venerdì, Dicembre 19, 2025
Home Blog Pagina 475

Banca del Fucino entra nella Fondazione Bioparco di Roma

0

ROMA (ITALPRESS) – Banca del Fucino entra come Fondatore Successivo nella Fondazione Bioparco di Roma, lo storico giardino zoologico della Capitale.
Con la sottoscrizione di quest’accordo Banca del Fucino si unisce al Comune di Roma nella compagine dei fondatori.
La collaborazione nasce con l’obiettivo di sostenere la Fondazione nelle attività di sviluppo e valorizzazione del Bioparco, promuovendo una visione condivisa di tutela ambientale, benessere degli animali ospitati e sensibilizzazione del pubblico.
Banca del Fucino è, in particolare, sostenitore ufficiale della nuova “Area dei Leopardi”, un intervento che prevede il completo rinnovamento dell’attuale spazio per offrire un habitat più naturale e condizioni di maggiore benessere per la specie ospitata.
Sono inoltre in programma giornate speciali promosse con il patrocinio della Banca e dedicate alla conservazione della biodiversità e all’educazione ambientale, oltre a un progetto di adozione simbolica degli animali rivolto ai clienti dell’istituto. Chi aderirà riceverà un certificato digitale personalizzato e aggiornamenti periodici sulle specie adottate, contribuendo in modo concreto alla tutela della fauna.
Con oltre un secolo di storia, il Bioparco di Roma – divenuto Fondazione dotata di personalità giuridica senza scopo di lucro nel 2004 – è oggi un punto di riferimento per la conservazione della biodiversità, impegnato nella protezione delle specie minacciate di estinzione, nella ricerca scientifica e nell’educazione ambientale.
Inaugurato nel 1911 con una visione architettonica innovativa, volta a sostituire le tradizionali recinzioni con fossati e soluzioni paesaggistiche di minore impatto, il Bioparco ospita oggi oltre 150 specie diverse tra mammiferi, uccelli, rettili e anfibi, su una superficie di circa 17 ettari. Il Bioparco rappresenta anche uno dei contesti botanici più suggestivi della città, con alberi esotici risalenti alla sua apertura originaria.
Di particolare rilievo il rettilario, che si estende su 4.000 metri quadrati distribuiti su tre livelli e che offre un percorso educativo coinvolgente sul tema del commercio illegale di fauna e flora, promuovendo una cultura di rispetto e responsabilità verso la natura.
Il Bioparco di Roma è membro della WAZA (Unione Mondiale Zoo e Acquari), dell’EAZA (Unione Europea Zoo e Acquari) e aderisce all’UIZA (Unione Italiana Giardini Zoologici e Acquari). Inoltre, collabora con istituzioni scientifiche e naturalistiche di tutto il mondo per la salvaguardia delle specie a rischio.
“Con il nostro ingresso nella Fondazione Bioparco di Roma intendiamo sostenere un luogo simbolo per intere generazioni di famiglie romane e rafforzare il nostro impegno e il nostro ruolo attivo nelle iniziative di educazione ambientale e scientifica. Il Bioparco da oltre un secolo avvicina i cittadini alla conoscenza e al rispetto della natura e siamo orgogliosi di farne parte”, ha dichiarato Francesco Maiolini, Amministratore Delegato di Banca del Fucino.
“L’unione fa la forza e siamo onorati di accogliere Banca del Fucino, istituzione di prestigio con una spiccata sensibilità alle tematiche ambientali, come Fondatore Successivo, a sostegno dell’azione del Bioparco come polo di conoscenza e tutela della biodiversità”, ha sottolineato Paola Palanza, Presidente della Fondazione Bioparco di Roma.
– foto credit di Massimo Di Giovanni, archivio Bioparco-
(ITALPRESS).

