COMO (ITALPRESS) – È stato firmato, nella prima giornata del summit sull’innovazione, ComoLake2025, il Memorandum d’Intesa che sancisce la nascita di Q-Alliance, definito “il più potente hub quantistico del mondo”. Per Alan Baratz, CEO di D-Wave “è una giornata davvero importante per l’Italia”. L’intesa “ha lo scopo di supportare la missione dell’Italia di diventare un leader globale nel calcolo quantistico”. ComoLake 2025, il forum dedicato all’innovazione, alla sostenibilità e alle grandi trasformazioni economiche e sociali, organizzato da Micromegas e promosso da Fondazione Innovazione Digitale, è in programma presso Villa Erba, Cernobbio.
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ComoLake, nasce Q-Alliance. Baratz “Giornata importante per l’Italia”
Rauti “Cybersecurity, l’Italia investe nella sicurezza nazionale. Dobbiamo essere in grado di difenderci”
ROMA (ITALPRESS) – “Ci troviamo di fronte alla più grande sfida alla sicurezza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: con la guerra ibrida visibile e invisibile caratterizzata da attacchi cyber, sabotaggi di sistemi, sottrazioni di informazioni, dobbiamo essere in grado di difenderci”. Così il sottosegretario alla Difesa, senatrice Isabella Rauti, intervenendo oggi al Convegno “Cybersecurity e cyberwarfare nel settore aerospaziale”, organizzato a Roma dal Centro studi militari aerospaziali “Giulio Douhet” (CESMA), dall’Associazione Arma Aeronautica – Aviatori d’Italia ETS, dall’ingegnere, già sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo e con il patrocinio dell’Aeronautica militare italiana.
“Una guerra ibrida caratterizzata da minacce, attacchi ripetuti e interferenze malevole non solo al sistema difesa e sicurezza ma anche A industria, sanità, trasporti e alle comunicazioni. Parliamo”, ha sottolineato il sottosegretario, “di servizi essenziali e funzioni vitali per ogni Stato e soprattutto per la vita stessa dei cittadini: il quotidiano di una nazione. Non si tratta più soltanto di proteggere i confini ma di presidiare spazi nuovi e complessi – come il dominio cibernetico, l’aerospazio e le infrastrutture critiche – dove si gioca la nuova competizione globale”.
Il sottosegretario ha evidenziato la necessità “di evolvere il quadro normativo nazionale verso un’architettura istituzionale più rispondente alle minacce. In questo senso vanno le proposte presentate al Parlamento, per attribuire alle Forze Armate la possibilità di intervenire nel cyberspazio anche in tempo di pace e al di fuori di scenari di guerra tradizionale, per proteggere istituzioni, infrastrutture critiche e cittadini. E che prevedono l’arrivo dei “soldati hacker”, vere e proprie squadre miste composte da soldati e tecnici specializzati“.
“La spesa militare è necessaria”, ha ribadito la senatrice Rauti, “perché investire in difesa significa investire in sicurezza. Il nostro Paese ha chiesto in prestito 15 miliardi dai finanziamenti diretti del fondo europeo SAFE, da investire in personale, sistemi d’arma, logistica e reti informatiche. Il raggiungimento del 5% del Pil per spese militari, obiettivo condiviso con gli Alleati, sarà spalmato in dieci anni e riguarderà per il 3.5% le spese di difesa e per l’1.5% le spese di sicurezza che comprendono: la protezione delle infrastrutture critiche, la protezione delle reti, la promozione dell’innovazione tecnologica, investimenti per la cybersecurity, spese per il rafforzamento della base industriale di difesa dell’Alleanza atlantica”.
-Foto ufficio stampa sottosegretario Rauti-
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Stroncato traffico di droga nel Trapanese, 18 arresti
TRAPANI (ITALPRESS) – I carabinieri di Mazara del Vallo hanno smantellato un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Arrestate 18 persone: sette sono finite in carcere e undici ai domiciliari. Gli indagati sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip presso il Tribunale di Palermo. I militari hanno eseguito perquisizioni volte alla ricerca di armi, droga, denaro e documenti inerenti alle attività delittuose. L’operazione ha visto impegnati oltre 100 militari del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani, personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia e un elicottero.
