Riprendono a pieno ritmo, nella Biblioteca civica di Montebello Vicentino, le attività culturali e divulgative promosse dall’Assessorato alla Cultura e dalla biblioteca stessa.
La prima è in programma venerdì 24 febbraio 2023 alle 20,30, quando la professoressa Nicoletta Nicolin Tonelato proporrà un approfondimento sul santuario Madonna dei Miracoli di Lonigo: un avvincente e singolare percorso tra gli ex voto, la storia e il patrimonio artistico del santuario.
Il 3 e il 10 marzo 2023 alle 18 spazio nella Biblioteca civica di Montebello Vicentino invece ai temi informatici, con l’esperto Riccardo Zordan. Il primo appuntamento sarà un corso sulla sicurezza in rete: consigli su come acquistare e navigare sul web stando alla larga dai raggiri. Il secondo sarà un’introduzione ai social network: vantaggi, svantaggi e opportunità delle principali piattaforme. Partecipazione, per entrambi gli incontri, previa iscrizione, recandosi di persona in biblioteca oppure scrivendo a [email protected] o telefonando allo 0444 649378.
Lunedì 6 marzo 2023 toccherà al mondo della scuola. L’incontro, condotto dal pedagogista Stefano Coquinati, sarà infatti dedicato al metodo di studio, cioè all’insieme di strategie che si utilizzano per studiare in modo efficace. L’appuntamento sarà suddiviso in due parti: dalle 17 alle 18 i protagonisti saranno gli studenti della scuola secondaria di primo grado, dalle 19 alle 20 i genitori.
La Biblioteca civica di Montebello Vicentino
Sabato 1° aprile 2023 alle 17, infine, è prevista una visita alla mostra in Basilica Palladiana a Vicenza “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”. I posti sono limitati e la prenotazione è obbligatoria. Per prenotare rivolgersi alla biblioteca oppure scrivere a [email protected] o telefonare allo 0444 649378.
L’Amministrazione Comunale di Altavilla Vicentina, in collaborazione con Dolomiti Eventi, ha organizzato l’evento “Carnival Street Food”, una tre giorni dedicata al cibo di strada rivisitato in chiave gourmet.
Dopo il successo della prima edizione autunnale, da venerdì 24 fino a domenica 26 febbraio i trucks di Street Food torneranno a popolare Piazza della Libertà. Dalla cucina spagnola a base di burritos, nachos ed empanadas, fino all’autentica pinsa romana, passando per cannoli siciliani, cassatine e arancini, i 12 trucks protagonisti dell’evento Street Food ad Altavilla Vicentina saranno in grado di soddisfare i gusti di ogni palato.
Si proseguirà sabato 25 febbraio con la sfilata di Carnevale che vedrà la partecipazione di carri mascherati ideati dalle associazioni del paese ed ispirati a personaggi di fantasia, come i Puffi e i Dinosauri, o a personaggi storici realmente vissuti, come Queen Elisabeth. I carri partiranno dal municipio di Altavilla Vicentina e sfileranno per le vie centrali fino all’arrivo in Piazza della Libertà dove avverranno la premiazione finale e la proclamazione del carro vincitore. La giornata si concluderà alle ore 20:00 con l’esibizione dei trampolieri e lo spettacolo di fuoco.
Per tutta la durata della manifestazione sarà attivo lo stand della Pro Loco con crostoli, frittelle e vin brulè per tutti.
“Siamo soddisfatti di poter riproporre l’evento Street Food ad Altavilla Vicentina, considerato l’ottimo successo di pubblico riscosso alla prima edizione – dichiara Cora Pellizzari, assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Altavilla Vicentina – Dopo la pausa dovuta al Covid, finalmente possiamo tornare a vivere liberamente la comunità attraverso momenti di festa e convivialità rivolti a tutti”.
È il 1908, l’anno dell’assassinio del re del Portogallo Carlo I, l’anno della più grande catastrofe naturale del XX secolo: il sisma che colpì Messina e Reggio Calabria. Paolo Lioy, già nominato senatore del Regno tre anni prima, ha al suo attivo una sterminata e variegata produzione (stimata in oltre trecento scritti). “Apparizioni e ricordi” è l’ultima opera, pubblicata da Treves appunto nel 1908, e “Vecchia casa” ne è il brano di apertura.