All’Onu la sfida delle mafie nell’era dei social media

0

 di Stefano Vaccara

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, mercoledì si è discusso di mafia, social media e intelligenza artificiale. Un tema che sembra uscito da un film distopico e che invece riguarda, come ha ricordato più di un relatore, “la realtà di oggi”. La conferenza internazionale “Crimine organizzato nell’era dei social media”, promossa dalla Fondazione Magna Grecia in collaborazione con la Missione Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, ha riunito magistrati, parlamentari e studiosi italiani per riflettere su come la cultura mafiosa si sia trasformata nell’ecosistema digitale.

La delegazione è stata accolta alla Missione dal Rappresentante Permanente d’Italia all’ONU, Ambasciatore Maurizio Massari, che ha ricordato come “la lotta alle mafie faccia parte del DNA repubblicano italiano” e ha sottolineato che il 15 novembre prossimo, a venticinque anni dalla Convenzione di Palermo, si celebrerà la Giornata internazionale contro la criminalità organizzata transnazionale. Ad aprire i lavori al Palazzo di Vetro è stato il Deputy Permanent Representative d’Italia all’ONU, Ambasciatore Gianluca Greco, che ha definito la digitalizzazione del crimine “una sfida globale che nessun Paese può affrontare da solo”.

Dopo l’introduzione del presidente della Fondazione Nino Foti, che ha insistito sul valore educativo e internazionale della missione, ha preso la parola il professor Marcello Ravveduto dell’Università di Salerno, autore della ricerca presentata nel convegno. Ravveduto ha illustrato la mappa della cosiddetta “mafiosfera”, l’ecosistema digitale dove la mentalità mafiosa si diffonde e si trasforma: “Le mafie usano i social per creare modelli di potere e seduzione. Attraverso musiche, emoji e simboli costruiscono un linguaggio che normalizza la violenza e la rende popolare“.

Il professore ha poi confermato a Italpress che la sua ricerca continuerà in collaborazione con la Fondazione Magna Grecia per sviluppare linee guida di digital intelligence antimafia, “perché serve una risposta culturale e tecnologica insieme”. La presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, ha portato a New York il suo allarme: “Abbiamo trovato decine di profili TikTok riconducibili a boss detenuti o ai loro familiari. Questi video raccolgono migliaia di like, normalizzano il male e fanno apparire i criminali come eroi”. Colosimo ha spiegato all’Italpress che sta lavorando con la Polizia Penitenziaria per introdurre tecnologie in grado di bloccare i telefoni cellulari nei penitenziari: “Dobbiamo interrompere subito la comunicazione tra i boss e l’esterno. Ogni like è un messaggio di consenso, ogni visualizzazione è ossigeno per le mafie”. Ma la presidente ha anche sottolineato la necessità della contronarrazione digitale: “Quando si cerca ‘antimafia’ su TikTok, i video più visti sono quelli del procuratore Gratteri. Questo dimostra che i giovani vogliono capire, non solo imitare”.

Il momento più atteso è arrivato con l’intervento del procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che ha collegato la lotta alle mafie al tema della sovranità tecnologica. “L’intelligenza artificiale oggi è nelle mani di due soggetti americani, Elon Musk e Sam Altman,” ha spiegato. “Gli Stati Uniti hanno il monopolio e possono accedere ai nostri dati per motivi di sicurezza. E se un giorno non fossimo più alleati come oggi, chi avrebbe in mano le nostre comunicazioni, le nostre indagini, la nostra sicurezza?” Intervistato da Italpress dopo il dibattito, Gratteri ha ribadito: “Bisogna far capire al mondo quanto le mafie siano diventate pervasive. Sono ricche, connesse e condizionano la cultura e l’economia. Non possiamo più restare indietro. L’Europa deve costruire la propria intelligenza artificiale e difendersi dal rischio di dipendenza tecnologica”. Ha poi lanciato un messaggio diretto al governo: “È ora di comprare i jammer per impedire l’uso dei cellulari nei penitenziari. Ci penso da dieci anni. Non bastano più le parole”.

Francesco Saverio Romano, presidente della Commissione per la Semplificazione, ha spiegato che “una pubblica amministrazione inefficiente è terreno fertile per l’illegalità”. Romano ha anticipato che la sua Commissione proporrà misure per semplificare i procedimenti e ridurre le aree d’opacità che permettono alle organizzazioni criminali di infiltrarsi “anche nel web e nella gestione dei dati pubblici”.