L’indagine, iniziata sotto la direzione della Procura i Marsala e sviluppata con metodi tradizionali e attività tecniche, ha consentito di fare luce su un’associazione dedita al narcotraffico in grado di commercializzare al dettaglio le varie tipologie di narcotico (eroina, cocaina-crack, hascisc e marijuana) mediante un “piazza di spaccio” allestita in un appartamento ubicato in un edifico di edilizia popolare del quartiere di “Mazara due”.
Le attività investigative hanno permesso di documentare l’esistenza di un aggregato criminale organizzato gerarchicamente al cui vertice si collocava un uomo (indicato nei dialoghi intercettati dei sodali come “il Capo o il Principale”) residente nel quartiere mazarese che dirigeva l’associazione definendo ruoli, compiti, e turnazioni dei sodali dipendenti, nonché delegando al fratello (anche lui raggiunto dal provvedimento) il delicato compito di curare il ritiro e l’occultamento delle partite di narcotico consegnate dai corrieri palermitani.
Significativa la struttura logistica dell’associazione che aveva fortificato l’appartamento adibito a piazza di spaccio, dotandolo di porte blindate e sistemi di video sorveglianza. Tali sistemi di difesa passiva, insieme ai prestabiliti turni di vedetta effettuati da sodali specificamente incaricati, consentivano ai pusher dell’associazione di porre in essere diuturne attività di spaccio in favore di un fidelizzato bacino di clienti-assuntori. Rilevanti nel corso delle indagini gli esiti delle attività di riscontro delle intercettazioni, che hanno consentito l’arresto in flagranza di 6 persone e la denuncia di altre cinque, nonché il sequestro di 141.526 euro in contanti; 491 grammi di eroina, 214,2 grammi di cocaina, 2 chili e 22 grammi di hashish; 2 appartamenti di edilizia popolare. Al termine delle operazioni il Prefetto di Trapani, Daniela Lupo, si è congratulato con i militari dell’Arma.
– ufficio stampa Carabinieri –
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Mattarella riceve il Papa “Tregua a Gaza una scintilla di speranza”
ROMA (ITALPRESS) – “In Medio Oriente, alla ferita atroce dell’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, ha fatto seguito una reazione, che ha superato non soltanto criteri di proporzionalità, ma anche i confini di umanità. Oggi c’è ‘una scintilla di speranzà che va sostenuta con convinzione”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della visita ufficiale di Papa Leone XIV al Quirinale. “La liberazione degli ostaggi rimasti in vita è di grande valore e coinvolge quanti hanno a cuore civiltà e dignità delle persone, rivolgendo un pensiero a coloro che sono morti in quella crudele condizione di prigionia – aggiunge -. Il cessate il fuoco a Gaza consente di iniziare a porre riparo a quella popolazione civile, così provata da brutale sofferenza. Ci auguriamo che il negoziato in atto sulle tappe successive si concluda positivamente e conduca, al più presto, a un’interruzione definitiva delle ostilità e delle violenze nella Striscia, a beneficio anche della generale stabilità del Medio Oriente e dei Luoghi Santi, per rilanciare la soluzione di uno Stato per ciascuno di due popoli – evidenzia -, la sola in grado di consentire la possibilità di un futuro in cui tutti – Israele e Palestina – trovino pace e sicurezza. Vorrei riaffermare che la pace vera, duratura, risiede nell’animo dei popoli. Diversamente, sotto la cenere della fine delle violenze cova il rancore, pronto a divampare nuovamente alla prima occasione che possa essere sfruttata, per rendersi conto allora che la fine delle violenze si trasforma, purtroppo, in una parentesi tra due esplosioni”.
