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Friuli Venezia Giulia, Scoccimarro “Il nuovo acquedotto è una sicurezza per il futuro di Trieste”

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TRIESTE (ITALPRESS) – “L’avvio del progetto per la terza linea dell’acquedotto sul Carso rappresenta non solo un’opera ingegneristica di fondamentale importanza, ma è soprattutto una risposta concreta alle sfide del cambiamento climatico e della sicurezza degli approvvigionamenti che questa Amministrazione regionale ha posto al centro della propria agenda”. Lo ha dichiarato oggi l‘assessore regionale alla Difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro a margine della presentazione del progetto del terzo acquedotto di Trieste, la nuova condotta idrica che si svilupperà per 20 chilometri sull’altipiano carsico con l’obiettivo di aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento e la resilienza della rete cittadina.

“Come abbiamo ribadito più volte, l’acqua è il nostro bene più prezioso e la sua gestione deve essere improntata alla massima efficienza – ha sottolineato Scoccimarro -. Questo investimento di ben 180 milioni di euro permetterà di garantire una resilienza del sistema che Trieste attendeva da decenni. Non stiamo solo costruendo tubature, stiamo mettendo in sicurezza il futuro dei cittadini e delle imprese del territorio”.

“Il potenziamento della rete – ha aggiunto l’assessore – si inserisce in una visione sistemica che comprende anche il costante monitoraggio dei depuratori e il miglioramento del sistema idrico integrato. L’efficienza energetica dei nuovi impianti e l’ottimizzazione dei flussi sono passi fondamentali verso quella transizione ecologica pragmatica, non ideologica, che portiamo avanti. Un sistema idrico moderno significa meno sprechi, costi più contenuti a lungo termine”.

Per l’esponente della Giunta Fedriga l’integrazione dei servizi e la collaborazione con i gestori come AcegasApsAmga sono la dimostrazione che la programmazione e l’attività del pubblico vengono portate avanti con lungimiranza e competenza. “Questa terza linea – ha concluso Scoccimarro – sarà sicuramente uno dei tasselli di un mosaico più ampio che vede il Friuli Venezia Giulia all’avanguardia nella gestione delle risorse naturali e dei servizi ai cittadini”. 

Il progetto, sviluppato e proposto da AcgasApsAmga, è stato finanziato nell’ambito del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (Pniissi) grazie all’Ausir, l’ente di governo di ambito che gestisce la programmazione delle infrastrutture e il piano economico finanziario del Servizio idrico integrato del Friuli Venezia Giulia. Si tratta di una delle opere più rilevanti inserite nel Masterplan regionale per la sicurezza idrica.

-Foto Regione Friuli Venezia Giulia-
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Piemonte, Bongioanni “12 milioni messi a disposizione a favore delle micro, piccole e medie imprese”

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TORINO (ITALPRESS) – Dodici milioni di euro messi a disposizione dall’Assessore al Commercio della Regione Piemonte Paolo Bongioanni a favore delle delle micro-, piccole e medie imprese commerciali del Piemonte per sostenerle nell’innovazione, nel consolidamento e nello sviluppo del tessuto commerciale regionale. È aperto sul portale di Finpiemonte lo sportello online dove le imprese interessate possono presentare le domande per accedere al sostegno a fondo perduto e ai collegati finanziamenti agevolati a tasso zero messi a disposizione dal Fondo Unico regionale per il commercio.

“Il Fondo Unico, che ho riattivato e rifinanziato dopo due anni, conta su uno stanziamento complessivo di 12 milioni di euro”, spiega Paolo Bongioanni, assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte. “Di essi, 10 milioni e 800mila saranno assegnati nel 2025 e 2026 alle nostre imprese commerciali come finanziamento agevolato e 1,2 milioni come sostegno a fondo perduto. Sono ammessi progetti dall’importo minimo compreso fra i 25mila euro per le micro e piccole imprese e i 250mila per le medie imprese, che potranno ricevere un contributo fino ai 500mila euro per le micro, fino al milione per le piccole imprese e fino a 1,5 milioni di euro per le medie. Ho voluto che il perimetro degli interventi finanziabili fosse ampio proprio per andare nella direzione di accrescere la solidità, la capacità di innovazione e di presenza sul mercato del nostro sistema del commercio, lavorando in parallelo al bando da 7,2 milioni di euro per i progetti strategici dei Distretti del commercio di cui avremo a breve la graduatoria”. 

