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Risorgive, laghetti e specchi d’acqua a Vicenza e provincia. Dove trovarli?

Avete voglia di vedere un po’ d’acqua e trovare degli specchi d’acqua nel Vicentino? Oltre al conosciutissimo Lago di Fimon di Arcugnano, a sud di Vicenza, si possono trovare altri specchi d’acqua a Vicenza e provincia. Sono da ammirare le Risorgive della Seriola nel quartiere di Maddalene. Ci sono inoltre numerosi circoli di pesca sportiva, gestiti da privati, sparsi nel territorio. E anche un laghetto con spiaggia, dove si praticano numerosi sport e si svolgono eventi di intrattenimento.

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Uno scorcio del laghetto Pilastroni di Dueville. Foto: Marta Cardini

Le Risorgive di Maddalene

Si chiamano Risorgive della Seriola o Boja delle Maddalene e sono un laghetto naturale con delle sorgenti che affiorano dal sottosuolo. La roggia nasce a pochi chilometri a nord della città in località Maddalene Vecchie. L’acqua affiora dal sottosuolo da polle dette boi o bojette per l’aspetto dell’acqua che sembra ribollire in comunicazione tra loro. Il laghetto detto La Boja delle Maddalene fa parte del sistema di risorgive che alimentano gli acquedotti cittadini. Durante tutto l’anno sgorga alla temperatura di 12 – 13 gradi. Il boschetto che ricopre le risorgive della Seriola è formato da olmi, salici, ontani e sovrasta un sottobosco abbastanza folto. Le risorgive si trovano dietro la chiesa di Santa Maria maddalena Vecchia. L’acqua è pulitissima e l’effetto dell’acqua che “ribolle” desta meraviglia.

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Il laghetto Boja delle Maddalene, dove ci sono le risorgive. Foto: Marta Cardini

I laghetti di pesca sportiva

Non meno suggestivi sono i laghetti privati dedicati a chi ama la pesca sportiva nel Vicentino. Il più grande è il laghetto “Pilastroni” a Dueville, dove si specchia Villa Da Porto Casarotto. E’ possibile camminarci intorno, col permesso dei proprietari e vedere i pescatori in azione. Fra Dueville e Caldogno sono presenti anche le risorgive del Bacchiglione. C’è poi l’Oasi della Motta a Costabissara, un laghetto a forma di Y che permette una passeggiata in mezzo alla natura e a molte anatre.

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Il laghetto Pilastroni a Dueville. Foto: Marta Cardini

Mentre nella valle del Chiampo, a San Pietro Mussolino è presente il “Lago Azzurro”, dove è facile pescare grosse trote (le trote della Valle del Chiampo, appunto!) anche per i bambini. Qui è possibile dare da mangiare a grossi storioni e ad animali di terra, comprando del cibo nelle apposite palline messe a disposizione dai proprietari. Nella valle dell’Agno, non passa inosservato il Laghetto Marchesini, anch’esso ricco di trote.

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Il laghetto azzurro di San Pietro Mussolino. Foto: Marta Cardini

Altri laghi di pesca sportiva sono il Laghetto 2000, a Vicenza tra Maddalene e località Polegge, il piccolo laghetto rotondo di Creazzo “Agriturismo Laghetto Pesca Sportiva”, i laghetti Cà Brusà e Margherita di Camisano Vicentino e una riserva di pesca a Montecchio Precalcino.

Il laghetto di Marola

Capitolo a sé merita il laghetto “Spark” di Marola di Torri di Quartesolo, dove non si pratica soltanto  la pesca, ma tanti altri sport come il sup, il wake board, il beach volley, il padel ecc… Qui si tengono anche eventi, manifestazioni, come ad esempio il raduno di moto o auto d’epoca, e aperitivi con la cornice del lago. Si tratta di un centro sportivo e centro eventi con occhio anche all’intrattenimento. Inoltre nella stagione estiva, in una parte lungo il lago è presente una spiaggetta con gli ombrelloni, ad accesso libero. Quindi qui è possibile e forse doveroso consumare un buon aperitivo per ringraziare dell’ospitalità.