Il docente Antonio Nicaso, esperto di criminalità organizzata e professore alla Queen’s University del Canada, ha sottolineato che “le mafie non conoscono confini” e ha invitato a “passare dal follow the money al follow the flow: oggi bisogna seguire i flussi digitali oltre a quelli finanziari”. L’appello di Nicaso è stato chiaro: “Alla globalizzazione delle mafie bisogna contrapporre la globalizzazione dell’antimafia”.

Il presidente della Corte dei conti dell’Umbria, Antonello Colosimo, ha invece posto l’accento sull’impatto economico del fenomeno: “L’illegalità digitale corrompe anche la percezione della legalità economica. Quando un impiegato pubblico guadagna mille euro e compra una Mercedes da duecentomila, si radica l’idea che la corruzione non faccia male a nessuno”.

Durante il convegno è intervenuto anche Ronald J. Clark (CEO di Spartan Strategy & Risk Management ed ex Deputy Under Secretary for National Protection al Dipartimento della Sicurezza interna USA), che ha parlato in inglese e ha sottolineato i pericoli legati all’evoluzione delle mafie nel mondo digitale. Clark ha avvertito che le organizzazioni terroristiche apprendono tecniche criminali attraverso i network del crimine e che il web rende assai più difficile la scoperta di reati finanziari: “Rubare in banca con una pistola comporta circa il 60% di rischio di arresto, mentre frodi e furti online hanno solo il 2% di probabilità di essere scoperti”. 

-Foto ufficio stampa Fondazione Magna Grecia-
(ITALPRESS).

Mafie nell’era digitale, all’Onu Rapporto Fondazione Magna Grecia

0

NEW YORK (ITALPRESS) – Il volto della criminalità organizzata è in continua evoluzione e le mafie contemporanee hanno abbracciato l’era digitale trasformando radicalmente le proprie strategie comunicative e di reclutamento grazie alle piattaforme social. Per questo motivo la Fondazione Magna Grecia ha sentito l’urgenza di proseguire la sua indagine scientifica in questo campo tramite un secondo Studio che, a due anni dal primo, prevede un focus specifico sull’uso di TikTok da parte delle mafie. Il Rapporto è stato presentato al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.
xo9/mgg/azn (video e interviste di Stefano Vaccara)