Il Capo dello Stato ricorda i “tempi di grande difficoltà” che viviamo. Il Secondo dopoguerra aveva saputo puntare a un mondo costruito sul multilateralismo, su di un sistema che prevedeva il dialogo per la soluzione delle controversie. Un sistema che oggi sembra progressivamente accantonato. Le istituzioni allora sorte appaiono indebolite – talvolta strumentalmente, e irresponsabilmente, delegittimate – e non in grado di incidere con la necessaria efficacia sulle crisi attuali. Preoccupa il venir meno di meccanismi che costruiscono fiducia tra gli Stati. In questo scenario – prosegue -, la logica del più forte, la tentazione di fare ricorso alle armi per risolvere una disputa, sembrano talvolta prevalere. Dignità e diritti di singoli, di gruppi, di popoli sono sovente calpestati. L’aggressione russa su larga scala in Ucraina, a distanza di quasi quattro anni, continua a mietere vittime civili innumerevoli, a seminare morte e distruzione, a gettare una inquietante ombra di insicurezza sull’intero continente europeo”. Mattarella sottolinea l’alto numero di conflitti e crisi umanitarie in corso con il rischio che “parte dell’opinione pubblica rimanga come assuefatta, che la sofferenza di milioni di esseri umani non scuota più le coscienze. A fare le spese di un mondo nel quale la convivenza pacifica è messa così in pericolo, sono sempre i più vulnerabili, soprattutto bambini e giovani – osserva -. Non è accettabile che venga sottratto il futuro a intere generazioni. Spesso a pagare un prezzo alto nelle guerre sono le comunità cristiane, prese di mira per il ruolo di stabilizzazione e di moderazione che tradizionalmente esercitano, in particolare nel Vicino Oriente. Non vogliamo arrenderci alla prospettiva di una società dominata da oligarchi o, meglio, da privilegiati, in base al censo, alla spregiudicatezza, all’indifferenza verso gli altri, che si profila rimuovendo i valori di uguaglianza, di solidarietà, di libertà”.
Poi un passaggio sull’Europa che, ricorda il Presidente, ha visto “popoli che si erano a lungo duramente combattuti raccogliersi insieme intorno ai principi di pace e di collaborazione per un futuro comune. Un nucleo di valori, che, nei padri fondatori – molti di formazione cristiana – ha trovato ispirazione nel rispetto della dignità di ogni persona, della solidarietà, della giustizia, e che costituisce l’anima delle nostre democrazie, intese non soltanto come rispetto delle “regole del gioco”, ma nella essenza più profonda di garanzia di libertà, uguaglianza, partecipazione. Tutti antidoti alla contrapposizione irriducibile, ai conflitti di ogni genere, alla guerra”. Inoltre, un passaggio sullo storico appello di Pio XII “a bandire per sempre la guerra come mezzo per risolvere le controversie. Un appello che, attraverso il magistero dei Pontefici che si sono susseguiti da allora ad oggi, trova in Vostra Santità un nuovo instancabile messaggero, come dimostra il Suo primo intervento dalla Loggia delle Benedizioni. Una pace che ‘comincia da ognuno di noì: per questo è così essenziale disarmare gli animi e disarmare le parole. In questo una responsabilità specifica spetta ai decisori politici e a quanti influenzano l’opinione pubblica, nel rifuggire dall’esaltazione dei contrasti piuttosto che nel coltivare, al contrario, dialogo e reciproca comprensione”. Infine, Mattarella ricorda il “legame imprescindibile tra Santa Sede e Italia” e la figura di “Papa Francesco, che ha lasciato in tutti – credenti e non credenti – un ricordo indelebile”, conclude.
– Foto ufficio stampa Quirinale –
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Il Papa al Quirinale “Tempi di grave sofferenza, impegno per la pace”
ROMA (ITALPRESS) – “Come purtroppo appare evidente, viviamo tempi in cui, assieme a tanti segni di speranza, molte sono le situazioni di grave sofferenza che feriscono l’umanità a livello mondiale e richiedono risposte urgenti e al tempo stesso lungimiranti. Il primo impegno che, in proposito, desidero richiamare è quello per la pace. Sono numerose le guerre che devastano il nostro pianeta, e guardando le immagini, leggendo le notizie, ascoltando le voci, incontrando le persone che ne sono dolorosamente colpite riecheggiano forti e profetiche le parole dei miei Predecessori”. Così Papa Leone XIV, in occasione della visita ufficiale al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale nel rinnovare l’appello “accorato affinchè si continui a lavorare per ristabilire la pace in ogni parte del mondo e perchè sempre più si coltivino e si promuovano i principi di giustizia, di equità e di cooperazione tra i popoli che ne sono irrinunciabilmente alla base”. Il pontefice esprime l’apprezzamento nei confronti del Governo italiano per l’impegno “in favore di tante situazioni di disagio legate alla guerra e alla miseria, in particolare nei confronti dei bambini di Gaza, anche in collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù. Si tratta di contributi forti ed efficaci per la costruzione di una convivenza dignitosa, pacifica e prospera per tutti i membri della famiglia umana. A tale finalità – prosegue -, giova certamente il comune impegno che lo Stato italiano e la Santa Sede hanno sempre profuso e continuano a porre in favore del multilateralismo. Si tratta di un valore importantissimo. Le sfide complesse del nostro tempo, infatti, rendono quanto mai necessario che si ricerchino e si adottino soluzioni condivise”.
