domenica, Marzo 16, 2025
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“Disegna Vicenza”, evento dedicato alla creatività espressa con la carta

“Disegna Vicenza” è il primo urban sketching diffuso che si svolgerà in centro storico sabato 14 ottobre dalle 10 alle 16, organizzato da Arte a Km Zero in collaborazione con l’assessorato alla cultura, al turismo e all’attrattività della città e si inserisce all’interno dell’evento nazionale di Carta Fabriano, “Festival del Disegno all Around 2023”.
L’appuntamento dedicato alla creatività espressa con l’uso della carta è rivolto ad un pubblico di ogni età che potrà interagire con tre artisti a disposizione per trasmettere tecniche e suggerimenti.
L’attività si svolgerà nei porticidel Museo civico di Palazzo Chiericati e nel cortile delle Gallerie di Palazzo Thiene.
La partecipazione sarà libera e gratuita durante tutta la giornata per bambini, ragazzi e adulti.
Per i due corsi dedicati esclusivamente a bambini e ragazzi alle 10.30 e alle 14 è necessaria la prenotazione tramite i email [email protected] o whatsapp 3394753816.

Gli artisti presenti saranno Wilma Strabello, affermata autrice di manualistica femminile e per bambini, ha al suo attivo diversi libri pubblicati per le case editrici Giunti Demetra, Mondadori e Walt Disney; Carmine Bellucci padovano d’adozione, illustratore di mondi ipnotici e teatrali pieni di dinamismo ed energia; Roberta Piasentin, giovane artista vicentina, amante del colore e dell’arte africana, specializzata anche in l’arteterapia.

 

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Fonte: “Disegna Vicenza”, l’evento dedicato alla creatività espressa con la carta , Comune di Vicenza

Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo

Storie Vicentine ci racconta una delle ville palladiane più belle del Vicentino: Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo.

La villa patrimonio dell’Unesco, tra le sua molte attrattive ospita anche un’importante collezione d’arte contemporanea, sia all’interno della villa che nel parco, ed è affiancata da un ristorante (Osteria del Guà) e da un elegante Relais.

barchessa villa pisani
La barchessa di Villa Pisani Bonetti.

Tra le più belle ville palladiane del Vicentino un posto d’onore spetta a villa Pisani a Bagnolo di Lonigo. Progettata da Andrea Palladio e costruita tra il 1544 e il 1545, è considerata l’opera più rappresentativa del periodo giovanile del grande architetto veneto. Con essa inizia la collaborazione del Palladio con la Serenissima e si apre anche la sezione dedicata alle Case di Villa nel famoso trattato I Quattro Libri dell’Architettura del 1570. La Villa di Bagnolo, ispirata ai monumenti dell’antica Roma, in particolare agli edifici termali, ne ripeteva la monumentalità e come tale ben si adattava a rappresentare il potere di Venezia sulla terraferma. La villa è oggi in perfetto stato di conservazione grazie all’opera dei proprietari precedenti e attuali. La villa patrimonio dell’Unesco, tra le sua molte attrattive ospita anche un’importante collezione d’arte contemporanea, sia all’interno della villa che nel parco, ed è affiancata da un ristorante (Osteria del Guà) e da un elegante Relais.

facciata villa pisani
La facciata della villa.

Nel complesso della villa, la Barchessa merita una menzione speciale per la sua eleganza e raffinatezza. Si tratta di un luogo di grande fascino in cui l’ospite o il visitatore possono ammirare un raro connubio di bellezza classicheggiante e di raffinata modernità. Le sale della Barchessa di villa Pisani e il suo parco offrono un’accoglienza di altissima qualità e possono ospitare ogni tipo di ricorrenze: matrimoni, feste private, cene di gala, battesimi, compleanni, anniversari e feste di laurea, proposte culturali e appuntamenti aziendali come meeting e congressi. Le sale, che occupano una superficie complessiva di 300 metri quadrati, sono in grado di accogliere fino a 250 persone. Nella struttura sono presenti anche zona benessere, piscina, palestra, biblioteca e ampio parco. Completano l’offerta la possibilità di fare escursioni in e-bike seguendo la Palladian Route, degustazioni in cantine del territorio. Falstaff, magazine internazionale rivolto ad un pubblico europeo di lingua tedesca (Germania, Austria e Svizzera) raccontando itinerari di viaggio e mete gastronomiche, di recente ha pubblicato un articolo sulle tappe consigliate in Veneto, menzionando proprio la Barchessa di villa Pisani come destinazione qualificata e ottimale.

relais osteria del guà
Il Relais Osteria del Guà.

All’interno della Barchessa di Villa Pisani, il Relais offre la disponibilità di 15 camere, ristrutturate lasciando intatta la struttura e la suggestione originarie. Ciascuna camera presenta un tocco di charme e di design rispettando l’unico fil rouge di un’eleganza rara, unita alla presenza costante di opere di arte contemporanea che insieme offrono un’accoglienza calda e ricca di ogni comfort. La Suite Palladio è un appartamento sito al primo piano della Villa Pisani Bonetti, affacciato sul parco. Dotata di soggiorno, due camere da letto, bagno privato, cabina armadio e una grande cucina, è perfetta per una vacanza in famiglia. Il Villino si trova in una posizione appartata e privilegiata, con accesso diretto alla piscina. È composta da un bel salotto con caminetto, veranda arredata con tavolo, sedie e sdraio, dal lato piscina. La camera da letto si trova al piano superiore, attigua all’ampio bagno con grande doccia.

Di Alessandro Scandale da Storie Vicentine n.13-2023

“Mutazioni 04” al Teatro Spazio Bixio, da novembre 2023 a maggio 2024

Da sinistra, Piccoli, Fantin, Genovese

Tutto pronto per “Mutazioni 04”, la diciottesima edizione della stagione di spettacolo del Teatro Spazio Bixio, promossa dal Comune di Vicenza e curata da Theama Teatro, in collaborazione con FOR.THE – centro di formazione teatrale. Diciotto i titoli in cartellone, alcuni dei quali in doppia replica, fra debutti, allunghi nella musica e nella danza e uno spazio speciale riservato, ancora una volta, al teatro al e sul femminile, seguendo le tracce già lasciate dalla passata stagione, in un percorso di grande intensità.

