorazione di oggetti con Stella Tasca e il workshop di ricamo creativo con Eleonora Zerbetto a cura di Insieme Cooperativa Sociale x Fact!.

Sabato e domenica alle 9 la scuola Shri Yoga Vicenza sarà a disposizione con Yasmine Sinno per una lezione di yoga aperta a tutti.

Il Cinema Odeon propone il Cine club in due fasce orarie, alle 18 il sabato e la domenica, e alle 2 di notte venerdì e sabato. Sabato alle 18 al Cine Club si potrà vedere “Short Time” in collaborazione con Working Title Film Festival- Festival del Cinema del Lavoro, domenica invece toccherà a “Doc Time: Jordan Rise Rided” da un progetto di Non Dalla Guerra, Caritas Jordan, La Mente Comune Ciclofficina, Collettivo Orkestrada Circus. Le proiezioni delle due di notte sono su prenotazione: venerdì, Cine Club si trasforma in Horror Club con il film “Cannibal Holocaust” di Ruggero Deodato, sabato per Cult Night in arrivo “The Warriors – I guerrieri della notte di Walter Hill”.

A conclusione del programma musicale della prima e della seconda serata di Festival, venerdì e sabato a mezzanotte, si potrà assistere a Geo Fire Show” uno scenografico spettacolo di giocoleria per grandi e bambini.

Sabato 14 e domenica 15 ottobre, dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 18, si possono prenotare visite al Parco della Pace, in piccoli gruppi che saranno accompagnati dai volontari dell’organizzazione, dai volontari delle associazioni Lipu e WWF, dai tecnici del servizio ambiente, energia e territorio del Comune di Vicenza. Sarà, così, possibile iniziare a conoscere il parco assieme alla sua flora e alla sua fauna.

Durante le tre giornate di Festival saranno allestiti il mercato alimentare di Coldiretti con produttori locali, dalle 9 di sabato e domenica; Tacate el Mercatin, mercatino itinerante di arte, artigianato e vintage dalle 11 di sabato e domenica.

Mentre Silene propone un brunch alle 12 di sabato e di domenica, su prenotazione. La domenica è prevista anche la degustazione di vini naturali.

Informazioni

Ingresso gratuito fino alle 18, a seguire 1 euro per sostenere le spese di organizzazione.

Sarà a disposizione un parcheggio con un piccolo contributo per sostenere le spese di organizzazione. L’intenzione è comunque quella di incentivare l’arrivo al parco con altri mezzi a piedi con l’autobus (è disponibile la corsa numero 9) oppure in bicilcetta.

Sarà a disposizione una postazione per il bike-sharing: si potranno utilizzare e-bike e biciclette muscolari per raggiungere il Parco della Pace e per spostarsi dal parco verso altre zone della città. RIDEMOVI Spa, l’azienda che gestisce il servizio per il Comune di Vicenza, proporrà sconti dedicati alla tre giorni di festival.

Per informazioni:
www.hangarpalooza.it
www.facebook.com/hangarpalooza.vicenza
https://instagram.com/hangarpalooza 

 

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Fonte: Non solo musica all’Hangar Palooza Festival al Parco della Pace , Comune di Vicenza

Inaugurata la mostra in Basilica palladiana “La proporzione aurea”

Domenica 1 ottobre, è stata inaugurata in Basilica palladiana la mostra “La proporzione aurea”.

«Siamo orgogliosi – dichiara il sindaco Giacomo Possamai – di ospitare un progetto che segna un’alleanza di successo tra iniziativa privata e promozione pubblica. È una sfida ambiziosa che accogliamo nella splendida cornice della Basilica palladiana, simbolo di un’epoca, il Rinascimento, in cui l’uomo cercò di realizzare l’equilibrio armonico tra città e natura».

Non si tratta di una semplice esposizione, infatti, ma di uno spettacolare percorso immersivo tra passato, presente e futuro, tra arte, scienza e tecnologia, in un luogo, la Basilica palladiana, che simboleggia l’eternità di una riflessione matematica e razionale sulla bellezza ma anche la capacità di trasformazione dell’arte.

La mostra prosegue a Palazzo Cordellina (sede della Biblioteca Civica Bertoliana), dove il tema della proporzione aurea viene affrontato seguendo un percorso bibliografico e documentario condotto metaforicamente dal matematico Luca Pacioli.
Prodotta da Relazionésimo e accolta dall’amministrazione comunale di Vicenza, l’esposizione si potrà visitate fino al 10 dicembre, dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso 17.30).

Informazioni e biglietti: www.relazionesimo.com

 

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Fonte: Inaugurata la mostra in Basilica palladiana “La proporzione aurea” , Comune di Vicenza

Corsi di Formazione Orchestrale, Società del Quartetto: Leon Spierer passa il testimone al figlio Carlos. Tre concerti a Vicenza e Provincia

Ennesima edizione dei Corsi di Formazione Orchestrale promossi dalla Società del Quartetto. Leon Spierer passa il testimone al figlio Carlos, direttore d’orchestra e stimato docente a livello internazionale. I 19 giovani archi che studiano con Spierer restituiscono al pubblico i risultati del lavoro svolto. Concerti a Costabissara il 5 ottobre, al Conservatorio di Vicenza il 6 e a Villa Cordellina di Montecchio sabato 7.

I Corsi di Formazione Orchestrale rivolti agli studenti dei Conservatori del Veneto e promossi dalla Società del Quartetto di Vicenza proseguono nel solco della famiglia Spierer. Il violinista Leon, protagonista per svariati anni del programma di formazione, quest’anno ha infatti passato il testimone al figlio Carlos, direttore d’orchestra e stimato docente in prestigiosi Istituti Superiori di musica e in seguitissime master class.

All’iniziativa, che prevede per tutti i partecipanti anche una borsa di studio, sono stati ammessi diciannove studenti di strumenti ad arco provenienti dai Conservatori di Venezia, Padova, Verona e Vicenza.

Il lavoro svolto nelle giornate di studio con il maestro Spierer sarà presentato pubblicamente in tre concerti in programma giovedì 5 ottobre alle ore 20:30 all’Auditorium Falcone Borsellino di Costabissara, venerdì 6 alle ore 18 alla Sala concerti del Conservatorio di Vicenza e sabato 7 a Villa Cordellina Lombardi di Montecchio Maggiore.

Il programma si apre sulle carezzevoli note della Serenata per archi in Sol minore Opus 242 di Carl Reinecke, composta nell’autunno del 1898 e considerata in assoluto la più bella delle nove Serenate uscite dalla sua ispirata penna.

A seguire Carlos Spierer e i suoi giovani allievi si confrontano con l’ipnotico minimalismo di Arvo Pärt. Fratres, scritto nel 1977, è forse il primo brano nel quale l’autore estone esplora compiutamente la tecnica del “tintinnabuli” da lui sviluppata al culmine di un periodo di profonda crisi artistica e spirituale.

In chiusura di concerto c’è la celebre Simple Symphony di Benjamin Britten, pezzo del 1934 che contribuì a farlo conoscere al grande pubblico e nello stesso tempo a ridare slancio al repertorio colto inglese.