La misura è rivolta a sostenere gli investimenti delle imprese del commercio e a favorire il loro accesso al credito attraverso finanziamenti agevolati a tasso zero in concorso con banche e Confidi convenzionati e una quota di sovvenzione a fondo perduto. Il Fondo copre il 100% dell’importo di ogni progetto, per il 70% con risorse della Regione e per il 30% con risorse dell’intermediario bancario. La modalità di valutazione delle domande è “a sportello”, vale a dire in ordine cronologico di presentazione e fino a esaurimento delle risorse disponibili.

Sono ammissibili progetti di investimento, sviluppo e consolidamento, comprese le esigenze di scorte. Tra le spese finanziabili rientrano, a titolo d’esempio: macchinari, attrezzature, hardware e software; arredi, beni strumentali e opere edili; automezzi per il trasporto di merci; acquisto di brevetti, marchi e certificazioni; servizi di consulenza, formazione, marketing, e-commerce; partecipazione a fiere; scorte e spese generali entro i limiti previsti dal bando. In primavera il quadro dei progetti finanziati.

-Foto Regione Piemonte-
(ITALPRESS).

Truffe ad anziani, smantellata organizzazione con base a Napoli

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NAPOLI (ITALPRESS) – I Carabinieri di Genova, nelle province di Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Palermo, Brescia, Pavia e Cosenza, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 21 persone. Sono accusate associazione per delinquere finalizzata alle truffe in danno di anziani, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. Quindici sono stati arrestati, 2 sono agli arresti domiciliari e 4 sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza con l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Nel provvedimento cautelare sono stati contestati agli indagati complessivamente 33 truffe, di cui 27 consumate e 6 tentate, tra il maggio 2024 e il gennaio 2025, con profitti illeciti ancora in corso di quantificazione, ma che superano di gran lunga i 300.000 euro. Le truffe contestate sono state effettuate in Liguria (Genova e Chiavari), Lombardia (Voghera e Pavia), Veneto (Verona), Lazio (Roma e Latina), Campania (Ottaviano), Calabria (Cosenza, Lamezia Terme e Catanzaro) e Sicilia (Palermo e Monreale).

Nel corso dell’indagine, avviata nel maggio 2024, sono state arrestate in flagranza di reato 5 persone e denunciati altri 7 individui per truffa e tentata truffa aggravata, nonchè recuperati denaro e monili in oro sottratti alle vittime per un valore di circa 150.000 euro.
Da quanto emerso nel corso delle attività investigative, le truffe venivano eseguite sempre tramite figure ben definite: i “telefonisti”, incaricati di contattare le vittime, i “trasfertisti”, deputati a prelevare il denaro e i gioielli dalle vittime, e i “corrieri” a cui, in alcuni casi, pur non partecipando alle truffe, è stato affidato il trasporto dei proventi dei delitti a Napoli. Anche il modus operandi seguiva sempre lo stesso schema: le vittime venivano contattate telefonicamente da sedicenti appartenenti all’Arma dei Carabinieri o avvocati, i quali riferivano che un congiunto dell’anziana vittima, generalmente un figlio o un nipote, aveva provocato un incidente stradale in cui la controparte era rimasta gravemente ferita.

A quel punto, approfittando dello stato di agitazione ingenerato nel malcapitato con la falsa notizia, i truffatori gli facevano credere che, per evitare l’arresto del proprio parente, sarebbe stato necessario pagare immediatamente una “cauzione” per risarcire il ferito, spingendo la vittima a mettere a disposizione il denaro e i gioielli custoditi in casa che, entro un breve lasso di tempo, un incaricato avrebbe ritirato. Per evitare che la vittima avesse ripensamenti o chiedesse aiuto, il “telefonista” continuava ininterrottamente a intrattenerla al telefono, rimarcando la gravità dei fatti e il poco tempo disponibile per risolvere la situazione, fino a quando ilLe indagini hanno documentato come il gruppo criminale abbia organizzato nel dettaglio la realizzazione delle truffe, usando per le trasferte verso tutto il territorio nazionale autovetture a noleggio, nonchè sfruttando smartphone e utenze intestate a prestanomi per i contatti tra i sodali, i quali comunicavano tendenzialmente solo mediante social network o attraverso le più comuni applicazioni di messaggistica istantanea.

