mercoledì, Ottobre 22, 2025
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Lo scrigno della pietà. Museo di arte sacra di Monte Berico

Presso il Santuario di Monte Berico si trova il Museo d’arte sacra, che ha aperto da quest’anno l’ingresso ai visitatori. Ecco la sua storia raccontata da Storie Vicentine.

Fondato negli anni Novanta del secolo scorso e riallestito integralmente nell’ultimo triennio, il Museo d’arte sacra di Monte Berico ha aperto da gennaio le sue porte ai visitatori con un’apertura settimanale fissa. Diretto da padre Roberto Maria Cocco, frate Servo di Maria, con la curatela scientifica di Agata Keran, storica dell’arte ed esperta del patrimonio culturale dello stesso ordine religioso, lo spazio museale può essere visitato ogni sabato dalle ore 10 alle 18 (l’ultimo ingresso alle 17.30), con un accompagnamento degli “Amici del Museo di Monte Berico”, un gruppo di mediatori volontari a disposizione dei visitatori per offrire una panoramica su varie raccolte d’arte e di oggetti devozionali confluiti nei secoli a Monte Berico, provenienti in parte anche da altre comunità legate all’Ordine dei Servi di Maria, in particolare da Venezia e Verona.

museo monte berico
Andreas Pavias (attribuito a), Pietà, fine XV sec. – inizi XVI sec., Museo d’arte sacra di Monte Berico, Vicenza

La sede museale è situata nella parte antica del convento, sopra la sala del Quadro in cui si conserva la celebre Cena di san Gregorio Magno, restaurata lo scorso anno. Suddiviso in sei sezioni tematiche (la storia del santuario, il corredo liturgico, il culto dell’Addolorata, gli ex voto e altre donazioni, l’iconografia dell’Ordine dei Servi di Maria, il corpus di icone postbizantine), il percorso espositivo valorizza migliaia di testimonianze non solo della pietà popolare vicentina, ma anche dei territori veneti e lombardi, dal Trecento ai giorni nostri.

monte berico
Jacopo Bellini (attribuito a), Madonna col Bambino e angeli, 1435 ca., Museo d’arte sacra di Monte Berico, Vicenza

Tra più di 300 cimeli esposti nel suggestivo spazio museale, spicca in particolare una magnifica Pietà su tavola lignea attribuita all’iconografo cretese Andreas Pavias, datata tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, frutto di una raffinata commistione tra stilemi tardo-bizantini e un’iconografia di matrice occidentale. Particolarmente incisivo è anche un corpus di opere pittoriche e scultoree dell’ambito veneziano, databili tra il XV e il XVIII secolo, provenienti dal monastero di Carpenedo. Di interesse fondamentale per la storia del Santuario è il deposito storico di ex voto, circa 130, prodotti continuamente nel corso dei sei secoli della devozione mariana a Monte Berico. Esempio di rara bellezza è il ritratto votivo del nobile Francesco Tiepolo, capitanio di Vicenza, realizzato attorno al 1597-1599 e attribuito agli “Haeredes Pauli Caliari Veronensis” (foto in apertura). Il dipinto rappresenta il gesto simbolico della devozione di un uomo di governo alla Madonna, con sullo sfondo uno scorcio della città berica immersa nella cornice dei colli.

scrigno pietà
Museo d’arte sacra di Monte Berico: ambiente interno

Da Storie Vicentine n. 12-2023

 

 

Verso un ecomuseo dei Colli Berici, convegno al Museo naturalistico archeologico di Vicenza

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Sabato 30 settembre, dalle 9 alle 12.30, ai Chiostri di Santa Corona, all’interno del Museo naturalistico archeologico di Vicenza, è in programma il convegno “Verso un ecomuseo per i Colli Berici”.

L’iniziativa è promossa da Equistiamo e Vaghe Stelle, con il patrocinio del Comune di Vicenza e la collaborazione del Museo naturalistico archeologico.