La rassegna è stata presentata oggi a Palazzo Trissino dall’assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin, dal direttore artistico della rassegna Piergiorgio Piccoli e dal presidente di Theama Teatro Aristide Genovese.

«Teatro, prosa, musica, danza. Ma anche serate dedicate alla poesia, alle fiabe, alla tradizione folk. Theama Teatro risponde all’esigenza di avere un teatro in grado di coinvolgere un pubblico il più possibile eterogeneo ed è in grado di proporre in modo fresco temi sempre attuali e di grande profondità» – ha sottolineato l’assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin.

«La rassegna annuale del Teatro Bixio diventa maggiorenne – ha commentato Piergiorgio Piccoli per Theama -. È cresciuta, così come sono cresciuti molti degli artisti qui ospitati, molti diventati anche celebri e stimati. Con un numero sempre elevato di spettacoli a cadenza settimanale, abbiamo dato alla città uno dei riferimenti più completi per lo spettacolo dal vivo di ogni genere, dando voce anche alle realtà nascenti e a quelle del territorio, il tutto senza impegnare fondi pubblici oltre misura. Ci riteniamo un esempio, per la città e non solo, perché punto di riferimento anche per compagnie che vengono da più lontano. Uno spazio aperto, ben integrato col mondo della cultura vicentina, dove si è avviato un dialogo col pubblico sempre più stretto e costruttivo. Al Teatro Bixio ognuno può cogliere con continuità l’occasione per trovare un angolo creativo dove divertirsi, riflettere o emozionarsi».

Fra i diciotto appuntamenti in cartellone, tre saranno debutti, a partire dall’evento che aprirà la stagione, sabato 4 e domenica 5 novembre alle 21: “Salomè” di Oscar Wilde, produzione Theama Teatro Lab per la regia di Piergiorgio Piccoli, con Pietro Casolo, Anastasia Faccio, Michela Imbrunito e Tatiana Vedovato. Quattro personaggi e un autore iconici raccontano la storia un amore maledetto, tra simboli e fantasmi, insieme oscura e abbagliante. Un dramma sull’ossessione, che arriva da lontano per parlare alla contemporaneità.

Secondo debutto in programma a gennaio, sabato 14 e domenica 15. Theama propone “La scuola dei mariti e delle mogli” da Molière, nell’adattamento drammaturgico di Piergiorgio Piccoli, anche interprete con Daniele Berardi, Anna Farinello, Aristide Genovese, Paolo Rozzi e Anna Zago. Prendendo spunto dai testi dell’autore francese (che a sua volta si rifaceva alle proprie esperienze di vita, a partire dall’amore contrastato con la giovane moglie Armande Béjart) lo spettacolo proporrà una riflessione attualizzata sul rapporto uomo-donna e su come l’educazione sentimentale degli uomini influenzi le donne.

Doppia data di debutto, infine, sabato 6 e domenica 7 aprile, quando Theama presenterà “Il teatro è una trappola”, liberamente ispirato all’attrice e autrice francese Dany Laurent, con Piergiorgio Piccoli, anche alla regia, e Michela Imbrunito: una spassosa (e affettuosa) presa in giro degli attori, delle loro manie e debolezze e con la tendenza, sempre in agguato, a fondere la vita sul palcoscenico e quella “reale”.

Quanto al filone femminile che attraversa la stagione, oltre a “Salomè” il programma prevede altri quattro appuntamenti: sabato 18 novembre Amy Winehouse – La sostanza di Amy”, teatro concerto di Giovanni Giusto, produzione di Teatro dei Pazzi, con lo stesso Giusto come voce narrante, Rita Bincoletto alla voce e Diego Vio alla chitarra, a raccontare la storia folgorante e drammatica della celebre cantante scomparsa a soli 27 anni, tra successo, fama e follia; sabato 16 dicembre “Maria. La Callas”, di e con Laura Murari per la regia di Vincenzo Raponi, nel centenario della nascita dell’icona cantante lirica; sabato 3 febbraio “From Medea”, intenso testo di Grazia Verasani diretto da Alice Pagotto e interpretato da Federica Bertolami, Elisa Piovan, Tiziana Pucci e Lisa Marton, donne e madri perdute nel dolore senza fine dell’infanticidio; e ancora, sabato 2 marzo, una storia femminile di casa nostra con “So dan!”, dall’omonimo romanzo di Arianna Franzan, con Sara Tamburello e l’accompagnamento musicale di Luca Nardon, sulle tracce di Isetta, la nonna dell’autrice.

Sul versante della prosa, nel variegato carnet di appuntamenti altri tre spettacoli da segnare in agenda: sabato 16 e domenica 17 marzo, la spassosa commedia “Camera con crimini” di Sam Bobrick e Ron Clark con Sergio Sgrilli e Corinna Grandi (volti noti di Zelig) interpreti insieme ad Aristide Genovese, per la regia di Piergiorgio Piccoli, produzione del Teatro de Gli Incamminati in collaborazione con Theama Teatro; sabato 23 marzo Teatro Fuori Rotta in un grande classico di Neil Simon come “La strana coppia”, con Giulio Cocchiarella, Sasha De Medici, Fausto Fusto, Elisa Pastore, Lahire Tortora e Gioele Peccenini, impegnato anche alla regia; domenica 5 maggio “Novecento” di Alessandro Baricco con Mauro Forlani diretto da Armando Carrara, produzione TIC Teatro Instabile di Creazzo.

Non poteva mancare, infine, un omaggio a Italo Calvino, nel centenario della nascita. L’appuntamento è per sabato 9 e domenica 10 dicembre con “Le fiabe sono vere. Italo Calvino e le radici dell’immaginario italiano nei 100 anni dalla nascita”, lavoro scritto e diretto da Leonardo Petrillo, con Maurizio Castè e Manuel Fiorentini e con la partecipazione di Sharon Amato, Vito Caputo, Annachiara Fanelli e Anastasia Marino.

