sabato, Dicembre 20, 2025
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“Specchi clinici” sull’HPV per riconoscere, includere e intervenire

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ROMA (ITALPRESS) – Su iniziativa del senatore Marco Scurria (FdI), il 27 ottobre presso la sala Zuccari del Senato si è tenuta una tavola rotonda dove, insieme al professor Vittorio Unfer ginecologo e ricercatore, si è parlato dell’infezione da HPV affrontando tutte le tematiche ad essa correlate: il ruolo dell’uomo, la necessità di un approccio multidisciplinare, la persistenza dell’HPV, screening e vaccinazione.
L’HPV è un’infezione sessualmente trasmessa contratta, almeno una volta nella vita, da circa l’80% delle persone sessualmente attive, responsabile del 5% di tutti i tumori nel mondo.
Il professor Vittorio Unfer, ginecologo e ricercatore, da sempre attento alle problematiche femminili spiega come l’HPV necessita di un’attenzione sempre maggiore e di un approccio diverso rispetto al passato.
“I dati attestano che se nell’85-90% dei casi l’infezione regredisce spontaneamente, nel restante 10-15%, può persistere divenendo un fattore di rischio per lo sviluppo del tumore della cervice; l’infezione può colpire anche altri distretti come la mucosa orale e anale, meno approfonditi. In presenza di una lesione cervicale, il rischio di sviluppare un tumore anale aumenta fino al 30%. Per molti anni – spiega Unfer – l’infezione da HPV è stata associata esclusivamente al cancro del collo dell’utero, invece, la scienza ha provato che anche gli uomini possono sviluppare condilomi, lesioni precancerose e carcinomi del pene, dell’ano e del cavo orale, anch’essi HPV-correlati, rispettivamente nel 50%, 88% e 26-30% dei casi”.
“Su un campione di 44769 uomini provenienti da 35 Paesi – prosegue lo scienziato – 1 uomo su 3 è risultato infatti positivo all’HPV, e 1 su 5 all’HPV ad alto rischio con una forte prevalenza dell’HPV-16. Inoltre, uno studio italiano ha evidenziato che il 56% dei maschi italiani risulta positivo all’HPV, di questi il 20% presenta l’infezione a livello del cavo orale e il 13% a livello anale”.
“In questo contesto – continua il professor Unfer – il partner della donna ricopre un ruolo fondamentale, in quanto può rappresentare un serbatoio di infezione”.
L’attenzione del professor Unfer si sofferma poi sulla prevenzione.
“Nonostante i dati preoccupanti, in Italia la copertura vaccinale è ancora molto bassa, nel 2024 è stata del 51,18% nelle ragazze di 12 anni e del 44,65% nei ragazzi. Obiettivi ben lontani – commenta il professor Unfer – da quelli indicati dall’OMS, che mirano a una copertura del 90% entro il 2030, e da quelli previsti dall’ultimo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (95% nel dodicesimo anno di vita). Per quanto riguarda, i test di screening – conclude Unfer – la situazione è ben diversa: mentre nelle donne lo screening cervicale è ormai consolidato e regolamentato a livello nazionale, negli uomini non esiste nulla di comparabile, neanche nei contesti più a rischio o tra partner di donne positive. Anche per le donne, tuttavia, restano lacune da colmare: il tampone rettale oggi non è incluso nei percorsi di screening, nonostante la crescente evidenza del coinvolgimento di più distretti anatomici. Alla luce di quanto analizzato è chiara quindi la necessità di una maggiore comunicazione medico paziente e soprattutto di un approccio multidisciplinare, con una condivisione di informazioni relative al paziente tra specialisti diversi”.

– foto mec/Italpress –
(ITALPRESS).

