martedì, Marzo 11, 2025
Home Blog Pagina 190

Lonquich suona lunedì 6 febbraio con OTO Haydn, Beethoven, Mozart

Lunedì 6 febbraio Alexander Lonquich torna a guidare la OTO in un nuovo concerto della stagione sinfonica promossa dall’orchestra vicentina al Teatro Comunale (proprio pochi giorni dopo il Musical Pretty Woman, ndr). In primo piano brillanti capolavori di tre grandi compositori legati fra di loro da un filo rosso: Haydn (Sinfonia da Armida), Beethoven (Ottava Sinfonia) e Mozart (Concerto per pianoforte in Do minore).

È sicuramente un concerto “di cartello” quello in programma lunedì 6 febbraio alle 20:45 per la rassegna sinfonica realizzata dalla OTO al Teatro Comunale di Vicenza.
I motivi di interesse sono il ritorno alla guida dell’orchestra di Alexander Lonquich –  – e l’impaginato della serata, che mette insieme tre giganti del classicismo viennese come Haydn, Mozart e Beethoven.
Particolarmente brillante e spumeggiante, il concerto inizia sulle note della Sinfonia avanti l’opera Armida, dramma eroico in tre atti che debuttò nel 1784 a Eisenstadt. Il lavoro di Haydn riscosse un tale successo presso la corte degli Esterházy che il principe Nicola nei successivi quattro anni volle rappresentarlo altre 54 volte. Successivamente l’opera cadde nell’oblio fino alla ripresa in tempi moderni che riportò in auge quello che viene considerato il più importante contributo di Haydn – maestro insuperato di quartetti per archi e sinfonie – in campo operistico.
Dopo l’ouverture haydniana, Lonquich e la OTO affrontano la Sinfonia in Fa maggiore di Beethoven, l’ottava della serie. Sbozzata nel 1811 insieme alla Settima che poi ebbe la precedenza, la “piccola” – passata alla storia con questo appellativo per le dimensioni più contenute rispetto ai precedenti lavori – fu portata a termine nei mesi estivi del 1812 e debuttò a Vienna nel dicembre dell’anno successivo. L’opera venne accolta tiepidamente dal pubblico del Burgtheater perché evidentemente non corrispondeva alle aspettative. Dopo gli slanci eroici, le tensioni emotive e il vigore messi in luce nei precedenti lavori sinfonici, con l’Ottava Beethoven sembra prendersi una pausa di riflessione volgendo lo sguardo all’indietro e tuffandosi nell’ottimismo e nell’allegria della musica del tardo Settecento. Ne esce un’opera intrisa di leggerezza e sorretta da una linea melodica “semplice” affidata agli archi e al suono del corno inglese. Poco compresa dal pubblico dell’epoca, oggi l’Ottava suscita immancabilmente nell’ascoltatore un sentimento di piacevole sorpresa e di ammirazione.
Anche l’ultimo brano in programma – il Concerto per pianoforte n. 24 in Do minore di Mozart – non venne accolto calorosamente dai contemporanei e il motivo è anche qui da ricercarsi in un desiderio di rottura dell’autore rispetto al passato. Il lavoro chiude la felicissima stagione dei Concerti per pianoforte e orchestra che Wolfgang compose ad un ritmo frenetico per le sue Accademie viennesi: 12 dei 27 Concerti concepiti dal genio salisburghese nacquero a Vienna nel breve arco di tempo che va dal 1784 al 1786. Dopo la leggerezza e il disimpegno dello stile galante tanto amato dai viennesi, con questo Concerto proposto la sera del 3 aprile del 1786 Mozart sembra voler sottolineare la fine di un’epoca. Lo fa con un particolare impegno espressivo offerto dalla tonalità minore e utilizzando per la prima volta un organico più ampio con oboi e clarinetti che conferiscono all’insieme sonorità più soffuse.
Protagonista del Concerto mozartiano sarà Alexander Lonquich, artista sempre più coinvolto, negli ultimi anni, nella duplice veste di direttore e solista. Fra le tappe più significative della sua lunga e fortunata carriera internazionale c’è proprio un meticoloso lavoro di approfondimento sui Concerti per pianoforte di Mozart realizzato con l’Orchestra da Camera di Mantova. L’ultimo successo discografico di Lonquich, che in passato ha inciso per EMI e ECM, risale al 2020 con l’integrale delle Sonate per violoncello e pianoforte registrate per Alpha Classics insieme a Nicolas Altstaedt.

I biglietti si possono acquistare sul circuito online del Teatro Comunale, presso la sede della OTO in Vicolo Cieco Retrone (0444 326598) e alla biglietteria del Comunale (0444 324442).

Gallio, non solo è meta per gli sport invernali, ma anche un viaggio sui luoghi della Grande Guerra

Nel cuore dell’Altopiano di Asiago, a soli 4 Km da Asiago, si trova Gallio, una meta gettonata per gli sport invernali. Per gli amanti dello sci di fondo e di discesa e per gli escursionisti, Gallio è uno dei Comuni con più attrattive sportive e turistiche. Ma si tratta di un luogo che ha anche itinerari culturali, perchè anche qui, come negli altri Comuni dell’Altopiano è stata vissuta la Grande Guerra.

gallio
A Gallio la natura montana è spettacolare.