Sarà un’occasione di confronto tra esperti sulle potenzialità di un approccio ecomuseale allo studio e alla promozione del territorio anche grazie alla presentazione diesperienze virtuose, come quelle del Trentino e del museo digitale Dolom.it.

«Il Museo naturalistico archeologico di Vicenza – dichiara l’assessore alla cultura, al turismo e alla attrattività della città Ilaria Fantin – svolge un importante lavoro di ricerca, conservazione e valorizzazione del territorio. In particolare, il settore naturalistico e preistorico ha come focus i Colli Berici. È dunque con grande piacere che abbiamo scelto di collaborare nell’organizzazione di questo convegno, perché, come ci dice l’ICOM (International Council of Museums), i musei non competono, fanno rete».

La prospettiva è infatti quella di riuscire a fare rete e sinergia tra gli enti locali, i gruppi e le associazioni, per coordinare e rilanciare percorsi, attività didattiche e di ricerca che si avvalgano del coinvolgimento delle comunità locali, rendendole protagoniste nel processo di riscoperta, attribuzione di significati, valorizzazione e promozione del patrimonio materiale e immateriale dei Colli Berici.

Interverranno Mauro Varotto (Geografo, DiSSGeA – Università di Padova), Adriana Stefani (Rete Ecomusei del Trentino), Giuseppe Gorfer (Ecomuseo Argentario), Carmela Bresciani (Ecomuseo della Judicaria) e Giacomo Pompanin (Museo digitale Dolom.it).

Il convegno conclude il festival Terre emerse, che dal 7 al 10 settembre ha visto persone con sensibilità e competenze differenti attraversare per quattro giorni i Colli Berici in un percorso di esplorazione territoriale con tantissimi appuntamenti culturali, artistici, performativi e conviviali.

Per proseguire il racconto e il processo legato alle progettualità di Terre Emerse nel corso del convegno è prevista la presentazione di un video a cura di Walter Ronzani e un blog che verrà ospitato sul giornale online VEZ – Veneto Ecologia Z Generation.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.

Per informazioni
www.equistiamo.org
[email protected]

 

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Fonte: Verso un ecomuseo dei Colli Berici , Comune di Vicenza

La famiglia Montanari alla ricerca della nobiltà

Una storia complessa è quella del desiderio di nobiltà della famiglia Montanari, divenuta poi Leoni Montanari, raccontata da Storie Vicentine. La famiglia Montanari ricercò la nobiltà senza mai ottenerla.

Antonio di Giampietro era originario di Villabalzana sui monti (colli) Berici. Per esercitare il suo mestiere di lanaiolo, scese in città e trovò casa in Contrà della Pozza. Il 31 maggio 1566, sposò Filomena Sacromoro da cui ebbe quattro figli: Bortolo, Bernardino, Ascanio e Ottavia. Bortolo, morì presto, Bernardino e Ascanio lavorando sodo, aumentano considerevolmente il capitale di famiglia tanto da affermarsi in città come ricchi mercanti. Ottavia, andò sposa ad Ottavio Cingano ed in seconde nozze a Selaro Giandomenico. Morto Antonio Montanari il capostipite, la moglie Filomena, il 1° settembre 1575, si risposò ricevendo la dote di 250 ducati delle prime nozze, ma senza restituire quanto da lei preso anticipatamente.