“Specchi clinici” sull’HPV per riconoscere, includere e intervenire

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ROMA (ITALPRESS) – Su iniziativa del senatore Marco Scurria (FdI), il 27 ottobre presso la sala Zuccari del Senato si è tenuta una tavola rotonda dove, insieme al professor Vittorio Unfer ginecologo e ricercatore, si è parlato dell’infezione da HPV affrontando tutte le tematiche ad essa correlate: il ruolo dell’uomo, la necessità di un approccio multidisciplinare, la persistenza dell’HPV, screening e vaccinazione.
L’HPV è un’infezione sessualmente trasmessa contratta, almeno una volta nella vita, da circa l’80% delle persone sessualmente attive, responsabile del 5% di tutti i tumori nel mondo.
Il professor Vittorio Unfer, ginecologo e ricercatore, da sempre attento alle problematiche femminili spiega come l’HPV necessita di un’attenzione sempre maggiore e di un approccio diverso rispetto al passato.
“I dati attestano che se nell’85-90% dei casi l’infezione regredisce spontaneamente, nel restante 10-15%, può persistere divenendo un fattore di rischio per lo sviluppo del tumore della cervice; l’infezione può colpire anche altri distretti come la mucosa orale e anale, meno approfonditi. In presenza di una lesione cervicale, il rischio di sviluppare un tumore anale aumenta fino al 30%. Per molti anni – spiega Unfer – l’infezione da HPV è stata associata esclusivamente al cancro del collo dell’utero, invece, la scienza ha provato che anche gli uomini possono sviluppare condilomi, lesioni precancerose e carcinomi del pene, dell’ano e del cavo orale, anch’essi HPV-correlati, rispettivamente nel 50%, 88% e 26-30% dei casi”.
“Su un campione di 44769 uomini provenienti da 35 Paesi – prosegue lo scienziato – 1 uomo su 3 è risultato infatti positivo all’HPV, e 1 su 5 all’HPV ad alto rischio con una forte prevalenza dell’HPV-16. Inoltre, uno studio italiano ha evidenziato che il 56% dei maschi italiani risulta positivo all’HPV, di questi il 20% presenta l’infezione a livello del cavo orale e il 13% a livello anale”.
“In questo contesto – continua il professor Unfer – il partner della donna ricopre un ruolo fondamentale, in quanto può rappresentare un serbatoio di infezione”.
L’attenzione del professor Unfer si sofferma poi sulla prevenzione.
“Nonostante i dati preoccupanti, in Italia la copertura vaccinale è ancora molto bassa, nel 2024 è stata del 51,18% nelle ragazze di 12 anni e del 44,65% nei ragazzi. Obiettivi ben lontani – commenta il professor Unfer – da quelli indicati dall’OMS, che mirano a una copertura del 90% entro il 2030, e da quelli previsti dall’ultimo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (95% nel dodicesimo anno di vita). Per quanto riguarda, i test di screening – conclude Unfer – la situazione è ben diversa: mentre nelle donne lo screening cervicale è ormai consolidato e regolamentato a livello nazionale, negli uomini non esiste nulla di comparabile, neanche nei contesti più a rischio o tra partner di donne positive. Anche per le donne, tuttavia, restano lacune da colmare: il tampone rettale oggi non è incluso nei percorsi di screening, nonostante la crescente evidenza del coinvolgimento di più distretti anatomici. Alla luce di quanto analizzato è chiara quindi la necessità di una maggiore comunicazione medico paziente e soprattutto di un approccio multidisciplinare, con una condivisione di informazioni relative al paziente tra specialisti diversi”.

– foto mec/Italpress –
(ITALPRESS).

Sequestrati nel Trapanese 670 kg di hashish, fermati 5 narcotrafficanti

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TRAPANI (ITALPRESS) – Polizia di Stato e Guardia di Finanza di Trapani hanno fermato 5 tunisini, gravemente indiziati di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di ingenti quantitativi di droga. Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia. La notte del 20 ottobre scorso agenti della Squadra Mobile di Trapani e della SISCO di Palermo ha rilevato la presenza di un gommone dotato di un potente motore fuori bordo, nello specchio d’acqua antistante la città di Marsala.

Raggiunte le acque internazionali, l’imbarcazione è stata poi intercettata dai radar del Reparto operativo aeronavale delle Fiamme gialle di Palermo, preallertati dagli Uffici investigativi della Polizia di Stato. In quel frangente, i finanzieri hanno documentato l’incontro tra il gommone e un peschereccio battente bandiera tunisina e constatato il trasbordo, dal peschereccio al gommone, di alcuni colli di colore azzurro di grosse dimensioni.

Cessato il trasbordo, il gommone ha fatto rientro verso le coste marsalesi, verosimilmente ignaro del costante monitoraggio delle Fiamme gialle aeronavali. Giunto in acque territoriali, è stato bloccato, dopo un concitato inseguimento ad alta velocità. Durante la fuga, il conducente è stato osservato mentre tentava di disfarsi di alcuni dei colli trasportati, gettandoli in mare.

I colli sono stati recuperati dai finanzieri, che ne hanno accertato il contenuto, vale a dire panetti di hashish per un peso complessivo di oltre 160 chili. In costante coordinamento con gli Uffici investigativi della Polizia di Stato, i finanzieri hanno poi proceduto a bloccare, in acque internazionali, il peschereccio, in forza della Convenzione internazionale di Montegobay. Anche in questa occasione, il motopesca ha tentato una spericolata fuga, durante la quale ha abbandonato, gettandoli a mare, 11 colli contenenti oltre 600 chili di hashish.

La fuga è terminata a poche miglia dal limite esterno delle acque territoriali tunisine, quando i finanzieri hanno abbordato il peschereccio prendendone il controllo. L’intera operazione, condotta in sinergia tra la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, si è conclusa con il sequestro di oltre 670 chili di hashish.