Ricco anche il versante della musica e della danza. Sabato 23 dicembre di scena Giuseppe Dal Binco, con i suoi strumenti a fiato, e Giuseppe Laudanna, pianista, accompagnati da Piergiorgio Piccoli per la presentazione di “Aeternitas”, primo lavoro discografico del duo dopo otto anni di collaborazione. Laudanna tornerà sabato 20 aprile come “PoeMusìa – Poesia in concerto”, condividendo il palcoscenico con il poeta vicentino Edoardo Gallo.

Sabato 6 gennaio, invece, a chiudere le festività natalizie, “Gran Galà Lirico dell’Epifania” con la compagnia di canto Nuovascena: si esibiranno i soprani Anna Consolaro e Fiorella Ingrassia, il tenore Enrico Pertile e il baritono Pier Zordan, accompagnati al pianoforte da Stefano Bettineschi. Ancora musica sabato 24 febbraio con “Passeggeri. Taccuino musicale di un viaggio straordinario”, con Corrado Corradi, Rachele Colombo e Roberto Tombesi: in una parola, i Calicanto, storici musicisti del folk revival veneto che tornano con un nuovo progetto dopo venticinque anni, con la passione di sempre e nuove esperienze da condividere intorno al tema del viaggio.

Per la danza, spazio al flamenco sabato 27 gennaio con “Tablao ‘Mujeres’, protagoniste Ester Bucci e Lara Ribichini, “bailaoras” italiane di altissimo livello, in uno spettacolo prodotto da Fuente Flamenca, con Angelo Giordano al cante, Marco Perona alla chitarra e Francesco Perotta alle percussioni. Ancora danza nel weekend di sabato 13 e domenica 14 aprile: sabato “From Malta with love”, con la Moveo Dance Company (in scena Charlotte Carpentier, Cindelle Bouard, Gabriele Farinacci, Victor Hermundstad e Irene Nocella) su coreografie di Diane Portelli e Dorian Mallia; domenica seminario con la stessa formazione, tra le principali compagnie di danza di Malta.

Biglietti interi a 15 euro, a 12 i ridotti. Per informazioni e prenotazioni (consigliate): [email protected] oppure 0444 322525, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18; nel giorni di spettacolo, dalle 10 alle 18, è attivo il numero 392 1670914. Informazioni anche su www.teatrospaziobixio.com. Il Teatro Spazio Bixio si trova in via Mameli, 4.

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Fonte: “Mutazioni 04” al Teatro Spazio Bixio, da novembre 2023 a maggio 2024 , Comune di Vicenza

Altavilla Vicentina, gli archi sulla strada veneziana

Storie Vicentine ci racconta la storia degli archi sulla strada veneziana ad Altavilla Vicentina a partire dal 1328.

Siamo nell’anno 1328. Il vescovo di Vicenza Francesco Tempraini considerando che le colline tra i comuni di Altavilla, Brendola, Montecchio Maggiore sono terreno sterile e incolto decide di metterlo a coltura per gente germanica immigrata. Il vescovo concorda con il notaio Anzio Dyetmar che i luoghi siano ripuliti, coltivati e abitati dai germanici…

Via Ernesto Monico è così titolata in memoria del pilota da caccia e acrobatico Altavillese di nascita, medaglia d’oro. Prima, l’antica strada era nominata Strada Comunale Veneziana e, prima ancora, distinta dal toponimo antico di Strada Bassona. Era selciata con ciottoli di nero basalto, le cunette laterali formate da bianchi sassi tondi calcarei.

Portava ai campi del Palusello e alla contrada di Rio e poi ai boschi del Rovaron e dei Vigri. Sui lati la delimitavano case intervallate da portoni e stretti passaggi, simili a calli veneziane, ancora esistenti. Sul retro delle case si coltivavano piccoli orti di là dei quali si apriva l’aperta campagna. I varchi dei portoni davano su cortili comuni o corti esclusive.

fig. 1
fig. 1

L’unico arco, ancor oggi, si apre e campeggia imperioso in pietra bugnata (fig.1) e reca alla sommità del concio di chiave, una lapide (fig.2) incisa da una scritta in latino della cui traduzione non ho trovato traccia. Sui lati, a metà degli archi si aprono nel muro di tamponamento due fori finestra muniti di sola inferriata che alleggeriscono la struttura.

lapide
Fig. 2

Dopo una ventina di passi, scendendo verso la campagna, si alza un secondo arco gemello di mattoni e sassi come a serrare le costruzioni antiche, ora restaurate, che si trovano sui lati. Questo arco è chiaramente datato sul concio di chiave dove si legge M.M – 1836 A.P. Marc’Antonio Morseletto – 1836 – APRILE.

fig. 2
Un arco ad Altavilla Vicentina

E’ stato costruito, quindi, un cinquanta anni dopo il primo arco sulla pubblica via. Marc’Antonio Morseletto aveva inclinazioni poetiche. Scriveva versi in italiano e versi latini bucolici di squisita fattura, come quelli sulle due lapidi del vecchio asilo in centro del paese.

Prima che, negli anni 60 del 1900, l’autostrada arginasse crudelmente la campagna, si apriva, dopo il secondo arco, un passaggio in leggera discesa detto “del Canevon” per la presenza di un gran cantinone del quale rimanevano tracce di mattoni prima che l’autostrada scombinasse i luoghi. Una parte di questo passaggio esiste ancora fin a ridosso dell’autostrada: era il collegamento tra la Strada Veneziana e i coltivi a sud.

Dalla parte più alta del “Canevon” si poteva ammirare la vasta campagna fino sotto alle colline dei Vigri, preceduta dal Praroman e si poteva ascoltare il silenzio colloquiare solo con i suoni della natura. Chissà per quale miracolo, gli archi sono sopravvissuti a tutto: intemperie e interventi edilizi, scuotimenti, anni, vandalismi. Dei possenti portoni di legno restano solo i cardini.