Giovanni Montanari
Giovanni Montanari

I figli di primo letto Bernardino e Ascanio Montanari, promossero causa alla madre perchè “non aveva rispettato la volontà di Antonio loro padre, limitando i diritti dei figli”. Il 27 settembre 1592, la vicenda delle successioni si conclude a favore dei figli. Il 23 maggio 1596, Bernardino Montanari sposò Franceschina Zambianchi che portò una dote di 600 ducati. In quel momento lo stato economico dei Montanari non era molto florido, tanto che il 29 gennaio 1618, Bernardino fa domanda di esonero dalle tasse, perchè aveva numerosa famiglia, tra maschi e femmine erano ben 12 i figli, 2 maschi: Antonio e Fran- cesco; le femmine: Anna, Lavinia, Franceschina, Raimonda, Lucilla, Lavinia seconda, Regina, Ottavia, Angela. In quei tempi, per salvaguardare l’unità del patrimonio di famiglia, era consuetudine, destinare le figlie al convento, così che alcune delle sorelle Montanari presero i voti, nei numerosi conventi cittadini di San Francesco e San Domenico, così che il 19 novembre 1619, con una dote variabile tra 600 e 1200 ducati, le figlie di Bernardino Montanari, entrarono in convento. La famiglia Montanari, con abilità, aveva allargato i rapporti commerciali con i mercanti di Venezia, Udine, Verona, è accertato inoltre che nel 1638, Bernardino sottoscrisse un contratto con tal Cesare Vianesi per “vendere drapi da seda al minuto” in quel di Verona, versando un capitale di 4000 ducati. Nel frattempo, per ingrandire con filatoi la sua industria della lana, acquistava dai vicini, del quartiere di Santa Corona, dove nel 1264 si erano installati i Frati predicatori, numerose abitazioni, in Via Apolloni da Valerio Garzadori due case unite per 1750 ducati.

L'androne interno e la loggia di Ercole
L’androne interno e la loggia di Ercole

Così si andava formando il primo insediamento dei Montanari in Centro Storico, in una zona disastrata per un forte dislivello stradale che portava ad un ristagno delle acque (Pozza) con grave disagio delle popolazioni. Il Comune con delibera 11 dicembre 1539, stanziava una notevole somma per “alzare la strada di Santa Corona”. Altre case furono acquistate dai Trissino; Giulio Colzè; Battista Nievo; Groppino e altri. I due figli di Bernardino, si sposarono rispettivamente, Antonio il 13 giugno 1625 con Maddalena Bolis; Francesco, sposava il 6 febbraio 1632 la contessa Elena Arrigoni e in seconde nozze il 17 marzo 1642 Maria Dell’ Oglio di Venezia che portò una dote di 4000 ducati. Le altre femmine Montanari, sposarono rispettivamente: Anna, il 9 dicembre 1616 sposò Giorgio Sala, ebbe otto figli. Lucilla, sposa il 30 maggio 1630 Valentino Guazzo ebbe sei figli.

loggia di ercole
La loggia di Ercole a Palazzo Leoni Montanari

Lavinia, sposa il 18 febbraio 1645 Francesco Muzio. Bernardina, nata il 14 novembre 1611 era andata sposa a Nicolò Leoni il 2 marzo 1631, ebbe 8 figli tra cui Giovanni che sarà l’iniziatore della discendenza Leoni Montanari. Bernardino Montanari il 28 ottobre 1651 stende testamento, senza eredi diretti, così lascio tutto il suo patrimonio alla figlia Bernardina sposata Leoni e Lavinia maritata Muzio con tutti i nipoti tra cui Giovanni Leoni che era stato prescelto dal nonno Bernardino per continuare il lavoro. Bernardino Montanari, morì il 25 ottobre 1654 e Giovanni Leoni restò l’unico erede delle proprietà, come primo atto aggiunse al suo il cognome della madre come fecero tutti gli eredi che divennero Leoni Montanari, ma senza mai ottenere la nobiltà.

Di Luciano Parolin in Storie Vicentine n.12- 2023

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“Cento voci per Giopi”, oltre 600 persone sabato ad Arzignano: presenti la sindaca Bevilacqua e il maestro Bepi De Marzi, prozio di Giovanni de Marzi

«Giopi, questo canto è per te!». Note e cuore hanno avvolto in un unico grande abbraccio Arzignano nel vicentino, sabato pomeriggio, per «Cento voci per Giopi», un breve e intenso evento musicale nel giorno in cui avrebbe compiuto 26 anni Giovanni de Marzi, giovane musicista vittima della strada lo scorso aprile mentre tornava a casa dopo l’incontro in parrocchia per organizzare il campeggio estivo per i ragazzi. 