Nel periodo di indagine, inoltre, è emerso che il gruppo aveva a disposizione almeno un appartamento e un B&B, adibiti a “call center” a Napoli, in cui la coppia a capo dell’organizzazione si riuniva con i “telefonisti”.

Il sodalizio era ben radicato anche in Sicilia, dove due degli indagati operavano attivamente soprattutto nella provincia di Palermo, da dove inviavano il provento delle truffe a Napoli.
Il gruppo poteva contare anche sul supporto di almeno due orafi napoletani, che avevano il compito di valutare, smontare, acquistare o riciclare i gioielli provento dei delitti. In particolare, uno dei due professionisti è titolare di una gioielleria situata nel cuore del capoluogo campano, in zona “Spaccanapoli”, mentre l’altro è titolare di un laboratorio orafo abusivo, situato nel Borgo Orefici. L’indagine ha documentato anche che il denaro ricavato dall’attività illecita è stato investito sia nell’acquisto di un immobile, sia in un’agenzia di scommesse, ubicata nel quartiere San Giuseppe di Napoli, utilizzata per riciclare il denaro sporco.

Oltre alle misure cautelari personali sono stati eseguiti provvedimento di sequestro preventivo di: un laboratorio orafo abusivo, a Napoli nel Borgo Orefici;
un’abitazione ubicata nel quartiere di Napoli Poggioreale, acquistata con i proventi dei delitti; un’agenzia di scommesse nel quartiere San Giuseppe di Napoli; 3 autov ed un moto; la somma contante di euro 100.900, già sequestrata nel gennaio scorso in riscontro all’attività di indagini. Sono stati sequestrati, all’interno dell’abitazione di un’indagata, 120.000 euro in contanti, occultati all’interno di uno scaldabagno, nonchè all’interno dell’abitazione di un altro indagato altri 40.000 euro in contanti.

– Foto: da video Carabinieri

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2 medie imprese su 3 del Mezzogiorno prevedono una crescita del fatturato

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MATERA (ITALPRESS) – Sono più ottimiste sull’andamento del proprio giro di affari, più propense ad aprirsi ai nuovi mercati internazionali, più interessate alla transizione ecologica. È questo l’identikit delle medie imprese del Sud, messe sotto la lente di ingrandimento nel rapporto “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica nelle medie imprese del Mezzogiorno” dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere presentato oggi a Matera. Si tratta di un comparto che, in ventotto anni, è pressoché raddoppiato arrivando a contare 408 società produttive di capitali a controllo familiare italiano, ciascuna con una forza lavoro compresa tra 50 e 499 unità e un volume di vendite tra i 19 e i 415 milioni di euro, e che ha generato l’11,8% del valore aggiunto manifatturiero prodotto nell’area. Nel 2024 il fatturato delle medie imprese del Mezzogiorno è cresciuto dell’1,8% (contro un calo dell’1,7% delle altre aree del Paese), dopo un aumento complessivo del 78,1% registrato nel precedente decennio (vs il 52,8% degli altri territori). Nel 2025, il 65,4% di queste realtà del Sud prevede di chiudere con un aumento del fatturato (contro il 55,4% di quelle del Centro-Nord). Tuttavia, le sfide non mancano: per il 23,2% delle Mid-Cap meridionali, ad esempio, il mismatch di competenze rischia di frenarne la crescita, mentre il 41,3% ritiene che la burocrazia potrebbe ostacolare il percorso verso la sostenibilità.