La presenza di due archi così ravvicinati può individuare una “porta maggiore” nell’arco ver- so la pubblica via e una chiusura di protezione verso la libera campagna l’arco a valle. Tra i due archi si chiude uno spazio sicuro e protetto, una specie di corte fortificata interna ad uso dei fabbricati rurali prospettanti. Per i Vigri, luogo desolato parzialmente boscoso e per il resto incolto sterile con roccia affiorante, vale riportare un frammento di storia. Siamo nell’anno 1328.

fig. 3
fig. 3

Il vescovo di Vicenza Francesco Tempraini considerando che le colline tra i comuni di Altavilla, Brendola, Montecchio Maggiore sono terreno sterile e incolto decide di metterlo a coltura per gente germanica immigrata.

Il vescovo concorda con il notaio Anzio Dyetmar che i luoghi siano ripuliti, coltivati e abitati dai germanici. I seicentocinquanta campi saranno divisi in ventisei masi in modo da lasciare una parte dei terreni a pascolo per gli animali allevati dagli stessi abitanti. Il gastaldo nominato vi dovrà pure abitare in un maso a lui assegnato. Il vescovo riceverà ogni trenta novembre, giorno di San Andrea, un livello. Per ogni maso sono stabilite tre Lire più un pollo e la decima delle biade, uva, lino, olive e bestie minute, agnelli, capretti porcellini, nascenti. Se di detti animali non si poteva dare la decima, si sarebbero pagato il corrispettivo in denari.

Per i primi tre anni i tenutari dei masi non sono tenuti a pagare le tre Lire ma consegnare soltanto la decima prevista. Nel caso di vendita del maso, avrebbero fatto denuncia al vescovo o al gastaldo. Al vescovo avrebbero venduto per un prezzo di favore altrimenti l’acquirente sarebbe stato un abitante dei masi.

Gli occupanti dei Vigri dovevano essere solo germanici e non latini, né altri poteva- no ottenere l’investitura e abitarvi senza licenza del vescovo o del gastaldo. Metà delle tassazioni, multe e altri proventi del genere sono del vescovo e l’altra metà del gastaldo. Il vescovo avrà il diritto di eleggere i deca- ni, i guardiani e gli altri ufficiali che siano, comunque, sempre lì abitanti. Il gastaldo può esercitare questo diritto in funzione del vescovo.

altavilla
Altavillla Vicentina, gli archi sulla strada veneziana

Per ricompensare il notaio Anzio, il vescovo gli avrebbe assegnato in feudo le decime del territorio svegrato. Il notaio Anzio Dyetmar non riesce nell’intento per cui il vescovo Francesco Tempraini, nel maggio del 1329, affida l’incarico a Bertoldo Gualdemanno da Altissimo, un altro oriundo germanico.

Il documento ripete quello precedente con la sola eccezione che i campi da 650 si riducono a 550, forse perché sembrava più facile trovare ventuno nuclei familiari anziché venticinque, disposti a trasferirsi sulla collina berica.

Tuttavia anche la missione di Bertoldo non ha esito positivo, per cui il vescovo abbandona l’idea e i luoghi sono rimasti incolti, per massima parte, fino ai nostri giorni. I coloni tedeschi preferirono i monti Lessini prealpini. Occorre considerare che i notai Anzio e Bertoldo provenivano da Altissimo, Rovegliana, San Pietro Mussolino e non apprezzavano questa porzione dei Berici. Il Praroman è nome popolare antichissimo che individua il Prato assegnato agli Arimanni. Il regime longobardo chiamava Arimanni un servizio militare a cavallo, parte dell’esercito regio. Erano guerrieri acquartierati in guarnigioni in certe zone particolarmente importanti da un punto di vista strategico e direttamente dipendenti dal re.

Potevano esercitare l’agricoltura in tempo di pace, pur sempre pronti al servizio militare. Dopo questo brevi annotazioni stori- che, torniamo alla lapide riportando la lettura del testo latino e la traduzione. In rosso sono indicati i dubbi interpretativi.

Di Giorgio Rigotto da Storie Vicentine n. 13-2023.

 

L’orologio civico di Torre Bissara in piazza dei Signori a Vicenza

Da Storie Vicentine, la storia dell’orologio civico di Torre Bissara in piazza dei Signori a Vicenza.

Come per Venezia e per molte altre città venete, anche l’orologio pubblico di Vicenza non era collocato sul campanile di una chiesa, in quanto sarebbe stato rappresentativo della superiorità del potere religioso, ma era posto nella torre del Palazzo della Ragione, dove si svolgeva la pubblica amministrazione della vita cittadina, diventando così un simbolo del potere civico.

Era il 1378 quando Faccio Pisano introdusse l’orologio sulla Torre Bissara, detta anche Torre di Piazza, che si affaccia su piazza dei Signori, affiancandosi alla Basilica Palladiana. Esso è visibile sia nella carta del Peronio del 1481, antica pianta della zona centrale di Vicenza che mostra una porzione circolare del quadrante in un punto della carta purtroppo danneggiato, sia nella Pietà di Giovanni Bellini, dipinto del 1505, dove si possono riconoscere alcuni edifici della città berica.

Le sorti dell’orologio fino al 1510 restano purtroppo ignote, a causa dell’incendio della Torre, avvenuto nel 1509, in cui erano conservati moltissimi documenti della comunità vicentina. Il quadrante fu nuovamente dipinto nel 1519 ad opera del celebre Giovanni Speranza, allievo di Benedetto Montagna.

Non sono state ancora individuate delle fonti in grado di testimoniarlo, ma si suppone che vi sia stato un passaggio da un quadrante in 24 a quello in 12 ore, ipotesi avvalorata dall’intervento di Cesare Capobianco regolatore dell’orologio di torre, che nel 1597 ne modificò la suoneria da 24 a 12 battiti, come dice il Castellini nella sua Descrizione della città di Vicenza dentro dalle mura: «Evvi un’ horologio perfettissimo in questa torre, qual già battendo le ore di vintiquatro à battere di dodici in dodici, dicendo l’inventori di tal cosa ciò essere a maggior comodità dè negozianti».

torre bissara
Torre Bissara in piazza dei Signori

Le suonerie degli orologi pubblici italiani andarono ad evolvere in tale direzione già a partire dal XVI secolo: contare i battiti in 24 era difficile e la suoneria in 24 richiedeva una carica di maggior durata, per cui di fatto i rintocchi vennero portati a 12 + 12, forse introducendo anche la ribotta, pur se sovente il quadrante restava con le indicazioni in 24. Dai Documenti per la storia della torre di Piazza dei Signori a Vicenza, che raccolgono interessanti informazioni circa i lavori di manutenzione, i costi e gli eventi, sappiamo che molti furono i regolatori dell’orologio di torre, sin dal XVI secolo.