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La spiaggia al laghetto “SPARK” di Marola. Foto: Marta Cardini
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Il laghetto Spark a Marola. Foto: Marta Cardini

 

 

 

 

Lo sport che verrà, a Vicenza un incontro con Stefano Bizzotto e Marco Marcatili promosso da Sportivi per Vicenza

Lo sport che verrà. Pareri, opinioni ed esperienze per una nuova cultura sportiva” è il titolo dell’incontro promosso e organizzato da Sportivi per Vicenza che si svolgerà sabato 25 febbraio alle ore 10.30 presso l’Hotel De la Ville di Vicenza.

L’incontro sarà l’occasione per fare il punto sullo sviluppo delle politiche per lo sviluppo e la crescita delle attività sportive in città, anche alla luce del Piano strategico elaborato dal Comune di Vicenza con l’obiettivo di promuovere una visione strategica dello sport che non si limiti alla gestione degli impianti sportivi, ma vada nella direzione di migliorare la governance dello sport creando nuovi spazi di collaborazione per valorizzare il ruolo fondamentale delle associazioni sportive.

“Lo sport in città ha grossi margini di crescita – commenta Antonio Buglione -. Conoscere le opinioni e le esperienze di protagonisti competenti del settore a livello nazionale può servire ad orientarci per una nuova visione di politica sportiva. A Vicenza, lo sport non deve essere più considerato una sorta di terra di mezzo, ma uno strumento di crescita sociale ed economica”.

lo sport che verrà
Stefano Bizzotto

All’Incontro interverranno Francesco Rucco, sindaco della Città di Vicenza, Stefano Bizzotto, giornalista e telecronista sportivo RAI dal 1991 che ha seguito sette Campionati del mondo di calcio, sei Olimpiadi estive e quattro invernali, e Marco Marcatili, economista e manager di Nomisma con esperienze consolidate nei processi di sviluppo territoriale, rigenerazione urbana e social business.

L’incontro sarà moderato da Antonio Buglione, appassionato di sport, animatore di Sport Business Community e ideatore di Sportivi per Vicenza.

Villa Muzani detta ‘la Pisa’ distrutta a Malo nel 1919

Luigi Meneghello in “Libera nos a malo” (1963) racconta con queste parole: “Allo scoppio della Pisa, qualche anno prima che nascessimo noi, era intervenuta la Madonna del Castello a proteggerci: ondeggiarono i camini delle filande, caddero i calcinacci, scrosciarono i vetri, ma insomma andò bene. Però la Pisa è a due chilometri, e la villa che c’era, dopo lo scoppio non c’era più”.

Conosciamo Villa Muzani solo per il tramite di vecchie fotografie. Fu costruita presumibilmente verso il 1540 per il Cavalier Trojlo dei conti Muzani in località La Pisa a Malo e rimase di proprietà della stessa nobile famiglia per circa quattro secoli. Sconosciuto è l’autore, secondo qualche storico la villa è attribuibile al Palladio sulla base di valutazioni stilistiche e rientrando nella tipologia di edifici a lui ascrivibili, o alla sua cerchia.

Un documento del 1559, recentemente ritrovato, indica “Zorzo fiolo di maestro Simon da Rigollo” quale esecutore di tutti i volti della “loza e delle colombare” e nomina Palladio quale incaricato di controllare i lavori dello Zorzo, quindi un intervento di Palladio di fatto c’è stato. Le poche fonti fotografiche esistenti documentano solo la facciata anteriore con le barchesse, l’oratorio, il viale e l’artistica recinzione; mentre in una foto del primo 1900 sembra già demolita una barchessa laterale. Venne definita giustamente dal Maccà un’”ottima architettura”; con la loggia affiancata da due torri di impronta palladiana, con la monumentalità di un tempio nella larga gradinata e nella slanciata verticalità delle tre arcate.

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Veduta della Villa – Cartolina anni 20

Il 25 marzo 1919 la villa fu completamente distrutta dallo scoppio della polveriera situata al suo interno (quasi mille duecento quintali di gelatina esplosiva) e andò in rovina anche l’Oratorio fatto costruire dal Conte Carlo Muzani fu Alessandro nel 1758 e dedicato al Redentore.

I maladensi nutrono riconoscenza verso la Madonna di S. Libera per aver protetto il paese da ben più gravi sciagure Oltre a danni materiali ingenti e parecchi feriti, persero la vita un militare e una donna, tale Caterina Panizzon Zanella, che fece scudo col suo corpo al figlioletto appena nato di nome Antonio.