Trattasi del più consistente sequestro di hashish operato nelle acque trapanesi negli ultimi decenni. Sia il conducente del gommone partito dalle coste marsalesi sia i quattro membri dell’equipaggio del peschereccio, tutti di nazionalità tunisina, sono stati sottoposti al fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha inoltre disposto il sequestro preventivo delle due imbarcazioni.

Il provvedimento restrittivo è stato convalidato dal gip del Tribunale di Trapani, che ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere per quattro dei cinque tunisini; un quinto tunisino, membro dell’equipaggio del peschereccio, è stato scarcerato e collocato presso il Centro di Permanenza e Rimpatri di Milo.

-Foto screenshot video Polizia di Stato e Guardia di Finanza-
(ITALPRESS).

I miliziani di Hamas sparano contro l’Idf, Netanyahu ordina massicci raid immediati su Gaza. Vance “Piccole schermaglie sono possibili”

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ROMA (ITALPRESS) – I miliziani di Hamas hanno sparato contro i militari israeliani a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, e in risposta le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno colpito diversi obiettivi terroristici che rappresentavano una minaccia per le sue forze nella Striscia. Lo riportano i media israeliani, secondo cui tra gli obiettivi colpiti figurano strutture e tunnel. L’attacco di Hamas per Israele rappresenta una violazione del cessate il fuoco in vigore dal 10 ottobre scorso.

Hamas ha però poi afferma di non avere alcun legame con l’attacco ai soldati israeliani a Rafah, e ha aggiunto di rispettare all’accordo di cessate il fuoco. In una nota Hamas sostiene che “i bombardamenti criminali effettuati dall’esercito di occupazione su aree della Striscia di Gaza rappresentano una palese violazione dell’accordo di cessate il fuoco”.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alle Forze di difesa israeliane (Idf) di “effettuare immediatamente attacchi massicci nella Striscia di Gaza”, a seguito di consultazioni sulla sicurezza. Lo ha annunciato l’ufficio del premier. L’emittente qatariota Al-Jazeera riferisce di attacchi aerei dell’Aeronautica israeliana su Gaza City e di esplosioni a Rafah e a Khan Younis, nel sud della Striscia.

Netanyahu avrebbe deciso di espandere il territorio sotto il controllo delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza dopo le ripetute violazioni dell’accordo di cessate il fuoco da parte di Hamas, riportano i media israeliani, aggiungendo che l’ufficio di Netanyahu rifiuta di commentare le indiscrezioni. Secondo quanto riportato dall’emittente pubblica Kan, Netanyahu starebbe parlando con alti funzionari statunitensi per coordinare l’iniziativa.

KATZ “HAMAS PAGHERÀ UN PREZZO ELEVATO PER ATTACCO A IDF”

Il gruppo terroristico palestinese Hamas “pagherà un prezzo elevato per aver attaccato i soldati delle Idf a Gaza e per aver violato l’accordo per la restituzione dei corpi degli ostaggi”. Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, secondo cui, “l’attacco odierno ai soldati delle Idf a Gaza da parte di Hamas rappresenta il superamento di una linea rossa netta, a cui le Forze di difesa israeliane (Idf) risponderà con grande forza. Hamas pagherà con gli interessi”.

La fragile tregua a Gaza in vigore dal 10 ottobre scorse è stata violata da Hamas con un attacco alle Idf che hanno bombardato diverse zone della Striscia. A innescare la tensione stamane la restituzione da parte di Hamas dei resti del corpo di un ostaggio di cui le Idf avevano già recuperato i resti due anni fa.

VANCE “PICCOLE SCHERMAGLIE POSSIBILI”

Il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, ha dichiarato che il cessate il fuoco tra Israele e Gaza è in corso, ma ha avvertito che potrebbero verificarsi “piccole schermaglie qua e là”. Le sue parole, pronunciate a Capitol Hill dopo un incontro con i senatori repubblicani, rappresentano la prima presa di posizione ufficiale dell’amministrazione Trump dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato nuovi attacchi su Gaza. Vance ha sottolineato che gli Stati Uniti considerano Israele un partner, non un subordinato, e hanno chiarito che non stanno dettando condizioni, ma supportando Israele con obiettivi condivisi. Ha anche espresso ottimismo riguardo agli sforzi per disarmare Hamas e ricostruire Gaza, nonostante le sfide persistenti. Nel frattempo, l’amministrazione Trump ha respinto con fermezza gli sforzi di alcuni legislatori israeliani di annettere la Cisgiordania, affermando che tali azioni potrebbero compromettere la strategia di pace in Medio Oriente, compreso il fragile cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

RINVIATA LA CONSEGNA DI UN NUOVO CORPO DI UN OSTAGGIO

L’ala militare di Hamas, le Brigate Qassam, annuncia il rinvio della restituzione del corpo di un ostaggio, prevista per le 20 di stasera. Nella sua dichiarazione, il braccio armato di Hamas afferma che la mossa è una risposta alle “violazioni dell’accordo di cessate il fuoco da parte dell’occupazione”. In precedenza, Hamas aveva annunciato che avrebbe consegnato oggi il corpo di un ostaggio recuperato in uno dei tunnel.