In una piazza della Libertà piena di oltre 600 persone arrivate da più zone del Veneto e oltre, a cui se ne sono unite idealmente altre da luoghi lontani, allo scoccare dei cinque rintocchi del campanile comunale il coro di 200 voci, maglietta bianca e spilletta dell’evento sul petto, ha cantato «La calma dopo il temporale», composto proprio da Giovanni, Giopi per gli amici. A guidarlo la voce solista di Luigi, suo fratello, con l’accompagnamento al pianoforte di Giulio Roverso, che con Giovanni ha condiviso l’esperienza musicale dei ToniToni. Un canto quasi a mezza voce che è esploso nel ritornello intonato da tutti i presenti, tra cui la sindaca Alessia Bevilacqua e Bepi De Marzi, il prozio musicista di Giopi, autore di «Signore delle cime». 

Un delicato sostare della durata di una canzone a cui ha partecipato un’intera comunità, che in questi 5 mesi dalla morte di Giovanni non ha smesso di fare sentire ai genitori Giovanna e Luca e al fratello Luigi con la propria costante vicinanza sincera e affettuosa. E che, terminata l’esecuzione musicale, ringraziava familiari e amici anche per l’occasione «di stare insieme in modo diverso e all’insegna del bene». «Si sente, quasi si tocca il bene per Giovanni. Si capisce che lui sapeva voler bene», il commento ricorrente tra la gente presente in piazza. «Avete organizzato qualcosa di veramente bello come era lui», sottolinea la sindaca agli organizzatori. Cento voci unite dal bene ricevuto. 

L’idea dell’evento è nata dal desiderio di amici e familiari di Giovanni «di stare insieme a Giopi nel giorno in cui avrebbe compiuto 26 anni cantando questa sua canzone», ha spiegato Alessandro Parlato, un suo coetaneo, introducendo il canto mentre il coro si disponeva in semicerchio sulla piazza. «Abbiamo pensato di farlo in tanti, perché in tanti gli vogliamo bene e perché lui era amico di tutti. Perciò abbiamo promosso un coro spontaneo, così che il nostro sentimento possa essere espresso nel modo più schietto e vero». Cento voci, che in soli 2 giorni dal lancio dell’iniziativa sono raddoppiate a oltre 200, tanto da costringere a chiudere le adesioni, chiedendo comunque di essere presenti anche se non tra il coro «ufficiale».

Una piazza di voci e cuori, che hanno sfidato la minaccia di maltempo, che stava portando alla decisione di non installare l’impianto audio. Uno sprazzo di sole tra i nuvoli grigi, invece, ha illuminato Arzignano fino al termine di «Cento voci», quando sullo sfondo di un cielo azzurro, poi giallo e infine viola è spuntato l’arcobaleno sopra Castello. «Giopi è il nostro fuoco che brucia anche col temporale», spiegano i suoi compagni di animazione giovanile e di campeggio parrocchiale. «E’ il morbido abbraccio di un vecchio maglione, Giopi è il sorriso dietro la malga e la chiacchiera che scalda più del falò, Giopi è la colonna sonora del campeggio, Giopi è musica e 100 voci in una sola». Interminabile il lungo e composto applauso che alla fine del canto ha sciolto l’emozione di tutti. Molti i volti rigati dalle lacrime. Tanti gli sguardi al cielo, quasi un saluto a loro Giopi. Ognuno con un ricordo personale, con un grazie. Commovente l’intenso abbraccio, mani che stringono cuori, a mamma Giovanna e papà Luca di altri genitori a cui la morte ha tolto un figlio o una figlia prima di loro. «Persone speciali che si sono fatte subito sorelle e fratelli nostri», sottolinea Luca. «Abbiamo cantato le note di Giovanni anche per i loro figli».

Aperto il 76° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza

Il sindaco Giacomo Possamai ha inaugurato ieri sera il 76° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, dal titolo “Stella Meravigliosa”, i cui spettacoli vanno in scena fino al 21 ottobre 2023.