La distruzione di questa villa dei conti Muzani è stata una grave perdita per il patrimonio artistico locale. E grande dev’essere stato, nel paese di Malo e nel suo circondiario, l’eco di questo sciagurato episodio post bellico che Luigi Meneghello in “Libera nos a malo” (1963) racconta con queste parole: “Allo scoppio della Pisa, qualche anno prima che nascessimo noi, era intervenuta la Madonna del Castello a proteggerci: ondeggiarono i camini delle filande, caddero i calcinacci, scrosciarono i vetri, ma insomma andò bene. Però la Pisa è a due chilometri, e la villa che c’era, dopo lo scoppio non c’era più.” “… La porta pesante si chiudeva col grosso catenaccio (ancora storto per la sberla dell’aria, allo scoppio della Pisa)…”

Ecco l’interessante descrizione dello storico Maccà nei primi anni del 1800: “Merita menzione il luogo volgarmente detto La Pisa, ove trovasi un palazzo di Casa Muzan di ottima architettura con picciola chiesa ed altre adiacenze, con roccolo, cedraja, brolo e prateria, ove in tempo d’autunno si prendono lodole e altri uccelli in quantità. Stando nelle stanze superiori del detto palazzo si gode a tutte le parti una veduta molto deliziosa. Avanti la sua facciata v’è una spaziosa corte ai lati chiusa da muri, in fine della quale trovasi un maestoso portone con rastello di ferro.

A destra e sinistra di detto portone vi sono rastelli pur di ferro, ma più bassi del detto, i quali girano sino ai muri laterali che chiudono la corte stessa. Fuori del medesimo portone v’è un largo stradone spalleggiato da olmi lungo quasi mezzo miglio, che arreca piacere a chi lo mira”.

Di Luciano Cestonaro da Storie Vicentine n. 3 Luglio-Agosto 2021


In uscita il prossimo numero di Marzo 2023
distribuito nelle edicole del centro e prima periferia e agli Abbonati
Prezzo di copertina euro 5
Abbonamento 5 numeri euro 20
Over 65  euro 20  (due abbonamenti)

Grease a Vicenza: il celebre musical in scena al Teatro Comunale

“Grease, il Musical”, arriva in scena al Teatro comunale di Vicenza martedì 28 febbraio alle 20.45 per uno show sold out da tempo.

Presentato dalla Compagnia della Rancia, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey, prodotto dalla Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi, è un fenomeno che si conferma ogni sera, ormai da 26 anni sui palcoscenici di tutta Italia, con oltre 1.800 repliche che sfiorano i 2.000.000 spettatori.

grease a vicenza

Prima ancora che uno spettacolo, “Grease” è una festa travolgente che accende le platee, trasformandosi in un vero e proprio fenomeno di costume, uno show amato anche dai giovanissimi. La voglia di ballare e di divertirsi continua infatti a far breccia nel cuore degli spettatori e così il pubblico si scatena, indifferentemente dall’età e almeno tre generazioni, ognuna per le sue ragioni, continua ad essere travolta dalla Greasemania: chi per la nostalgia degli anni Cinquanta, simbolo di un mondo spensierato e di una fiducia incrollabile nel futuro; chi per i ricordi evergreen legati al film campione di incassi del 1978 con i suoi indimenticabili protagonisti e le loro canzoni; chi per l’immedesimazione in una storia d’amore senza tempo, tra ciuffi ribelli modellati con la brillantina (che è poi il titolo dello spettacolo), i “chiodi” in pelle nera e le svolazzanti gonne a ruota.