Nel 1519 a Giovan Battista subentrò il figlio Giuseppe, descritto come “…non all’altezza del compito”. Nel 1531 a Giuseppe successe Alessandro di Francesco da Venezia. Nel 1562 venne eletto regolatore Antonio Manzoni da Venezia che morì nel 1578: prese il suo posto Bernardino Finetti “fabro da Camisano”, al quale subentrò Francesco Drara Padoano.

A questi, nel 1591, successe il sopraccitato Cesare Capobianco. Si tratta dello stesso artista che costruì, intorno al 1577, il Gioiello di Vicenza, il modello della città realizzato in legno e rivestito con placche di argento. Capobianco era un noto orefice e orologiaio, dell’illustre famiglia dei Capobianco da Schio. Tra essi si ricorda anche la figura di Giovan Giorgio, orologiaio, orefice, disegnatore e matematico, che aveva la sua bottega sul corso.

Giulio Barbarani, autore dei Vicentiae Monumenta, pubblicato nel 1566, ci narra di come Giovan Giorgio Capobianco avesse realizzato due preziosi anelli nei quali era inserito un orologio. Uno di essi fu donato al Duca di Urbino. Su di esso e sulle straordinarie capacità dell’orologiaio vicentino ci fornisce maggiori dettagli il Marzari, nella sua Storia di Vicenza:

«… Giovan Giorgio Capobianco, nuovo Prassitele, merita di essere con gli altri vicentini ingegni noverato, avendo con la sottilità del sopra human intelletto suo fatte opere maravigliose et di stupendo magisterio. Fabbricò tra l’altre un horologio dentro di un portatile anello, che aveva intagliati nella testa i dodici Celesti segni, con una figurina fra mezzo, che signate mostrava per numero l’hore giorno et notte pulsanti il quale (havendolo donato all’eccellentissimo Duca d’Urbino Guido Baldo) fu potissima cagione della salvezza di sua vita, poiché havendo egli ucciso un nemico suo con un stiletto in Rialto di Venezia, et preso, et condotto nelle forze della giustizia, dovendo morire, operò Sua Eccellenza di modo presso la Serenissima Signoria, servendosi anche dell’autorità di Carlo V Imperadore, che gli fu salvata, restando esule. Un altro ne fece dentro di un Candeliere d’argento, che in dono diede al Sedunense Cardinale, il quale nel batter dell’hore accendeva in un medesimo tratto la candela in quello riposta. Costruì di più una Navicella di palmi cinque tutta d’argento, nella quale si vedevano figure diverse di perfetto rilievo, che facevano (non altrimenti che s’havessero avuto l’anima) moti diversi; reggeva un timoniero la nave, altri co’ remi la vogavano, dava fuoco un Bombardiere e sparava un pezzo d’artiglieria: eravi sotto la poppa un Re, che ora si sedeva, et hora si levava, con una donna, che suonando di lira cantava, et un cagnolino che abbajava, i quali tutti a un tempo stesso facevano detti moti camminando tutta- via la nave sopra una tavola per artificio di ruote et spenole occulte, la quale ebbe Sua Serenità per donarla a Sultan Soliman Imperador de’ Turchi…».

torre bissara
Torre Bissara in tempi remoti

Possiamo quindi con orgoglio affermare che nel XVI secolo la terra vicentina vantasse valentissimi orologiai. Altra famiglia veneta di orologiai furono i Mazzoleni, attivi a Padova nella seconda metà del Cinquecento, dei quali parla Elda Martellozzo Forin nel suo approfondito studio intitolato La bottega dei fratelli Mazzoleni, orologiai in Padova (1569).

I Mazzoleni furono anch’essi temperatori di orologi da torre: in particolare i fratelli Paolo e Francesco che, nel 1557, aprirono una bottega nella città patavina, nella quale costruivano orologi da campanile, domestici e da persona e che fu luogo d’incontro di una clientela composita. In questo ambiente crebbe Marcantonio, figlio di Paolo Mazzoleni, che avrebbe sfruttato l’abilità ereditata dal padre per realizzare strumenti commissionatigli da Galileo Galilei.

Altra figura interessante è quella di Paulus de Polis, orologiaio attivo a Verona nella prima metà del XVII secolo, nominato nel 1622 temperatore, cioè manutentore e responsabile del caricamento, dell’orologio della torre del Gardello a Verona; della sua produzione sopravvive un bell’esemplare di orologio da soprammobile a edicola, con cassa di bronzo dorato.

Sul territorio veneto erano quindi presenti competenze locali di alto profilo e la produzione dei segnatempo ad opera di questi artisti ben poteva competere con le migliori disponibili negli altri Paesi.

Di Stefano Soprana da Storie Vicentine n.13-2023

MUSEo in Mostra, ciclo di conferenze al Museo civico di Palazzo Chiericati

Al via la seconda edizione del ciclo di incontri MUSEo in Mostra, proposta dai Musei civici di Vicenza, offrirà uno sguardo sugli eventi e progetti espositivi in corso nei quali il Museo civico di Palazzo Chiericati e le Gallerie di Palazzo Thiene sono coinvolti attraverso prestiti, scambi, collaborazioni, partnership. Gli incontri, concepiti come momenti di approfondimento storico-artistico, sono allo stesso tempo occasioni di rafforzamento delle collaborazioni e degli scambi istituzionali, di focalizzazione su opere specifiche delle raccolte permanenti e momenti di divulgazione e informazione alla città e al pubblico sui temi delle politiche culturali del museo e sulla pratica dei prestiti, temi troppo spesso confinati nel dibattito tra addetti ai lavori.