Sono anni di profonde trasformazioni sociali e politiche. La “belle epoque” sta procedendo con quieta spensieratezza, così come l’orchestrina continua a suonare sul Titanic che sta per affondare (nel 1912). Ma l’’Europa, dopo circa trent’anni di pace, si sta avviando a un massacro senza precedenti. I grandi Imperi si sgretoleranno e con loro molte illusioni, per dare inizio a una nuova era.
“Il vecchio mondo, nell’ora del suo tramonto era bello a vedersi” scrisse di quegli anni Winston Churchill ne La crisi mondiale (1921). Invece Lioy ne percepisce la sofferenza e lo sgomento. “La fredda ala del tempo, dice l’autore, fa dissipare le idealità”. L’io narrante descrive il ritorno, in una malinconica atmosfera autunnale e nell’età del proprio declino, ad una sua vecchia villa di campagna vuota ed abbandonata. Il senso di disfacimento è quello che Lioy avverte per quel mondo decrepito avviato al tramonto. In queste pagine dal tono autobiografico e memorialistico, come il titolo del volume indica, c’è a differenza di altri scrittori coevi questo evidente senso di amarezza e di sgomento per un’epoca che sente avviata a finire. Lioy morirà tre anni dopo, il 27 gennaio 1911, nella villa di campagna a Vancimuglio di Grumolo delle Abbadesse. (Luciano Cestonaro)
La Villa a Vancimugliuo
VECCHIA CASA Paolo Lioy
Col trotto di due vecchi ronzini, dopo anni di assenze, la carrozza mi riconduceva alla villa da tanto tempo disabitata. Veramente la campagna si presentava sotto ad auspici punto attraenti: era autunno inoltrato, e l’ora tarda coloriva il paesaggio di mestizia.
La caduta delle foglie aggiungeva tristezze a tristezze. Gli ultimi raggi di solei inargentavano le piume delle vitalbe e facevano rilucere le bacche nere dei ligustri; qualche tronco contorto si mostrava già spoglio di fronde. Quando con l’incominciare della salita i cavalli si arrestavano per prendere fiato, si udivano tra le macchie pigolii di uccelli giunti dal settentrione, e sulle aie cicalecci di passere. Le allegre spighe che in primavera aveano biondeggiato tra fiordalisi e papaveri, giacevano accatastate in montagnacce di paglia.
Si era fatto buio, fitto; soltanto i pioppi spiccavano ritti quali alberi di navi in mari di nebbie. Senza che nella mia astrazione mi accorgessi, incominciarono a cadere goccioloni di pioggia: il provvido cocchiere scese di cassetta, alzò il mantice, mi rinchiuse in una apparenza di feretro; e avanti avanti, senz’altro udire che lo scalpiccio dei cavalli, i tintinnii dei sonagli, gli schiocchi della frusta. D’improvviso la vettura si arrestò sotto a un diluvio. Eravamo giunti. La luce dei lampioni illuminò il cancello; cercando cercando la campanella sonò così strepitosa che i rintocchi parvero squilli della valle di Gioafat. Si aprì il finestrino del portinaio, apparve un lumicino, una voce rauca gridò: – Chi è?
Finalmente, tra rumori di chiavi e di catenacci, il vecchio custode, con una lanterna che lo lasciava nell’ombra venne ad aprire. La vettura entrò sotto al grande portico, mentre sempre più fitta la pioggia rovesciandosi dalle grondaie strepitava sul cortile. Levai di mano al custode la lanterna; lo contemplai: era curvo, decrepito, una rovina ambulante. La vecchia sua Bauci era morta, e se non vi fossero i barbagianni intenti a ronfare sotto ai tetti, il guardiano era il solo vivente. Prima di penetrare nella vecchia casa ebbi a vincere le sue ritrosie. – Venga, – diceva stralunando gli occhi – venga a dormire in fattoria; lassù, di notte, nelle stanze abbandonate, si ascoltano strepiti. Qui tutti ne hanno paura…. –