“Grease, Il Musical” in scena al Comunale di Vicenza, traduzione dei testi di Michele Renzullo, adattamento di Saverio Marconi, con Simone Sassudelli e Francesca Ciavaglia nei ruoli di Danny Zuko e Sandy che furono di John Travolta e Olivia Newton-John, si avvale delle scene di Gabriele Moreschi, dei costumi di Carla Accoramboni, delle coreografie di Gillian Bruce, del disegno luci di Valerio Tiberi; le canzoni aggiunte sono di Barry Gibb, Jay Farrar, Sylvester Bradford, Al Lewis, mentre arrangiamenti e orchestrazioni sono di Riccardo Di Paola.

grease a vicenza
Simone Sassudelli e Francesca Ciavaglia nei ruoli di Danny Zuko e Sandy

“Grease” e la sua colonna sonora elettrizzante con canzoni come Summer Nights, You’re the One That I Want, Hopelessly Devoted to You, e le coreografie irresistibili, piene di ritmo ed energia, ha fatto innamorare (e ballare) intere generazioni, è diventato uno spettacolo cult con i suoi personaggi  vere e proprie icone generazionali: un gruppo coinvolgente, capitanato da Danny Zuko, il leader dei Thunderbirds, innamorato di Sandy Olsen, la ragazza tutta acqua e sapone che, per riuscire a riconquistarlo dopo un flirt estivo, si trasforma diventando sexy e irresistibile. Insieme a loro, ci saranno in palcoscenico l’esplosivo Kenickie, la ribelle e spigolosa Rizzo, tutta la gang dei T-Birds, il gruppo delle Pink Ladies, gli studenti dell’high school e naturalmente l’angelo custode.

Il musical “Grease”, nato ben prima del film con John Travolta, ebbe un successo immediato e folgorante fin dal debutto a Off Broadway nel 1972, per passare poi trionfalmente a Broadway, dove rimase in scena ininterrottamente fino al 1980; alla chiusura aveva collezionato oltre 3.000 repliche. Il musical è un successo, diventato un “classico” in tutto il mondo, che ha visto anche la consacrazione teatrale di grandi attori come John Travolta (interprete di un ruolo minore, prima di indossare il giubbotto di Danny Zuko nel film) e Richard Gere. In Italia il debutto fu nel 1997 al Teatro Nuovo di Milano, protagonisti una strepitosa Lorella Cuccarini in scena con Giampiero Ingrassia nel ruolo di Danny (e Amadeus a vestire i panni del dj Vince Fontaine); da allora il musical si è rinnovato, sempre mantenendo però gli ingredienti che ne hanno decretato il successo mondiale. I veri protagonisti di “Grease” sono infatti le sue canzoni, il rock ‘n’ roll e le atmosfere da fast food, i pigiama party e il look evergreen dei personaggi, il ciuffo alla Elvis e la brillantina, tutto contribuisce a creare un inno all’amicizia e all’amore spensierato, valori intramontabili che portati in scena con brio, ritmo e allegria, hanno trasformato uno spettacolo musicale in un vero e proprio fenomeno pop. Sotto le luci del musical si sono alternati negli anni oltre 280 tra tecnici e artisti, per molti dei quali “Grease” è stato un vero e proprio trampolino di lancio.

“Piccole Emozioni”, mostra d’arte alla Galleria ART.U’ di Vicenza

“Piccole Emozioni” è il titolo della mostra visitabile presso la galleria d’arte ART.U’ in contrà Piancoli 14 a Vicenza fino a domenica 26 febbraio 2023.

La mostra è stata allestita dal gruppo di soci artisti di questa galleria d’arte, rappresentato dal presidente Davide Piazza, dal fondatore Pierantonio Bevilacqua, da Roberta Campagnolo, che tiene i contatti anche con i media, e dal critico Giorgio Barbieri.

piccole emozioni

Fa sempre piacere che ci siano persone che si riuniscono in nome dell’arte, perché dimostrano di avere una sensibilità, che poi si traduce in una migliore relazione empatica tra gli individui.

L’itinerario visivo di questa rassegna è eclettico e variegato, ma rimane pur sempre razionale, e accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine dell’accogliente percorso espositivo.

Gli artisti che espongono in questa mostra collettiva, dove ognuno ha portato il suo tratto distintivo, sono Guido Albanello e la nitidezza del suo tratto grafico, Stefania Albiero e la finezza dei suoi acquerelli, Monica Aldegheri e la grazia delle sue opere, Romeo Altafini e il profumo d’acqua che sembra scaturire dai suoi disegni, Debora Antonello con tutta la sua versatilità, Patrizia Anzolin e la sua delicatezza, Mariuccia Bertollo con la sua personale ed intima visione della natura, Andrea Bari e il tempo delicatamente fissato nei suoi dipinti, Maria Luisa Carollo e la sua tecnica, Marta Ferrari e la sua tavola cromatica, Emanuele Frison e i suoi ritratti, Giuseppe Iovio e la sua tensione pittorica, Bianca Penello e la sua energia, Marinella Quartili con la sua preparazione, Rita Sarzi Amadè con la precisione delle sue forme, Marilena Traballi e la sua continua evoluzione.