Queste le parole del primo cittadino:

«È un onore per me aprire la stagione degli Spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza. Ringrazio tutti coloro i quali si sono impegnati per questa rassegna, che rappresenta uno dei momenti più alti della vita e della cultura della nostra città. In questo mese l’Olimpico, ma anche l’Odeo e il giardino del Teatro e la Basilica palladiana, ospiteranno incontri, convegni, tavole rotonde e approfondimenti sui temi suggeriti dagli spettacoli in scena. Per questo voglio ringraziare il direttore artistico Giancarlo Marinelli e quanti hanno reso possibile il progetto. In particolare, il tavolo olimpico formato da assessorato alla cultura, al turismo e all’attrattività del Comune, Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, Accademia Olimpica, Biblioteca Civica Bertoliana. Ringrazio inoltre l’ex sindaco Francesco Rucco e l’ex assessore alla cultura Simona Siotto, che nello scorso mandato hanno promosso le rassegne dei Classici, compresa quella che quest’anno ereditiamo. Il riscontro da parte del pubblico ci sta già dicendo che la città sta dedicando grande attenzione a questo appuntamento. E non potrebbe essere altrimenti, perché l’Olimpico rappresenta il luogo delle rassegne d’eccellenza. È una culla di arte, musica e teatro e soprattutto un orgoglio internazionale per la nostra città. Può succedere di darlo per scontato, ma ogni volta che accompagniamo qualcuno che non è mai stato in questo luogo e lo vediamo a bocca aperta, ci ricordiamo della fortuna che abbiamo. Viva il Teatro Olimpico e viva il teatro!».

Programma del 76° Ciclo di Spettacoli Classici: https://www.tcvi.it/it/classici/

 

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Fonte: Aperto il 76° Ciclo di Spettacoli Classici , Comune di Vicenza

“Trame d’autunno”, si chiude la rassegna della Bertoliana dedicata a sei “PrimeDonne”

Si concluderà mercoledì 27 settembre in contra’ Riale 5, nel chiostro di Palazzo San Giacomo, alle 18, la rassegna al femminile “Trame Intrecci Relazioni – Incontri di letture ad alta voce e lavori a maglia”. Il tour in sei tappe targato Biblioteca Bertoliana dedicato a sei “PrimeDonne”, che si sono distinte in ambiti considerati prettamente maschili, si chiuderà dunque con un focus su Elvira Sellerio, editrice, nell’ambito dell’evento “Trame d’autunno”. Per l’occasione infatti il chiostro sarà oggetto di un nuovo allestimento artistico in stile “urban knitting”, a cura delle volontarie dell’associazione “Come un incantesimo”. L’allestimento sarà in stile e colori autunnali, per festeggiare la stagione entrante e l’equinozio d’autunno.

Grazie alla lettura di alcune pagine del libro “La memoria di Elvira”, edito da Sellerio nel 2015, si avrà modo di conoscere Elvira Sellerio, donna di grande finezza e intuito culturale, che nel 1969, insieme al marito, fondò l’omonima casa editrice.

La scelta dei brani e le letture dalla raccolta di scritti di grandi autori (tra cui Camilleri, Recami, Canfora, Adorno) – che hanno collaborato o scritto per la casa editrice palermitana – saranno a cura di Carlo Presotto, attore e drammaturgo, presidente e direttore artistico della compagnia teatrale vicentina La Piccionaia.

Nell’occasione si parlerà anche della collaborazione in corso della Bertoliana con l’associazione “Come un incantesimo” per la realizzazione di un nuovo progetto artistico collettivo, “Fleurs”: fiori colorati del diametro tra i 5 e i 15 centimetri, realizzati in stoffa, ai ferri o all’uncinetto, vengono raccolti da tutte le biblioteche cittadine fino al 20 novembre 2023.

L’ingresso all’evento è libero fino a esaurimento dei posti disponibili. In caso di maltempo, l’incontro inizierà alle 18.30 e si svolgerà nella sala generale di Palazzo San Giacomo, sempre in contra’ Riale 5.