Cresciuto a Berlino, Carlos Spierer si è avvicinato alla musica all’età di sei anni e si è formato in direzione orchestrale con Klauspeter Seibel alla Hochschule für Musik di Amburgo. Vincitore del Concorso di direzione d’orchestra dello Schleswig-Holstein Music Festival con Leonard Bernstein, ha poi intrapreso una brillante carriera che l’ha portato alla direzione musicale del Teatro dell’Opera di Kiel, dell’Orchestra Sinfonica di Gävle in Svezia, dell’Orquesta Sinfónica de Minería di Città del Messico e dell’Opera di Giessen in Germania. Come direttore ospite ha guidato importanti compagini in Estonia, Polonia, Argentina, Giappone, Norvegia, Svezia e Germania.

Carlos Spierer è uno stimato insegnante di direzione d’orchestra. Tiene master class al Texas Music Festival e all’Università di Houston, oltre a insegnare regolarmente all’UNAM di Città del Messico.

Il concerto di giovedì 5 ottobre a Costabissara è realizzato con gli “Amici del 5° Piano” dell’Ospedale San Bortolo. Ingresso gratuito con donazione libera.

Info: www.quartettovicenza.org

“Di qua e di là del fiume Guà”, domenica 8 ottobre a Montecchio Maggiore

La Pro Loco Alte Montecchio APS continua a promuovere  la conoscenza del  territorio organizzando  una passeggiata lungo l’argine del fiume Guà.

La passeggiata si terrà Domenica 8 ottobre con partenza alle ore 9.00 da Via dei Trozi n.2, presso la sede della Pro Loco (ritrovo ore 8:30)

Sarà una passeggiata guidata e animata lungo l’argine del fiume che segna i confini del nostro territorio. Racconteremo il lavoro del custode delle chiuse dell’acqua  che, dalla sua casa lungo l’argine, gestiva i tempi di chiusura dell’acqua del fiume, per evitare che le alluvioni che scendevano da Recoaro e Valdagno creassero danni ai raccolti della valle.

L’attore e regista Pino Costalunga rappresenterà  a suo modo la rabbia e la disperazione dei contadini che, nel secolo scorso, risiedevano nelle campagne della Gualda, del Molinetto e della Paglierina, zone in cui, con l’arrivo di forti temporali, arrivavano da Recoaro e Valdagno le furiose “Brentane“  che con la loro irruenza distruggevano case e stalle, creando disperazione e morte tra la nostra gente.

L’evento è inserito nel progetto finanziato da Camera di Commercio Vicenza dal titolo: L’A.B.C. dell’Accoglienza e il turismo x tutti: A. Come Accogliere. B . Come Benessere, C. Come Condividere.  La passeggiata gode del patrocinio del comune di Montecchio Maggiore e il sostegno  di Acque del Chiampo. Durante tutto il percorso è garantito il servizio di LIS (lingua italiana dei segni).

Il fondo strada del percorso  di circa 4 km è tutto asfaltato, adatto a passeggini e carrozzine.  Cani ammessi se tenuti al guinzaglio. Parcheggio consigliato in piazza Marconi a Montecchio Maggiore. A fine percorso seguirà una degustazione di prodotti locali.

Costo partecipazione: euro 5,00 soci Pro Loco, euro 7,00 non soci. Gratuito sotto i 12 anni. Biglietto comprensivo di passeggiata animata e degustazione.

Si ringraziano per la collaborazione:

  • Antonio Fabris, docente e scrittore naturalista.

  • Silvio Parise, Presidente del Consorzio di bonifica  Alta  Pianura Veneta.

  • Roberto Borghero, dirigente ufficio Cultura città di Montecchio Maggiore.

  • Luciano Chilese, professore e storico del territorio.

Le iscrizioni alla passeggiata si possono fare passando in Pro Loco da lunedì a venerdì dalle ore 16.00 alle ore 19.00.  Oppure domenica prima della partenza dalle ore 8.30 alle ore 9.00. Per info si può chiamare al n.340 0796224 o scrivere a: [email protected]

F@Mu 2023, “Apriti museo”: a Vicenza caccia al tesoro sabato 7 ottobre

Vicenza aderisce alla Giornata nazionale delle famiglie al museo promossa da F@Mu con il patrocinio del Ministero della Cultura e lo farà offrendo sabato 7 ottobre una Caccia al tesoro gratuita alle famiglie e ai bambini per dare loro l’opportunità di conoscere i beni culturali all’interno dei musei e dei monumenti.

Apriti museo è il tema di F@Mu 2023 il cui testimonial sarà “Diario di una schiappa”, serie editoriale di successo che ha come protagonista il “mitico” Greg.

L’iniziativa è organizzate dall’assessorato alla cultura, al turismo e all’attrattività della città assieme ai partner del circuito museale cittadino, Intesa Sanpaolo con le Gallerie d’Italia – Vicenza, CISA Andrea Palladio per Palladio Museum, Museo Diocesano di Vicenza, Museo del Gioiello e il Museo del Santuario di Monte Berico, Biblioteca civica Bertoliana con la collaborazione della cooperativa Scatola Cultura e del Consorzio Vicenza è.

I gruppi, composti da famiglie con al massimo due adulti per ogni bambino dai 6 ai fino ai 12 anni, potranno partecipare gratuitamente alla caccia al tesoro alla scoperta delle bellezze culturali della città, scegliendo tra due diversi itinerari in centro storico o a Monte Berico, e partecipando alle numerose attività didattiche proposte via via nei musei del circuito cittadino. Per tutti i partecipanti è previsto un kit con una shopper e omaggi a chi arriverà alla fine del gioco.

Per partecipare alla caccia tesoro e alle attività didattiche organizzate nei musei, le famiglie con bambini devono innanzitutto iscriversi a uno dei due itinerari proposti, contattando entro il 5 ottobre i servizi educativi del Palladio Museum: [email protected], 0444323014.

Il percorso a Monte Berico si svolgerà tra il Santuario e il Museo del Risorgimento e della Resistenza.
La partenza sarà alle 10, 11, 14.30 e 15.30 dal Santuario di Monte Berico dove verrà consegnato il kit. Ogni turno prevede la partecipazione di 7, 8 nuclei familiari al massimo. L’arrivo è previsto entro le 16.30 al Museo del Risorgimento e della Resistenza dove i bambini riceveranno un premio finale a sorpresa.

L’itinerario in centro storico prevede la partenza dalle 10 fino al massimo alle 15.30. I luoghi di partenza, assegnati al momento della prenotazione, sono differenti e da ognuno partiranno fino ad un massimo di 30 nuclei familiari: Ufficio Informazione e accoglienza turistica di piazza Matteotti, Gallerie d’Italia – Vicenza, Palladio Museum, Museo del Gioiello, Museo Diocesano. L’arrivo è previsto a Palazzo Thiene (entro le 17.30) con la consegna di un premio finale a sorpresa.

Saranno coinvolti il Museo civico di Palazzo Chiericati, la sede della Biblioteca civica Bertoliana di Palazzo Costantini, il Museo del Gioiello, il Museo Diocesano e l’area archeologica della Cattedrale, le Gallerie d’Italia – Vicenza, il Palladio Museum, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, il Santuario di Monte Berico.

Attività nei musei

Museo civico di Palazzo Chiericati
Spazio al 3D!

Una storia dell’arte tutta da toccare grazie alle copie tattili 3D realizzate al Museo di Palazzo Chiericati. I bambini saranno bendati e attraverso delle semplici indicazioni lette dai genitori potranno “vedere con le mani”. In aula didattica si procederà alla creazione di un piccolo manufatto in argilla.