In aggiunta, tra le principali preoccupazioni figurano la concorrenza di prezzo e il caro-energia, indicati da circa due terzi del campione. Guardando al futuro, nei prossimi due anni, per rispondere alle criticità del contesto – a partire dai dazi – il 79,6% delle Mid-Cap meridionali dichiara di voler espandere la propria presenza in nuovi mercati (contro il 68,3% riferito alle altre aree). Inoltre, per supportare la propria transizione ecologica, tre imprese del Mezzogiorno su quattro puntano a ridurre le fonti fossili e ad adottare energie rinnovabili (contro il 66,6% del resto d’Italia).

“Le medie imprese del Mezzogiorno si confermano un importante volano di crescita del Sud e stanno dimostrando di poter correre anche più velocemente di quelle del Centro-Nord”. Lo ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto “per questo vanno sostenute rimuovendo gli ostacoli che ne frenano lo sviluppo, a partire dagli incentivi per l’export e i servizi per l’internazionalizzazione dove le Camere di commercio possono dare il loro concreto supporto. Soprattutto dopo le difficoltà create dai dazi Usa”. “La crescita delle medie imprese del Mezzogiorno e la loro intenzione di reiterarla nel prossimo futuro segnalano la felice intersezione tra due attributi: quello geografico e quello relativo a uno specifico modello capitalistico. Si tratta di una tendenza che merita di essere sostenuta sia dal decisore pubblico sia dagli attori del mercato finanziario, penso in particolare a quei fondi di private equity che si fanno portatori di una vera proposta imprenditoriale e non semplicemente di misure di puro efficientamento”, sostiene il direttore dell’Area Studi Mediobanca, Gabriele Barbaresco.

“Le medie imprese lucane e quelle del Mezzogiorno sono le vere campionesse del capitalismo familiare e si mostrano pronte alle sfide globali: dalle transizioni in atto all’espansione su nuovi mercati. Sta a tutti noi sostenere questi sforzi di innovazione e internazionalizzazione, rimuovendo gli ostacoli e snellendo al massimo la burocrazia”, ha sottolineato il presidente della Camera di commercio della Basilicata, Michele Somma.

Nel decennio 2014-2023 le medie imprese del Mezzogiorno hanno registrato una crescita del fatturato pari al +78,1% che si confronta con il +52,8% delle altre aree. Anche il tasso di competitività nello stesso arco temporale risulta di quasi 25 punti percentuali superiore agli altri territori. Peraltro, la tendenza positiva del giro d’affari è proseguita nel 2024 con un ulteriore incremento dell’1,8% (vs il -1,7% rilevato negli altri territori). Le Mid-Cap del Sud Italia mostrano inoltre maggiore ottimismo per il 2025: il 65,4% prevede di chiudere l’anno con un aumento del fatturato (55,4% nelle altre aree) e un ulteriore 21,2% stima di mantenerlo stabile (vs il 20,6%). Il contesto rimane tuttavia sfidante. A preoccupare le aziende di media dimensione è soprattutto la concorrenza di prezzo temuta dal 64% di quelle meridionali e dal 70,7% di quelle centro-settentrionali, mentre la competizione sulla qualità appare meno rilevante (22% vs 12,5%). Tra i fattori di criticità, la fiscalità continua a penalizzare le medie imprese, soprattutto nel Mezzogiorno. Nel periodo 2014-2023, il livello di tassazione delle Mid-Cap meridionali è stato costantemente superiore rispetto a quello delle altre aree, con un divario che ha generato un impatto significativo. Se queste aziende avessero beneficiato della stessa aliquota applicata a quelle delle regioni del Centro-Nord, avrebbero risparmiato circa 230 milioni di euro in un decennio.