Povera casa, per tanto tempo deserta, un giorno nido all’amore e al piacere, buon è che ritornavo io a farti rivivere, cara e memore morta! Mi feci porgere le chiavi, impugnai la lanterna e, come se spalancassi una tomba, entrai. In una famosa romanza Gounod esprimeva coi versi di Lamartine la dolce commozione del pellegrino reduce di sera, dopo lunga assenza, al luogo nativo; ma codeste essenze diventano poco propizie ai ritorni quando sia deserta la casa che, muta, aspetta. Spalancata la porta, grandi ombre si alzarono dai seggioloni; gli alti armadi guardarono con aspetto di mummie ravvolte in bruni mantelli. Le camere si perdevano in fughe interminabili. Non anima viva, ma ogni angolo ricordava scomparsi; tutto vi era muto, ma ogni cantuccio aveva un linguaggio. Tumultuose risurrenzioni di affetti invitavano a stendere le braccia dove non si incontrava che il vuoto, o a mormorare evocazioni di lontani o di morti. Regnava dovunque l’espressione di disfacimento propria a vecchie mura lasciate sole, dalle seggiole a tende, a tappeti, ad arazzi cadenti. Avanzavo avanzavo, e vedevo biancheggiare i grandi letti antichi, coi padiglioni distesi quali nascondigli in nascondigli; e più avanti alcove simili ad antri. Dovunque reliquie di vite spente: mantelle sugli attaccapanni, pantofole sotto a divani, coppe su un desco; su una tavola enormi mazzi di fiori stecchiti. Sui doppieri di bronzo e d’argento restavano candele da tanto tempo non più accese; nella grande sala, in affreschi attribuiti a Tiepolo , corrosi dal tempo, guardavano matrone scollate, con enormi cuffioni; parevano allora allora corse a rincantucciarsi, mentre davanti agli immensi specchi la mia ombra nera passava, allungandosi sulle pareti, o strisciando sul pavimento. Il respiro diventava affannoso. Non capivo dove andavo, né dove la casa grande avesse a finire. Volli aprire un finestrone rammentando i giorni quando col mattino entrava la luce tra profumi di pergole; ma appena socchiuse le imposte una raffica di vento mi rigettò indietro; le tende si agitarono come vesti di fuggiasche; due o tre porte in fondo, quasi urtate da gente che tentasse nascondersi, sbatacchiarono con fracasso; altre si spalancarono cigolando come se dovessere fuggirne ombre spaurite.
Di Luciano Cestonaroda Storie Vicentine n. 3 Luglio-Agosto 2021
Venerdì 24 febbraio 2023, alle 17 al Palladio Museum, presentazione della mostra “Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento”, recentemente inaugurata al Museo di Santa Giulia a Brescia. Alla presentazione, realizzata nell’ambito del programma per il decennale del museo palladiano, dopo i saluti istituzionali dell’Assessore alla Cultura del Comune di Vicenza, Simona Siotto e del Direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio/Palladio Museum Guido Beltramini, interverranno il Direttore della Fondazione Brescia Musei, Stefano Karadjov e il curatore della mostra (insieme a Roberta D’Adda e Francesco Frangi), Alessandro Morandotti.
La mostra, inaugurata il 14 febbraio, aperta fino al 28 maggio, una coproduzione Fondazione Brescia Musei e Skira, in collaborazione con J. Paul Getty Museum di Los Angeles, inserita nel Programma Capitale Italiana della Cultura 2023, è la più importante esposizione mai dedicata al pittore lombardo. “Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento” fa parte dell’importante programma di valorizzazione di Giacomo Ceruti (1698-1767), maestro indiscusso della pittura del Settecento, uno dei grandi protagonisti dell’arte italiana e internazionale, di cui Brescia conserva, alla Pinacoteca Tosio Martinengo, il più importante corpus di opere (17 lavori). Dopo l’importante percorso di studi, acquisizioni, investimenti, restauri, collaborazioni con istituzioni internazionali degli ultimi anni promosso dalla Fondazione Brescia Musei, il programma scientifico sulla riscoperta dell’artista si articola in quattro mostre, di cui tre a Brescia (le altre due, nelle stesse date, sono dedicate a “Immaginario Ceruti. Le stampe nel laboratorio del pittore” sempre a Santa Giulia e “David Lachapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a beautiful land” alla Pinacoteca Tosio Martinengo), mentre l’ultima “Giacomo Ceruti. The Compassionate Eye”, è in programma a Los Angeles, al Getty Museum, dal 18 luglio, a cura di Davide Gasparotto.
“Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento”consente dunque una rilettura della grandezza dell’artista lombardo, una delle voci più originali della cultura figurativa del XVIII secolo, a trentasei anni dall’ultima grande mostra a lui dedicata. Pittore degli ultimi e ricercato ritrattista dell’aristocrazia, tra ombre e luci, dall’umanità sofferente a intonazioni serene, da scene di povertà fino alle più aggiornate e raffinate tendenze dell’arte europea del suo tempo: questo, in estrema sintesi, il profilo dell’artista; la nuova mostra propone una doverosa rilettura dell’opera di questo originale interprete della sua epoca, capace di dare forma alle contraddizioni della società del tempo, una mostra spinta dalle scoperte e dagli studi che hanno permesso una revisione radicale dell’artista, anche raccontando relazioni di Ceruti con autori precedenti e a lui contemporanei.
Attraverso oltre cento opere di Ceruti e di pittori che lo hanno preceduto o imitato, “Miseria & Nobiltà” fa emergere un nuovo, affascinante ritratto di questo grande artista caratterizzato da un lato dal radicamento entro l’avventura della “pittura della realtà” in Lombardia, dall’altro dal respiro internazionale del suo percorso. Giacomo Ceruti non solo Pitocchetto o l’Omero dei diseredati (come lo definì Giovanni Testori), ma, soprattutto, pittore europeo e ricercato ritrattista della nobiltà, anche se furono le scene popolari a farlo ricordare nei secoli/a renderlo celebre.
Originale interprete della sua epoca e attualissimo messaggero di umanità, capace di rappresentare le contraddizioni del suo mondo e di ricordarci, così da vicino, le nostre, Ceruti dimostra in ogni opera la propria modernità, coinvolgendo il pubblico con forza empatica; parla una lingua attuale che, a trecento anni di distanza, comprendiamo immediatamente e che, anche negli apparenti contrasti, subito ce lo fa riconoscere come un maestro di realismo.
Pittore degli ultimi così come raffinato interprete dell’aristocrazia, capace di variare dall’umanità sofferente a intonazioni serene, da scene di povertà fino alle più aggiornate e raffinate tendenze dell’arte europea, Ceruti merita, a pieno titolo una nuova lettura che ne restituisca la fisionomia di artista eclettico e complesso, il “pittore più avventuroso del Settecento”.
Per informazioni e prenotazioni sulla mostra “Miseria & Nobiltà”, www.bresciamusei.com La presentazione del 24 febbraio è aperta al pubblico fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Avete voglia di vedere un po’ d’acqua e trovare degli specchi d’acqua nel Vicentino? Oltre al conosciutissimo Lago di Fimon di Arcugnano, a sud di Vicenza, si possono trovare altri specchi d’acqua a Vicenza e provincia. Sono da ammirare le Risorgive della Seriola nel quartiere di Maddalene. Ci sono inoltre numerosi circoli di pesca sportiva, gestiti da privati, sparsi nel territorio. E anche un laghetto con spiaggia, dove si praticano numerosi sport e si svolgono eventi di intrattenimento.
Uno scorcio del laghetto Pilastroni di Dueville. Foto: Marta Cardini
Le Risorgive di Maddalene
Si chiamano Risorgive della Seriola o Boja delle Maddalene e sono un laghetto naturale con delle sorgenti che affiorano dal sottosuolo. La roggia nasce a pochi chilometri a nord della città in località Maddalene Vecchie. L’acqua affiora dal sottosuolo da polle dette boi o bojette per l’aspetto dell’acqua che sembra ribollire in comunicazione tra loro. Il laghetto detto La Boja delle Maddalene fa parte del sistema di risorgive che alimentano gli acquedotti cittadini. Durante tutto l’anno sgorga alla temperatura di 12 – 13 gradi. Il boschetto che ricopre le risorgive della Seriola è formato da olmi, salici, ontani e sovrasta un sottobosco abbastanza folto. Le risorgive si trovano dietro la chiesa di Santa Maria maddalena Vecchia. L’acqua è pulitissima e l’effetto dell’acqua che “ribolle” desta meraviglia.
Il laghetto Boja delle Maddalene, dove ci sono le risorgive. Foto: Marta Cardini
I laghetti di pesca sportiva
Non meno suggestivi sono i laghetti privati dedicati a chi ama la pesca sportiva nel Vicentino. Il più grande è il laghetto “Pilastroni” a Dueville, dove si specchia Villa Da Porto Casarotto. E’ possibile camminarci intorno, col permesso dei proprietari e vedere i pescatori in azione. Fra Dueville e Caldogno sono presenti anche le risorgive del Bacchiglione. C’è poi l’Oasi della Motta a Costabissara, un laghetto a forma di Y che permette una passeggiata in mezzo alla natura e a molte anatre.