Gli sport praticabili

Nella stagione invernale Gallio è una meta ideale per gli amanti dello sci. Nel suo territorio comunale, infatti, si trovano le piste da sci alpino “Ski Area Le Melette” e “Valbella”, entrambe a soli 4,5 Km circa dal centro del paese, ed il Centro Fondo Campomulo in località Campomulo, con i suoi 150 km di piste da sci nordico. E’ possibile inoltre effettuare  lunghe ciaspolate sulla neve. A 1 km dal centro di Gallio, in località Pakstall, si trova la Valle dei Trampolini, così chiamata appunto per la presenza di trampolini per il salto con gli sci, tra i quali svetta, il famoso K95, dove si sono svolte gare internazionali.

In estate, sono numerosi gli itinerari immersi nella natura e percorribili a piedi, a cavallo ed in mountain-bike alla scoperta di veri e propri angoli di paradiso e dei luoghi della Grande Guerra. Molti di questi percorsi seguono le mulattiere costruite dai soldati nel corso della Prima Guerra Mondiale.

gallio
Panorama su Gallio. Foto: Pag facebook Gallio Turismo

Cosa vedere

La prima cosa che spicca è il Santuario della Madonna del Buso, un tempio dedicato alla Madonna del Caravaggio, edificato nella prima metà del ‘800, distrutto dai bombardamenti del Primo Conflitto Mondiale e poi ricostruito. Nelle vicinanze del Santuario si trova uno strettissimo canyon scavato nella roccia dal torrente Frenzela.

madonna buso
Il Santuario della Madonna del Buso. Foto: Pag. fb Gallio Turismo

E’ possibile inoltre passeggiare nella Valle dei Mulini della Covola, caratterizzata dall’abbondanza d’acqua, cosa rara data la natura carsica dell’Altopiano. Nel suo primo tratto la valle prende il nome dal torrente che la attraversa, la Covola. Passeggiando per i sentieri spiccano mulini e lavatoi nel passato adoperati per macinare i cereali e conciare le pelli.

C’è poi il Sentiero del Silenzio che si snoda nel bosco in località Campomuletto. Questo particolare itinerario, ha l’obiettivo di mantenere viva la memoria degli eventi bellici che hanno interessato l’Altopiano di Asiago negli anni 1915-18. Lungo il percorso sono state collocate 10 installazioni artistiche, ognuna corredata da una poesia o da uno scritto, con lo scopo di far riflettere i visitatori sull’orrore della guerra e sulla tragedia consumatasi proprio in quei luoghi cent’anni orsono.

E infine è molto suggestivo lo Spitzknotto o Spizegonotto, un enorme masso che, come l’Altar knotto di Rotzo, ricorda per la sua forma un altare.

gallio
Le escursioni possono diventare esperienze uniche. Foto: pag fb Gallio Turismo

 

 

La versione teatrale di “Quasi Amici” con Massimo Ghini e Paolo Ruffini arriva al Teatro Comunale di Vicenza

Al Teatro Comunale di Vicenza, una doppia data per il nuovissimo spettacolo “Quasi amici” con Massimo Ghini e Paolo Ruffini, con regia e adattamento di Alberto Ferrari.

“Quasi amici”, tratto dall’omonimo film, è in programma sabato 4 e domenica 5 febbraio 2023 alle 20.45.

La versione teatrale del film francese del 2011 che ha conquistato le platee di tutto il mondo, tratto da una storia vera, è presentato per la prima volta sul palcoscenico, in Italia.

Il nuovissimo spettacolo, una produzione Enfiteatro che ha debuttato solo qualche settimana fa, ha ottenuto ovunque un grande successo; gli interpreti in scena con Ghini e Ruffini sono Claudia Campolongo, Francesca Giovannetti, Leonardo Ghini, Giammarco Trulli, Alessandra Barbonetti, Diego Sebastian Misasi; le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Stefano Giovani, il disegno luci di Pietro Sperduti, le musiche di Roberto Binetti, i video di Robin Studio.

Anche per la Prosa, come per la Danza, riprendono al Tcvi le consuetudini e così sabato 4 e domenica 5 febbraio alle 20.00 al Ridotto, lo spettacolo “Quasi Amici” sarà presentato nell’Incontro a Teatro condotto da Antonio Di Lorenzo, giornalista e scrittore, che racconterà al pubblico i temi affrontati e “italianizzati” nello spettacolo, costruito con una particolarissima ambientazione, temi importanti come le differenze sociali, l’inclusione, la disabilità.

Lo spettacolo, così come il film, appassiona per la potenza della vicenda narrata e la complessità dei due protagonisti: l’incontro casuale tra due persone con un senso della vita completamente diverso che giungono però a stringere una vera, solida amicizia, attraverso un reciproco percorso di crescita. Provenienti da due mondi lontani, praticamente agli antipodi, i due capiranno di essere l’uno indispensabile alla vita dell’altro e sapranno costruire un legame fondamentale, necessario per curare le ferite che ciascuno porta dentro di sé. Ma tutto questo potrà avvenire solo quando entrambi ritroveranno la consapevolezza di poter finalmente ridere di sé e dell’altro, in totale libertà.