“Perciò è indispensabile implementarne dinamiche e processi, richiamandone gli obiettivi originari, volti principalmente a risolvere i conflitti e a favorire lo sviluppo, promuovendo linguaggi trasparenti ed evitando ambiguità che possono provocare divisioni”, sottolinea Papa Leone XIV, che inoltre, nel rinnovare il forte legame che unisce la Sede di Pietro al Popolo italiano, esprime la viva gratitudine per “lo sforzo profuso a vari livelli nella circostanza della morte del mio venerato Predecessore, Papa Francesco. Il suo amore per la terra e il Popolo italiani ha trovato in quei giorni una risposta toccante e calorosa, che si è manifestata anche nel grande e accorto impegno compiuto durante il successivo Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. Ancora voglio dire un sentito ‘graziè a Lei, Signor Presidente, e al Paese intero per la bella testimonianza di accoglienza, nonchè di efficiente organizzazione, che l’Italia da mesi sta offrendo, durante lo svolgersi dell’Anno Giubilare”. Diversi i temi toccati da Prevost, dalla cura del creato ai migranti, fino alla natalità. “Ci prepariamo a celebrare, nell’anno a venire, un importante anniversario: l’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, il 3 ottobre 1226. Questo ci offre l’occasione per porre un accento sull’urgente questione della cura della ‘casa comunè. Negli ultimi decenni assistiamo in Europa, come sappiamo, al fenomeno di un notevole calo della natalità. Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti. Vorrei sottolineare l’importanza di garantire a tutte le famiglie il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità. Facciamo tutto il possibile per dare fiducia alle famiglie, soprattutto alle giovani famiglie – auspica -, perchè possano guardare serenamente al futuro e crescere in armonia. In questo quadro si inscrive la fondamentale importanza, ad ogni livello, del rispetto e della tutela della vita, in tutte le sue fasi, dal concepimento all’età avanzata, fino al momento della morte”.
Poi i migranti. “Esprimo gratitudine per l’assistenza che questo Paese offre con grande generosità ai migranti, che sempre più bussano alle sue porte, come pure il suo impegno nella lotta contro il traffico di esseri umani. Si tratta di sfide complesse dei nostri tempi, di fronte alle quali l’Italia non si è mai tirata indietro. Incoraggio a mantenere sempre vivo l’atteggiamento di apertura e solidarietà. Non lasciamoci affascinare da modelli massificanti e fluidi, che promuovono solo una parvenza di libertà, per rendere poi invece le persone dipendenti da forme di controllo come le mode del momento, le strategie di commercio o altro – conclude Leone XIV -. Avere a cuore la memoria di chi ci ha preceduto, far tesoro delle tradizioni che ci hanno portato ad essere ciò che siamo è importante per guardare al presente e al futuro con consapevolezza, serenità, responsabilità e senso di prospettiva. a lanciarsi, per attingervi speranza e affrontare con fiducia le sfide presenti e future”.
– Foto ufficio stampa Quirinale –
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Presentato a Roma il docufilm “Non chiamatelo call center”
ROMA (ITALPRESS) – Un viaggio che attraversa il Sud, scardina i pregiudizi, mette al centro le persone e racconta una nuova idea di impresa. È stato presentato in anteprima nazionale ieri, 13 ottobre, al Cinema Barberini di Roma, il docufilm “Non chiamatelo Call Center”, prodotto da LuckyHorn Entertainment in collaborazione con TP Italia.
Dopo la proiezione si è svolto un dibattito moderato dal giornalista RAI Mattia Iovane, con la partecipazione di Diego Pisa, CEO di TP Italia; Gianluca Bilancioni, CFO e direttore HR TP Italia; Maristella Massari, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno” e Marco Fanizzi, autore del docufilm. “Non chiamatelo Call Center” è un’opera che intende ridefinire, attraverso una narrazione autentica e profonda, l’identità di un’azienda e di un intero settore, troppo spesso ridotto a stereotipi. Il docufilm racconta la trasformazione radicale di TP Italia, oggi tra le principali realtà italiane nel campo dei servizi integrati di customer experience, digitalizzazione e business support. Un’evoluzione che ha portato la società con sedi a Taranto e Fiumicino con oltre 2000 persone impiegate a ottenere nel 2025 il primo posto come “Best Workplace” nella classifica Great Place to Work tra le aziende italiane con oltre 1000 dipendenti.