A pesare sul clima di incertezza sono anche gli alti costi dell’energia. Oltre il 60% delle imprese del Mezzogiorno segnala di avere subìto un aumento della bolletta energetica (contro poco più del 50% delle altre aree). L’incremento di questi costi ha avuto un impatto significativo sui margini in più di 6 Mid-Cap del Mezzogiorno su 10 (55,5% nel CentroNord). Per far fronte al rincaro energetico, il 25,5% ha scelto di investire – o prevede di farlo – nelle fonti rinnovabili, mentre il 22,3% punta sull’ammodernamento degli impianti esistenti per aumentarne l’efficienza. Tra il 2014 e il 2023 l’occupazione delle medie imprese del Mezzogiorno è cresciuta del 34,5%, un ritmo superiore al +23,4% registrato nelle altre aree del Paese. La tendenza positiva è proseguita anche nel 2024, con un ulteriore incremento dell’organico pari al +5,2%, contro il +2,4% del resto d’Italia. Si tratta di segnali incoraggianti che si accompagnano, tuttavia, ad alcune fragilità strutturali. La presenza femminile si ferma al 12,9%, ben al di sotto del 26,2% rilevato nel Centro-Nord. Guardando all’età, il 21,4% dei dipendenti delle Mid-Cap del Sud Italia ha meno di 30 anni, meglio del 18% registrato altrove. Il problema più rilevante resta lo skill mismatch: 3 medie imprese del Mezzogiorno su 4 segnalano difficoltà nel reperire le competenze richieste, soprattutto tecnicospecialistiche. In questo ambito le aziende meridionali faticano, seppur meno rispetto a quelle delle altre aree (40,4% vs 55,3%). Le criticità riguardano anche i profili STEM (21,3% vs 18,9%) e green (19,1% vs 12,6%).

La difficoltà di reperimento delle competenze incide sul carico di lavoro dei dipendenti per il 47,8% delle Mid-Cap meridionali (contro il 49,4% delle altre aree) e sui costi di gestione per il 36,2% (contro il 37,4% del Centro-Nord). Questa criticità, inoltre, rappresenta un freno alla crescita aziendale per il 23,2% delle aziende di media taglia del Sud, rispetto al 19,3% delle altre zone. Per contrastare il mismatch, il 34,8% delle medie imprese meridionali punta ad investire in formazione continua e il 30,4% in automazione dei processi produttivi, similmente a quanto accade nelle altre aree (rispettivamente, 41,4% e 35,6%). Il futuro delle medie imprese passa attraverso crescita e investimenti (soprattutto nel Mezzogiorno) In risposta alle complessità del contesto economico, le medie imprese mostrano una forte propensione alla crescita. In particolare, il 79,6% di quelle meridionali dichiara l’intenzione di voler espandere la propria presenza in nuovi mercati nei prossimi due anni, una quota superiore rispetto al pur significativo 68,3% riferito alle aziende delle altre aree. Inoltre, 4 Mid-Cap del Sud Italia su 10 si dicono pronte ad aumentare la propria dimensione aziendale, contro il 28,9% di quelle localizzate altrove. Gli investimenti rappresentano un altro pilastro strategico per le medie imprese del Mezzogiorno: il 61,2% prevede di incrementare quelli in tecnologia (vs il 54,3% di quelle delle altre aree) e il 51% è impegnato nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi, in linea con il 53% del resto d’Italia.

Particolarmente significativa al Sud è, inoltre, la spinta verso la sostenibilità con il 42,9% delle aziende che intende accelerare gli investimenti green, contro una quota più contenuta delle medie imprese degli altri territori (27,4%). Le medie imprese del Mezzogiorno mostrano un particolare interesse per la transizione ecologica, persino superiore a quello delle aziende del Centro-Nord, anch’esse sensibili al tema. In dettaglio, il 73,7% delle imprese meridionali (contro il 66,6% di quelle centrosettentrionali) punta alla riduzione delle fonti fossili e all’adozione di energie rinnovabili. L’approccio circolare alla gestione dei rifiuti e la promozione del riciclo coinvolgono il 63,2% delle imprese del Sud, rispetto al 61,9% del Centro-Nord, mentre il controllo responsabile delle catene di approvvigionamento interessa il 55,3% delle prime, contro il 37,5% delle seconde. Il principale ostacolo all’avvio di una strategia ambientale è rappresentato dalle difficoltà burocratiche, segnalate dal 41,3% delle medie imprese del Mezzogiorno e dal 32,9% di quelle delle altre aree. La politica ambientale europea può rappresentare per il 41,5% delle medie imprese del Mezzogiorno un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica (contro il 38,5% delle altre aree), ma per il 12,8% essa aumenta il peso burocratico (16%) e per il 13,8% costituisce un costo economico (15,5%). Inoltre, solo il 12,8% di queste imprese è propenso a cogliere le opportunità che le politiche green dell’UE offrono nell’ambito dell’innovazione tecnologica (7,6% nelle altre aree).