HAMAS “DIFFICILE RECUPERARE CORPI, ISRAELE CI FACCIA ENTRARE IN ZONE ROSSE”

Il gruppo terroristico al potere a Gaza, Hamas, “ha incontrato notevoli difficoltà nel recuperare i corpi degli ostaggi e continua a chiedere attrezzature pesanti per recuperare i corpi rimanenti”. Lo ha dichiarato Suhail a-Hindi, membro dell’ufficio politico di Hamas alla tv del Qatar Al-Jazeera. Israele “deve capire che siamo impegnati a rispettare l’accordo e deve smettere di accusarci di violarlo”, ha detto riferendosi alle accuse mosse da Israele dopo che i resti consegnati ieri da Hamas appartengono a un ostaggio già recuperato.

A-Hindi ha aggiunto che Hamas ha chiesto l’autorizzazione a Israele per consentire alle squadre di ricerca di entrare nelle zone rosse per cercare i corpi degli ostaggi. “Stiamo aspettando l’autorizzazione dell’occupazione per consentire alle squadre di entrare a Rafah per cercare i corpi dei prigionieri”, ha affermato, aggiungendo che Hamas non ha alcun interesse a nascondere i corpi di alcun prigioniero nemico o a ritardarne la consegna. “Abbiamo fatto ogni sforzo per recuperare i corpi e l’occupazione è responsabile del ritardo nel recupero dei corpi rimanenti. Chiediamo ai mediatori di fare pressione sul nemico affinché faciliti il recupero dei corpi rimanenti dei suoi prigionieri”, ha concluso.

LA BARA CONSEGNATA IERI CONTIENE I RESTI DI UN OSTAGGIO GIA’ RIPORTATO IN ISRAELE

La bara consegnata ieri sera da Hamas a Israele conterrebbe i resti del corpo di un ostaggio già riportato in Israele. Lo riferiscono i media israeliani. Nella Striscia di Gaza si trovano i corpi di 13 ostaggi. L’ipotesi che i resti non appartengano a nessuno dei 13 ostaggi è emersa durante il processo di identificazione presso l’istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv.

A seguito del completamento del processo di identificazione questa mattina, è emerso che ieri sera sono stati restituiti da Hamas i resti dell’ostaggio Ofir Tzarfati, riportato dalla Striscia di Gaza in un’operazione militare circa due anni fa. Lo riferisce l’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. “Ciò costituisce una chiara violazione dell’accordo da parte dell’organizzazione terroristica Hamas”, si legge nella nota. Netanyahu terrà un incontro sulla sicurezza con i vertici delle forze di sicurezza per discutere le misure adottate da Israele in risposta alle violazioni.

MEDIA ISRAELIANI PUBBLICANO UN VIDEO CHE MOSTRA LA MESSINSCENA DI HAMAS

I media israeliani hanno pubblicato un video delle Forze di difesa israeliane (Idf) che mostra la “messinscena” di Hamas del ritrovamento del corpo di un ostaggio a Gaza. Le immagini riprese da un drone delle Idf mostrano miliziani di Hamas che prima seppelliscono un corpo avvolto in un lenzuolo bianco per poi comunicare alla Croce rossa di aver rinvenuto il cadavere. Durante la notte, i resti sono stati trasferiti in Israele, ma dall’analisi forense è emerso che appartengono a un ostaggio recuperato a dicembre 2023, Ofir Zarfati. Il video era arrivato già ieri ai vertici della Difesa israeliani, che però avrebbero deciso di attendere la consegna del corpo e l’autopsia, riporta l’emittente Channel12. La famiglia di Zarfati ha visionato le immagini in cui i resti del figlio vengono portati fuori, sepolti e viene chiamata la Croce Rossa. “Una spregevole manipolazione progettata per affossare l’accordo e impedire il ritorno di tutti i rapiti”, afferma la famiglia.