Il laghetto Pilastroni a Dueville. Foto: Marta Cardini
Mentre nella valle del Chiampo, a San Pietro Mussolino è presente il “Lago Azzurro”, dove è facile pescare grosse trote (le trote della Valle del Chiampo, appunto!) anche per i bambini. Qui è possibile dare da mangiare a grossi storioni e ad animali di terra, comprando del cibo nelle apposite palline messe a disposizione dai proprietari. Nella valle dell’Agno, non passa inosservato il Laghetto Marchesini, anch’esso ricco di trote.
Il laghetto azzurro di San Pietro Mussolino. Foto: Marta Cardini
Altri laghi di pesca sportiva sono il Laghetto 2000, a Vicenza tra Maddalene e località Polegge, il piccolo laghetto rotondo di Creazzo “Agriturismo Laghetto Pesca Sportiva”, i laghetti Cà Brusà e Margherita di Camisano Vicentino e una riserva di pesca a Montecchio Precalcino.
Il laghetto di Marola
Capitolo a sé merita il laghetto “Spark” di Marola di Torri di Quartesolo, dove non si pratica soltanto la pesca, ma tanti altri sport come il sup, il wake board, il beach volley, il padel ecc… Qui si tengono anche eventi, manifestazioni, come ad esempio il raduno di moto o auto d’epoca, e aperitivi con la cornice del lago. Si tratta di un centro sportivo e centro eventi con occhio anche all’intrattenimento. Inoltre nella stagione estiva, in una parte lungo il lago è presente una spiaggetta con gli ombrelloni, ad accesso libero. Quindi qui è possibile e forse doveroso consumare un buon aperitivo per ringraziare dell’ospitalità.
La spiaggia al laghetto “SPARK” di Marola. Foto: Marta CardiniIl laghetto Spark a Marola. Foto: Marta Cardini
“Lo sport che verrà. Pareri, opinioni ed esperienze per una nuova cultura sportiva” è il titolo dell’incontro promosso e organizzato da Sportivi per Vicenza che si svolgerà sabato 25 febbraio alle ore 10.30 presso l’Hotel De la Ville di Vicenza.
L’incontro sarà l’occasione per fare il punto sullo sviluppo delle politiche per lo sviluppo e la crescita delle attività sportive in città, anche alla luce del Piano strategico elaborato dal Comune di Vicenza con l’obiettivo di promuovere una visione strategica dello sport che non si limiti alla gestione degli impianti sportivi, ma vada nella direzione di migliorare la governance dello sport creando nuovi spazi di collaborazione per valorizzare il ruolo fondamentale delle associazioni sportive.
“Lo sport in città ha grossi margini di crescita – commenta Antonio Buglione -. Conoscere le opinioni e le esperienze di protagonisti competenti del settore a livello nazionale può servire ad orientarci per una nuova visione di politica sportiva. A Vicenza, lo sport non deve essere più considerato una sorta di terra di mezzo, ma uno strumento di crescita sociale ed economica”.
Stefano Bizzotto
All’Incontro interverranno Francesco Rucco, sindaco della Città di Vicenza, Stefano Bizzotto, giornalista e telecronista sportivo RAI dal 1991 che ha seguito sette Campionati del mondo di calcio, sei Olimpiadi estive e quattro invernali, e Marco Marcatili, economista e manager di Nomisma con esperienze consolidate nei processi di sviluppo territoriale, rigenerazione urbana e social business.
L’incontro sarà moderato da Antonio Buglione, appassionato di sport, animatore di Sport Business Community e ideatore di Sportivi per Vicenza.
Luigi Meneghello in “Libera nos a malo” (1963) racconta con queste parole: “Allo scoppio della Pisa, qualche anno prima che nascessimo noi, era intervenuta la Madonna del Castello a proteggerci: ondeggiarono i camini delle filande, caddero i calcinacci, scrosciarono i vetri, ma insomma andò bene. Però la Pisa è a due chilometri, e la villa che c’era, dopo lo scoppio non c’era più”.
Conosciamo Villa Muzani solo per il tramite di vecchie fotografie. Fu costruita presumibilmente verso il 1540 per il Cavalier Trojlo dei conti Muzani in località La Pisa a Malo e rimase di proprietà della stessa nobile famiglia per circa quattro secoli. Sconosciuto è l’autore, secondo qualche storico la villa è attribuibile al Palladio sulla base di valutazioni stilistiche e rientrando nella tipologia di edifici a lui ascrivibili, o alla sua cerchia.