Una media impresa del Mezzogiorno su quattro subisce un impatto elevato dai dazi introdotti dall’amministrazione americana e una su due prevede come effetto una riduzione delle esportazioni verso gli USA. In aggiunta, solo il 7,8% è disposto a sopportare il peso delle tariffe pur di continuare a vendere negli Stati Uniti. Anche per questo, il 35,3% punta su mercati esteri alternativi all’interno dell’UE, mentre il 20% cercherà nuove opportunità al di fuori dell’Unione. Non a caso, gli incentivi all’export sono lo strumento di supporto di gran lunga più richiesto dalle Mid-Cap del Sud (66,7%).

– Foto screenshot rapporto “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica nelle medie imprese del Mezzogiorno” –

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Suzuki Green Friday 2025, nuovi alberi per una Torino ancora più verde

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TORINO (ITALPRESS) – Suzuki annuncia l’esito della quinta edizione del Suzuki Green Friday, iniziativa dedicata alla Giornata Nazionale degli Alberi. Il 28 novembre 2025, grazie allo 0,5% del fatturato generato dalle vendite di tutte le divisioni Suzuki (Auto, Moto e Marine, inclusi ricambi e accessori), sono stati raccolti 14.504,89 euro, una cifra che sarà interamente destinata alla messa a dimora di nuovi alberi nella città di Torino. La raccolta permetterà di incrementare ulteriormente il Bosco Diffuso Suzuki, progetto che dal 2021 rappresenta l’impegno di Suzuki nella forestazione urbana e nella tutela del territorio. La piantumazione di 30 alberi è prevista entro il 31 marzo 2026, in via Filadelfia, nelle vicinanze dello Stadio Olimpico Grande Torino, nell’area attigua allo Stadio Filadelfia e all’interno del Parco Cavalieri di Vittorio Veneto.

L’iniziativa è sviluppata in collaborazione con: il Torino FC, il Settore Verde della Città di Torino, l’Assessorato Cura della Città, Verde pubblico, parchi e fiumi guidato dall’Assessore Francesco Tresso e l’Assessorato all’Ambiente e Transizione Ecologica dell’Assessora Chiara Foglietta.

Suzuki prosegue e rafforza il percorso a supporto della forestazione urbana. Le nuove piantumazioni andranno ad aggiungersi ai 1.413 alberi già messi a dimora tra il 2021 e il 2025, contribuendo ad ampliare ulteriormente il Bosco Diffuso Suzuki e aumentando il beneficio ambientale generato sul territorio contribuendo alla riduzione complessiva di 35.325 kg di CO2 l’anno. Suzuki è attenta alle tematiche legate all’ecologia e il progetto per la giornata degli alberi si integra perfettamente con le altre attività a favore dell’ambiente. La Casa di Hamamatsu s’impegna in molti modi per migliorare l’equilibro tra ambiente e mobilità, proponendo prodotti auto, moto e motori fuoribordo sviluppati e costruiti non solo per il benessere dei loro utilizzatori, ma anche per quello del pianeta e delle generazioni future.

Suzuki è consapevole della difficoltà e della sfida che sta affrontando ma è convinta che l’impegno, anche individuale, e le azioni positive possono trasformarsi in abitudini condivise.

foto: ufficio stampa Suzuki Italia

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Amplifon, oltre 1.000 fotografie dei dipendenti per raccontare i 75 anni dell’azienda

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MILANO (ITALPRESS) – Oltre 1.000 persone di Amplifon, azienda multinazionale italiana leader mondiale nei servizi e soluzioni per l’udito, provenienti da 26 paesi del mondo hanno partecipato all’iniziativa interna “75 Years of Emotions” (75 anni di emozioni) per raccontare l’anniversario della nascita della società, fondata a Milano nel 1950 da Charles Holland.