Fondazione Magna Grecia, all’Onu Rapporto su mafie nell’era digitale

0

NEW YORK (ITALPRESS) – Il volto della criminalità organizzata è in continua evoluzione e le mafie contemporanee hanno abbracciato l’era digitale trasformando radicalmente le proprie strategie comunicative e di reclutamento grazie alle piattaforme social, che sono diventate un terreno fertile per la costruzione di un “immaginario mafioso” che non solo normalizza, ma talvolta giunge a glorificare la criminalità, esercitando un’influenza preoccupante soprattutto sulle giovani generazioni. Per questo motivo la Fondazione Magna Grecia ha sentito l’urgenza di proseguire la sua indagine scientifica in questo campo tramite un secondo Studio che, a due anni dal primo, prevede un focus specifico sull’uso di TikTok da parte delle mafie. “Siamo convinti infatti che la ricerca rappresenti uno strumento imprescindibile per comprendere e contrastare un fenomeno che muta con rapidità, adattandosi ai linguaggi e alle tecnologie del nostro tempo”, ha detto il presidente della Fondazione, Nino Foti.
Il Rapporto è stato curato da Marcello Ravveduto, professore di Digital Public History presso l’Università di Salerno e presentato al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite il 15 ottobre, alla presenza del procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, di Antonio Nicaso, esperto di fenomeni criminali e docente alla Queen University del Canada e del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo. Sono intervenuti Antonello Colosimo, presidente della Corte dei conti in Umbria e Saverio Romano, presidente della Commissione parlamentare per la semplificazione.
Lo Studio è unico nel suo genere perchè sceglie di addentrarsi nei meandri di TikTok, piattaforma che più di tutte ha in sè una grandissima forza virale. Può contare infatti su strumenti tipici dell’industria dell’intrattenimento digitale: musica, coreografie, hashtag, montaggi accattivanti che trasformano la mafia in un prodotto mediatico seducente, accessibile, apparentemente privo di conseguenze. Ma anche per la sua portata quantitativa. Sono stati analizzati quasi 6.300 tra profili utente (1.489), video (1.455), commenti (1.385), emoji (1.053), tracce musicali (695), brand (130) e hashtag (76) ed è stato fatto un raffronto – per la prima volta – con le mafie internazionali.
Un Rapporto quanto mai necessario dunque se si pensa che “oggi la mafia usa il linguaggio di un brand e, al pari di un brand, si fa pubblicità e si vende. E lo fa evocando il potere non tanto e non più con la violenza, quanto piuttosto secondo le logiche popolari del mercato”, ha spiegato Marcello Ravveduto. Si è brandizzata insomma, creando un nuovo spazio di comunicazione, che viene definito “mafiosfera”, in cui ha acquisito la capacità di suggestionare un pubblico sempre più ampio. “Nella mafiosfera infatti tutto si trasforma in intrattenimento e la mentalità mafiosa accede a una vetrinizzazione che la normalizza, la priva della violenza e la rende sempre più familiare al grande pubblico”.
Sempre più “pop”. In questo contesto assume un ruolo fondamentale la figura del “mafiofilo”, che – a volte in modo consapevole, altre meno – “veste” il prodotto “mafia” con codici visivi e sonori distintivi (musica neomelodica e trap, immagini di lusso ostentato, abiti griffati) in cui la gravità morale delle storie narrate si dissolve a favore della spettacolarizzazione e le organizzazioni criminali, facendo perdere di vista il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, raccontano di un successo facile, trasgressivo e alla portata di tutti. Diventano performative e attrattive soprattutto per i giovani.
“Le mafie ormai non sono più soltanto denaro, trame e violenza: oggi si muovono tra server, blockchain, social media e flussi digitali. E chi vuole combatterle deve diventare un cacciatore di flussi, lettore di sequenze nascoste, interprete dei mondi digitali visibili e invisibili”, ha detto Antonio Nicaso, a cui è stata affidata la prefazione dello Studio. E ha lanciato una possibile nuova strategia nel contrasto alle mafie che sono sempre più ibride e algoritmiche: “follow the flow”, segui i flussi. “Non si tratta più di affrontare strutture rigidamente gerarchiche e territorialmente circoscritte, ma di comprendere fenomeni complessi in cui l’innovazione tecnologica, la circolazione globale delle informazioni e la fluidità delle reti sociali modificano radicalmente il modo in cui il crimine organizzato si struttura, comunica e riproduce sè stesso,” ha concluso.
Ecco perchè “per contrastare le mafie nel dominio digitale è fondamentale svecchiare i protocolli d’indagine, aggiornandoli alle nuove sfide tecnologiche e criminali, e dotarsi di personale altamente qualificato dal punto di vista informativo”, ha commentato Nicola Gratteri. “Solo attraverso un approccio professionale e competente è possibile raccogliere, analizzare e utilizzare i dati in maniera efficace. Parallelamente, è necessario omologare la strategia normativa, garantendo coerenza e continuità nell’azione di contrasto, evitando discontinuità che possano indebolire la capacità dello Stato di fronteggiare questo tipo di minacce”. Per il presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, “la criminalità organizzata ha sempre dimostrato di stare al passo con i tempi, e noi dobbiamo avere la prontezza di rispondere alle nuove forme di comunicazione. La mafia, la ‘ndrangheta e la camorra veicolano attraverso i social media un messaggio deviante e distruttivo, soprattutto per le nuove generazioni, che va contrastato e combattuto utilizzando tutti gli strumenti digitali a nostra disposizione. Bisogna assolutamente evitare l’effetto fascinazione. Proprio per questo – ha concluso – la Commissione antimafia da me presieduta ha voluto lanciare un segnale forte e concreto su questa tematica firmando un protocollo d’intesa con TikTok perchè la lotta alle mafie passa anche attraverso i canali digitali e richiede la collaborazione di tutti, istituzioni e aziende comprese. Antonello Colosimo ha evidenziato la “forte versatilità raggiunta dalle organizzazioni criminali nel rendersi duttili, utilizzando proprio le piattaforme digitali, la cui facilità di utilizzo e la diffusione pressocchè universale offre loro mercati e bacini di utenza non immaginati”.
Ma il Rapporto dimostra che, oltre che investire su strumenti normativi e tecnologici, urge sviluppare anche un nuovo paradigma interpretativo. In un’epoca in cui la criminalità muta forma, linguaggio e strategie comunicative, “comprendere e definire la mafiosfera diventa un compito urgente per le scienze della comunicazione, chiamate non solo ad analizzare ma anche a intervenire criticamente nello spazio simbolico che costituisce oggi uno dei terreni principali dello scontro tra mafie e antimafia”, ha detto Ravveduto. Questa urgenza non riguarda solamente l’Italia e l’Europa, ma tutte le realtà nazionali e continentali che devono applicare paradigmi innovativi per l’interpretazione di fenomeni mafiosi e similari.
Dello stesso parere il presidente della Fondazione Magna Grecia Foti secondo cui “conoscere come i clan criminali sfruttino strumenti di comunicazione globale significa offrire alle istituzioni, alle Forze dell’ordine, ma anche al mondo della scuola e alla società civile, strumenti interpretativi e critici per promuovere un’assunzione di responsabilità collettiva: se le mafie hanno imparato a usare la tecnologia per diffondere fascinazione e consenso, noi dobbiamo usarla per costruire libertà, legalità e fiducia”. La Fondazione continuerà pertanto a investire in questo impegno, convinta che la conoscenza non sia soltanto la prima forma di difesa, ma anche lo strumento attraverso cui sviluppare senso critico, coltivare pensiero creativo ed emanciparsi da idee precostituite. Solo così sarà possibile contrastare l’ignoranza e la violenza, e costruire una società capace di leggere i segni del presente per aprirsi a un futuro più giusto e consapevole.
-foto Fondazione Magna Grecia –
(ITALPRESS).