“Questo documentario non è ‘unoperazione di immagine, ma un atto di trasparenza”, dichiara Diego Pisa, CEO di TP Italia. “Raccontiamo la verità di un cambiamento che ha richiesto coraggio, ascolto e determinazione. Le nostre persone sono oggi il vero centro strategico del business”.
Attraverso lo sguardo della giovane Gea, neolaureata romana che decide di recarsi a Taranto per lavorare in un’azienda che sa ascoltare, il racconto diventa testimonianza concreta del potenziale del Mezzogiorno e di un nuovo modo di fare impresa. Nel contesto di una città segnata da decenni di monocultura industriale – Ilva, Eni, Marina Militare – l’arrivo, nei primi anni 2000, del Gruppo Teleperformance (solo recentemente diventato TP) ha rappresentato un’alternativa occupazionale concreta. Ma è solo dal 2016, con la guida del nuovo management (Diego Pisa chiamato a ricoprire il ruolo di amministratore delegato e Gianluca Bilancioni quello di CFO e direttore HR), che l’azienda ha intrapreso un percorso coraggioso, centrato su ascolto, welfare di comunità e sostenibilità sociale.
Un percorso di trasformazione che ha coinvolto l’intero territorio e non solo, come testimoniano anche le voci che compongono il docufilm: Don Alessandro Argentiero, giovane prete di periferia, della parrocchia “SS.mi Angeli Custodi” del quartiere Tamburi di Taranto; Teresa Tatullo, fondatrice dell’associazione Alzaia ETS che opera contro la violenza sulle donne. E ancora, Piero Romano, direttore dell’Orchestra della Magna Grecia, Fiorella Tosoni, presidente dell’associazione Andrea Tudisco di Roma. Nel film emergono chiaramente i tratti distintivi del nuovo modello aziendale di TP Italia, avviato con un’idea semplice ma rivoluzionaria: dare ascolto, vero, alle persone.
Ne sono derivati tanti progetti di welfare ideati sulle richieste dei lavoratori: dallo sportello psicologico anche per i familiari, all’introduzione dello smartworking strutturale, con il primo accordo di questo tipo sottoscritto coi sindacati di settore. Poi, i tanti piccoli progetti di responsabilità sociale nel territorio tarantino, per portare un po’ di azienda nei quartieri dove vivono i dipendenti. Dall’altro lato, la grande sfida della tecnologia con un team di ingegneri e ricercatori a lavoro per trasformare l’intelligenza artificiale in un supporto al lavoro umano, non in una minaccia. Il racconto di Gea – affiancata dalle voci esperte di Massari e Brachino, che nel docufilm inquadrano le dinamiche sociali e mediatiche della crisi vissuta da Taranto e del settore – diventa così una metafora del cambiamento possibile: per un’azienda, per una città, per un’intera generazione di lavoratori. La scelta del titolo è una dichiarazione d’intenti. TP Italia non è più – e non vuole essere percepita – come un semplice “call center”, ma come una piattaforma di servizi evoluti che mette al centro l’esperienza umana, il rispetto, la dignità e la crescita professionale. Una trasformazione che ha portato, in pochi anni, risultati economici tangibili: l’assenteismo passato dal 12 al 3%, i bilanci in attivo dal 2021, dopo una perdita di 9 milioni di euro registrata nel 2020. A certificare il cambiamento, le classifiche sulle migliori aziende nelle quali lavorare basate sulla soddisfazione dei dipendenti.
– ufficio stampa zwan –
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Gli Arcivescovi di Palermo e di Monreale: “Basta violenze e uccisioni”
PALERMO (ITALPRESS) – “Pietrificati. Sgomenti. Ancora un giovane che toglie la vita ad un altro giovane. In modo brutale. Distrutte due vite, travolte famiglie, due in particolare. Il dolore e il turbamento ci travolgono. Caino continua ad uccidere Abele. Continua”. Così, nel loro messaggio sull’uccisione del ventunenne Paolo Taormina, avvenuta nella notte tra sabato e domenica a Palermo, gli arcivescovi del capoluogo siciliano e di Monreale, Corrado Lorefice e Gualtiero Isacchi.