Un documento del 1559, recentemente ritrovato, indica “Zorzo fiolo di maestro Simon da Rigollo” quale esecutore di tutti i volti della “loza e delle colombare” e nomina Palladio quale incaricato di controllare i lavori dello Zorzo, quindi un intervento di Palladio di fatto c’è stato. Le poche fonti fotografiche esistenti documentano solo la facciata anteriore con le barchesse, l’oratorio, il viale e l’artistica recinzione; mentre in una foto del primo 1900 sembra già demolita una barchessa laterale. Venne definita giustamente dal Maccà un’”ottima architettura”; con la loggia affiancata da due torri di impronta palladiana, con la monumentalità di un tempio nella larga gradinata e nella slanciata verticalità delle tre arcate.
Veduta della Villa – Cartolina anni 20
Il 25 marzo 1919 la villa fu completamente distrutta dallo scoppio della polveriera situata al suo interno (quasi mille duecento quintali di gelatina esplosiva) e andò in rovina anche l’Oratorio fatto costruire dal Conte Carlo Muzani fu Alessandro nel 1758 e dedicato al Redentore.
I maladensi nutrono riconoscenza verso la Madonna di S. Libera per aver protetto il paese da ben più gravi sciagure Oltre a danni materiali ingenti e parecchi feriti, persero la vita un militare e una donna, tale Caterina Panizzon Zanella, che fece scudo col suo corpo al figlioletto appena nato di nome Antonio.
La distruzione di questa villa dei conti Muzani è stata una grave perdita per il patrimonio artistico locale. E grande dev’essere stato, nel paese di Malo e nel suo circondiario, l’eco di questo sciagurato episodio post bellico che Luigi Meneghello in “Libera nos a malo” (1963) racconta con queste parole: “Allo scoppio della Pisa, qualche anno prima che nascessimo noi, era intervenuta la Madonna del Castello a proteggerci: ondeggiarono i camini delle filande, caddero i calcinacci, scrosciarono i vetri, ma insomma andò bene. Però la Pisa è a due chilometri, e la villa che c’era, dopo lo scoppio non c’era più.” “… La porta pesante si chiudeva col grosso catenaccio (ancora storto per la sberla dell’aria, allo scoppio della Pisa)…”
Ecco l’interessante descrizione dello storico Maccà nei primi anni del 1800: “Merita menzione il luogo volgarmente detto La Pisa, ove trovasi un palazzo di Casa Muzan di ottima architettura con picciola chiesa ed altre adiacenze, con roccolo, cedraja, brolo e prateria, ove in tempo d’autunno si prendono lodole e altri uccelli in quantità. Stando nelle stanze superiori del detto palazzo si gode a tutte le parti una veduta molto deliziosa. Avanti la sua facciata v’è una spaziosa corte ai lati chiusa da muri, in fine della quale trovasi un maestoso portone con rastello di ferro.
A destra e sinistra di detto portone vi sono rastelli pur di ferro, ma più bassi del detto, i quali girano sino ai muri laterali che chiudono la corte stessa. Fuori del medesimo portone v’è un largo stradone spalleggiato da olmi lungo quasi mezzo miglio, che arreca piacere a chi lo mira”.
Di Luciano Cestonaroda Storie Vicentine n. 3 Luglio-Agosto 2021
“Grease, il Musical”, arriva in scena al Teatro comunale di Vicenza martedì 28 febbraio alle 20.45 per uno show sold out da tempo.
Presentato dalla Compagnia della Rancia, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey, prodotto dalla Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi, è un fenomeno che si conferma ogni sera, ormai da 26 anni sui palcoscenici di tutta Italia,con oltre 1.800 repliche che sfiorano i2.000.000 spettatori.
Prima ancora che uno spettacolo, “Grease” è una festa travolgente che accende le platee, trasformandosi in un vero e proprio fenomeno di costume, uno show amato anche dai giovanissimi. La voglia di ballare e di divertirsi continua infatti a far breccia nel cuore degli spettatori e così il pubblico si scatena, indifferentemente dall’età e almeno tre generazioni, ognuna per le sue ragioni, continua ad essere travolta dalla Greasemania: chi per la nostalgia degli anni Cinquanta, simbolo di un mondo spensierato e di una fiducia incrollabile nel futuro; chi per i ricordi evergreen legati al film campione di incassi del 1978 con i suoi indimenticabili protagonisti e le loro canzoni; chi per l’immedesimazione in una storia d’amore senza tempo, tra ciuffi ribelli modellati con la brillantina (che è poi il titolo dello spettacolo), i “chiodi” in pelle nera e le svolazzanti gonne a ruota.