LE FAMIGLIE DEGLI OSTAGGI CHIEDONO INCONTRO CON NETANYAHU

Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha chiesto un “incontro urgente con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, alla luce della grave violazione dell’accordo da parte di Hamas la scorsa notte e delle notizie secondo cui Hamas avrebbe documentato, ingannato e falsificato il processo di localizzazione degli ostaggi”. In una nota, le famiglie degli ostaggi hanno aggiunto: “Le ripetute violazioni dimostrano ciò che già sappiamo: Hamas conosce la posizione di tutti gli ostaggi e continua ad agire con disprezzo, a ingannare gli Stati Uniti e i mediatori e a ledere la dignità dei nostri cari. Il governo israeliano non può e non deve ignorare tutto questo e deve agire con decisione contro queste violazioni”. Ieri sera Hamas ha consegnato i resti di un ostaggio recuperato dall’esercito a dicembre 2023.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

I miliziani di Hamas sparano contro l’Idf, Netanyahu ordina massicci raid immediati su Gaza. Rinviata la consegna del corpo di un ostaggio

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ROMA (ITALPRESS) – I miliziani di Hamas hanno sparato contro i militari israeliani a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, e in risposta le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno colpito diversi obiettivi terroristici che rappresentavano una minaccia per le sue forze nella Striscia. Lo riportano i media israeliani, secondo cui tra gli obiettivi colpiti figurano strutture e tunnel. L’attacco di Hamas per Israele rappresenta una violazione del cessate il fuoco in vigore dal 10 ottobre scorso.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alle Forze di difesa israeliane (Idf) di “effettuare immediatamente attacchi massicci nella Striscia di Gaza”, a seguito di consultazioni sulla sicurezza. Lo ha annunciato l’ufficio del premier. L’emittente qatariota Al-Jazeera riferisce di attacchi aerei dell’Aeronautica israeliana su Gaza City e di esplosioni a Rafah e a Khan Younis, nel sud della Striscia.

Netanyahu avrebbe deciso di espandere il territorio sotto il controllo delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza dopo le ripetute violazioni dell’accordo di cessate il fuoco da parte di Hamas, riportano i media israeliani, aggiungendo che l’ufficio di Netanyahu rifiuta di commentare le indiscrezioni. Secondo quanto riportato dall’emittente pubblica Kan, Netanyahu starebbe parlando con alti funzionari statunitensi per coordinare l’iniziativa.

KATZ “HAMAS PAGHERÀ UN PREZZO ELEVATO PER ATTACCO A IDF”

Il gruppo terroristico palestinese Hamas “pagherà un prezzo elevato per aver attaccato i soldati delle Idf a Gaza e per aver violato l’accordo per la restituzione dei corpi degli ostaggi”. Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, secondo cui, “l’attacco odierno ai soldati delle Idf a Gaza da parte di Hamas rappresenta il superamento di una linea rossa netta, a cui le Forze di difesa israeliane (Idf) risponderà con grande forza. Hamas pagherà con gli interessi”.

La fragile tregua a Gaza in vigore dal 10 ottobre scorse è stata violata da Hamas con un attacco alle Idf che hanno bombardato diverse zone della Striscia. A innescare la tensione stamane la restituzione da parte di Hamas dei resti del corpo di un ostaggio di cui le Idf avevano già recuperato i resti due anni fa.

RINVIATA LA CONSEGNA DI UN NUOVO CORPO DI UN OSTAGGIO

L’ala militare di Hamas, le Brigate Qassam, annuncia il rinvio della restituzione del corpo di un ostaggio, prevista per le 20 di stasera. Nella sua dichiarazione, il braccio armato di Hamas afferma che la mossa è una risposta alle “violazioni dell’accordo di cessate il fuoco da parte dell’occupazione”. In precedenza, Hamas aveva annunciato che avrebbe consegnato oggi il corpo di un ostaggio recuperato in uno dei tunnel.

HAMAS “DIFFICILE RECUPERARE CORPI, ISRAELE CI FACCIA ENTRARE IN ZONE ROSSE”

Il gruppo terroristico al potere a Gaza, Hamas, “ha incontrato notevoli difficoltà nel recuperare i corpi degli ostaggi e continua a chiedere attrezzature pesanti per recuperare i corpi rimanenti”. Lo ha dichiarato Suhail a-Hindi, membro dell’ufficio politico di Hamas alla tv del Qatar Al-Jazeera. Israele “deve capire che siamo impegnati a rispettare l’accordo e deve smettere di accusarci di violarlo”, ha detto riferendosi alle accuse mosse da Israele dopo che i resti consegnati ieri da Hamas appartengono a un ostaggio già recuperato.

A-Hindi ha aggiunto che Hamas ha chiesto l’autorizzazione a Israele per consentire alle squadre di ricerca di entrare nelle zone rosse per cercare i corpi degli ostaggi. “Stiamo aspettando l’autorizzazione dell’occupazione per consentire alle squadre di entrare a Rafah per cercare i corpi dei prigionieri”, ha affermato, aggiungendo che Hamas non ha alcun interesse a nascondere i corpi di alcun prigioniero nemico o a ritardarne la consegna. “Abbiamo fatto ogni sforzo per recuperare i corpi e l’occupazione è responsabile del ritardo nel recupero dei corpi rimanenti. Chiediamo ai mediatori di fare pressione sul nemico affinché faciliti il recupero dei corpi rimanenti dei suoi prigionieri”, ha concluso.