Per informazioni sull’evento: Biblioteca Bertoliana – Palazzo San Giacomo, contra’ Riale 5, 0444 578211, [email protected].

Per informazioni sui volontari per la creazione dei fiori: associazione “Come un incantesimo”, 380 3755448, [email protected].

 

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Fonte: “Trame d’autunno”, si chiude la rassegna della Bertoliana dedicata a sei “PrimeDonne” , Comune di Vicenza

Festeggiamenti in Bertoliana per i cento anni della bibliotecaria Franca Maria Galante

Un mazzo di fiori a nome della città per i cento anni della bibliotecaria che si fece promotrice dell’apertura delle sedi decentrate nei quartieri: il sindaco Giacomo Possamai lo ha donato di persona oggi pomeriggio a Franca Maria Galante, dipendente della Bertoliana dal 1942 al 1981, nel corso di una breve cerimonia a Palazzo Cordellina.
«Sono venuto con molto piacere a portarle questi fiori a nome della città – le ha detto il sindaco Giacomo Possamai – proprio qui in Biblioteca Bertoliana, dove ha lavorato per 40 anni perché ho saputo che lei è stata tra i lungimiranti promotori dell’apertura delle biblioteche decentrate, e in particolare di quella del Villaggio del Sole, che proprio questa settimana ho voluto visitare perché le ritengo luoghi di fondamentale presidio culturale e sociale nei nostri quartieri».
Franca Maria Galante in Bertoliana è stata responsabile del servizio al pubblico e della consulenza bibliografica, collaborando attivamente sia con il direttore Antonio Marco Dalla Pozza sia con la vicedirettrice Maria Cristofari.
Dopo la pensione di Maria Cristofari è stata anche responsabile del settore manoscritti, curando in quegli anni l’importante censimento delle edizioni del ‘500 e ‘600.
Durante la presidenza del professore Gian Piero Pacini, ha partecipato e sostenuto l’apertura della biblioteche di quartiere: la prima fu quella del Villaggio del Sole nel 1965.
Accademica olimpica dal 1982,nel 1983 è stata chiamata dal consiglio di presidenza a far parte della commissione incaricata della gestione della biblioteca; ma non ha mai voluto essere la “bibliotecaria” , preferendo il ruolo di vice, a motivo di una innata ritrosia e di una coltivata umiltà. A lei va il merito di aver promosso, insieme al bibliotecario Attilio Carta, l’informatizzazione dei cataloghi e dei servizi – considerata l’esperienza che aveva precedentemente maturato in Biblioteca Bertoliana – , con la conseguente introduzione della biblioteca dell’Accademia Olimpica nel Sistema bibliotecario regionale e nazionale.

 

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Fonte: Festeggiamenti in Bertoliana per i cento anni della bibliotecaria Franca Maria Galante , Comune di Vicenza

La rivalità tra l’Istituto Rossi e il Liceo Pigafetta

Da Storie Vicentine ecco una ricerca sulla rivalità storica tra due importanti scuole superiori della città: l’Istituto Rossi e il Liceo Pigafetta.

Il 4 novembre 1966 Vicenza, come gran parte dell’Italia, fu sconvolta da una terribile alluvione. Nella vicenda l’Istituto Rossi diede al Liceo Pigafetta una solenne lezione. Partì più volte da via Legione Gallieno un pullman di studenti rossiniani in direzione Valstagna per recare aiuto alle contrade colpite e per portare conforto alle popolazioni sofferenti. La foto allegata ne dà testimonianza: a 56 anni dai fatti un pigafettiano di ferro come me plaude e si inchina ai colleghi del Rossi.

rivalità liceo e istituto
1960 La finale dei mille metri, vince Paolo Casarotto, secondo Foffe Anselmi del Rossi