“Grease, Il Musical” in scena al Comunale di Vicenza, traduzione dei testi di Michele Renzullo, adattamento di Saverio Marconi, con Simone Sassudelli e Francesca Ciavaglia nei ruoli di Danny Zuko e Sandy che furono di John Travolta e Olivia Newton-John, si avvale delle scene di Gabriele Moreschi, dei costumi di Carla Accoramboni, delle coreografie di Gillian Bruce, del disegno luci di Valerio Tiberi; le canzoni aggiunte sono di Barry Gibb, Jay Farrar, Sylvester Bradford, Al Lewis, mentre arrangiamenti e orchestrazioni sono di Riccardo Di Paola.
Simone Sassudelli e Francesca Ciavaglia nei ruoli di Danny Zuko e Sandy
“Grease” e la sua colonna sonora elettrizzante con canzoni come Summer Nights, You’re the One That I Want, Hopelessly Devoted to You, e le coreografie irresistibili, piene di ritmo ed energia, ha fatto innamorare (e ballare) intere generazioni, è diventato uno spettacolo cult con i suoi personaggi vere e proprie icone generazionali: un gruppo coinvolgente, capitanato da Danny Zuko, il leader dei Thunderbirds, innamorato diSandy Olsen, la ragazza tutta acqua e sapone che, per riuscire a riconquistarlo dopo un flirt estivo, si trasforma diventando sexy e irresistibile. Insieme a loro, ci saranno in palcoscenico l’esplosivo Kenickie,la ribelle e spigolosa Rizzo, tutta la gang dei T-Birds, il gruppo delle Pink Ladies, gli studenti dell’high school e naturalmente l’angelo custode.
Il musical “Grease”, nato ben prima del film con John Travolta, ebbe un successo immediato e folgorante fin dal debutto a Off Broadway nel 1972, per passare poi trionfalmente a Broadway, dove rimase in scena ininterrottamente fino al 1980; alla chiusura aveva collezionato oltre 3.000 repliche. Il musical è un successo, diventato un “classico” in tutto il mondo, che ha visto anche la consacrazione teatrale di grandi attori come John Travolta (interprete di un ruolo minore, prima di indossare il giubbotto di Danny Zuko nel film) e Richard Gere. In Italia il debutto fu nel 1997 al Teatro Nuovo di Milano, protagonisti una strepitosa Lorella Cuccarini in scena con Giampiero Ingrassia nel ruolo di Danny (e Amadeus a vestire i panni del dj Vince Fontaine); da allora il musical si è rinnovato, sempre mantenendo però gli ingredienti che ne hanno decretato il successo mondiale. I veri protagonisti di “Grease” sono infatti le sue canzoni, il rock ‘n’ roll e le atmosfere da fast food, i pigiama party e il look evergreen dei personaggi, il ciuffo alla Elvis e la brillantina, tutto contribuisce a creare un inno all’amicizia e all’amore spensierato, valori intramontabili che portati in scena con brio, ritmo e allegria, hanno trasformato uno spettacolo musicale in un vero e proprio fenomeno pop. Sotto le luci del musical si sono alternati negli anni oltre 280 tra tecnici e artisti, per molti dei quali “Grease” è stato un vero e proprio trampolino di lancio.
“Piccole Emozioni” è il titolo della mostra visitabile presso la galleria d’arte ART.U’ in contrà Piancoli 14 a Vicenza fino a domenica 26 febbraio 2023.
La mostra è stata allestita dal gruppo di soci artisti di questa galleria d’arte, rappresentato dal presidente Davide Piazza, dal fondatore Pierantonio Bevilacqua, da Roberta Campagnolo, che tiene i contatti anche con i media, e dal critico Giorgio Barbieri.
Fa sempre piacere che ci siano persone che si riuniscono in nome dell’arte, perché dimostrano di avere una sensibilità, che poi si traduce in una migliore relazione empatica tra gli individui.