LA BARA CONSEGNATA IERI CONTIENE I RESTI DI UN OSTAGGIO GIA’ RIPORTATO IN ISRAELE

La bara consegnata ieri sera da Hamas a Israele conterrebbe i resti del corpo di un ostaggio già riportato in Israele. Lo riferiscono i media israeliani. Nella Striscia di Gaza si trovano i corpi di 13 ostaggi. L’ipotesi che i resti non appartengano a nessuno dei 13 ostaggi è emersa durante il processo di identificazione presso l’istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv.

A seguito del completamento del processo di identificazione questa mattina, è emerso che ieri sera sono stati restituiti da Hamas i resti dell’ostaggio Ofir Tzarfati, riportato dalla Striscia di Gaza in un’operazione militare circa due anni fa. Lo riferisce l’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. “Ciò costituisce una chiara violazione dell’accordo da parte dell’organizzazione terroristica Hamas”, si legge nella nota. Netanyahu terrà un incontro sulla sicurezza con i vertici delle forze di sicurezza per discutere le misure adottate da Israele in risposta alle violazioni.

MEDIA ISRAELIANI PUBBLICANO UN VIDEO CHE MOSTRA LA MESSINSCENA DI HAMAS

I media israeliani hanno pubblicato un video delle Forze di difesa israeliane (Idf) che mostra la “messinscena” di Hamas del ritrovamento del corpo di un ostaggio a Gaza. Le immagini riprese da un drone delle Idf mostrano miliziani di Hamas che prima seppelliscono un corpo avvolto in un lenzuolo bianco per poi comunicare alla Croce rossa di aver rinvenuto il cadavere. Durante la notte, i resti sono stati trasferiti in Israele, ma dall’analisi forense è emerso che appartengono a un ostaggio recuperato a dicembre 2023, Ofir Zarfati. Il video era arrivato già ieri ai vertici della Difesa israeliani, che però avrebbero deciso di attendere la consegna del corpo e l’autopsia, riporta l’emittente Channel12. La famiglia di Zarfati ha visionato le immagini in cui i resti del figlio vengono portati fuori, sepolti e viene chiamata la Croce Rossa. “Una spregevole manipolazione progettata per affossare l’accordo e impedire il ritorno di tutti i rapiti”, afferma la famiglia.

LE FAMIGLIE DEGLI OSTAGGI CHIEDONO INCONTRO CON NETANYAHU

Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha chiesto un “incontro urgente con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, alla luce della grave violazione dell’accordo da parte di Hamas la scorsa notte e delle notizie secondo cui Hamas avrebbe documentato, ingannato e falsificato il processo di localizzazione degli ostaggi”. In una nota, le famiglie degli ostaggi hanno aggiunto: “Le ripetute violazioni dimostrano ciò che già sappiamo: Hamas conosce la posizione di tutti gli ostaggi e continua ad agire con disprezzo, a ingannare gli Stati Uniti e i mediatori e a ledere la dignità dei nostri cari. Il governo israeliano non può e non deve ignorare tutto questo e deve agire con decisione contro queste violazioni”. Ieri sera Hamas ha consegnato i resti di un ostaggio recuperato dall’esercito a dicembre 2023.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Media “Nella bara consegnata ieri sera da Hamas a Israele ci sono i resti di un ostaggio già restituito”

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ROMA (ITALPRESS) – La bara consegnata ieri sera da Hamas a Israele conterrebbe i resti del corpo di un ostaggio già riportato in Israele. Lo riferiscono i media israeliani. Nella Striscia di Gaza si trovano i corpi di 13 ostaggi. L’ipotesi che i resti non appartengano a nessuno dei 13 ostaggi è emersa durante il processo di identificazione presso l’istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Tajani “Interventi sul ceto medio, ora l’impegno con l’Africa”

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ROMA (ITALPRESS) – “In quell’area e in tutti i Paesi africani c’è grande richiesta d’Italia. I governi della regione ci chiedono di essere più presenti. Hanno apprezzato il Piano Mattei e il fatto che l’Italia non si comporta da potenza neo-coloniale”. Così, in una intervista a Il Messaggero, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Oggi comincia la sua prima missione da ministro degli Esteri nell’Africa sub-sahariana Mauritania, Senegal e Niger.

“La nostra forza – spiega – sta in una postura di vera collaborazione, senza atteggiamenti di superiorità o la pretesa di prendere e non dare. Il nostro è un paradigma rovesciato. Non portare via le materie prime ma aiutare quei Paesi a trasformare quelle materie anche col lavoro delle nostre imprese. L’opposto di un approccio colonialista. Abbiamo il dovere, da italiani e europei, di essere i primi interlocutori dell’Africa e di non lasciare questa funzione a Cina e Russia”.