Attiva per circa tre mesi, l’iniziativa consisteva nella raccolta di fotografie accompagnate da brevi racconti, in inglese o in una lingua locale, offrendo uno sguardo sui valori di Amplifon attraverso le storie delle sue persone.

Le testimonianze più rappresentative sono state raccolte in un e-book che ripercorre i 75 anni di storia di Amplifon attraverso emozioni, volti e racconti condivisi. Un progetto editoriale per dare voce alle persone che ogni giorno contribuiscono a costruire e rafforzare la missione di Amplifon: aiutare le persone a riscoprire tutte le emozioni dei suoni.

– Foto ufficio stampa Amplifon –

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Basilicata, il Presidente Bardi accoglie i nuovi assunti in Regione

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POTENZA (ITALPRESS) – C’è un momento, nella vita di un’istituzione, in cui la burocrazia cede il passo all’emozione. Non è un cartellino da timbrare o una pratica da avviare, ma il senso profondo di una comunità che si rinnova e che si fida dei propri talenti. Nella Sala Inguscio, si è celebrato proprio questo: l’ingresso dei nuovi funzionari e istruttori alla Regione Basilicata. L’incontro, intitolato “Accogliere, raccontare, appartenere”, ha visto il Presidente Vito Bardi dare il benvenuto a 23 funzionari e 34 istruttori, che prendono servizio a partire da oggi, ai quali si aggiungono 9 addetti al Capcoe (Programma Nazionale di Assistenza Tecnica “Capacità per la Coesione”) e altri ingressi entro la fine dell’anno.

Bardi ha parlato di senso di appartenenza, di unione, di spirito di squadra, sottolineando il significato profondo dell’evento: “Accogliere, raccontare, appartenere – ha detto il Presidente rivolgendosi ai nuovi dipendenti – sono verbi che riassumono perfettamente lo spirito di questa giornata. Non siete qui per caso. Il vostro ingresso in servizio è il risultato concreto di una scelta politica chiara e ambiziosa, fortemente voluta dal Governo regionale. Abbiamo lanciato una stagione di concorsi pubblici per dare alla Basilicata le energie di cui ha bisogno. Voi siete la prova che questo impegno ha dato i suoi frutti. Siete l’espressione di un rinnovamento che parte dalle basi, dalle competenze fresche e dalle nuove qualifiche che porterete in dote. La Basilicata si fida di voi, ha investito su di voi. E ora è il momento di mettersi al lavoro”.

Nel suo intervento, il Presidente ha invitato i nuovi assunti a portare dinamicità e visione nell’attività amministrativa “che non è fatta solo di carte, ma di persone, idee e dinamismo. Guardandovi, vedo l’arrivo di ‘forze fresche’. Vi chiedo di essere curiosi, di non avere paura di proporre nuove idee per risolvere i problemi”. Concludendo il suo discorso il Presidente ha spiegato che lavorare in questo contesto “significa avere la responsabilità di costruire il futuro della Basilicata. La Regione è la vostra casa. Entrateci con orgoglio e con la voglia di fare la differenza”.

L’incontro è stato moderato da Paolo Albano, Presidente dell’Autorità regionale della valutazione e del merito, e ha visto la partecipazione di Gianpiero Perri, Capo di Gabinetto del Presidente Bardi, e di Donato Del Corso, direttore generale della Presidenza. Hanno richiamato l’orgoglio di appartenenza con interventi motivazionali. Il messaggio di fondo: esiste una narrazione che tende a ridurre il lavoro nella pubblica amministrazione a ostacoli burocratici. Non è così: si opera per gestire risorse complesse e trasformare le idee in opportunità concrete per il territorio. La giornata di benvenuto è proseguita con l’illustrazione delle caratteristiche e degli impegni delle diverse Direzioni da parte dei direttori generali, dando il via ufficiale al percorso professionale dei neo-assunti. A tutti i nuovi arrivati è stato consegnato un plico contenente lo Statuto regionale, il Regolamento, il Codice di comportamento dei dipendenti e un Disciplinare per l’utilizzo delle attrezzature informatiche.