Lo spettacolo “Quasi amici” appartiene al filone “cinematografico” della stagione di Prosa, in cui dominano la leggerezza e l’ironia, l’aspirazione a sorridere con intelligenza, con titoli che rimandano agli omonimi blockbuster (“Tre uomini e una culla” il prossimo, in programma a marzo) per dire che i linguaggi dello spettacolo possono avere codici comuni che si nutrono reciprocamente, passando da un genere all’altro, trasmettendo nuova linfa e inaspettate suggestioni agli spettatori.

quasi amici ghini e ruffini
Massimo Ghini e Paolo Ruffini

Nella versione teatrale di “Quasi Amici” i due protagonisti, Massimo Ghini e Paolo Ruffini, si calano alla perfezione, con il loro personalissimo modo di interpretare i personaggi che animano la vicenda, nei ruoli che furono di François Cluzet e Omar Sy, due uomini molto diversi per carattere ed estrazione sociale, ma che troveranno insieme il modo di aiutarsi e riuscire a cambiare le proprie vite. Nel 2011 in Francia il film, diretto da Olivier Nakache ed Eric Toledano, sbancò il botteghino con quasi venti milioni di spettatori, vinse un César e fu un successo internazionale, tanto che nel 2017 uscì il remake in lingua inglese “The Upside”. 

Philippe, interpretato da Massimo Ghini, è un uomo molto ricco, intelligente, affascinante, che vive di cultura e che soddisfa il suo narcisismo con le sue attività intellettuali; il destino ha voluto, per contrappasso, relegarlo a solo cervello, dopo averlo fatto precipitare con il parapendio rendendolo tetraplegico, completamente prigioniero del suo corpo. Driss, l’uomo che arriva per assisterlo, è interpretato da Paolo Ruffini ed è l’esatto contrario: un uomo che entra ed esce di galera, sin da ragazzino, svelto, con una intelligenza vivace e una cultura fatta sulla strada, ma che preferisce porre il suo corpo avanti a tutto, per lasciare il cervello quieto nelle retrovie. Questi due uomini si incontrano per caso, ma diventeranno indissolubili l’uno per l’altro, l’uno indispensabile alla vita dell’altro, in grado di lenire le ferite fatali che ognuno porta dentro di sé. Se uno usa il corpo e uno la mente, occorre dunque una ridistribuzione dei talenti. 

Nello spettacolo i due ruoli sono dunque equiparati, mentre nel film erano sbilanciati a favore di Driss, il giovane badante che arriva per aiutare Philippe in sedia a rotelle; questo per poter scavare di più nel loro rapporto e portare alla luce quella leggerezza calviniana in grado di farci emozionare e ridere fino alle lacrime, per arrivare in profondità, grazie alle loro riflessioni, alle loro vite così diverse e alle differenze dei mondi da cui provengono. Ma si ride anche molto, in questo spettacolo, perché la ricerca della leggerezza passa per la comicità. E ridere sarà il veicolo segreto per arrivare a comprendere i meccanismi che regolano la vita e i destini di questa strana coppia: ridere di sé e dell’altro per conoscere meglio chi ci sta davanti. Così accade che “la loro amicizia diventi una centratura, per vivere ed essere uomini un po’ più consapevoli della meraviglia e poter ridere, finalmente, a crepapelle” (Alberto Ferrari, note di regia).

Enego, dalle piste da sci alle testimonianze della Grande Guerra

Un’affascinante località montana è Enego, il più orientale del 7 Comuni dell’Altopiano di Asiago. Si estende dai margini della Valsugana al massiccio dell’Ortigara. Mentre Rotzo è conosciuto per essere il paese dlle patate e per i magnifici paesaggi montani, Enego è conosciuto per le piste da sci e per i boschi ricchi di maestosi pini. Si tratta inoltre di una località montana che presenta numerose testimonianze della Grande Guerra.

enego
Uno scorcio sulle montagne dell’Altopiano. Foto: Marta Cardini

Cosa vedere

Oltre ai panorami montani e alle piste da sci, a Enego è possibile vedere la Torre Scaligera di Piazza San Marco. La torre, alta circa 22 metri, è l’unica rimasta intatta delle quattro torri originali poste agli angoli del castello a forma quadrangolare eretto dai Veronesi Scaligeri. Unica costruzione medievale presente in tutto l’Altopiano di Asiago Sette Comuni, è sopravvissuta negli anni a bombardamenti ed eventi catastrofici e indiscutibilmente rappresenta, assieme al Duomo di Santa Giustina, il simbolo di Enego.
C’è poi il Forte Lisser, un’imponente opera di architettura militare costruita tra il 1911 ed il 1914 allo scopo di controllare la Valsugana, che fu ribattezzata dai corrispondenti di guerra il “Leone dell’Altipiano”.

enego
Piazza San Marco e la Torre Scaligera. Foto: Instagram enego_altopiano Pro Loco Enego

I segni delle vicende storiche della Grande Guerra sono visibili anche nel Forte Coldarco e nella Batteria di Coldarco di sotto, complesso di circa 300 metri di galleria scavata nella roccia viva, ristrutturato negli ultimi anni e anch’esso visitabile.

