martedì, Marzo 4, 2025

La cappella dimenticata ovvero cappella della Madonna dei Sette Dolori

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(Articolo di Adriano Bevilacqua da Vicenza In Centro n. 3-2025, periodico dell’associazione Vicenza in Centro aps).

Era la notte dell’11 Maggio 1825. Nella strada Granda (ora Corso Andrea Palladio) nel tratto chiamato corso del Casìn, al primo piano del palazzo Braschi, nel salone delle feste del casino dei nobili, un uomo avanzava furtivamente, portando una lanterna, oscurata, perchè la luce non filtrasse all’esterno. Era vestito di nero e aveva un cappuccio sulla testa che ne mascherava i tratti. Frugava tutti i mobili senza trovare nulla. Si diresse poi nell’ufficio del direttore.
Sopra alla scrivania vide, pronti per essere consegnati, gli inviti per il grande ballo che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni, in occasione del Corpus Domini del 2 Giugno.
Li sparse e gettò per terra. Aprì tutti i cassetti, cercando freneticamente. Trovò finalmente l’elenco dei cavalieri che avrebbero partecipato al Palio del Corso dei Cavalieri. Gara che si sarebbe tenuta una settimana dopo il grande ballo. Lesse attentamente l’elenco che poi gettò a terra con un gesto di disappunto. Si guardò d’attorno. Prese poi dei pezzi di carta e, alzata l’ampolla della lanterna, accese alla fiammella la carta che teneva in mano. Gettò la fiamma tra le carte sparse a terra e si dileguò nel buio. Le fiamme, alimentate dai bei mobili antichi, invasero presto tutto l’edificio. Nel tempo che l’allarme facesse accorrere i pompieri, il fuoco si era esteso alle case vicine e al magazzino del signor Cesare Nado, negoziante di libri. Il fuoco arrivò anche all’osteria di San Giacomo, che fungeva da albergo e stallo dei cavalli, in quel momento pieno di legna e fieno. Il provvidenziale intervento dei pompieri salvò dal fuoco l’archivio notarile della provincia. Furono stimati danni per Lire 53,850.
Incredibilmente, anzi miracolosamente, non venne intaccata dal fuoco la cappella della Madonna dei sette dolori che si trovava, e si trova ancora, nel cortile, nell’angolo opposto all’androne d’ingresso. In questo palazzo, di stile tardo gotico veneziano del 1480, la famiglia Braschi aveva fatto costruire, nel 1600, questa cappella dedicata alla Vergine dei sette dolori. Dopo l’incendio, gli eredi della famiglia Braschi, con notevole dispendio economico, fecero riparare i danni conseguenti l’incendio e ripristinarono la cappella dotandola di un nuovo altare. I Braschi incaricarono il miglior architetto del momento, Antonio Piovene, che già aveva terminato di progettare il tempietto posto sopra la ghiacciaia del parco di villa Capra (ora parco Querini). L’architetto Antonio Piovene restaurò la cappella e ideò un simulacro di campanile con orologio (orologio rubato da molto tempo) posto sulla parete sopra l’ingresso della cappella. Con l’estinzione della famiglia Braschi questa cappella fu per lungo tempo dimenticata.

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