Biblioteca civica Bertoliana – Palazzo Costantini
Ascolta la storia della schiappa e il tuo l… acchiappa

Letture ad alta voce condotte da volontari in due fasce orarie, dalle 10.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 17, saranno tratte da “Il Diario di una schiappa” che è il testimonial di FAMU quest’anno unitamente ad una presentazione dei servizi della biblioteca per poter prendere a prestito i libri che incuriosiranno.
Le letture saranno organizzate in turni ogni 15 minuti: 10.30,10.45, 11, 11.15, 11.30, 11.45 e dalle 15.30 alle 17 (15.30, 15.45, 16, 16.15, 16.30, 16.45).

Museo del Gioiello
Non solo oro

L’attività al Museo del Gioiello durante la giornata F@MU – rivolta ai piccoli e con il supporto dei grandi – consiste in un percorso sensoriale alla scoperta dei materiali che compongono i gioielli esposti. I ragazzi saranno invitati a pescare un oggetto da una scatola e scoprire in quale sala e in quale teca del museo è presente il gioiello realizzato con quel materiale specifico. In questo modo scopriranno che il gioiello non è solo in oro, ma anche in materiali insoliti come tessuto, plastica, legno, pietre.
Durante il laboratorio i partecipanti dovranno realizzare un proprio gioiello con lo stesso materiale pescato durante il gioco.
Questa breve attività vuole portare i ragazzi a interrogarsi sul tatto, quel senso potente che a volte dimentichiamo di avere poiché l’occhio risponde prima alle nostre curiosità. Non solo la vista, ma anche il toccare diventa fonte di meraviglia e scoperta per tutti.

Museo Diocesano e area archeologica della Cattedrale

Schiappe” al museo!

Guidate dal testimonial di F@Mu 2023, Greg Heffley, le famiglie si troveranno ad affrontare –in Museo Diocesano- un percorso irto di ostacoli, prove di coraggio, burle divertenti e troveranno qualcosa di inatteso. Genitori e figli potranno così conoscere le opere ivi conservate attraverso attività scherzose, a tratti “paurose”, cercando di utilizzare un solo senso alla volta per avvicinarsi tutti assieme al tema dell’accessibilità museale e dell’inclusione. Come il protagonista del libro “Il diario di una schiappa”, i partecipanti vivranno mille e più avventure… all’insegna di un museo dove tutto può accadere.
L’attività si svolgerà in autonomia con un operatore del museo a supporto.

Gallerie d’Italia – Vicenza
Apriti, palazzo!

Attraverso una serie di tappe svelate da formule magiche, i partecipanti riusciranno a scoprire segreti e tesori nascosti nelle sale dell’antica dimora di Palazzo Leoni Montanari. Un viaggio all’insegna del divertimento, che parlerà a bambini e ragazzi in chiave accessibile e inclusiva, per rendere il museo un luogo accogliente per tutti. Il percorso, da svolgere in autonomia, prevede la consegna di un kit di schede con giochi e racconti guidati dal mitico protagonista di “Diario di una schiappa”. Attività gratuita per famiglie con bambini dai 6 ai 12 anni, con partenza dalle 10 fino alle 15.30. L’iniziativa, proposta in occasione di F@MU, è inserita anche nell’ambito del nuovo programma nazionale “è cultura!”, aperto a tutti, inclusivo e intergenerazionale, promosso dall’Associazione Bancaria Italiana per valorizzare il ruolo chiave dei protagonisti del mondo bancario e finanziario nel promuovere lo sviluppo socioculturale del paese.

Palladio Museum
Art for Peace

Obiettivo di questa Giornata è “trasmettere i valori dell’accoglienza a tutti i bambini”. Per farlo, il Palladio Museum presenterà loro una donna davvero speciale, di certo la più indicata a raccontare di luoghi bellissimi perché aperti a tutti, dove chiunque possa sentirsi accolto. Questa figura straordinaria è modellata dallo scultore Lorenzo Rubini, su uno dei camini palladiani del museo.

Museo del Risorgimento e della Resistenza
LItalia del Risorgimento a piccoli grandi dettagli

Al Museo del Risorgimento e della Resistenza viene proposta una caccia all’indizio guidata da micro dettagli che diventano macro: i ragazzi dovranno riconoscere un particolare ingrandito. Sarà una visita speciale, adatta anche a persone ipovedenti, per conoscere la storia risorgimentale della città di Vicenza, che per l’occasione si guadagnò la medaglia d’oro al valor militare. Inoltre si lavorerà poi con i macro dettagli per creare un collage con la creazione simbolica di un’Italia unita.

Santuario di Monte Berico
Un diario di viaggio fuori tempo”

La proposta del museo d’arte sacra di Monte Berico, in occasione della Giornata Nazionale F@Mu, si ispira ai valori dell’ospitalità, dell’accoglienza e dell’incontro tra persone di culture, abilità, visioni e interessi diversi. Il filo rosso è il viaggio nei suoi vari significati: si può viaggiare camminando, desiderando, cantando, sognando. La protagonista del racconto sarà una grande conchiglia a ventaglio, pronta a svelare alcune storie profumate, golose e persino prodigiose. Ai partecipanti verrà proposta un’esperienza creativa, in cui avranno modo di realizzare un medaglione “porta-ricordi”, impreziosito con elementi tattili e olfativi. La manifestazione si svolgerà anche in caso di maltempo.

Per informazioni: Palladio Museum [email protected], 0444323014.

 

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Fonte: F@Mu 2023, “Apriti museo”: a Vicenza caccia al tesoro sabato 7 ottobre , Comune di Vicenza

“Vicenza e la montagna”, ritorna il festival dedicato alla cultura delle terre alte

Ritorna “Vicenza e la montagna”, il festival dedicato alla cultura delle terre alte.
La manifestazione, giunta alla XIV edizione grazie alla collaborazione tra la sezione CAI di Vicenza, la sezione Giovane Montagna di Vicenza, la Società Alpinisti Vicentini, l’associazione MontagnaViva di Costabissara, si terrà a Vicenza dal 3 ottobre al 12 novembre.
L’edizione di quest’anno, sostenuta dal Comune di Vicenza, è caratterizzata dalla collaborazione con la Biblioteca Bertoliana, che ospiterà la mostra “Illustrazioni in alta quota – Flora e fauna delle nostre montagne” di Annalisa e Marina Durante.
Novità della rassegna sarà la realizzazione di un Laboratorio di disegno per bambini e di un Workshop di acquarello per adulti, tenuti dalle illustratrici della mostra, durante i quali i partecipanti verranno guidati alla realizzazione di un disegno naturalistico.
Oltre alle proiezioni di film di montagna al Cinema Patronato Leone XIII, il festival propone inoltre tre serate di incontri con presentazione di libri e filmati, tutti ad ingresso libero.

Il programma è stato presentato questa mattina a Palazzo Trissino dall’assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin e dal responsabile del festival Franco Pavan. Erano presenti il vicepresidente del Club alpino italiano sezione di Vicenza Claudio Baccarin, il presidente della Società alpinisti vicentini Enrico Priante e il presidente della Giovane Montagna Giorgio Bolcato.
«Il Comune di Vicenza e la Biblioteca Bertoliana – ha dichiarato l’assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin – hanno accolto con grande interesse la proposta dei promotori del festival che ogni anno accende per un intero mese i riflettori sulla montagna. Quest’anno, in particolare, ospitiamo nella prestigiosa sede di Palazzo Cordellina la raffinata esposizione dedicata all’illustrazione naturalistica, con la bella appendice dei laboratori in cui adulti e bambini potranno sperimentare questo particolare modo di avvicinarsi alla natura».