In piazza del Popolo, nel centro del paese, si può ammirare il Duomo di Santa Giustina, dall’aspetto ottocentesco. Mentre la Piana di Marcesina, situata a 1.300 metri d’altezza, è un vasto pianoro con ampi pascoli e maestosi boschi, meta di escursionisti e gitanti sia d’estate che d’inverno.

La storia

Grazie alla sua posizione, ai limiti dell’altopiano di Asiago e affacciata sul Canale di Brenta e la Valsugana, la zona di Enego suscitò l’interesse della civiltà sin dall’epoca romana. Probabilmente fu in questo periodo che sorse un primo insediamento, una stazione di sosta e rifornimento lungo la strada che conduceva in Germania. Attorno al III secolo, quando si verificarono le prime invasioni barbariche, venne eretto un fortilizio di cui restano i ruderi in località Bastia.

enego
I boschi di maestosi pini sono affascinati sia d’inverno che d’estate. Foto: Instagram enego_altopiano Pro Loco Enego

Nel 1508 Enego venne occupata dall’esercito della Lega di Cambrai, ma tornò presto alla Serenissima. Tra il Cinque e il Seicento insorsero delle controversie con i vicini di Grigno sul possesso della Marcesina e del monte Frizzon. Con la caduta della Repubblica di Venezia e l’arrivo di Napoleone la secolare federazione fu sciolta.

Durante la grande guerra l’altopiano si venne a trovare lungo la linea del fronte e la stessa Enego subì gravi devastazioni. Mentre i soldati combattevano aspramente, specie attorno al monte Ortigara, la popolazione civile fu costretta ad abbandonare il paese per stabilirsi profuga nel sud dell’Italia.

enego
Una pista da sci ad Enego. Foto: Instagram enego_altopiano Pro Loco Enego

 

Colle di Santa Giuliana di Recoaro Terme: il panorama montano d’eccellenza è a 360 gradi

Spesso sottovalutato, il colle Santa Giuliana o Santagiuliana appena sopra il paese di Recoaro Terme, offre una vista spettacolare grazie a un punto panoramico in cui sono visibili le montagne a tutto tondo. Si raggiunge da Recoaro Terme prendendo la strada per Campogrosso. Si oltrepassa di poco la località Merendaore e si gira a destra per raggiungere la chiesetta di Santa Giuliana. Da qui è visibile tutta la corona delle Piccole Dolomiti.

pasubio
Il Monte Pasubio visto dal colle Santa Giuliana. Foto: Marta Cardini

Il panorama

Una volta giunti al parcheggio è possibile ammirare un panorama mozzafiato. Da qui si vedono il Monte Pasubio, il Baffelan, le montagne di Reocaro Mille e dintorni e il costo di Asiago. Quando le montagne sono innevate il paesaggio è incantevole. Nei pressi della chiesetta, è presente un punto ristoro per gli escursionisti. Nel piazzale si trovano anche il maestoso campanile e il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

S. Giuliana
Il maestoso campanile e la chiesetta di Santa Giuliana. Foto: Marta Cardini

La chiesetta

Santa Giuliana è la compatrona del paese di Recoaro e la chiesetta a lei dedicata è l’edificio sacro più antico della Conca di Smeraldo. Alla Santa, in passato, sono state richieste con preghiere e, appunto, pellegrinaggi, grazie particolari, per esempio la fine della pestilenza o la conclusione della Prima Guerra mondiale. Da questa tradizione, ogni lunedì del mese, nella chiesetta viene celebrata la messa. Giuliana nacque nell’anno 285 circa a Nicomedia (ora Izmit – Turchia) da padre pagano e mamma non religiosa, Giuliana si sentì attratta dalla fede cristiana fin da bambina. Quando ebbe nove anni il padre, secondo la biografia della Santa, la promise sposa al nobile romano Eleusio. All’età di diciotto anni, la giovane Giuliana affermò che avrebbe sposato Eleusio soltanto se si fosse fatto battezzare. Padre e fidanzato la denunciarono come cristiana praticante e, per questo, fu condannata al martirio, che fu ordinato nel 304 dallo stesso Eleusio, divenuto nel frattempo Prefetto della città di Nicomedia.

panorama
Il panorama sulla Conca di Smeraldo è incantevole. Foto: Marta Cardini

Anche nella chiesa arcipretale di Recoaro, per sottolineare l’importanza della Santa nel culto dei recoaresi, viene rappresentato il suo martirio in un mosaico a vetro. La celebrazione della Santa cade il 16 Febbraio. Ogni anno, in questa ricorrenza, si svolge una sagra nell’ampio piazzale antistante la chiesa, con le tipiche spumiglie e le “sagre”, speciali biscotti preparati solo in questa occasione.

recoaro
Foto: Marta Cardini

 

 

“Lasciatemi perdere”, Riccardo Pittis si racconta alle Gallerie d’Italia a Vicenza

“Lasciatemi perdere”, libro di Riccardo Pittis, sarà presentato mercoledì 1° febbraio 2023 a Vicenza, presso le Gallerie d’Italia.