Nuovo stadio Milano, Sala: “Agli architetti ho detto di lavorare bene e in fretta, dobbiamo ospitare Euro 2032” / Video

0

MILANO (ITALPRESS) – Con gli architetti Norman Foster e David Manica degli studi Foster + Partners e Manica che progetteranno il nuovo stadio a San Siro “abbiamo parlato dell’intenzione di lavorare bene, in fretta e cooperando. Norman Foster e anche Manica hanno grande esperienza e reputazione in materia di stadi. Ci siamo detti che, va bene tutto, ma bisogna arrivare per il campionato 2031-2032 per poter ospitare a fine campionato gli europei qua a Milano”. Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine dell’inaugurazione della nuova tratta della Metrotranvia 7, commentando l’incontro avuto con i due architetti lo scorso lunedì.

IL VIDEO

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

La Regione Liguria stanzia 68 milioni per aumentare l’offerta di prestazioni sanitarie

0

GENOVA (ITALPRESS) – Sono 68 i milioni di euro stanziati dalla Regione Liguria per aumentare l’offerta di prestazioni sanitarie: è quanto previsto dalla delibera di Giunta, volta a contrastare il fenomeno che porta molti cittadini liguri a spostarsi in altre regioni per ricevere cure e prestazioni sanitarie, con un disagio per i pazienti e per le loro famiglie e un conseguente aggravio economico per il Servizio sanitario regionale.

In alcuni casi, la mobilità sanitaria è riconducibile a cause o situazioni derivanti da esigenze specifiche del cittadino (ad esempio motivi di studio, lavoro o prossimità del luogo di cura) in altri, il fenomeno può essere ridotto attraverso interventi di sistema e un miglioramento dell’offerta regionale. Il Piano approvato, infatti, ha un duplice obiettivo: aumentare l’offerta di prestazioni in Liguria e migliorare l’attrattività delle strutture sanitarie regionali, così da garantire cure di qualità senza costringere i cittadini a rivolgersi altrove.