La mostra “Illustrazioni in alta quota”
La mostra di illustrazioni naturalistiche “Illustrazioni in alta quota” sarà visitabile dal 14 ottobre al 12 novembre ad ingresso libero nella “Sala Caffetteria” al piano terra di Palazzo Cordellina, sede della Biblioteca Civica Bertoliana (contra’ Riale 12).
Aquila, volpe, cince, cervo, civetta…le opere a colori ad acquerello e matite e quelle a grafite delle illustratrici Annalisa e Marina Durante, vincitrici di numerosi premi internazionali, porteranno a Vicenza la flora e fauna delle nostre montagne, osservate con sguardo attendo ed illustrate con grande tecnica e maestria.
L’inaugurazione della mostra, venerdì 13 ottobre alle 20.30 , sarà accompagnata da una dimostrazione di tecnica di disegno naturalistico e dalla presentazione del libro delle illustratrici “Disegniamo gli animali. Guida al disegno naturalistico con le matite colorate” (Il Castello editore) nel “Salone Centrale Dalla Pozza” al piano nobile di Palazzo Cordellina.
La mostra sarà aperta con ingresso libero dal 14 ottobre al 12 novembre tutti i giorni , escluso il lunedì, dalle 10 alle 18.
Le opere installate saranno messe in vendita a partire dal 13 novembre. Una parte del ricavato sarà devoluto per gli eventi di Vicenza e la Montagna 2024.

Le illustratrici
Annalisa e Marina Durante, sorelle gemelle, sono illustratrici e artiste naturalistiche. Attratte fin da bambine dal mondo degli animali e dal disegno, hanno fatto delle loro passioni la propria professione. Marina ama il trekking, le immersioni e la fotografia e viaggia raggiungendo luoghi inesplorati dove la natura regna incontrastata, alla ricerca d’immagini fotografiche che sono ispirazione per i suoi disegni.
La curiosità per gli animali di Annalisa è sottile e delicata, la sua natura è fatta di sussurri e lieto ascolto. Ama stare nei giardini e nei boschi in silenzio e in meditazione per osservare e ascoltare la vita nascosta.
Le loro illustrazioni sono state pubblicate su libri di molti paesi del mondo dalla Cina all’America. Sono state ospiti del Parco nazionale delle Galapagos per illustrare l’avifauna locale. Hanno lavorato per la FAO illustrando diverse specie di pesci.
Specializzate nell’insegnamento del disegno naturalistico tengono corsi dal vivo e on line e workshop rivolti a bambini, ragazzi e adulti e sono docenti di disegno naturalistico presso la storica Scuola del Castello di Milano.
Vantano diversi premi in concorsi nazionali e internazionali di wildlife art.
Per informazioni: www.duranteillustrations.com

I due laboratori
Sabato 14 ottobre nella sede Giovane Montagna di Vicenza, in via Borgo Scroffa 18, è possibile frequentare il workshop di acquarello naturalistico per adulti “Disegna la natura”, con le illustratrici della mostra Annalisa e Marina Durante.
In questo incontro Annalisa e Marina insegneranno una tecnica di disegno semplice ma efficace. Attraverso vari passaggi guideranno i partecipanti alla realizzazione di un disegno di quattro giovani civette.
I posti a disposizione sono limitati, l’iscrizione è obbligatoria. Costo 30 euro.
Domenica 15 ottobre nella “Sala Berty” di Palazzo Costantini, in Biblioteca Civica Bertoliana le due illustratrici propongono il Laboratorio di disegno naturalistico per bambini dai 7 ai 14 anni 2Disegniamo lo scoiattolo”.
In questo incontro Annalisa e Marina guideranno i partecipanti alla realizzazione di un disegno di uno scoiattolo. Si procederà poi alla colorazione del piccolo roditore utilizzando le matite colorate con la tecnica del chiaroscuro, creando le sfumature.
I posti a disposizione sono limitati, l’iscrizione è obbligatoria. Il laboratorio è gratuito.

Per informazioni e iscrizioni

Lisa 328.2061637 – email: [email protected]

Le proiezioni e gli incontri

La XIV edizione di “Vicenza e la montagna” prende il via martedì 3 ottobre alle 20.45 con la proiezione nella sala cinematografica Patronato Leone XIII del film Custodi, di Marco Rossitti.
Il film presenta una carrellata di esperienze in località diverse e dai caratteri fortemente identitari (Valle friulana di Resia, Appennino reggiano, lagune da pesca, Val Venosta, Magredi, Dolomiti di Brenta, Dolomiti feltrine, Lessinia veronese).
Si tratta di brevi ritratti che sottolineano l’importanza del prendersi cura del territorio, del valore di tradizioni rivitalizzate nel rispetto della memoria, degli equilibri fra uomo e natura. Anche i testi musicali accompagnano, senza prevaricare, i silenzi dei luoghi. Marco Rossitti, il regista, ha scandagliato il Friuli Venezia Giulia e molte altre regioni del Nord Italia alla ricerca di storie di sconosciuti, ma fondamentali, custodi dei loro territori.
Il film ha vinto il Premio Speciale Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO, perché documenta la consapevolezza delle comunità rispetto agli eccezionali valori universali riconosciuti da Unesco e la capacità di una conservazione attiva del territorio.
Sarà presente in sala il regista.

Giovedì 5 ottobre la sala polifunzionale Patronato Leone XIII ospita alle 20.45 la serata Dalla Laguna alle Dolomiti, con le fotografie scattate da Stefano Maruzzo dal parapendio con cui sorvola le montagne.
Stefano Maruzzo, classe 1965, vicentino. È cameraman e fotografo professionista di paesaggio e architettura. Ha lavorato per anni con diversi network locali e nazionali, oltre che per varie case editrici. Appassionato di montagna e sport estremi, si dedica da sempre a questo tipo di fotografia. Pratica fin da giovanissimo il volo libero con deltaplano e parapendio. Da una quindicina di anni si dedica alla fotografia aerea usando un parapendio a motore. Per anni ha volato nelle sue amate Dolomiti, e oltre a varie mostre fotografiche dedicate, ha collaborato alla stesura di un importante volume “Montagne del Veneto”. Gli anni trascorsi come cameraman, professione che ha fatto fin dai primi anni 90, gli danno anche l’opportunità di conoscere profondamente il territorio veneto.

Martedì 10 ottobre, nel 90° anniversario della fondazione della sezione di Vicenza della Giovane Montagna di cui è stato presidente dal 1935 al 1938, Toni Gobbi sarà il protagonista della serata a lui dedicata dalla rassegna e da Grivel con la proiezione nella Sala cinematografica Patronato Leone XIII alle 20.45 del film La traccia di Toni – Toni Gobbi da cittadino a guida alpina.
Il film del regista Antonio Bocola racconta la vita di Toni Gobbi (1914-1970), famoso alpinista e guida alpina, cresciuto a Vicenza ma trasferitosi a Courmayeur nel 1940. Gobbi ha partecipato alle spedizioni nelle Ande Patagoniche (1957/1958) e al Gasherbrum 4 (1958) ed è stato probabilmente la prima guida cittadina italiana, nonché un grande innovatore della professione a tutti i livelli. E’ stato presidente delle Comitato Valdostano Guide (dal 1957 al 1966) e anche Presidente del Consorzio Nazionale Guide e Portatori del CAI dal 1965. Fin dagli anni ’40 è stato un attivo divulgatore delle sue attività attraverso numerosi scritti e conferenze. Nel 1965 è stato uno dei fondatori della UIAGM (unione internazionale delle guide alpine), nata proprio da una sua idea sviluppata a partire dagli anni ’50.Il film è costruito su una grande varietà di materiali: una quindicina di interviste a famigliari, conoscenti, amici e collaboratori di Toni, ormai anziani ma con ricordi vivi e intensi, e molti filmati d’epoca, alcuni dei quali digitalizzati per l’occasione e mai diffusi prima.