La presentazione del volume rientra nella rassegna di letteratura sportiva dal titolo “Lo sport si racconta”, a cura di Baldi Libri e realizzata in collaborazione con Anthea Spa.

A Palazzo Leoni Montanari (Contrà Santa Corona 25), Silvia Guerriero dialoga con l’autore.

“Lasciatemi perdere è la storia di un ragazzo cresciuto in una famiglia come tante nell’Italia degli Anni Settanta e destinato a diventare un’icona degli anni d’oro della pallacanestro italiana. Dopo un’infanzia spensierata, la vita di Riccardo è rivoluzionata dalla scoperta del basket. Da quel momento ha una sola priorità: vincere.

A questa missione sacrifica tutto e le grandi imprese con la maglia dell’Olimpia Milano, dove viene soprannominato “Acciughino” (per la sua magrezza), della Pallacanestro Treviso (dal 1993) e della nazionale gli danno, come a ogni campione, l’illusione di poter evitare la sconfitta.

Ma anche i sogni più grandi sono destinati a tramontare, così, chiusa la carriera da giocatore, Pittis scopre che oltre il campo da gioco c’è un mondo dove la meritocrazia non sempre ha la meglio e la sua devozione alla dea vittoria non basta, perché sconfitta e fallimento sono componenti inevitabili dell’esistenza.

Prima di trovare la sua vocazione, ha infatti provato a reinventarsi come imprenditore, ma non con successo: oggi è un apprezzato speaker motivazionale, coach e consulente che collabora con alcune delle più grandi aziende, mettendo al servizio degli altri la sua esperienza di uomo e sportivo.

Con umorismo e grande lucidità, Pittis condivide il suo percorso di crescita interiore e professionale, che lo ha portato a trovare una nuova vocazione e gli ha insegnato che la sconfitta può essere una maestra preziosissima”.

la Prenotazione all’evento è obbligatoria con mail ad [email protected] oppure sms o whatsapp al 3383946998.

Le più famose botteghe del secolo, quando Corso Palladio era il “Paradiso delle signore”

Corso Palladio ospitava, poco dopo la Chiesa dei Filippini la meravigliosa boutique “Spagnolo Olga” fondata con tutta probabilità quando sul Corso, all’epoca ancora Corso Umberto I°, transitavano matrone in portantina e patrizi a cavallo. In vetrina abiti rigorosamente accollatissimi, di tessuti rassicuranti che facevano contrasto a fantasie veramente fantasiose, ricche di richiami preraffaelliti e corredate da accessori di chiara derivazione longobarda.

All’interno solo un banco, tanto da far pensare che l’unica merce fosse quella dell’ombrosa vetrina, e invece no! I vestiti erano furbescamente custoditi in armadi di radica che coprivano la parete di fondo e le due laterali e pronti a schiudersi per rivelare un paradiso di sete e lane finissime pronte a fasciare le dame nobili e le signore dell’alta borghesia berica.

Corso Palladio - Servizio fotografico di GianPaolo Vajenti - Archivio Fondazione Vajenti www. fondazionevajenti.com
Corso Palladio – Servizio fotografico di GianPaolo Vajenti – Archivio Fondazione Vajenti www. fondazionevajenti.com

Poco più avanti, e risalente ad un’era geologica successiva, si trovava, subito prima di Standa – che per decenni fu l’unico supermercato del centro storico – il piccolo ma fornitissimo “Mapa Sport”, che rivaleggiava con il più grande emporio di Piazzale De Gasperi; di fronte il paradiso della “Perugina”, tutto blu di parati e moquette e con le alzatine di Tre Re e Baci sempre freschissimi a fare da corona ai piccoli Grifone.

Anche le mercerie andavano forte parecchio: su Corso Fogazzaro “Andrea Levis” vendeva tutto il necessario per confezionare, modificare e rattoppare qualsiasi indumento mentre in Santa Barbara la spettacolare merceria “Simionato” esponeva le spagnolette di filo come se fossero capolavori di una collezione d’arte; accanto a Simionato le “Sorelle Beltramello” si occupavano di distintivi militari, bottoni e alamari da divisa e da uniformi da lavoro, baschi di tutti i corpi dell’Esercito e altre meraviglie. Li ho davanti agli occhi le Beltramello e il signor Simionato.

Anche le botteghe alimentari non erano da meno: la “Drogheria del Corso” dove il veleno per i topi si accompagnava maliziosamente alle caramelle e le scope di saggina facevano da scorta al caffè in grani, il tutto in una miscela di odori e aromi strepitosa. Araldo Geremia era il re assoluto della “Casa del baccalà” oltre a prestare il suo volto irregolare ed espressivo ad alcune comparsate di lusso nei film che si giravano in città ai tempi d’oro della commedia all’italiana. L’aroma di stoccafisso era preponderante, tanto da profumare anche la mostarda vicentina e la sopressa, ma faceva parte del gioco: quando si entrava da Araldo si usciva comunque un po’ baccalà.

