Nel cuore di Vicenza, poco dopo la Chiesa di Santa Corona e il Museo Archeologico, sorge il bellissimo Palazzo Leoni Montanari, un edificio barocco che fa da museo a “Le Gallerie d’Italia“, presenti anche a Milano, Napoli e Torino. Prima sede museale di Intesa Sanpaolo, il Palazzo ospita le preziose collezioni del Settecento Veneto e di icone russe di proprietà della Banca. Dal 1999 accoglie i visitatori proponendo mostre temporanee e iniziative culturali rivolte a pubblici di tutte le età.
Il Palazzo
La storia del palazzo comincia attorno al 1676, quando Giovanni I Leoni Montanari costruisce una sontuosa dimora nel centro storico di Vicenza, vicino alla chiesa domenicana di Santa Corona, allora uno dei cuori pulsanti della vita religiosa e culturale della città.
Il palazzo nacque dall’esigenza della famiglia Leoni Montanari di promuoversi socialmente all’interno della nobiltà vicentina. La famiglia si era infatti guadagnata nel corso della seconda metà del Seicento una solida posizione nella produzione e commercio dei tessuti e la costruzione dell’edificio serviva da testimonianza alle proprie ambizioni di emancipazione sociale. Il palazzo fu eretto laddove i Leoni Montanari già possedevano i propri stabili, accogliendo all’interno dell’abitazione sale per la filatura della seta. Questa scelta ebbe ripercussioni sullo stile della facciata e degli interni, che si distaccavano quindi dal classicismo rinascimentale di Andrea Palladio.
Nel gennaio 1990 subentrò il Banco Ambrosiano Veneto che scelse di liberare l’edificio dalle funzioni di rappresentanza e di renderlo sede delle sole attività legate alla politica culturale dell’istituto. Nel corso degli anni novanta Palazzo Leoni Montanari è stato sede di numerose iniziative culturali come mostre, convegni e concerti. La proprietà ora è di Banca Intesa Sanpaolo che l’ha inserita all’interno dei circuito Gallerie d’Italia.
All’interno del palazzo troviamo sale ricche di decorazioni, affreschi e stucchi con soggetti che si richiamano spesso alla tradizione classica greco-romana. Molto frequenti sono le allegorie. Al piano terreno domina al lato ovest del cortile la loggia di Ercole così chiamato dal gruppo di Ercole che uccide il drago Ladone, collocato nella nicchia al primo piano.
Le icone russe
Una delle collezioni permanenti è quella delle icone russe, che conduce il visitatore in un viaggio visivo nella spiritualità ortodossa. Appena si entra, si rimane sorpresi da una stanza multimediale e multisensoriale che profuma di incenso e in cui sono proiettate sulle pareti le celebrazioni ortodosse, con tanto di suoni e musica ecclesiastici. Sembra di trovarsi proprio all’interno di una chiesa russa e di sentirne gli odori e i suoni.
Quella delle icone russe è considerata tra le più importanti collezioni in Occidente sia per il numero complessivo di opere, sia per la presenza di rarissimi capolavori di alta epoca. Il primo nucleo fu acquisito dal Banco Ambrosiano Veneto nel corso degli anni Novanta del Novecento, successivamente incrementato con acquisti sul mercato internazionale fino a raggiungere il numero di 462 tavole. L’insieme delle icone in collezione forma un prezioso patrimonio artistico e spirituale, composto da opere che coprono un arco cronologico amplissimo. La collezione documenta le diverse fasi della pittura russa di icone, dal Medioevo all’età moderna, attraverso i suoi numerosi centri artistici, tanto le scuole illustri di Mosca, Novgorod, Vladimir, Tver’ e Pskov, quanto le aree provinciali della Russia centrale e settentrionale.
La raccolta di pittura del Settecento Veneto
La raccolta di pittura del Settecento Veneto con le ironiche scene di costume di Pietro Longhi e le ariose tele dei vedutisti propone un itinerario sorprendente nell’ultima magnifica stagione della Serenissima. Le straordinarie vedute ritraggono Venezia e altre città dell’Italia settentrionale, realizzate da grandi maestri quali Canaletto, Luca Carlevarijs, Francesco Guardi, Michele Marieschi, Francesco Albotto, Francesco Zuccarelli.
Celebre è il corpus di dipinti di Pietro Longhi e seguaci che raffigura la società veneziana dell’epoca in tele di piccolo formato dai colori vivaci e con un gusto spiccato per la cronaca. Di particolare interesse è anche la Caduta degli angeli ribelli, di Francesco Bertos, precedentemente attribuita ad Agostino Fasolato, una virtuosistica scultura del Settecento composta da oltre sessanta figure scolpite in un unico blocco di marmo di Carrara.
Le ceramiche attiche
Le ceramiche attiche e della magna Grecia vengono esposte invece nell’ambito di itinerari tematici. Ad esempio, fino al 18 giugno 2023, i cocci si trovano nell’ambito della mostra “Argilla. Storie di viaggi”, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova. La raccolta di vasi proviene dall’antica Ruvo di Puglia, nell’attuale provincia di Bari. Le ceramiche sono state prodotte tra il VI e III secolo a.C. in Puglia e in Lucania, o importate da Atene. E’ una sala in cui vale la pena perdersi, guidati dalla magia della Magna Grecia.