Martedì 17 ottobre nella sala cinematografica Patronato Leone XIII alle 20.45 è in programma la proiezione dei film Altavia 4000, di Luca Matassoni e Marco Tonolli.
Il film racconta la storia di un’amicizia che ha come sfondo i giganti delle Alpi. Gabriel Perenzoni e Nicola Castagna si conoscono durante i corsi per diventare guide alpine e scoprono di avere un sogno in comune: scalare tutti gli 82 Quattromila delle Alpi in una sola stagione. Il film racconta l’esperienza della scalata soffermandosi sul lato umano della storia, sui rapporti e sulle relazioni tra i protagonisti e dei protagonisti. Altavia 4000 è un viaggio attraverso le Alpi, un’avventura alla scoperta di se stessi e dei legami profondi che nascono lassù.
Il film ha vinto il premio “Città di Imola” al 71° Trento Film Festival.
Saranno presenti in sala i registi.
Nella stessa serata sarà proiettato Ice Merchants, film d’animazione del portoghese João Gonzalez.
Ogni giorno, padre e figlio si lanciano con un paracadute dalla loro vertiginosa casa appesa a una montagna, per recarsi al villaggio, molto lontano sotto di loro, dove vendono il ghiaccio che producono.
Vincitore di numerosi premi, nel 2022 Gonzales è diventato il primo regista di animazione portoghese ad essere premiato al Festival di Cannes con Ice Merchants, che è diventato anche il primo film portoghese ad essere nominato per un Oscar.
João Gonzalez, regista, animatore, illustratore e musicista portoghese, è interessato a unire la sua formazione musicale e la pratica dell’animazione d’autore, rivestendo il ruolo di compositore e talvolta anche di strumentista nei film che dirige, accompagnandoli a volte con performance dal vivo.

Giovedì 19 ottobre il festival prosegue nella sala polifunzionale Patronato Leone XIII con la proiezione alle 20.45 del film La lunga scala verso l’Annapurna di Ennio Savio e Rosanna Bassan.
La proiezione descrive l’esperienza di un gruppo di amici appassionati di montagna, nel cammino lungo le valli del Nepal per raggiungere il campo base dell’Annapurna, uno degli Ottomila più affascinanti della catena himalayana, tra inaspettate piogge monsoniche che rischiano di vanificare lo scopo del viaggio e incontri straordinari con gli infaticabili abitanti dei villaggi.

Martedì 24 ottobre alle 20.45, infine, in collaborazione con il Trento Film festival 365 nella la sala cinematografica Patronato Leone XIII viene proiettato il film Ephemeral del regista Alastair Lee che mostra da vicino l’arrampicata scozzese in inverno, una stagione effimera che offre uno spettacolo senza precedenti.
La macchina da presa segue gli esperti scalatori Guy Robertson e Greg Boswell nella loro ricerca di nuove vie invernali nelle Highlands scozzesi. Greg e Guy riescono a completare prime ascese straordinarie in alcuni dei più impressionanti scenari di arrampicata.
Nel film sono intervistati anche Simon Richardson e Helen Rennard, due importanti alpinisti scozzesi.
La pellicola ha vinto il premio Ritter Sport per aver messo in scena la passione e lo spirito di avventura e condivisione che guidano i due alpinisti alla ricerca di nuove vie invernali nella severa Scozia.

La mostra, le proiezioni e gli incontri sono ad ingresso libero.

Per informazioni
www.vicenzaelamontagna.it

 

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Fonte: “Vicenza e la montagna”, ritorna il festival dedicato alla cultura delle terre alte , Comune di Vicenza

Hangar Palooza Festival: il 13, 14 e 15 ottobre il primo grande evento al Parco della Pace

Per la prima volta il Parco della Pace ospiterà un grande evento. Per tre giorni, venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 ottobre il più grande spazio verde della città sarà aperto in via straordinaria ininterrottamente dalle 7 di mattina alle 4 di notte per l’arrivo di Hangar Palooza, il Festival dei Festival.

Saranno 55 le ore dedicate agli eventi, 30 le ore di musica, 5 i dibattiti e le conferenze programmate. Più di 24 ore di mercati alimentari e artigianali.

Hangar Palooza è organizzato dal Comune di Vicenza e dal Coordinamento Festival di Vicenza che riunisce le sei feste rock che per tradizione animano l’estate in città: Jamrock, Lumen, Riviera Folk, Ferrock, From Disco To Disco e Spiorock.

Musica live e dj set, dibattiti, cineforum, workshop, jam session, concerti all’alba, spettacoli busker, writer, mercatino artigianale e biologico, truck food si svolgeranno nei due hangar all’ingresso del parco e nella vicina area esterna dove verrà allestito un grande palco coperto per continuare la festa anche in caso di pioggia.

L’iniziativa è stata presentata oggi dall’assessore alle politiche giovanili Leonardo Nicolai e dall’assessore all’istruzione Giovanni Selmo, con i rappresentanti del Coordinamento Festival di Vicenza. Erano presenti anche l’assessore alla cultura, al turismo e alle attrattività della città Ilaria Fantin e l’assessore ai grandi eventi Leone Zilio.

«Quanto accaduto negli ultimi due mesi è qualcosa di dirompente – ha annunciato l‘assessore alle politiche giovanili Leonardo Nicolai -. Da anni avevo un sogno: organizzare il Festival dei festival e farlo coinvolgendo le feste rock cittadine. E oggi ce l’abbiamo fatta dimostrando che con il lavoro di squadra possiamo riuscire ad attirare a Vicenza importanti artisti. Il nostro obiettivo è fare in modo che Vicenza diventi “la città dei festival” – non più la “città delle feste rock” – e questa prima edizione di Hangar Palooza sarà l’incipit di una rassegna che vorremmo far durare negli anni. Ci siamo rimboccati le maniche è, nonostante il poco tempo, siamo riusciti ad organizzare un simile evento mettendo in campo professionalità, competenze e capacità considerevoli che vanno ben oltre a quanto è necessario per coordinare un evento giovanile, tipologia a cui spesso le feste rock sono state ricondotte. È un messaggio importante – prosegue Nicolai – per una città spesso inconsapevole delle risorse e del dinamismo che la caratterizza. E lo è soprattutto per il Parco della Pace, a dimostrazione che quando si uniscono le forze si può dar vita a qualcosa di completamente inaspettato e inatteso. Decine di associazioni e realtà hanno organizzato un festival di livello europeo, con una programmazione quasi ininterrotta 24 ore su 24, rivolta ad un pubblico assolutamente eterogeneo. Con Hangar Palooza l’ambizione è di far sognare un futuro diverso alla città, sia per il Parco della Pace, per cui i modi di scoprirlo saranno tantissimi e variegati, sia per i festival estivi, che oggi si arricchiscono di una nuova offerta che speriamo diventi un riferimento anche oltre i confini della nostra provincia.»