La mostra “Piccole Emozioni” alla Galleria ART.U’ di Vicenza resterà aperta martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica con orario dalle 16.00 alle 19.00 e il giovedì dalle10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00.

Brilla il Museo del Gioiello di Vicenza: +134% gli ingressi sul 2019. Proseguono i laboratori per le famiglie

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In netta crescita gli ingressi al Museo del Gioiello di Vicenza (http://www.museodelgioiello.it/), che nel 2022 ha più che raddoppiato il numero di biglietti staccati rispetto al periodo pre-pandemia: +134% nel confronto con gli ingressi registrati nel 2019. Una presenza rilevante per il progetto museale di Italian Exhibition Group realizzato in partnership con il Comune di Vicenza, che nelle nove sale tematiche dell’allestimento permanente dà spazio alle eccellenze dell’arte orafa italiana.

La proposta culturale del Museo del Gioiello integra la ricca offerta del territorio inserendosi all’interno del circuito di location museali e monumentali del centro storico visitabili con il biglietto unico Vicenza Card. Una sinergia rafforzata anche nella gestione operativa della biglietteria e del bookshop grazie alla collaborazione con il Consorzio “Vicenza è”, che già coordina i siti turistici cittadini.

Primo museo in Italia e uno dei pochi al mondo dedicato esclusivamente al gioiello, lo spazio espositivo conferma così il suo ruolo centrale nella narrazione dei preziosi, oggetti profondamente radicati nella cultura e nelle tradizioni dell’uomo, anche grazie alle mostre temporanee che arricchiscono il percorso con approfondimenti tematici. Tra queste, fino al 7 maggio 2023 è possibile visitare “Gioielli e amuleti. La bellezza nell’antico Egitto”, nata dalla collaborazione tra Italian Exhibition Group e il Museo Egizio come collaterale alla grande mostra in Basilica Palladiana “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”.

E per esplorare l’arte orafa da prospettive inedite, continuano per grandi e piccini i laboratori per famiglie che da novembre, ogni mese, aprono le porte del museo ad attività didattiche e laboratori. Sono dedicati alle immagini e alle atmosfere dell’antico Egitto e al fascino della sua cultura millenaria quelli in programma fino a maggio. “Eco d’Egitto” sarà il tema di domenica prossima, 26 febbraio, per scoprire l’”egittomania” nei gioielli moderni, mentre i geroglifici saranno al centro dell’incontro dal titolo “Nefer = Bello”, in programma domenica 16 marzo. Sarà possibile scoprire gli utilizzi e le funzioni degli amuleti nel laboratorio “UDJAT, DJED, TIT, BES” di domenica 16 aprile, ma anche il design dei gioielli egizi nell’incontro dedicato ai “Disegni preziosi”, domenica 28 maggio. Il progetto, che porterà partecipanti di tutte le età a sperimentare e creare veri e propri manufatti ispirati alle antiche tecniche egizie, intende avvicinare sempre di più le nuove generazioni all’arte orafa.

Per iscriversi ai laboratori è richiesta la prenotazione tramite il numero +39 0444 320799 o mail all’indirizzo [email protected]. I bambini dai 5 ai 12 anni potranno entrare gratuitamente al Museo, mentre per partecipare ai laboratori la tariffa sarà di 4,50 euro. Il costo per l’ingresso degli adulti è di 10,00 euro (5,00 euro se residenti a Vicenza e provincia), 4,50 euro per il laboratorio.

Castelvecchio di Valdagno, un piccolo paradiso fra natura, arte e leggende

Risalendo di 10 km la città di Valdagno, si arriva a un piccolo paradiso su un piccolo  altopiano di colline e alture. E’ la frazione di Castelvecchio, dove l’aria pulita e il bel panorama, fanno godere appieno della natura circostante. Castelvecchio divide l’alta valle dell’Agno dalla valle del Chiampo. Dalla chiesa, proseguendo per la strada adiacente, si arriva a Marana di Crespadoro.