“Mani che si alzano, che impugnano ancora armi di pietra o di ferro per seminare morte – aggiungono -. La stessa violenza, lo stesso dolore. Strazio che contorce le viscere di chi ha perso un figlio, un fratello, un amico e sente la vita segnata ormai da una assenza improvvisa, inspiegabile, violenta, la fine di un’esistenza chiamata a fiorire, a godere la vita, gli amori, un futuro. Strazio del fallimento educativo di una famiglia che ha cresciuto un figlio ma senza trasmettergli il valore inalienabile e intoccabile della propria e altrui vita, senza far passare che la violenza brutale non appartiene all’identità vera degli umani. È solo mostruosità! Va commiserata, non certamente esaltata. Strazio in cui si infrange la fragile speranza di coloro che un figlio, un fratello, un amico lo hanno già perso a causa della violenza e si auguravano non accadesse mai più”.
“La Chiesa – proseguono – si interroga: dove è finito l’insegnamento dell’Innocente ucciso su una croce per dire che siamo fratelli e sorelle, umani, figli amati da Dio, vite da custodire? E la Città si interroga: può la cultura di una civiltà fermentata da tanti popoli, nutrita da tante linfe, dissolversi in un gesto? Quanto spazio abbiamo dato al culto del potere, dell’avere, della bruta forza, dei privilegi di casta, humus propizio per foraggiare mentalità e organizzazioni mafiose di ieri e di oggi? Quanto spazio abbiamo accordato alla loro cultura di morte, al loro subdolo sentirsi come divinità che hanno potere e diritto sulla vita degli altri? Troppo abbiamo sopportato la presenza di questa cultura, che si è infiltrata ovunque, in modi sottili, silenziosi, convincendo tanti di noi che fosse l’unica possibile e che ‘nulla mia cambierà’. E ritorna la sensazione devastante di sentirci falliti: come genitori, come educatori, come Chiesa, come Istituzioni, come uomini e donne di governo. Cosa abbiamo trasmesso ai nostri ragazzi? Come li abbiamo custoditi? Ancora una volta dobbiamo protestare contro la violenza mortale, contro un modo di vedere il mondo che rende legittima la follia più grande dell’uomo, la follia di uccidere un altro uomo”.
“Ricordiamo – sottolineano gli arcivescovi Lorefice e Isacchi – le nottate violente di Monreale e, ancora una volta, di Palermo. Quando ascolteremo la disperazione dei nostri giovani? Il vuoto che abbiamo fatto trovare loro? Come Vescovi sentiamo tutto il fallimento della Chiesa e della società. Non abbiamo risposte, ma domande alle quali non intendiamo sottrarci. Che il crudele omicidio di Paolo Taormina, sulla scia della barbara uccisione di Gesù di Nazareth, diventi punto fermo per una svolta. Che la vita di Paolo diventi segno di trasformazione delle nostre Città, germe di rinascita. È vero, ce lo eravamo augurati già lo scorso aprile, dopo quella notte di sangue a Monreale. Oggi rinnoviamo la stessa speranza. Crediamo che il cambiamento sia possibile! Scegliamo di alimentare il piccolo ulivo che le mamme dei tre giovani uccisi a Monreale hanno voluto piantare in quella piazza bagnata dal sangue innocente. Serve tempo, ma è un segno che, se curato da noi tutti, crescerà e darà frutti. Non si tratta solamente di presidiare e mettere a soqquadro i quartieri a rischio o i luoghi della movida, bensì di essere presenti tutti e insieme, a cominciare dalle Istituzioni civili, militari, scolastiche, religiose, con una ‘politica’ della cura dei cittadini più fragili. Fragili per mancata equa destinazione di beni (lavoro, casa, pane), per accesso alla cultura, per opportunità occupazionali e di crescita umana e spirituale. Essere presenti nelle vicende lieti e tristi che si vivono nelle case, nelle strade, nei quartieri. Abbiamo bisogno di rivedere le nostre politiche sociali, urbanistiche, di sviluppo culturale ed economico. Le nostre scelte religiose che tradiscono Dio e il suo sogno se restano prigioniere dei luoghi di culto e delle sacrestie. Dobbiamo ammettere i nostri fallimenti. Dobbiamo ammetterli tutti insieme. Siamo stati noi, uomini, a relegare altri uomini in spazi e contesti periferici”.