«È importante che il Festival inizi coi bambini, perché saranno coloro che vivranno il parco e lo vedranno crescere nel tempo, accompagnando lo sviluppo dei suoi alberi e della sua biodiversità – ha spiegato l’assessore all’istruzione Giovanni Selmo -. Abbiamo invitato a partecipare un gruppo di alunni delle classi quarta e quinta della scuola primaria di ogni istituto comprensivo della città che non hanno mai visto il Parco “com’era prima”, non hanno vissuto il percorso che ha portato alla sua realizzazione e vorremmo che si facessero interrogare dalle sue possibilità. Vivranno una visita alla scoperta della flora e della fauna, conosceranno la storia del luogo e del suo nome, con un momento conviviale e di scambio. L’obiettivo, poi, è che questi ambasciatori possano raccontare e riaccompagnare al parco genitori e amici durante il Festival: consegneremo, infatti, a ciascuno di loro un buono per una corsa nel trenino che percorrerà una parte del parco.»

In concomitanza con Hangar Palooza Festival domenica 15 ottobre è organizzata anche la Domenica ecologica, a cura dell’assessorato all’ambiente che prevede eventi che collegheranno il quartiere Italia con il Parco della Pace.

Il Festival prenderà il via ufficialmente venerdì 13 ottobre a partire dalle 18 dopo l’inaugurazione.
La prima ad entrare al Parco della Pace, nella mattinata di venerdì, sarà però una rappresentanza degli alunni delle scuole primarie della città a cui l’amministrazione vuole dare la possibilità di visitare e conoscere il grande spazio verde, di partecipare ad attività di animazione e di assistere alle proiezioni del CineClub a cura del Cinema Odeon.
Saranno tre le aree dedicate alla musica: il palco principale all’esterno dell’hangar 1, il secondo palco sotto l’hangar 2 e il terzo all’interno dell’hangar 1 il”volo stage” dedicato ai dj set.
Alle 2 di notte le porte del parco chiuderanno, ma le iniziative proseguiranno in orario notturno per chi ha prenotato, sia venerdì che sabato, con la possibilità di assistere alla visione di pellicole cinematografiche fino alle 4.
La mattinata di sabato 14 ottobre si aprirà con i concerti all’alba, jam session, lezioni di yoga, e poi dibattiti, visite guidate al parco che nel pomeriggio si potrà percorrere anche con il trenino. Non mancheranno animazione per bambini ed esibizioni di writer.
Anche lo sport sarà un’ingrediente importante della manifestazione: ci si potrà cimentare nel tiro con l’arco, navigare in canoa e partecipare ad attività con la collaborazione della società di atletica e di rugby.
Ci sarà la possibilità di fermarsi a pranzo e cena grazie alla presenza dei truck food con prelibati piatti da assaporare in compagnia. E poi degustazioni di prodotti locali, naturali e biologici.
All’ingresso al Parco della Pace durante i tre giorni, a partire dalle 18, sarà richiesto 1 euro a copertura delle spese. Sarà a disposizione un parcheggio e anche in questo caso verrà richiesto un piccolo contributo, sempre per sostenere le spese di organizzazione. L’intenzione è comunque quella di incentivare l’arrivo al parco a piedi o in bicicletta o con l’autobus (è disponibile la corsa numero 9, orari al link https://www.svt.vi.it/sites/default/files/2023-09/invernale-2023-2024-9.pdf).

I tre giorni di festival vedranno il coinvolgimento di oltre 100 volontari. Decine di associazioni, cooperative e gruppi sono coinvolti per la buona riuscita dell’iniziativa tra cui Cinema Odeon che cura il CineClub, Casa di cultura popolare Vicenza, Coldiretti Vicenza, Cooperativa insieme, Legambiente Vicenza, Lipu Vicenza, WWF Vicenza, Working Title Film Festival- Festival del Cinema del Lavoro , Non dalla guerra e numerose società sportive e realtà commerciali del territorio tra cui Birrone – Birrificio Artigianale Agricolo Vicenza, Blunt Skateshop, Zebra – Multimedia Immersive Solutions, Develon.

Le attività a numero chiuso richiedono la prenotazione (gestita dal Gruppo Develon) che sarà attivata sul sito del Festival http://www.hangarpalooza.it/ dove verrà messo a disposizione il programma completo.

Nei prossimi giorni saranno svelati i nomi dei musicisti che si esibiranno.

Per informazioni

http://www.hangarpalooza.it/

https://www.facebook.com/hangarpalooza.vicenza

https://www.instagram.com/hangarpalooza/

 

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Fonte: Hangar Palooza Festival: il 13, 14 e 15 ottobre il primo grande evento al Parco della Pace , Comune di Vicenza

Il lapidarium del Conte Giovanni da Schio

Storie Vicentine ci racconta un conte illustre dell’Ottocento: Giovanni Da Schio. Nella foto di apertura: Giovanni da Schio, nato a Vicenza nel 1798 dal conte Lodovico e da Maria Anguissola e morto a Schio nel 1868, fu il rampollo di una famiglia vicentina di antica nobiltà e una figura poliedrica di erudito. In gioventù, dopo aver interrotto gli studi, viaggiò in Italia, Francia e Germania: “scopo di questi suoi viaggi, condotti con l’intendimento di perfezionare la sua educazione, fu la conoscenza dei diversi costumi dei popoli, lo studio degli antichi monumenti e la brama soprattutto di trarre dagli archivi e dalle biblioteche nostrali e straniere quanto potesse concernere la storia di Vicenza”, così lo ritrae Bernardo
Morsolin nella sua necrologia.

ca d'oro
La Ca’ d’Oro in Corso Palladio

Il conte Giovanni Da Schio si dedicò a interessi eterogenei: dalla pedagogia all’archeologia, alla letteratura. L’illustre vicentino fu autore di saggi, di poesie, di novelle, di sermoni e di zibaldoni di viaggio, di scritti di archeologia. Pubblicò numerose opere, la più famosa e importante delle quali è le “Persone Memorabili di Vicenza”, ventidue volumi, che qualcuno definì una vera “enciclopedia vicentina”. Il Morsolin gli attribuisce una “Cronaca di Vicenza dal 900 al 1860”, in sei volumi, corredata di tavole genealogiche, di stemmi, di ritratti, di vedute e di rare notizie intorno ai principî e alle origini”. Ma in maniera particolare egli era appassionato di archeologia, di storia del territorio vicentino, del dialetto e dei costumi vicentini. Non ometteva di pubblicare ciò che giovasse alla storia o alle belle arti in generale in modo particolare se riguardava Vicenza “anche se non ci entrasse che di straforo”, come afferma il figlio Almerico in un ricordo postumo.

giovanni da schio
Il lapidarium collocato nell’atrio

Nel 1836 il conte Giovanni si accasò sposando Maria Calvi dalla quale ebbe due figli: Almerigo e Alvise. Si stabilì in territorio vicentino dove, oltre al palazzo in città, chiamato per il suo stile architettonico Ca’ d’Oro, visse nei possedimenti di famiglia tra Schio e Costozza. Nel paese di Costozza “lo Schio godeva tranquilla dimora e frequenti compiacenze”, possedeva le tre splendide ville adagiate a livelli diversi sulle propaggini del monte e comunicanti direttamente con le vicine grotte. Una di queste dimore, il villino che era appartenuto in origine ai conti Garzadori, in parte scavato nella viva roccia, aveva ospitato nel 1600 lo studio di Orazio Marinali, uno degli scultori più celebri del nostro territorio; la sua bottega fu tra le più importanti del secolo.