La natura

Qui ci sono molti sentieri percorribili a piedi e in bicicletta. Il territorio è disseminato di pini e ciclamini, tant’è che, il giorno di ferragosto nel periodo della Sagra dell’Assunta, viene organizzata la tradizionale marcia “Tra Pini e Ciclamini”. Durante la sagra dell’Assunta c’è anche la Festa del Pane, o meglio della famosa “ciopa” fatta in casa. La vista dalla chiesa di Castelvecchio è spettacolare. E’ possibile vedere Cima Marana, tutte le colline circostanti e una parte dell’anello delle Piccole Dolomiti.

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La vista da dietro la chiesa di Castelvecchio. Foto: Marta Cardini

La leggenda

Il nome Castelvecchio secondo la leggenda potrebbe derivare da un castello che nella prima metà del XIII secolo, l’allora tiranno Ezzelino da Romano aveva fatto costruire proprio al posto dell’attuale chiesa per controllare le valli dell’Agno e del Chiampo. Alla sua morte nel 1259, per l’odio che le popolazioni avevano verso di lui tutti i suoi castelli furono completamente rasi al suolo lasciando soltanto il nome alla frazione che ricordasse quell’antica fortezza.

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Cima Marana vista da Castelvecchio. Foto: Marta Cardini

L’arte e il Simposio di scultura

Da tradizione a Castelvecchio, solitamente in luglio, si svolge il “Simposio di scultura del legno“. Scultori professionisti provenienti da diverse zone d’Italia si ritrovano per realizzare le loro sculture all’aperto, nella piazza e nelle vie di Castelvecchio. Vengono loro messi a disposizione tronchi di pino cembro, detto cirmolo, un legno dalla pasta morbida che ben si presta ad essere scolpito. Moltissimi sono i visitatori che, curiosi, ammirano l’affinamento delle opere da parte degli artisti.

Per gli amanti dell’arte è consigliata la visita dell’esposizione permanente di sculture del parroco Adriano Campiello, il quale da materiali bellici della prima guerra mondiale rinvenuti sul Pasubio, crea sculture raffiguranti alcuni episodi del Vangelo.

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Un alto pino di Castelvecchio. Foto: Marta Cardini

Giornata Nazionale della Cura, a Sovizzo un reading teatrale per sensibilizzare

In occasione della Giornata Nazionale della Cura della vita delle persone e del pianeta, il Comune di Sovizzo propone la lettura teatrale intitolata “Di questo nostro Mondo”. 

L’evento si terrà giovedì 2 marzo 2023 alle ore 20:45 nella Sala Conferenze del Municipio di Sovizzo, in Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 21. 

La lettura, a cura di Luca Toschi e Cristina Falci, sarà tratta dai libri “Il Calamaro Gigante” di Fabio Genovesi e da “Lo Specchio nello Specchio” di Michael Ende. Il reading sarà successivamente accompagnato da una profonda riflessione sull’imparare a prendersi cura degli altri come di noi stessi, del pianeta come della nostra vita. 

La Giornata Nazionale della Cura è promossa dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace ed i Diritti Umani, e vuole essere un giorno dedicato alla valorizzazione della solidarietà contro le disuguaglianze,  le discriminazioni e la cultura dello scarto. 

È inoltre patrocinata da: Rete Nazionale delle Scuole di Pace, Comitato promotore Marcia PerugiAssisi, Rete  Salute Welfare Territorio, Articolo 21, Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova,  Cattedra Unesco “Diritti Umani, Democrazia e Pace” dell’Università di Padova, EIS – Scuola di Alta  Formazione “Educare all’Incontro e alla Solidarietà” della LUMSA di Roma, Tavola della Pace in collaborazione con la rete tedesca “Equal Care Day”. 

“Questa iniziativa vuole essere un momento di condivisione contro l’individualismo, l’indifferenza e  l’avidità”, dichiara Paolo Garbin, Sindaco di Sovizzo. E prosegue: “Si tratta di un’occasione per opporsi  congiuntamente alle guerre e alla devastazione dell’ambiente, con una mentalità che possa promuovere  l’unione e la cura”. 