Insieme a Tajani ci sarà anche Piantedosi. “Abbiamo deciso di fare insieme questo viaggio – spiega il vicepremier – perchè insieme parleremo anche di lotta al terrorismo, del contrasto alla lotta all’immigrazione clandestina e di come favorire l’immigrazione regolare. Gli aspetti da trattare insomma sono molteplici. Noi per esempio abbiamo in Senegal molte aziende ed è previsto in questi giorni un importante business forum a Dakar – dove riunirò i nostri ambasciatori in Africa – e abbiamo in Niger il nostro contingente militare”.

“Noi siamo ancora in Niger – ricorda -. Anche perchè attraverso la regione di Agadez passano i traffici di esseri umani e di armi. La cui destinazione è spesso la Libia, dove c’è forte l’influenza della Russia. L’Italia vuole essere protagonista in un’area così cruciale del Sahel quale è il Niger. Che oltretutto è dotato di materie prime come l’uranio. L’Africa è un continente ricco, abitato in molte sue parti da popolazioni povere. E noi, con il nostro saper fare, possiamo favorire la crescita economica e sociale di queste popolazioni. Nei prossimi mesi vorremmo tenere una riunione di Paesi del Sahel fra cui Ciad, Burkina Faso, Niger e Mali per rinforzare non solo i rapporti politici ma anche quelli economici e di cooperazione”.
“Che l’Europa debba contare di più è ovvio – osserva Tajani -. C’è chi vuole, farla contare di più e chi di meno. Io sono per la prima opzione. Senza Europa nessun Paese, e questo vale anche per l’Ungheria, è in grado di competere nel mondo. Per quanto riguarda l’Italia, oltretutto, noi abbiamo la possibilità di diventare, in Europa, l’ambasciatrice dell’Africa. Con le nostre imprese e grazie al Piano Mattei, stiamo facendo tanto: cooperazione allo sviluppo, trasformazione di terreni non coltivati in terreni agricoli, attività estrattive e via dicendo”.

Eni “è il player più richiesto – aggiunge -. Un’eccellenza. E ne abbiamo anche altre. Nella legge di bilancio, ci sono fondi per favorire l’internazionalizzazione delle nostre ottime imprese, comprese quelle che lavorano in Africa”.

Poi, in merito alla manovra, dichiara: “Questa è una buona finanziaria. Aiuta il ceto medio con la riduzione dell’Irpef, sostiene gli stipendi più poveri, investe nella sanità. Sulle banche, è passata la linea di Fi. Non ci sono tasse sugli extra profitti ma solo un contributo, frutto di un accordo definitivamente concluso al Mef da Giorgetti, dal viceministro Leo e da me con i rappresentanti dell’Abi”.

In merito a Salvini che protesta, definisce “legittima la sua posizione, ma pacta sunt servanda”. Ed in merito alle modifiche in Parlamento: “Nessuna tassa aggiuntiva sulle case vacanza, articolo 18 da sistemare (quello sui dividendi che penalizza le imprese con una doppia tassazione) e bisogna intervenire su Metro C di Roma, metro di Milano e linea Afragola-Napoli. Altra priorità per noi è la soluzione dei problemi legati a forze armate e di polizia”.

Giovedì il sì alla riforma della Giustizia “sarà una data storica”, dice Tajani. Ed in merito al referendum, “lo vinceremo, perchè i cittadini sanno che è una riforma giusta. Ho già chiesto ai parlamentari Costa e Zanettin di cominciare a creare comitati per il Sì”.

I partiti della sinistra “se vogliono dare una spallata, non la danno al governo ma al popolo italiano. Intanto noi di Fi, il 21 novembre, organizzeremo eventi in tutta Italia. E il giorno in cui, nel ’94, venne pubblicato l’annuncio dell’avviso di garanzia a Berlusconi prima che gli venisse notificato. L’inizio di un lunghissimo calvario. Ora siamo in un’altra fase. E vedrete che, siccome la riforma Nordio punta ad esaltare il giudice terzo, molti elettori anche di sinistra non seguiranno la logica della spallata e voteranno secondo coscienza”.
– foto Ipa agency –
(ITALPRESS).