lapidarium
Il lapidarium collocato nell’atrio

A Costozza l’attività lapidea rimase molto attiva per tutto l’Ottocento; in paese venivano trasportati i massi provenienti anche dalle cave dislocate nella parte più alta dei colli, fino a Villabalzana, e confluivano nella piazza di Costozza su carri trainati dai buoi con le ruote legate da catene, per percorrere la pericolosissima discesa della Brutta Riva di Lumignano. Il conte Giovanni ebbe senz’altro stretti contatti con le botteghe degli scalpellini e poté ammirare il frutto del loro lavoro manuale. Allo stesso tempo, con la passione dell’archeologo, dedicava il suo interesse alle pietre dell’antichità, a quelle lapidi incise nella notte dei tempi, alcune in lingua paleoveneta, che vennero reperite proprio a Costozza e nei dintorni. Si dedicò allo studio di quei reperti di straordinaria importanza, che rappresentavano, come affermava egli stesso, ciò che è conservato “a dispetto del tempo e dell’ignoranza, che molto distrusse e seppellì, seppellisce e distrugge”. Nel 1825 il da Schio comperò dalla famiglia Leoni di Padova l’Eremo di San Cassiano a Lumignano, altro sito nei Colli Berici impregnato di memorie storiche, la cui antichità era testimoniata dalla presenza di tombe e iscrizioni rupestri che il da Schio ascriveva alla civiltà etrusca. Nel corso dell’Ottocento fu vivo l’interesse degli eruditi per le lapidi antiche. Parecchi studiosi vicentini si erano cimentati prima di allora nello studio e nella catalogazione dei reperti lapidei (tra i quali il Castellini, il Marzari, il Barbarano). Anche Gaetano Maccà nella sua monumentale Storia del territorio vicentino in 14 tomi, riportò la trascrizione di numerose reliquie lapidee, connesse per lo più con i luoghi di culto, ed inoltre pubblicò nel 1811 una “Raccolta delle iscrizioni Sacre gentilesche della città e del Territorio di Vicenza spiegate e con note illustrate”. Altro valente collezionista di testimonianze epigrafiche lapidee e studioso della storia di Vicenza fu il conte Arnaldo Arnaldi Tornieri, letterato e poeta vicentino vissuto nel secondo Settecento. Secondo l’opinione del da Schio, che era tenuta in grande considerazione, il Tornieri sarebbe stato l’autore della “migliore opera di tutti i suoi predecessori concittadini in cotal genere di studi”.

quadrifora palazzo
La quadrifora del palazzo: Giovanni da Schio è il quinto da sinistra a fianco di Fedele Lampertico

Egli ebbe il merito di aver raccolto un buon numero di lapidi della città e del territorio di Vicenza, formando un lapidarium che fu un importante punto di riferimento per gli storici; compose un trattato corredato da fac-simili e disegni che dovevano confluire in un’opera sull’argomento, rimasta tuttavia incompiuta a causa della sopravvenuta sua cecità. “Il manoscritto autografo portante il titolo: Raccolta di lapidi antiche possedute e spiegate dal Co. Arnaldo I Tornieri negli anni 1796-97-98 pervenne in eredità al nobile Co. Marco Orgian, nella cui casa furono innalzate le lapidi” e successivamente passò nelle raccolte della Biblioteca Bertoliana. Il da Schio, che godeva di ottima reputazione negli ambienti culturali, ebbe modo di confrontarsi con altri eruditi del suo tempo dediti allo studio delle lapidi antiche. In particolare con il professore prussiano Theodor Mommsen, celebre autorità in materia, che stimò opportuno venire ben due volte a Vicenza da Berlino per esaminare le iscrizioni vicentine e consultare i manoscritti in Bertoliana. “Dopo le romane, rarissime sono in Vicenza e nella provincia le iscrizioni conservate sulle lapidi o per iscritto, che contino un’epoca anteriore al secolo XIII” così si esprimeva al riguardo l’Accademia Olimpica nei suoi Atti nel 1872. All’inizio dell’Ottocento le soppressioni napoleoniche coinvolsero tante chiese e monasteri, parecchi dei quali furono poi distrutti o convertiti a uso diverso, e così ebbe luogo la conseguente dispersione di tante lapidi, lastre tombali o monumenti che sarebbero risultati preziosi per la storia. Il conte Giovanni nella prima metà dell’Ottocento andò raccogliendo, studiando e catalogando una parte del patrimonio lapideo che era stato rinvenuto in Vicenza e nel suo circondario e che egli intendeva salvare dall’incuria e dalla dispersione. Mise insieme una collezione archeologica ed epigrafica comprendente, tra l’altro, anfore vinarie e olearie, epigrafi, pietre miliari ed un sarcofago. Questo straordinario esempio di Lapidarium, venne collocato nell’atrio e nel cortile del Palazzo di famiglia in Vicenza. Altre lapidi da lui raccolte furono sistemate nella vicina chiesa di Santa Corona. Nel 1850 il conte dette alle stampe il frutto del suo lavoro: una pubblicazione intitolata Le antiche iscrizioni che furono trovate in Vicenza e che vi sono illustrate per opera di Giovanni da Schio corredato da erudite disquisizione e da disegni particolareggiati. In tale opera, che gli procurò le lodi di insigni archeologi, trascrisse e commentò alcune iscrizioni paleovenete, oltre che latine e cristiane. Il trattato prendeva in esame 93 monumenti, corredati da 21 litografie. Di particolare importanza sono le rare scritte in paleoveneto, che il da Schio definiva “le iscrizioni etrusche fino ad ora comparse in quel lato di territorio che chiamasi della Riviera” (ovvero quelle incise o reperite nell’area berica: negli scogli di San Cassiano, a Lumignano, e presso le grotte di Costozza). Proprio in quegli anni era stato dato alle stampe un corposo trattato relativo all’area patavina ed euganea: “Le antiche lapidi patavine illustrate” di Giuseppe Furlanetto – Padova 1847, i cui rinvenimenti più arcaici denotavano caratteristiche in comune con l’area berica. In tale opera viene menzionata, per la sua importanza, anche un’iscrizione rupestre presso il Covolo della Guerra a Costozza in questi termini: “iscrizione trovata nel 1837 all’ingresso di una cava dei Monti Berici a Costozza, a sinistra di chi entra, incisa nel vivo sasso, che poi segata fu trasferita in Vicenza presso il sig. co. Gio. da Schio proprietario di quella cava”. In effetti il conte aveva fatto segare il masso recante quell’antichissima iscrizione per trasportarlo in città ed esporlo nel suo lapidarium. Al giorno d’oggi quell’atto di snaturamento ambientale può sembrare brutale, ma fu provvidenziale per la salvaguardia del reperto, considerato il successivo e indiscriminato sfruttamento industriale delle cave e le vicissitudini che infierirono sulla grotta in epoca moderna, specialmente durante la seconda guerra mondiale, con lo smantellamento del suo contesto originario.