Di Alessandro Cammarano da Storie Vicentine n. 2 Aprile maggio 2021


In uscita il prossimo numero di Marzo 2023
distribuito nelle edicole del centro e prima periferia e agli Abbonati
Prezzo di copertina euro 5
Abbonamento 5 numeri euro 20
Over 65  euro 20  (due abbonamenti)

“Pretty Woman, il musical” arriva al Teatro Comunale di Vicenza giovedì 2 febbraio

Fa tappa al Teatro Comunale di Vicenza, nella programmazione degli spettacoli fuori     abbonamento, un musical attesissimo, una fiaba contemporanea tratta da un film, vero e proprio cult del genere romantico è in programma giovedì 2 febbraio alle 20.45: “Pretty Woman. Il musical”, uno show di grande livello con le musiche dell’indimenticabile colonna sonora e un vivacissimo corpo di ballo, con i ruoli che furono di Julia Roberts e Richard Gere affidati a Beatrice Baldaccini e Lorenzo Tognocchi, mentre gli altri interpreti sono Giulia Fabbri, Andrea Verzicco, Massimiliano Carulli, Ilario Castagnola, Alessio Ruaro, Nicola Trazzi, Claudio Ferretti, Giovanni Gala, Pietro Mattarelli, Federica Basso, Camilla Esposito, Veronica Barchielli, Martina Peruzzi, Martina Cenere, Federica Laganà, Giulio Benvenuti e Arianna Bertelli. I biglietti per lo spettacolo sono esauriti.

Pretty Woman arriva al Teatro comunale di Vicenza
Pretty Woman arriva al Teatro comunale di Vicenza

A metà strada tra “Cenerentola” e “My Fair Lady”, “Pretty Woman” ha appassionato un pubblico di sognatrici e sognatori in tutto il mondo; la celeberrima pellicola di Garry Marshall e Jonathan Lawton, rispettivamente regista e sceneggiatore, è tornata sulle scene come musical e già alla sua prima apparizione, a Broadway nel 2018 ha riscosso un grandissimo successo.

La versione italiana dello spettacolo, con la regia di Carline Brouwer e Chiara Noschese, è un adattamento che mantiene l’impianto narrativo del film del 1990 che valse il Golden Globe come migliore attrice in un film musicale a Julia Roberts; ripercorre fedelmente i momenti della storia  d’amore tra i due protagonisti, gli indimenticabili Vivian ed Edward, e si avvale di una colonna  sonora che include un mix di canzoni pop e romantiche scritte da Bryan Adams e Jim Vallance, tra cui il successo mondiale “Oh, Pretty Woman” di Roy Orbison, vera colonna sonora del film.

La trama del musical riprende quella super conosciuta della versione cinematografica, una favola a lieto fine che ha fatto sognare intere generazioni. Ironica e imprevedibile, romantica e sensuale la storia tra Edward e Vivian è un inno all’amore, quello che riesce a superare i pregiudizi e a ribaltare le abitudini e le convenzioni sociali, come solo nelle fiabe può avvenire.

Dopo il successo al botteghino del 2021, con più di 80.000 biglietti venduti, “Pretty Woman. Il musical” torna nei teatri italiani con una tournée che registra ovunque il tutto esaurito; e così nella tappa di Vicenza al Teatro Comunale, le splendide musiche saranno riproposte nella traduzione italiana di Franco Travaglio, mentre le scatenate coreografie di Denise Holland Bethke rappresentano un sorprendente mix di energia e tecnica che contribuisce fortemente alla riuscita dello show. Il musical nella versione italiana è una produzione Stage Entertainment in collaborazione con Italiana Assicurazioni, distribuita da Savà Produzioni Creative per Vivo Concerti; la supervisione musicale è affidata a Simone Manfredini, le scene sono di Carla Janssen Höfelt, i costumi di Ivan Stefanutti, il disegno fonico di Armando Vertullo, il disegno luci di Francesco Vignati.

La forza di questo spettacolo, oltre alla sua accurata e attenta costruzione musicale e    scenografica, sono i temi senza tempo che riesce a mettere in luce: oltre alla romantica vicenda sentimentale, il desiderio di affermazione di una giovane donna alla ricerca di sé e della sua dignità; ma anche la possibilità di cambiamento di due persone molto diverse, che riescono a non discriminare l’altro e si avvicinano rivoluzionando se stessi e il loro modo di pensare, grazie alla forza del sentimento che ha la meglio su fama e denaro. Sicuramente un lieto fine cinematografico, che rappresenta però il superamento delle apparenze in un mondo che non riesce ad andare oltre i preconcetti.