– Foto Regione Basilicata –

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Spazio, Peronaci “Relazione tra Stati Uniti e Italia mai stata così forte”

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WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “L’edizione 2025 dell’Italian Space Day – Next Frontiers si apre in un momento in cui la relazione tra Stati Uniti e Italia non è mai stata più forte. Lo spazio è diventato uno dei pilastri del nostro partenariato: essenziale per l’Italia, essenziale per gli Stati Uniti, essenziale per le istituzioni europee come l’Esa, e sempre più vitale per il mondo in generale. Oggi non celebriamo semplicemente un settore strategico, ma affermiamo una visione condivisa sul futuro dell’umanità. Una visione nella quale l’Italia sceglie di non restare ai margini – cosa di cui sono molto orgoglioso – ma di avanzare con fiducia come nazione determinata a contribuire alla definizione di ciò che si trova oltre l’orizzonte terrestre”. Lo ha detto l’ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Marco Peronaci, nel suo intervento alla quarta edizione dell’Italian Space Day, a Washington.

sat/gtr
(Fonte video: Ambasciata d’Italia a Washington)

Nasce il Centro per l’innovazione e il coordinamento delle politiche di Partecipazione

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BOLOGNA (ITALPRESS) – La partecipazione come asse portante, come “cifra” nelle scelte delle politiche pubbliche, attraverso una filiera istituzionale in grado di coinvolgere cittadini, comunità, Enti locali e territori. Una rete che, in Emilia-Romagna, terra di forti tradizioni democratiche ed inclusive, si rafforza ancora di più con l’istituzione, all’interno della Regione, di un Centro per l’innovazione e il coordinamento delle politiche di Partecipazione.

“Questa Regione è forte di percorso più che collaudato sul tema– afferma il presidente, Michele de Pascale-, ma vogliamo fare di più: favorire ulteriormente la condivisione delle scelte con i territori, rendere più organico il rapporto tra i vari livelli, armonizzare visioni, strategie e piani. Ma anche rinnovare, al tempo stesso, le forme di partecipazione democratica delle cittadine e dei cittadini alle decisioni pubbliche, rendendo le iniziative partecipative più efficaci ed efficienti. In un contesto generalizzato in cui, purtroppo, è innegabile una progressiva disaffezione delle persone ai processi democratici- conclude il presidente- vogliamo dare un segno tangibile, a partire proprio dall’ente Regione, del nostro impegno”.

Il punto di partenza è la legge regionale 15 del 2018, in materia di partecipazione all’elaborazione delle politiche pubbliche, e le scelte fatte successivamente. In ultimo, la Giunta regionale ha approvato e avviato il Piano triennale per la formazione della partecipazione (2025- 2027), che dà un forte impulso all’ascolto e all’erogazione di moduli formativi rivolti anche agli enti locali del territorio. Con questa premessa, la Giunta ha definito un sistema organizzato interno all’amministrazione regionale, ispirato a principi di semplificazione, efficacia ed efficienza, a partire dalle competenze e dalle risorse già disponibili. Con un’apposita delibera, la Giunta ha approvato la costituzione del Centro per l’innovazione e il coordinamento delle politiche di Partecipazione, individuando due livelli di articolazione.

Il Gabinetto di Presidenza di Giunta sarà riferimento per il coordinamento politico, in modo da assicurare un approccio organico, in grado di coinvolgere in modo efficace i territori nelle scelte strategiche sulle grandi trasformazioni, a partire da quella climatica. Una rete articolata e diffusa dei referenti tecnici, presso ciascuna direzione generale e agenzia dell’Amministrazione regionale, dovrà attivare i processi partecipativi, da attuare secondo gli indirizzi forniti e nell’ambito della collaborazione prevista all’interno della cabina di regia.

L’operatività del Centro per l’innovazione e il coordinamento delle politiche di Partecipazione sarà basato sul centro, già esistente, di competenze regionale, presso la Direzione generale Risorse, Europa, innovazione e istituzioni, con funzioni di presidio per l’attuazione della normativa, dell’osservatorio regionale e delle relazioni interne ed esterne all’amministrazione di viale Aldo Moro sui temi della partecipazione.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).