Un dipinto di Gino Frattini (primi Novecento)
Un dipinto di Gino Frattini (primi Novecento)

Questa scritta paleoveneta, un tempo posta a suggellare l’ingresso della più grande grotta di Costozza, è certamente uno degli esemplari più importanti del lapidarium e comprova che l’utilizzo del Covoli risale alla notte dei tempi, con la sicura frequentazione del luogo già in epoca pre-romana. Il conte Giovanni, proprietario della grotta, così la descrive: “Dietro la chiesa di Costozza havvi il tra noi celebre Covalo detto della Guerra, che si interna cinquecento metri entro la collina. Questo ha due bocche di fronte che convergono in un solo speco. Sulla bocca sinistra a chi guarda, e sull’imposta pure sinistra di chi entra, fu trovata la presente iscrizione la quale, segata fuori dallo scoglio, è nelle porte di Casa Schio in Vicenza”. Quindi cercò di interpretare il significato della scritta azzardando ipotesi piuttosto fantasiose, peraltro ammettendo il largo margine di dubbio nel dichiarare: “io non dirò cosa sicura”. L’iscrizione, a suo parere, poteva leggersi “HAPRETUSO” ovvero, con inversione di lettura, “OS APRETU” ossia “OS APERTUM”. Il conte afferma: “mi aiutava in ciò una tradizione popolare che sostiene il Covalo su cui essa leggevasi avere un dì trapassato la collina fuori fuori”. Come a dire che il monte fosse aperto in quel foro e trapassato dalle gallerie che da esso si dipartivano, proseguendo la traiettoria nel ventre dei Colli che contornano il bacino lacustre di Fimon, fino a sbucare nel versante dei Berici a ovest, nel territorio di Brendola. Altra ipotesi formulata dal conte era che nella lingua etrusca il frumento fosse chiamato “Pure” e che l’incisione fosse da intendere “HA PURE TUSO”, ovvero che indicasse che lì si custodivano le granaglie (traendo Costozza il proprio nome da “custodiae”). Egli ammette peraltro che le sue supposizioni sono senza riferimenti certi e, pertanto, non definitive, concludendo: “io abbandono alle indagini future”. Sempre nello stesso volume, per quanto riguarda la città di Vicenza il da Schio ipotizzava che traesse origini dagli etruschi, a loro volta cacciati dai Galli, e che il suo nome derivasse da “Vico”, con il significato di piccolo paese, o da “Vica” dea della Vittoria”. A distanza di oltre centosettanta anni dalla pubblicazione del libro del conte da Schio il mistero dell’iscrizione di Costozza resta irrisolto. Di certo la scritta va letta da destra verso sinistra. Qualche studioso dei giorni nostri ritiene che non tutti i caratteri siano etruschi, ma potrebbe trattarsi di alfabeto retico. La scritta potrebbe essere stata riportata in maniera inesatta nel volume. Assumendo che la lettera poco leggibile sia una A, qualcuno si sbilancia ad azzardare VAPREVUMTH, oppure in venetico VOPRE- TUMO. Ma potrebbe trattarsi anche non di un’unica parola, bensì di un nome abbreviato come si usava in un’epigrafe. Nel suo libro il da Schio pubblica una pianta del celebre Covolo della Guerra, ma l’area che illustra è solo parziale perché, se confrontata con una mappa redatta nel 1759 per il conte Ottavio Trento, che ne fu il precedente proprietario, si evince chiaramente che le gallerie proseguivano dopo un largo bacino d’acqua, che veniva chiamato “lago” o “stagno”.

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L’iscrizione di Costozza

In effetti, dopo essere stata sfruttata in epoca romana e nei secoli successivi con la continua estrazione della pietra tenera, la grotta si era progressivamente ampliata fino a diventare un labirinto talmente esteso di gallerie, anche su più livelli, da reputarsi fra i più grandiosi in Italia. Parecchi scrittori antichi hanno scritto sul Covolo di Costozza, facendo le ipotesi più variegate sulla sua grandezza (da Marzari a Giangiorgio Trissino, allo Scamozzi e altri) ipotizzando taluni una lunghezza di parecchie miglia, arrivando ad attraversare i Colli Berici fino a Brendola (notizia riportata dallo Scamozzi) come voleva una tradizione popolare. La convinzione che il Covolo si estendesse fino a Brendola, come tramandava un’antica tradizione, era radicata nei Conti da Schio al punto che Almerico, figlio di Giovanni, volle provare a verificarne di persona il percorso. Egli riteneva, come diceva la credenza popolare, che la galleria sbucasse in una grotta comunicante con la cantina di Villa de Cita- Valmarana a San Vito di Brendola (Villa conosciuta anche col nome di Corte Grande Benedettina, in quanto già monastero e antica possessione dei Benedettini di San Felice a Vicenza). Cosicché, proprio da lì, tentò di imboccare il percorso inverso che doveva attraversare le viscere dei colli fino a Costozza. Lo storico Morsolin riporta la singolare impresa nelle sue memorie storiche del 1879: “Antica è senza dubbio la Corte, un tempo de’ Cita, situata a mattina della chiesa di Brendola e propriamente a’ piè del colle di San Vito, e vuolsi ammirare più per l’ampiezza dell’edifizio, che per l’ordine e l’euritmia delle forme. In un sotterraneo, o cantina, si inoltra una grotta, tuttora inesplorata, cui la tradizione vuole in comunicazione col Covolo di Costozza. Corre nel popolo la fama che una scroffa, smarritosi in questo, mettesse capo, dopo qualche tempo, all’imboccatura della grotta. Esplorata nel 1878 da una mano di valorosi alpinisti vicentini, guidati dal Conte Almerico da Schio, non lasciò, umida, scoscesa e angusta, qual è, a breve tratto dall’ingresso, che si potesse argomentare quanto v’abbia di vero in quell’antica tradizione”. In aggiunta alle “Iscrizioni antiche” Giovanni da Schio aveva in animo di pubblicare un libro intitolato “Dei monumenti anepigrafici” i quali, come si esprime il nobile autore non sono nè pochi nè di lieve importanza”; parecchie altre opere rimasero inedite. Giovanni da Schio fu veramente un benemerito cultore delle antichità patrie e cittadine. “Intese sempre a salvare dalla distruzione e dalla dimenticanza ciò che fa onore a Vicen- za”. Oltre che genealogista, fu archeologo, letterato e collezionista (non solo per la raccolta epigrafica museale ma anche per quella di stampe antiche che possedeva). Il Conte Giovanni è una figura di erudito di vecchio stampo, a tutto tondo, i cui suoi numerosi scritti, in parte anche inediti, meriterebbero maggiore approfondimento e divulgazione. Il palazzo da Schio in Corso Palladio fu purtroppo ridotto parzialmente in macerie durante il bombardamento aereo del 1944; tuttavia, fortunatamente, la zona che ospita la preziosa raccolta rimase indenne. Nell’atrio d’ingresso della splendida Cà d’Oro, fedelmente ricostruita nel dopoguerra, sono tuttora presenti i reperti di vario genere raccolti dal conte Giovanni durante la prima metà del XIX secolo. Sono una parte preziosa del patrimonio culturale della città di Vicenza che possiamo tuttora ammirare; reliquie che affondano le loro radici nei millenni passati. A fare bella mostra di sé, imponente per la sua mole massiccia e oscura, è l’iscrizione un tempo incisa all’entrata del Covolo di Costozza, con quella scritta che conserva intatto il suo mistero, come pure resta sepolta nella notte dei tempi gran parte della storia della grotta e la sua planimetria, che forse solo una scrofa aveva conosciuto.

Di Luciano Cestonaro da Storie Vicentine n. 12- 2023.