“Se non partiamo dall’unico ‘centro’ che è l’uomo e la sua dignità – ogni uomo e ogni donna -, se non riprendiamo in mano la Costituzione Italiana a partite dai primi suoi articoli, creeremo sempre più periferie urbane ed esistenziali – aggiungono -. Vedremo aumentare il disagio giovanile che ha nella violenza un segno conclamato: noi adulti non riusciamo ancora a riconoscerlo e a interpretarlo. Se non partiamo dai più poveri – dagli scarti umani generati dalla nostra cultura dell’indifferenza, dell’economia del profitto, del piacere sfrenato, del potere della forza – non potrà mai esserci una convivenza serena nelle nostre Città. Incentiveremo disuguaglianze, ingiustizie e conseguentemente, sottocultura e violenza. Saremo noi – che ci reputiamo ‘giusti’ e meritevoli – gli sponsor invisibili (ma consapevoli!) delle perverse ‘strutture di peccato’ malavitose e mafiose. Basta violenza. Basta uccisioni. Torniamo a educare, a coinvolgerci e a governare nel segno dell’umanità: ogni vita è sempre sacra. Vi invitiamo, sabato 18 ottobre alle ore 21, a ritrovarci allo Zen, nell’Atrio antistante la Chiesa San Filippo Neri, in via Fausto Coppi a Palermo. Ricorderemo Paolo e gli altri giovani vittime di violenza. Li ‘porteremo al cuore’, nei nostri cuori. Staremo insieme alla presenza di Dio. Accoglieremo e pronunceremo parole di vita, di mitezza, di pace, di cura. Perché dalle ceneri e dal sangue rinasca la Vita, ogni vita. Invitiamo tutte le Istituzioni cittadine Civili, Militari, Scolastiche, Accademiche, Culturali e Religiose e, soprattutto, voi giovani che animate i luoghi di ritrovo della cosiddetta ‘movida’. Trascorriamo insieme un sabato sera ‘alternativo’. Scegliamo di ‘esserci’, di essere presenti in modo diverso nella Città, ‘pro-vocando’, portando luce, esperienze costruttive, riscaldando i cuori perché ogni spazio cittadino sia il ‘Centro’ e possa essere luogo di rinascita e non di devastazione e emarginazione. Affidiamoci a Maria Addolorata. Solo lei sa entrare nel cuore trafitto di una madre che tiene tra le braccia il figlio ucciso ma anche in quello della madre di un figlio omicida. La Madre di Gesù ci insegni la via della rinascita, l’amore verso i piccoli, i poveri, i bambini, verso quelli che non hanno voce. La via della non violenza e della pace”, concludono gli arcivescovi di Palermo e di Monreale, Corrado Lorefice e Gualtiero Isacchi.
-Foto IPA Agency-
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Catastrofi naturali, al via primo Think Tank su prevenzione danni
ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato oggi a Roma Natural Risk Forum (NRF), il nuovo Think Tank promosso dal Gruppo Unipol con l’obiettivo di lanciare una piattaforma di dialogo tra istituzioni, comunità scientifica e settore privato al fine di stimolare una riflessione ampia e strategica sui rischi catastrofali naturali e il loro impatto sociale, economico e produttivo sul Paese.
L’Italia è, infatti, tra i Paesi europei più esposti agli eventi naturali estremi: in tale contesto il Natural Risk Forum promuove una analisi sui modelli di governance più adatti ad affrontare le diverse fasi di gestione dei rischi – mappatura, prevenzione, emergenza e ricostruzione – con l’obiettivo di contribuire alla resilienza del tessuto sociale ed economico dei territori, alla riduzione dei danni e alla diffusione di una cultura del rischio.
L’incontro odierno si è articolato in diverse sessioni tematiche dedicate a monitoraggio e consapevolezza del fenomeno, governance istituzionale e strategie di prevenzione e mitigazione dei rischi.
Ad aprire i lavori, dopo l’introduzione di Stefano Genovese (Head of Institutional & Public Affairs, Unipol Assicurazioni e Coordinatore del Think Tank), i saluti istituzionali di Nello Musumeci (Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare), seguiti da un messaggio di Gilberto Pichetto Fratin (Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) e l’intervento di Federico Eichberg (Capo di Gabinetto, Ministero delle Imprese e del Made in Italy).