I cinque appuntamenti saranno dedicati sia ad alcune mostre che si terranno tra l’autunno 2023 e la primavera 2024 in prestigiose sedi, nelle quali il Museo Civico di Palazzo Chiericati è coinvolto come prestatore; sia ad alcune esposizioni o prestiti che caratterizzano la stagione culturale del nostro museo.

“Un museo è un luogo di conservazione e di tutela ma altrettanto di diffusione e valorizzazione – afferma l’assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin– e penso che il modo migliore per raggiungere questi obiettivi sia aprirsi al confronto con altre realtà artistiche e con esse mettersi in un proficuo dialogo. Attraverso questo programma, oltre a far apprezzare meglio le nostre collezioni d’arte e le mostre in cui esse sono direttamente coinvolte, allarghiamo i nostri confini e mettiamo a disposizione di tutti i cittadini conoscenze e informazioni che devono superare il confine degli addetti ai lavori”.

Si inizia giovedì 12 ottobre con una conferenza tenuta da Michele Nicolaci, curatore delle collezioni del Sei e del Settecento alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e dedicata all’iniziativa che ha dato il via alla stagione culturale autunnale presso il Museo civico di Palazzo Chiericati Ospiti al Chiericati. Il Saraceni di Basilea (3 ottobre 2023 al 7 luglio 2024). Si tratta di un prestito di un’importante opera del pittore veneziano Carlo Saraceni, un raffinatissimo olio su rame che raffigura un raro episodio biblico, Un angelo appare alla moglie di Manoach: uno straordinario esempio della pittura di paesaggio di primo Seicento, già concepito come genere autonomo per la committenza privata colta. L’opera è stata concessa dal Kunstmuseum di Basilea in occasione di un prestito delle collezioni civiche vicentine per la mostra internazionale Donne di genio. Le donne artiste e i loro compagni di viaggio (Amburgo, Bucerius Kunst Forum e Basilea, Kunstmuseum). Lo studioso, specialista di pittura e collezionismo, soprattutto romani, nel Seicento analizzerà il dipinto di Saraceni all’interno del contesto culturale e storico artistico in cui esso si colloca, nella Roma di primo Seicento, in dialogo con Caravaggio, i Carracci e i pittori paesaggisti fiamminghi attivi tra Venezia e la capitale, come Paul Brill e Adam Elsheimer.

Si prosegue giovedì 30 novembre con la presentazione della mostra Il ritratto veneziano dell’Ottocentoche aprirà il il 21 ottobre alla Galleria Internazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia, organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Sarà presentata dai due curatori Elisabetta Barisoni, direttrice della Galleria Internazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia e Roberto De Feo, professore di storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Udine.

Giovedì 18 gennaio sarà un appuntamento speciale, dedicato alla presentazione della mostra Opere di Mario Mirko Vucetich. La donazione Breganze promossa dai Musei Civici di Vicenza in collaborazione con l’Accademia Olimpica.

Giovedì 15 febbraio il curatore Manuel Carrera presenterà la mostra Luigi Bartolini. Attraverso il colore, che si aprirà il 26 ottobre ai Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata e alla quale il Museo civico di Palazzo Chiericati presta l’olio su tela Zingari, dono del marchese Giuseppe Roi.

Il ciclo si chiuderà giovedì 11 aprile con la presentazione di una mostra di grande rilievo per Vicenza: Corrispondenze. Italo Valenti e i sodalizi artistici di Vicenza e Locarno, che si aprirà in primavera 2024 al Museo di Casa Rusca di Locarno. La mostra di Locarno sarà presentata da Simone Cornaro dell’Archivio Italo Valenti di Mendrisio, Sébastien Peter, direttore dei servizi culturali della Città di Locarno e dalla curatrice Veronica Provenzale.

Tutte le conferenze, gratuite e aperte alla cittadinanza, si tengono nel salone nobile del Museo Civico di Palazzo Chiericati alle 17.

Informazioni: www.museicivicivicenza.it

 

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Fonte: MUSEo in Mostra, ciclo di conferenze al Museo civico di Palazzo Chiericati , Comune di Vicenza

Premio nazionale delle arti, concerto con i vincitori il 16 ottobre al Teatro comunale

Sarà un concerto di beneficenza lunedì 16 ottobre alle 20.45 al Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza a celebrare i vincitori del Premio nazionale delle arti PNA per la sezione strumenti a fiato, sottosezione ottoni il cui concorso si tiene al Conservatorio di musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo”.

Il concerto del Comunale dal titolo “Quel che solo tu puoi fare, è straordinario”, organizzato dal Conservatorio di musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo” in collaborazione con la Fondazione San Bortolo e il Comune di Vicenza, con il patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca, della Regione del Veneto e della Provincia di Vicenza, ha come finalità quella di contribuire a migliorare gli ospedali vicentini a favore di tutti i pazienti attraverso l’impegno della Fondazione San Bortolo in tutta la provincia. E’ consigliata una donazione consapevole di 10 euro; il ricavato sarà destinato a sostenere i progetti della Fondazione San Bortolo ed in particolare la Terapia Intensiva Neonatale.

Prenotazioni per il concerto al link https://bit.ly/FSB161023 o direttamente dal sito o dai social della Fondazione San Bortolo https://www.fondazionesanbortolo.it/

Sarà anche l’occasione per esprimere un forte no alla violenza e riconoscere il valore unificante ed inclusivo dell’arte e in particolare della musica. Il concerto, infatti, sarà dedicato alla memoria del giovane cornista Giovanbattista Cutolo, barbaramente assassinato per futili motivi il 31 agosto a Napoli, a cui verrà dedicata anche una borsa di studio messa a disposizione dal Conservatorio Pedrollo. Alla serata sarà presente anche la madre di Cutolo, Daniela Di Maggio.

“Vogliamo che la musica e il conservatorio rappresentino il valore dell’inclusività – ha sottolineato l’assessore alla cultura, al turismo e all’attrattività della città Ilaria Fantin – per questo l’istituto musicale offre nuove opportunità per i giovani musicisti”.