Il primo a sinistra si chiama Alberto Pieropan, classe 1948, mio coetaneo, compagno di pallacanestro. Se ne è andato qualche mese fa dopo tanta sofferenza. Suo padre Gianni, uomo straordinario, appassionato di montagna, cittadino benemerito, fu uno storico di vaglia: Alberto ha dedicato molta parte di sè per tenerne fieramente alta la memoria. Inoltre Alby fu assai attivo nel mondo degli Alpini, a cui era legatissimo, ricoprendo cariche importanti. Molto leale nel coltivare amicizia e stima sempre ricambiate, abbiamo assiduamente partecipato divertendoci agli incontri settimanali tra ex cestisti finchè il fisico ci ha sorretto.

finale 1966
1966 La finale degli 80 m. ad ostacoli

Questa foto illumina più di qualsiasi parola l’impegno, l’altruismo, la generosità che contraddistinguevano Alberto, amico vero di tutta una vita. Negli anni Cinquanta-Sessanta la rivalità tra il Rossi e il Pigafetta era accesissima. I due istituti erano ritenuti, senza che nessuno me ne voglia, i più prestigiosi della città e attiravano studenti anche da fuori sede. Tale rivalità si manifestava soprattutto durante i giochi studenteschi di atletica leggera quando il campo di via Rosmini, ora salomonicamente intitolato a Guido Perraro, leggenda del tempo, assurgeva a luogo degno di Olimpia.

premiazione
Premiazione della staffetta juniores 3×80.Da sx Michelon-Lale Mosca-Todescato del Pigafetta.Da dx Gallo- Vidale-Ada Strada del Fogazzaro.Al centro Zanon- Faggionato-Carboniero della Palladio.

Si confrontava la miglior gioventù vicentina. Per fare alcuni esempi da parte liceale PierGiorgio Cazzola, staffettista olimpico a Roma 1960, Giuseppe Fanchin e Paolo Casarotto mezzofondista, Fabio Rigoni e Alberto Munari velocisti, Francesco Salviati e Vincenzo Comito ostacolisti, Gino Visotti pesista; Carlo Laverda, il più forte di tutti, staffettista azzurro a Città del Messico 1968.

inaugurazione giochi
Inaugurazione dei Giochi con il Vescovo Zinato

In casa degli Industriali grandissimi atleti quali Remo Marchezzolo, Sergio Gori, Lino Neri, Emilio Vivaldo, Roberto Stefanello; Gianfranco Venturi e Adriano Zin che diventeranno anche ottimi cestisti di serie A. A celebrare le gesta sportive concorsero a fianco delle testate ufficiali quali il Giornale di Vicenza e il Gazzettino due giornalini studenteschi: Tempi nostri e l’Arca di Noè che godettero per una decina d’anni di una vastissima notorietà. La competitività e l’agonismo in campo si riproducevano pari pari sulla carta stampata. Vi scrivevano giovani quali Tiziano Treu, Gianmauro Anni, Alfredo Mutterle, Rosanna Toffolon, Antonio Corazzin, Vittorio Mincato, Felice Lioy. Vignettista “Caligola” Todescato; “Bebè” Sandrini già celebre faceva la parte del leone come fotografo. La copertina del primo numero dell’ Arca di Noè fu pera di Otello De Maria, notissimo pittore.

rossoni
Rossoni del Pigafetta giunge secondo nel lungo.

L’evento più famigerato – e più profumato – accadde nel 1956 quando, per celebrare la propria vittoria, gli avversari del Rossi prima noleggiarono una cassa da morto con cui sfilarono lungo Corso Palladio a simboleggiare la debacle pigafettiana; poi a dileggiare fino in fondo gli sconfitti rovesciarono sull’entrata del liceo una montagnola di sterco di mucca da tappare i nasi più esercitati. Pronta reazione del Provveditorato: sospensione dalla competizione per un anno del Rossi, vittoria facile nel 1957 per gli atleti del prof Perraro. Nel 1963 nel tredicesimo dall’inizio dei giochi la classifica era quasi alla pari: 7 vittorie per il Rossi, 6 vittorie per il Pigafetta dopo che nel 1957 si era arrivati a 5-2 per il liceo. Poi “Golia” Rossi si fece invincibile e per “Davide” Pigafetta non restò che la rassegnazione: sarebbero arrivati negli anni Settanta Diego Cappellina nei 100 metri e Lucio Pietribiasi nel salto in alto a rinverdire la gloria classica.