Sono intervenuti poi Pino Bicchielli (Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico, Camera dei Deputati), Stefano Cappiello (Dirigente Generale, Direzione V Regolamentazione e Vigilanza del Sistema Finanziario, Ministero dell’Economia e delle Finanze), Guido Castelli (Commissario straordinario del Governo per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016, Presidenza del Consiglio dei Ministri), Massimo Chiappini (Direttore di Ricerca del Dipartimento Ambiente, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – INGV), Daniela D’Agostino (Chief Property & Casualty Officer, Unipol Assicurazioni), Sestino Giacomoni (Presidente, Consap), Luigi Ferrara (Capo Dipartimento Casa Italia, Presidenza del Consiglio dei Ministri), Gianfrancesco Romeo (Direttore Generale della DG Consumatori e Mercato, Ministero delle Imprese e del Made in Italy), Maria Siclari (Direttore Generale, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA) e Giulia Zanotelli (Coordinatrice della Commissione Protezione civile della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e Assessore all’agricoltura, ambiente e difesa idrogeologica della Provincia autonoma di Trento).
Nel corso dell’evento è stato presentato uno studio del Natural Risk Forum, realizzato con il contributo tecnico di Deloitte, che ha offerto un’analisi aggiornata su rischi catastrofali naturali in Italia.
Il nostro è tra i Paesi europei maggiormente esposti a questo genere di rischi. Negli ultimi cinquant’anni si sono verificati circa 115 eventi, pari a circa il 7% del totale europeo, ma con danni diretti 3 che raggiungono i 253 miliardi di euro, ovvero oltre il 30% del totale europeo.
Questa sproporzione è dovuta al particolare profilo di rischio del Paese, dove i terremoti – di cui l’Italia è seconda in Europa per frequenza dopo la Grecia – rappresentano il 68% dei danni complessivi.
Il quadro territoriale conferma un’esposizione diffusa: il 95% dei Comuni è soggetto a rischio idrogeologico, il 35% della popolazione vive in aree a elevata pericolosità sismica e un ulteriore terzo in zone a rischio medio. Inoltre, quasi un quarto del territorio nazionale (23%) risulta esposto al rischio di frane. Questi dati collocano l’Italia al primo posto in Europa per ammontare dei danni diretti registrati negli ultimi 50 anni.
Lo studio ha quindi sviluppato una proiezione sui prossimi cinquant’anni, stimando – in uno scenario inerziale, privo di interventi aggiuntivi in prevenzione – danni diretti per circa 343 miliardi di euro e danni indiretti 5 per ulteriori 247 miliardi. Il danno totale attualizzato risulta pari a 590 miliardi di euro.
A seguire l’analisi evidenzia l’efficacia economica degli investimenti preventivi: in uno scenario alternativo, che prevede 5 miliardi di euro annui di investimenti in prevenzione per i prossimi cinque anni – un livello in linea con quanto storicamente speso in ricostruzione – il risparmio potenziale sui danni complessivi risulta pari a 246 miliardi di euro. In altri termini, ogni euro investito in prevenzione genera un ritorno di circa 11 euro in termini di minori costi per la collettività.
“Il Governo italiano ha chiamato le Compagnie a farsi carico della protezione e della ripartenza delle economie di interi territori colpiti – ha detto Stefano Genovese -. Si tratta di un compito che non può essere svolto senza un approccio integrato e plurale. Serve una governance condivisa, guidata dall’interesse collettivo e allargata a tutti gli attori pubblici e privati attivi nella filiera della mappatura, prevenzione, emergenza e ricostruzione. Il Natural Risk Forum si propone di ospitare il confronto e promuovere modelli di governance adeguati alla sfida”.
“Sono molto contento di partecipare al lancio di questa piattaforma, è infatti solo attraverso il confronto e la condivisione di conoscenze che possiamo costruire strategie comuni per affrontare in modo responsabile e lungimirante i rischi catastrofali naturali”, ha sottolineato Luigi Ferrara. Per Guido Castelli “la ricostruzione del Centro Italia è oggi la frontiera italiana della riduzione del rischio. Abbiamo imparato che ricostruire non significa tornare indietro, ma andare avanti in sicurezza. E’ un dovere verso le comunità che hanno sofferto e un investimento per l’intero Paese, perchè prevenire i disastri significa proteggere il futuro”.
– foto Unipol –
(ITALPRESS).