Protagonista del musical, come del film, oltre alla splendida storia d’amore, è la musica anni ’80 e il suo blasonato autore Bryan Adams; e così come le musiche, anche le ambientazioni sono “targate” anni ’80 e ’90, un contesto in cui si dipana un mix di sentimenti contrastanti, con le tematiche romantiche accompagnate da temi musicali languidi, e i temi più accesi e coinvolgenti, legati al riscatto e alla realizzazione dei propri sogni, più ritmati e intensi. Nella costruzione dello spettacolo musicale, un altro elemento importante è sicuramente il sogno, rappresentato da Happy Man, il terzo personaggio che incarna il destino e le sue possibilità. “Tutti possiamo cercare dei segni nella vita che ci diano una direzione, che siano da guida. Ogni giorno possiamo fare nuove scelte e ogni scelta avrà delle conseguenze, Happy Man e la sua tribù guidano la storia e sperano di aprire i nostri occhi agli altri, ai sogni e alle opportunità. I sogni possono darci uno scopo, qualcosa per cui lottare” come spiega Carline Brouwer nelle sue note di regia.

I biglietti sono in vendita alla biglietteria del Teatro Comunale di Vicenza (Viale Mazzini, 39) aperta dal martedì al sabato – esclusi i giorni festivi – dalle 15.00 alle 18.15, suggerito l’appuntamento e un’ora prima   dell’inizio degli spettacoli; oppure al telefono, chiamando lo 0444 324442 nei giorni di apertura della biglietteria dalle 16.00 alle 18.00; oppure online su www.tcvi.it. I biglietti per il musical costano 39,00 euro l’intero, 34,00 euro il ridotto over 65 e 23,00 euro il ridotto under 30.È possibile comprare i biglietti anche tramite 18App, Carta del docente e voucher.

Da Palazzo S. Giacomo al Cordellina, ecco le sedi della Biblioteca Bertoliana

Quali sono i palazzi-sede della Biblioteca Bertoliana? Ebbene, la biblioteca della città è dislocata in ben 9 sedi: Palazzo San Giacomo, la principale, Palazzo Costantini, Palazzo Cordellina, Villa Tacchi e poi ci sono le sedi di Riviera Berica, Anconetta, Laghetto e Villaggio del Sole. Esiste poi un punto di distribuzione in località Ferrovieri.

I più interessanti sono i Palazzi siti nel centro storico, dalle architetture eleganti. I primi tre palazzi si trovano non lontano dal Palladio Museum e da Palazzo Thiene.

Palazzo San Giacomo

Si trova nel centro di Vicenza, al civico n. 5 di contrà Riale. Era sede del convento seicentesco dei padri Somaschi, progettato da un apprezzato architetto vicentino del tempo, Antonio Pizzocaro.

Il chiostro iniziale fu progettato dal Pizzocaro nel 1627 come annesso alla Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo. La chiesa, affidata dal vescovo Michele Priuli nel 1583 ai padri Somaschi che già curavano l’Orfanotrofio di Santa Maria della Misercordia, venne restaurata.

bertoliana
La fontana di fronte alla sede di Palazzo Cordellina. Foto: Marta Cardini

Il convento fu ampliato tra il 1662 e il 1670 su progetto di Domenico Borella. I lavori proseguono fino al 1727 sotto la direzione di Carlo Borella e di Francesco Muttoni.

In seguito al decreto della Repubblica Veneta del 1766 che sopprimeva monasteri e ospizi, i Padri Somaschi dovettero abbandonare nel 1772 la cura del convento e della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo. L’intero complesso fu acquistato dalla città nel 1774 e da allora venne adibito a scuole civiche (ospitò anche il Ginnasio fino al 1821) e a sede dell’Archivio e Camera notarile.

Fallito il progetto di trasformazione in palazzo delle Poste e Telegrafi, dal 1909 fu destinato ad ospitare la Biblioteca Bertoliana.
E’ divenuto quindi la sede storica della biblioteca cittadina, fondata nel 1706 presso il palazzo del Monte di Pietà dopo il trasferimento nel 1910.
Nell’estate del 1959 la biblioteca fu interessata da lavori di miglioramento. In questa occasione si sistemò anche il chiostro abbassandolo all’altezza delle sale studio, pavimentandolo e piantando diverse piante: un piccolo acero, ortensie, rose e una vite americana che fa da baldacchino al pozzo.

s giacomo
Palazzo San Giacomo dal cortile. foto: pag Facebook PGVi

Palazzo Costantini

La biblioteca di Palazzo Costantini si trova nel centro storico di Vicenza in Contra’ Riale 13, a pochi passi dalle sedi Palazzo Cordellina e Palazzo San Giacomo.

Il Palazzo, eretto nel 1840 su disegno di Giovanni Maria Negrin Quartesan, fu acquisito nel 1913 dalla Casa del Popolo dei cattolici vicentini che lo tenne come propria sede fino al 1921.In seguito fu sede dell’ INAIL. E’ stata inaugurata nel 1981 come “Sala per la Ricerca Guidata”; nel 1993, dopo un intervento di restauro, venne aperta una sala affrescata intitolata all’ex direttore della Biblioteca Bertoliana Antonio Dalla Pozza, utilizzata per alcuni anni come spazio polivalente.

costantini
Palazzo Costantini. Foto: bibliotecabertoliana.it

Dal 2019, con il trasferimento del Centro informatico al piano terra,  si sono aggiunte altre due sale per lo studio e la ricerca.