Tra le azioni messe in campo sono previste: investimenti dedicati: oltre 24 milioni di euro nel 2025, che saliranno a più di 44 milioni annui dal 2026; incremento dell’attività chirurgica, in particolare in ortopedia, cardiologia e cardiochirurgia sia nelle strutture pubbliche sia nelle strutture private accreditate che, ad oggi, erogano solamente circa il 6,7% delle prestazioni ospedaliere rispetto alla produzione complessiva; coinvolgimento di tutte le aziende ospedaliere e delle Asl, che devono traguardare obiettivi di produzione aggiuntiva per soddisfare maggiormente il fabbisogno di cura dei cittadini liguri; monitoraggio costante dell’andamento del Piano attraverso verifiche periodiche sui volumi di attività erogati, per garantire trasparenza e capacità di intervento tempestivo in caso di criticità.

“Con questo provvedimento la Regione Liguria punta a ridurre le liste d’attesa e a garantire cure di qualità sempre più accessibili ai cittadini – sottolinea l‘assessore alla Sanità Massimo Nicolò -. Ridurre la mobilità passiva significa permettere ai pazienti di curarsi vicino a casa, senza spostamenti gravosi e, al tempo stesso, valorizzare le professionalità e le strutture liguri, rafforzando la fiducia nel nostro Sistema sanitario. Il Piano rappresenta uno sforzo economico e organizzativo importante che prevede il potenziamento dell’attività nelle strutture pubbliche, insieme a una riorganizzazione delle liste d’attesa e a una presa in carico più proattiva dei pazienti. Inoltre, il coinvolgimento delle strutture private accreditate non comporta un esborso per i cittadini in quanto, le stesse, lavorano in nome e per conto del nostro Sistema sanitario e possono offrire anche prestazioni ad alta complessità. L’obiettivo è costruire un sistema più vicino ai cittadini, efficiente e capace di rispondere in tempi rapidi ai bisogni di salute”. 

“Questo provvedimento nasce da un’analisi puntuale della mobilità sanitaria interregionale – spiega Paolo Bordon, direttore generale di Area Salute e Servizi Socialidalla quale emerge, tra l’altro, che la Liguria ha un indice di vecchiaia tra i più alti in Italia: un dato che si traduce in una domanda molto elevata di prestazioni sanitarie, destinata a crescere con l’invecchiamento costante della popolazione. A questo si aggiunge un tasso di occupazione molto alto nei reparti di ortopedia, che nelle strutture pubbliche liguri raggiunge in media l’85% e la carenza del numero di anestesisti dedicati all’attività operatoria, diminuiti del 15% negli ultimi cinque anni. Un ulteriore elemento che è emerso è rappresentato dal fatto che il privato accreditato in Liguria eroga solo il 6,7% delle prestazioni ospedaliere, una quota molto inferiore rispetto ad altre regioni che riescono così a trattenere più pazienti sul proprio territorio. Anche per questo, il Piano prevede, tra le azioni, la proroga degli accordi bilaterali già esistenti con Emilia-Romagna e Toscana e la stipula di nuove intese con Lombardia e Piemonte, così da rafforzare la cooperazione con le regioni confinanti e ridurre il ricorso a mobilità sanitaria non programmata”.

Regione Liguria ha un saldo di mobilità negativo che ammonta a circa 79 milioni: la mobilità passiva ospedaliera è pari a 158 milioni, dove le voci principali aree di fuga sono rappresentate da ortopedia (44%), cardiologia (12,8%) e malattie del sistema nervoso (8 %). La mobilità attiva, che si riferisce ai cittadini che si recano nella nostra regione per ricevere prestazioni sanitarie, è invece pari a 78,5 milioni e registra tre aree a maggiore attrattività: quella ortopedica (18%), cardiologica (14,9%) e neurologia (13,1%).

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).