Fra Giovan Battista Pesci: Un frate innamorato di arte e paesaggio

Che la pandemia abbia ristretto gli orizzonti quotidiani di ciascuno di noi e per molti mesi è un’affermazione più che ovvia. Ma come ha reagito il nostro immaginario, rimasto a lungo a digiuno di quelle piacevoli escursioni visive di cui era costellata l’esistenza precedente?

Qualcuno ha tentato di focalizzare lo sguardo sul volto interiore di persone, cose e ambienti che hanno continuato a circondarci malgrado le restrizioni. Attivando in diversi modi quella sensibilità di toccare il “noumeno”, ossia la realtà profonda e invisibile che sta alla base dell’espressione creativa capace di aprirsi alla dimensione spirituale.

Ecco allora che per diversi artisti, tra cui fra Giovan Battista Pesci, questo tempo di prova è diventato un’occasione per esplorare in modo ancora più intenso il paesaggio fuori porta. Abile ritrattista di volti del mondo, memore di grandi esperienze di viaggio nei paesi latinoamericani, negli ultimi anni si è dedicato con particolare impegno a cogliere “istantanee” attraversando con passione il territorio vicentino. Istantanee perché realizzate nel desiderio di “fermare” l’istante nel suo mutevole e sempre rapido transito.

Di certo non in modo fotografico, ma attraverso il vibrato interiore del ductus pittorico, capace di svelare il sentimento dell’artista, il suo continuo meravigliarsi di fronte allo spettacolo del mondo.

Dipingendo ad olio su tavole di vario formato, fra Giovan Battista ha trovato modo di immortalare tanti angoli panoramici della provincia, più o meno noti, soffermandosi sovente nei pressi del lago di Fimon e nei colli circostanti, col desiderio di raccontare il ciclo delle stagioni e il variare continuo delle ore, segnato da giochi imprevedibili di luce e ombra.

“Laudato sì, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento”, sembrano acclamare le opere di questo frate Servo di Maria, entusiasta della pittura “en plein air” e pronto ad armarsi di pennelli, della tavolozza e di un ombrello parasole nel tentativo di ghermire rapidamente l’attimo fuggente.

I versi del Cantico delle creature rimangono nella filigrana di tutta la produzione grafico-pittorica, assai feconda, del frate artista legato al convento di Monte Berico, dove sono custodite molte sue opere e dove periodicamente vengono esposte. Animate da un forte temperamento cromatico, queste “impressioni d’artista” diventano sentinelle di un sentimento religioso e civico da cui prende slancio il concetto di ecologia integrale, in grado di ricercare accordi e interazioni tra natura, cultura ed economia dell’uomo, nella prospettiva del suo dialogo ininterrotto con Dio.  

Ritornando al tema della pandemia, la suggestiva serie dei paesaggi vicentini – concepita come lode quotidiana alla creazione – si ricollega idealmente ai versi di un caposaldo della tradizione biblica, ossia dell’antico cantico di Daniele, pronunciato in origine da tre giovani gettati dal re Nabucodònosor nella fornace ardente: “Benedite, monti e colline, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli” (Dn 3, 75-76).

Le parole del cantico, intrise di gratitudine verso il Signore della vita, il cui riflesso si mostra attraverso la bellezza della natura, svelano la potenzialità dell’espressione umana di farsi ponte tra il cielo e la terra, di diventare il punto di congiunzione tra il visibile e l’invisibile.

Fra Giovan Battista Pesci
Torri di Arcugnano, 2019

Fra Giovan Battista Pesci nasce a Rovato, in Lombardia, nel 1952. Nella città natale frequenta la scuola di decorazione, ornato e figura “Francesco Ricchino”, sotto la guida dei maestri Marte Morselli e Silvio Meisso. Si perfeziona ai corsi di disegno presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e poi a Roma. Missionario per vent’anni in Bolivia, si appassiona alla cultura popolare andina e inizia a sviluppare una personale poetica visiva che pone al centro la figura umana inserita nel suo contesto sociale e ambientale. Nasce così uno straordinario ciclo di dipinti dedicato alle persone del luogo, ritratte spesso nei momenti conviviali e di comunità. Dopo il ritorno in Italia, nel convento di Monte Berico, pur continuando a dipingere i ritratti, la sua attenzione si concentra in particolare verso il paesaggio. Fondatore e membro attivo del “Cenacolo Artisti Monte Berico”, nel corso degli anni ha realizzato molteplici esposizioni personali e collettive, dando anche un suo contributo alla realizzazione di mostre di carattere storico-artistico ospitate nel santuario mariano.