Il direttore del Conservatorio, Stefano Lorenzetti ha così presentato l’evento: “Siamo onorati di avere il Premio nazionale delle arti a Vicenza per la sottosezione ottoni e siamo ancora più orgogliosi di aver istituito la borsa di studio a nome del cornista Giovanbattista Cutolo e di poter sostenere il lavoro della Fondazione San Bortolo. Invitiamo tutti a partecipare”.

“La Fondazione San Bortolo opera in tutti gli ospedali della provincia per poter intervenire ed essere di supporto nelle situazioni di emergenza rispetto alla gestione quotidiana – spiega il presidente Franco Scanagatta – Gli ospedali sono di tutti e vorremmo che il nostro simbolo del cuore crociato fosse un punto di riferimento a favore di tutti i pazienti”.

Ha concluso gli interventi il presidente del conservatorio, Francesco Passadore: “Solo lavorando insieme come fanno i musicisti di un’orchestra, è possibile realizzare grandi obiettivi. Questa è una regola nella musica ma anche nella vita, per questo promuoviamo valori come il rispetto, la stima reciproca e la collaborazione con gli enti e le realtà del territorio”.

 

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Fonte: Premio nazionale delle arti, concerto con i vincitori il 16 ottobre al Teatro comunale , Comune di Vicenza

La chiesa longobarda di San Martino a Ponte Marchese

Da Storie Vicentine, la storia della chiesa longobarda di San Martino fino a dopo il restauro.

Le chiese longobarde a Vicenza furono costruite nei punti strategici dove i guerrieri longobardi avevano i posti di guardia per il controllo del territorio. Anche se hanno subito trasformazioni nel corso dei secoli, sono una suggestiva testimonianza dell’architettura e dello spirito religioso dell’Alto Medio Evo.

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La chiesa di San Martino prima del restauro.

La chiesa di S. Martino costituisce uno dei più rilevanti esempi di architettura religiosa altomedievale del territorio di Vicenza. Benché ristrutturata nel XV e ancora nel XVII secolo, la chiesa venne probabilmente eretta in epoca longobarda, tra il VII e l’VIII secolo d. C., sfruttando preesistenze di epoca romana, come documentato da elementi lapidei e laterizi inglobati nelle murature e affioranti anche nei campi circostanti. L’edificio è situato nella parte settentrionale della città di Vicenza, immediatamente a sud di un ramo del fiume Bacchiglione. La chiesa di San Martino si trovava quindi in un punto strategico; la vicinanza allo stesso ponte la portava a essere al centro di un importante traffico, non solo viario, ma anche fluviale.

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La porta d’ingresso alla chiesa di S. Martino

La presenza di un insediamento è suffragata dal ritrovamento di significative testimonianze archeologiche affioranti nel terreno circostante la chiesa, quali resti fittili e ossei, frammenti di coppi ed embrici di epoca romana derivanti anche da sepolture del tipo ‘alla cappuccina’, nonché numerose schegge di pasta vetrosa di colore nero, identificabili come scarti di una lavorazione del ferro eseguita secondo tecniche arcaiche. Il fabbricato si compone di due parti, una adibita ad abitazione e l’altra a luogo di culto; quest’ultima è di forma rettangolare e misura 9,3 metri di lunghezza per 4,8 metri di larghezza.

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Particolare della chiesa di San Martino

Nel corso dei secoli ha subìto parecchie manomissioni e per tale motivo molte parti non sono appartenenti all’impianto originario. La costruzione addossata al fianco meridionale, ricordata come casa dell’eremita, si sviluppa su due piani, e potrebbe essere la dimora voluta dalla famiglia possidente per garantire un ministro del culto (forse un monaco) sempre presente per le celebrazioni private; l’epoca della sua erezione è ignota. (Arch. Gabriele Zorzetto)

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San Martino

RESTAURO DELLA CHIESA: L’opera diretta dagli architetti Blandini e Zorzetto ha avuto la menzione d’onore alla sesta edizione del Premio Internazionale Domus Restauro e Conservazione ideato da Fassa Bortolo e dall’Università di Ferrara.

Progettisti: Studio Vetere, arch. Angela Blandini, arch. Gabriele Zorzetto, Vicenza Opere edili: Zambello Impresa Costruzioni srl, Vicenza

Opere di restauro: Arcart srl, Montecchio Maggiore, Vicenza

Opere in ferro: Zospa sas di E. Spagnolo & M. De Zorzi, Costabissara, Vicenza Pavimenti in legno: Trevisan Luigino & Figli snc, Vicenza

Serramenti: Falegnameria Novello, Vicenza

Di Gabriele Zorzetto da Storie Vicentine n. 13-2023

L’Olimpico incontra il pubblico, sabato 14 ottobre l’evento gratuito in Basilica Palladiana

Il quinto appuntamento de L’Olimpico incontra il pubblico, la serie di incontri di approfondimento che accompagnano gli spettacoli del 76° Ciclo dei Classici al Teatro Olimpico di Vicenza “Stella Meravigliosa”, Direzione Artistica di Giancarlo Marinelli, incontri promossi e organizzati dal Ciclo dei Classici, aperti al pubblico e gratuiti, è in programma sabato 14 ottobre alle 10.00 in Basilica Palladiana.

L’incontro prevede interventi diversi, una riflessione a più voci dedicata ad un tema importante come il “Teatro. La Porta del Tempo. Il tempo della tragedia, il tempo dell’azione, il tempo degli dèi”, un invito a riflettere sulla potenza dei classici e sulla capacità delle arti sceniche e performative di trasformare una sequenza lineare di momenti (il “Chronos” degli antichi) in un unico “istante opportuno”, in grado di fissare per sempre emozioni e valori, sottraendoli all’usura data dallo scorrere degli anni.

Per fare questo saranno chiamati a confrontarsi artisti e studiosi di diversa estrazione, accomunati dalla passione per la ricerca e dal desiderio di percorrere il confine che da ciò che è noto ci porta a scoprire ciò che non conosciamo. Si tratti di letteratura, archeologia, arti sceniche o bellezza. Perché i Classici sono sempre fonte d’ispirazione per leggere l’attualità, tesi al futuro “un passo innanzi a noi”.