L’itinerario visivo di questa rassegna è eclettico e variegato, ma rimane pur sempre razionale, e accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine dell’accogliente percorso espositivo.
Gli artisti che espongono in questa mostra collettiva, dove ognuno ha portato il suo tratto distintivo, sono Guido Albanello e la nitidezza del suo tratto grafico, Stefania Albiero e la finezza dei suoi acquerelli, Monica Aldegheri e la grazia delle sue opere, Romeo Altafini e il profumo d’acqua che sembra scaturire dai suoi disegni, Debora Antonello con tutta la sua versatilità, Patrizia Anzolin e la sua delicatezza, Mariuccia Bertollo con la sua personale ed intima visione della natura, Andrea Bari e il tempo delicatamente fissato nei suoi dipinti, Maria Luisa Carollo e la sua tecnica, Marta Ferrari e la sua tavola cromatica, Emanuele Frison e i suoi ritratti, Giuseppe Iovio e la sua tensione pittorica, Bianca Penello e la sua energia, Marinella Quartili con la sua preparazione, Rita Sarzi Amadè con la precisione delle sue forme, Marilena Traballi e la sua continua evoluzione.
La mostra “Piccole Emozioni” alla Galleria ART.U’ di Vicenza resterà aperta martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica con orario dalle 16.00 alle 19.00 e il giovedì dalle10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00.
In netta crescita gli ingressi al Museo del Gioiello di Vicenza (http://www.museodelgioiello.it/), che nel 2022 ha più che raddoppiato il numero di biglietti staccati rispetto al periodo pre-pandemia: +134%nel confronto con gli ingressi registrati nel 2019. Una presenza rilevante per il progetto museale di Italian Exhibition Group realizzato in partnership con il Comune di Vicenza, che nelle nove sale tematiche dell’allestimento permanente dà spazio alle eccellenze dell’arte orafa italiana.
La proposta culturale del Museo del Gioiello integra la ricca offerta del territorio inserendosi all’interno del circuito di location museali e monumentali del centro storico visitabili con il biglietto unico Vicenza Card. Una sinergia rafforzata anche nella gestione operativa della biglietteria e del bookshop grazie alla collaborazione con il Consorzio “Vicenza è”, che già coordina i siti turistici cittadini.
Primo museo in Italia e uno dei pochi al mondo dedicato esclusivamente al gioiello, lo spazio espositivo conferma così il suo ruolo centrale nella narrazione dei preziosi, oggetti profondamente radicati nella cultura e nelle tradizioni dell’uomo, anche grazie alle mostre temporanee che arricchiscono il percorso con approfondimenti tematici. Tra queste, fino al 7 maggio 2023 è possibile visitare “Gioielli e amuleti. La bellezza nell’antico Egitto”, nata dalla collaborazione tra Italian Exhibition Group e il Museo Egizio come collaterale alla grande mostra in Basilica Palladiana “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”.
E per esplorare l’arte orafa da prospettive inedite, continuano per grandi e piccini i laboratori per famiglie che da novembre, ogni mese, aprono le porte del museo ad attività didattiche e laboratori. Sono dedicati alle immagini e alle atmosfere dell’antico Egitto e al fascino della sua cultura millenaria quelli in programma fino a maggio. “Eco d’Egitto” sarà il tema di domenica prossima, 26 febbraio, per scoprire l’”egittomania” nei gioielli moderni, mentre i geroglifici saranno al centro dell’incontro dal titolo “Nefer = Bello”, in programma domenica 16 marzo. Sarà possibile scoprire gli utilizzi e le funzioni degli amuleti nel laboratorio “UDJAT, DJED, TIT, BES” di domenica 16 aprile, ma anche il design dei gioielli egizi nell’incontro dedicato ai “Disegni preziosi”, domenica 28 maggio. Il progetto, che porterà partecipanti di tutte le età a sperimentare e creare veri e propri manufatti ispirati alle antiche tecniche egizie, intende avvicinare sempre di più le nuove generazioni all’arte orafa.
Per iscriversi ai laboratori è richiesta la prenotazione tramite il numero +39 0444 320799 o mail all’indirizzo [email protected]. I bambini dai 5 ai 12 anni potranno entrare gratuitamente al Museo, mentre per partecipare ai laboratori la tariffa sarà di 4,50 euro. Il costo per l’ingresso degli adulti è di 10,00 euro (5,00 euro se residenti a Vicenza e provincia), 4,50 euro per il laboratorio.