Palazzo Cordellina

Palazzo Cordellina (foto di copertina) si trova in contrà Riale n.12, di fronte alla sede di palazzo San Giacomo. E’ la sede centrale dell’Istituzione: ne ospita gli uffici di presidenza e consiliari, direzionali e amministrativi e gran parte delle iniziative culturali come presentazioni, conferenze, incontri musicali, corsi ed esposizioni…

palazzo cordellina
Un concerto all’interno di Palazzo Cordellina. Foto: pag fb Palazzo Cordellina, scatto di Matteo Rozzi

Nel Salone Centrale e nella Sala corsi al piano nobile, come nella Sala udienze del piano terra, si ospitano attività culturali quali conferenze, convegni, concerti. Nella Sala Sfingi e nella Sala Udienze a piano terra vengono generalmente ospitate le esposizioni. Il committente fu il giureconsulto veneto Carlo Cordellina. Fu costruito in stile palladiano da Ottone Calderari tra il 1786 e il 1790.

Gli interni sono ornati da affreschi e decorazioni opera di Paolo Guidolini e Girolamo Ciesa. Nel corso della seconda guerra mondiale un bombardamento distrusse parte dello stabile. Dal 2007 l’immobile è stato oggetto di numerosi restauri finanziati in gran parte dalla Fondazione Cariverona.

Villa Tacchi

La biblioteca di Villa Tacchi, inaugurata nel 1968 nel quartiere popolare di S. Pio X, è stata la seconda biblioteca di pubblica lettura della città di Vicenza. Situata in origine in una sala dell’Istituto professionale per l’Industria e l’Artigianato in Viale Trissino, nel 1972 venne trasferita nell’attuale sede, presso il Centro Civico della Circoscrizione 3, nell’edificio di Villa London Tacchi.

villa tacchi
Villa London Tacchi. Fonte: facebook

La villa e il bel parco circostante, dichiarato di notevole interesse pubblico nel giugno 1969 per la gran varietà di piante ornamentali, appartengono al Comune di Vicenza. La villa, che risale ai primi dell’800, è stata parzialmente restaurata e la sede della biblioteca completamente rinnovata nel 2006. Nel dicembre del 2018 la biblioteca ha festeggiato i 50 anni di attività.

Freak Of Nature in mostra a Vicenza, alla And Art Gallery le opere della street artist

Freak Of Nature esporrà le sue opere alla And Art Gallery di Vicenza, dal 3 al 26 febbraio 2023.

Una delle artiste più controverse del panorama italiano decide di mostrare le proprie opere, progetti di installazioni passate presenti e future, all’interno di un luogo istituzionalmente deputato all’arte.

Arte di denuncia, Street Art o Land Art, l’artista difficilmente collocabile in un’unica definizione, entra nel mondo del mercato dell’arte presentando una serie di tele nate come progetto/prova delle performance realizzate (o ancora da realizzare) poi in esterno.

Per i collezionisti opere di denuncia sociale che questa artista ha raccontato negli ultimi anni scegliendo la natura come punto di riferimento. Non mero esercizio di stile ma un vero richiamo alle regole che la natura pone in essere, una sorta di richiesta al ritorno a ciò che le regole naturali ci insegnano.

La missione di Freak of Nature è segnalare ogni forma di abbandono (di recente anche nel Vicentino) attraverso l’arte, megafono sociale.

Nel 2008 inizia la propria missione di ricoprire, per far scoprire, luoghi abbandonati ed ecomostri diventati ormai arredo urbano e quindi invisibili ai nostri occhi.  L’artista ci ricorda cosa avrebbe fatto la natura se fosse stata libera di agire. Progettando e preparando in studio gli interventi, nulla è lasciato al caso.

La natura, attraverso l’arte di Freak, cerca di riprendersi ciò che l’uomo, con la cementificazione dissennata, ha sottratto ad essa e trasformato in luoghi d’abbandono. Una denuncia partita da muri ed arrivata a coprire interi palazzi, il suo agire oltre che contro chi ha perpetrato ciò è anche, se non soprattutto verso la nostra apatica indifferenza.

Una sorta di richiamo alla nostra coscienza, ad aprire gli occhi, ad agire contro il degrado che da fuori, piano e attraverso la nostra accettazione dello status quo, sta entrando dentro di noi.

IN THE BOX si pone l’obiettivo di mostrare tutto il lavoro che sta dietro… tutte le stoffe preparate per le performance. Attraverso dei telai, dove saranno montate, si potrà pensare di avere una parte dell’opera di Freak of Nature a casa propria o nel proprio ufficio.

Far entrare nella nostra vita il richiamo di questa artista è un’occasione per riportare al centro la natura, per noi e per le future generazioni. Richiamare alla responsabilità attraverso l’arte è cultura.

Un modo di educare i giovani attraverso un linguaggio a loro affine, più di tanti discorsi il messaggio di Freak arriva forte e chiaro con le immagini impresse nelle tele, riportandoci ad una consapevolezza gioiosa e giocosa.

And Art Gallery di trova in Contra Frasche del Gambero a Vicenza e la mostra resterà aperta dal martedì al sabato (mattino 9.30-12.30 e pomeriggio 16.00-19.30)