Si avvicenderanno in Basilica Palladiana per portare la loro visione di tempo, bellezza, rappresentazione: Christian Greco, egittologo e direttore del Museo Egizio di Torino; Caterina Barone, critico teatrale e studiosa di storia del teatro antico greco e latino; Ferdinando Ceriani, regista; Diego Dalla Palma, imprenditore e icona del mondo dello stile e dell’immagine Made in Italy, Maria Elisa Avagnina, storica dell’arte e vicepresidente dell’Accademia Olimpica. Dialogherà con loro, a distanza, Sergio Perosa, linguista, critico letterario, traduttore, professore emerito dell’Università ca’ Foscari e accademico olimpico, mentre a moderare gli interventi sarà il giornalista Lorenzo Parolin (Il Giornale di Vicenza).

L’incontro viene costruito come un dialogo a più modulazioni, per restituire al pubblico la pluralità e la ricchezza del mondo che, nel tempo, si è costruito attorno all’esperienza teatrale. E per riprodurre, in un luogo simbolico per la Città di Vicenza come la Basilica Palladiana, la dimensione polifonica di un Ciclo dei Classici che più che in altre occasioni ha voluto intrecciare linguaggi, storie ed esperienze diverse, da Eschilo a Parise con i suoi Americani a Vicenza, passando per due figure del mito come Odisseo e Circe, il tutto guidato dalla “Stella Meravigliosa” evocata nel titolo che si rifà al romanzo del 1962 di Yukio Mishima.

L’Olimpico incontra il pubblico è parte del 76° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, promosso dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, l’Accademia Olimpica e la Biblioteca Civica Bertoliana, con il sostegno della Regione del Veneto, il contributo del Ministero della Cultura, con la Media partnership di Rai Radio3; è realizzato in collaborazione con D-Air Lab come main partner, AGSM AIM SpA come sponsor e Banca delle Terre Venete Credito Cooperativo e Burgo Group come sostenitori.

L’incontro “Teatro. La Porta del Tempo. Il tempo della tragedia, il tempo dell’azione, il tempo degli dèi”, in programma in Basilica Palladiana sabato 14 ottobre alle 10.00, è aperto al pubblico ma è richiesta la prenotazione, fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Concerto di Beneficenza del 16 ottobre al Ridotto del Teatro comunale di Vicenza celebra vincitori Premio Nazionale delle Arti organizzato dal Pedrollo

Sarà un Concerto di Beneficenza – lunedì 16 Ottobre 2023 alle 20.45 presso il Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza – a celebrare i vincitori del Premio Nazionale delle Arti PNA Sezione Strumenti a Fiato, Sottosezione Ottoni, organizzato dal Conservatorio di Musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo” in collaborazione con la Fondazione San Bortolo e il Comune di Vicenza, con il patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca, della Regione del Veneto e della Provincia di Vicenza.

Il concorso della sottosezione Ottoni del PNA 2023 sarà, infatti, ospitata a Vicenza presso il Conservatorio e l’evento vedrà esibirsi, oltre a formazioni musicali del Conservatorio Pedrollo, i cinque Vincitori delle cinque categorie. Oltre 30 i partecipanti da tutta la penisola selezionati dai tanti conservatori, eccellenze tra i giovani studenti. Da Vicenza parteciperanno 3 candidati e la giuria sarà assegnata direttamente dal Ministero.

Ad oggi il Conservatorio segue la formazione di oltre 700 studenti nelle varie specializzazioni.

La finalità del Concerto dal titolo “Quel che solo tu puoi fare, è straordinario” sarà quella di contribuire a migliorare gli ospedali vicentini a favore di tutti i pazienti, un dono come vero valore distintivo di una Comunità, attraverso l’impegno della Fondazione San Bortolo in tutta la provincia.

La serata sarà anche l’occasione per esprimere ancora una volta, come Comunità Cittadina, un forte NO alla violenza e riconoscere il valore unificante ed inclusivo dell’Arte e in particolare della Musica.

Il Concerto di beneficenza infatti sarà dedicato alla memoria del giovane cornista Giovanbattista Cutolo, barbaramente assassinato per futili motivi all’alba del 31 Agosto 2023, a Napoli, e vedrà la presenza della madre dello stesso, Dott.ssa Daniela Di Maggio. A lui verrà dedicata anche una Borsa di Studio messa a disposizione dal Conservatorio Pedrollo.

Il Direttore del Conservatorio, Stefano Lorenzetti ha così presentato l’evento: “Siamo onorati di avere il Premio Nazionale delle Arti a Vicenza per la sottosezione Ottoni e siamo ancora più orgogliosi di aver istituito la Borsa di Studio a nome del cornista Giovanbattista Cutolo e di poter sostenere il lavoro della Fondazione San Bortolo. Invitiamo tutti a partecipare”.

“Vogliamo che la musica e il Conservatorio rappresentino il valore dell’inclusività – ha sottolineato l’assessore alla cultura del Comune di Vicenza Ilaria Fantin – per questo il Conservatorio si apre anche agli eventi e Vicenza diventa città universitaria con nuove opportunità per i giovani musicisti”.

“La Fondazione San Bortolo opera in tutti gli ospedali della provincia per poter intervenire ed essere di supporto nelle situazioni di emergenza rispetto alla gestione quotidiana – spiega il presidente Franco Scanagatta – Gli ospedali sono di tutti e vorremmo che il nostro simbolo del cuore crociato fosse un punto di riferimento a favore di tutti i pazienti”.

Ha concluso gli interventi il Presidente del Conservatorio, Francesco Passadore: “Solo lavorando insieme come fanno i musicisti di un’orchestra, è possibile realizzare grandi obiettivi. Questa è una regola nella musica ma anche nella vita, per questo promuoviamo valori come il rispetto, la stima reciproca e la collaborazione con gli enti e le realtà del territorio”.

Il concerto di beneficenza è aperto a tutto il pubblico, si richiede la prenotazione al link https://bit.ly/FSB161023 o direttamente dal sito o dai social della Fondazione San Bortolo, la partecipazione è consigliata con una donazione consapevole di 10€ e il ricavato sarà destinato a sostenere i progetti della Fondazione San Bortolo, in specifico alla Terapia Intensiva Neonatale.