Di Agata Keran da Storie Vicentine n. 3 Luglio-Agosto 2021


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Dall’Omo della Roccia al Monte Stomita, ecco gli itinerari “selvaggi” sui colli di Cornedo Vicentino

Le colline della provincia di Vicenza offrono spesso percorsi storico-naturalistici inaspettati. Ad esempio, risalendo da Cornedo Vicentino nella frazione di Muzzolon, verso Faedo di Monte di Malo, oltre a trovare dei sentieri boschivi interessanti per qualche escursione, si arriva al monolite noto come Omo della Roccia. Poi si sale più su, fino alla cima della collina e, partendo a piedi dai pressi del ristorante “Rocolo Rossato”, ci si inoltra in un bosco in salita che fa raggiungere la croce di vetta del Monte Stomita.

L’Omo della Roccia

E’ un monolite a 450 m.s.l.m. che ha il profilo di un uomo. La leggenda narra che in questa contrada molti abitanti avevano comportamenti peccaminosi e che qui ballavano nudi. Finchè una sera si presentò un personaggio misterioso, forse un demone, che fece crollare una parte della montagna  e sparire il luogo del peccato.

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L’Omo della Roccia è un monolite dall’aspetto di un uomo. Foto: Marta Cardini

L’Omo della Roccia è anche un importante sito archeologico del Paleolitico. Dal 2013 al 2019 è stato oggetto di scavi da parte dei ricercatori dell’Università di Verona. Qui sono stati ritrovato oggetti in pietra, punte di frecce, forse di 7 mila anni fa. E’ stato inoltre ritrovato un reperto in rame proveniente da una cava tra Serbia e Bulgaria.

Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso in questa zona si praticava il motocross.

Il Monte Stomita

Si raggiunge da un sentiero nel bosco, inizialmente impervio, poi abbastanza facile che parte dal ristorante “Rocolo Rossato”. Si attraversa il bosco magnifico e dalla natura incontaminata. E’ un itinerario che va fatto meglio in primavera per non rischiare di scivolare in caso di neve o ghiaccio. La fatica della risalita viene ripagata dalla conquista: quando si raggiunge la croce di vetta del Monte Stomita la soddisfazione è impagabile. Qui il panorama sulla Valle dell’Agno è incantevole.

monte stomita
La croce del Monte Stomita. Foto: Marta Cardini

Il percorso delle 5 croci

Per chi è allenato, può fare anche il percorso delle 5 croci: Stomita, Massignani,Soio, Trinca, Madegona a Muzzolon, Monte di Malo, Faedo. Dopo lo Stomita si prosegue, sempre nel bosco, verso la croce dei Massignani con anche sosta al vicino punto trigonometrico, dove si ha la bella vista su Valdagno, San Quirico.
Si torna indietro fino al secondo cancello in ferro dove si deve girare a sinistra: è uno dei punti critici perché non ci sono indicazioni e il sentiero è poco visibile per i primi 50 metri, poi migliora. Da lì si scende verso la croce del Soio con vista su Schio e Vicenza.

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Il capitello sulla Croce del Monte Stomita. Foto: Marta Cardini

Si prosegue poi in mezzo al bosco, e qui serve assolutamente seguire la traccia elettronica in quanto non ci sono indicazioni specifiche per raggiungere il paese di Faedo. Dal paese, si sale sempre in mezzo al bosco per la croce della Trinca. Eventualmente da Faedo, avendo tempo, è possibile anche raggiungere prima la croce di Monte Verlaldo sopra Cornedo per poi tornare indietro alla Trinca. Dalla Trinca, sempre seguendo i sentieri nel bosco, si prosegue per la Croce della Madegona e , continuando, si ritorna al parcheggio di partenza. Dallo Stomita in poi il percorso è consigliato solo per escursionisti esperti.

La natura vi regalerà emozioni indimenticabili.

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Un panorama visibile da Muzzolon. Foto: Marta Cardini