Arrivo degli 80 H juniores: 1) Gori, 2) Carlesso, 3) Rossetto
Arrivo degli 80 H juniores: 1) Gori, 2) Carlesso, 3) Rossetto
finale 80 ostacoli
Finale degli 80 ostacoli : ordine di arrivo- Vivaldo,Rigoni e Sartori
parata conclusiva
La parata conclusiva dei giochi.

Di Roberto Pellizzaro da Storie Vicentine n.12-2023. L’autore ringrazia Bruno Cerin per le fotografie.

“Photorama”, dal 23 settembre a Villa Tacchi la mostra del fotografo Antonio Magazzino

Dal 23 settembre all’8 ottobre nella sala Stucchi di Villa Tacchi, in viale della Pace 89, sarà possibile visitare la mostra fotografica “Photorama”. Un allestimento, realizzato e curato dal fotografo vicentino Antonio Magazzino, nel quale le foto, sotto forma di locandine cinematografiche immaginate, prendono vita attraverso titoli e storie di film inventati. I racconti, scritti da vari autori, creano un viaggio inusuale tra storie di vita e fantasia.

L’inaugurazione avrà luogo sabato 23 settembre alle 16, durante la manifestazione “Associazioni in Festa”. Alle 17 ci sarà il saluto del sindaco Giacomo Possamai e dell’assessore alla partecipazione Matteo Tosetto.

La mostra sarà aperta dal lunedì al venerdì, dalle 15.30 alle 19, e sabato e domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.

Per maggiori informazioni: [email protected]

 

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Fonte: “Photorama”, dal 23 settembre a Villa Tacchi la mostra del fotografo Antonio Magazzino , Comune di Vicenza

“Gli americani a Vicenza” di Parise: in mostra il dattiloscritto della prima stesura

In occasione dello spettacolo di e con Antonio Stefani in programma alla Caserma Ederle di Vicenza il 21 ottobre prossimo e inserito all’interno del 76° Ciclo di Spettacoli classici al Teatro Olimpico, la Bertoliana allestirà nella saletta Opac di Palazzo San Giacomo (contra’ Riale 5) una vetrina espositiva dedicata al racconto “Gli americani a Vicenza” di Goffredo Parise.

Del piccolo gioiello letterario la Bertoliana possiede – dono del professore Giuseppe Dato – la prima stesura dattiloscritta, con correzioni autografe e le oramai celebri tre pagine “tagliate” ed eliminate dallo stesso autore prima della pubblicazione. La piccola mostra aprirà il 22 settembre e rimarrà visitabile, nei consueti orari di apertura della biblioteca, fino al 30 ottobre.

Il testo, che ha ispirato il reading teatrale di Stefani, venne pubblicato per la prima volta nell’agosto del 1958 sulle pagine del mensile “Illustrazione italiana”. Fu Vanni Scheiwillier a curarne la prima edizione in libro nel 1966, con l’autore che in una breve avvertenza chiariva l’origine e la genesi dell’opera: “Questo racconto – commentava infatti Parise – fu scritto nel 1956 a Vicenza, mentre ero ospite di mia madre e osservavo le truppe americane della Setaf che si aggiravano nella piazza palladiana. Vorrebbe essere un reportage ma non è riuscito a diventarlo. È piuttosto una intuizione figurativa della funebre spettacolarità di oggetti americani (uomini e cose) che vidi cinque anni più tardi in America, carichi di tutto il loro falso splendore”.

Per info: [email protected]

 

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Fonte: “Gli americani a Vicenza” di Parise: in mostra il dattiloscritto della prima stesura , Comune di Vicenza