Tajani “Interventi sul ceto medio, ora l’impegno con l’Africa”

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ROMA (ITALPRESS) – “In quell’area e in tutti i Paesi africani c’è grande richiesta d’Italia. I governi della regione ci chiedono di essere più presenti. Hanno apprezzato il Piano Mattei e il fatto che l’Italia non si comporta da potenza neo-coloniale”. Così, in una intervista a Il Messaggero, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Oggi comincia la sua prima missione da ministro degli Esteri nell’Africa sub-sahariana Mauritania, Senegal e Niger.
“La nostra forza – spiega – sta in una postura di vera collaborazione, senza atteggiamenti di superiorità o la pretesa di prendere e non dare. Il nostro è un paradigma rovesciato. Non portare via le materie prime ma aiutare quei Paesi a trasformare quelle materie anche col lavoro delle nostre imprese. L’opposto di un approccio colonialista. Abbiamo il dovere, da italiani e europei, di essere i primi interlocutori dell’Africa e di non lasciare questa funzione a Cina e Russia”.
Insieme a Tajani ci sarà anche Piantedosi. “Abbiamo deciso di fare insieme questo viaggio – spiega il vicepremier – perchè insieme parleremo anche di lotta al terrorismo, del contrasto alla lotta all’immigrazione clandestina e di come favorire l’immigrazione regolare. Gli aspetti da trattare insomma sono molteplici. Noi per esempio abbiamo in Senegal molte aziende ed è previsto in questi giorni un importante business forum a Dakar – dove riunirò i nostri ambasciatori in Africa – e abbiamo in Niger il nostro contingente militare”.
“Noi siamo ancora in Niger – ricorda -. Anche perchè attraverso la regione di Agadez passano i traffici di esseri umani e di armi. La cui destinazione è spesso la Libia, dove c’è forte l’influenza della Russia. L’Italia vuole essere protagonista in un’area così cruciale del Sahel quale è il Niger. Che oltretutto è dotato di materie prime come l’uranio. L’Africa è un continente ricco, abitato in molte sue parti da popolazioni povere. E noi, con il nostro saper fare, possiamo favorire la crescita economica e sociale di queste popolazioni. Nei prossimi mesi vorremmo tenere una riunione di Paesi del Sahel fra cui Ciad, Burkina Faso, Niger e Mali per rinforzare non solo i rapporti politici ma anche quelli economici e di cooperazione”.
“Che l’Europa debba contare di più è ovvio – osserva Tajani -. C’è chi vuole, farla contare di più e chi di meno. Io sono per la prima opzione. Senza Europa nessun Paese, e questo vale anche per l’Ungheria, è in grado di competere nel mondo. Per quanto riguarda l’Italia, oltretutto, noi abbiamo la possibilità di diventare, in Europa, l’ambasciatrice dell’Africa. Con le nostre imprese e grazie al Piano Mattei, stiamo facendo tanto: cooperazione allo sviluppo, trasformazione di terreni non coltivati in terreni agricoli, attività estrattive e via dicendo”. Eni “è il player più richiesto – aggiunge -. Un’eccellenza. E ne abbiamo anche altre. Nella legge di bilancio, ci sono fondi per favorire l’internazionalizzazione delle nostre ottime imprese, comprese quelle che lavorano in Africa”.
Poi, in merito alla manovra, dichiara: “Questa è una buona finanziaria. Aiuta il ceto medio con la riduzione dell’Irpef, sostiene gli stipendi più poveri, investe nella sanità. Sulle banche, è passata la linea di Fi. Non ci sono tasse sugli extra profitti ma solo un contributo, frutto di un accordo definitivamente concluso al Mef da Giorgetti, dal viceministro Leo e da me con i rappresentanti dell’Abi”. In merito a Salvini che protesta, definisce “legittima la sua posizione, ma pacta sunt servanda”. Ed in merito alle modifiche in Parlamento: “Nessuna tassa aggiuntiva sulle case vacanza, articolo 18 da sistemare (quello sui dividendi che penalizza le imprese con una doppia tassazione) e bisogna intervenire su Metro C di Roma, metro di Milano e linea Afragola-Napoli. Altra priorità per noi è la soluzione dei problemi legati a forze armate e di polizia”.
Giovedì il sì alla riforma della Giustizia “sarà una data storica”, dice Tajani. Ed in merito al referendum, “lo vinceremo, perchè i cittadini sanno che è una riforma giusta. Ho già chiesto ai parlamentari Costa e Zanettin di cominciare a creare comitati per il Sì”. I partiti della sinistra “se vogliono dare una spallata, non la danno al governo ma al popolo italiano. Intanto noi di Fi, il 21 novembre, organizzeremo eventi in tutta Italia. E il giorno in cui, nel ’94, venne pubblicato l’annuncio dell’avviso di garanzia a Berlusconi prima che gli venisse notificato. L’inizio di un lunghissimo calvario. Ora siamo in un’altra fase. E vedrete che, siccome la riforma Nordio punta ad esaltare il giudice terzo, molti elettori anche di sinistra non seguiranno la logica della spallata e voteranno secondo coscienza”.
– foto Ipa agency –
(ITALPRESS).