giovedì, Marzo 28, 2024
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“Zorro” di Margaret Mazzantini con Sergio Castellitto, al Teatro Comunale di Vicenza

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“Zorro. Un eremita sul marciapiede”, scritto da Margaret Mazzantini e portato in scena da Sergio Castellitto andrà in scena al Teatro comunale di Vicenza, martedì 14 e mercoledì 15 marzo alle 20.45 in Sala Maggiore.

Castellitto della pièce cura anche la regia, per una produzione Angelo Tumminelli/Prima International Company 2022, realizzata con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

L’adattamento teatrale si rifà ad un romanzo breve del 2004 di Margaret Mazzantini, scrittrice e moglie di Castellitto e viene riportato in scena dall’attore, amatissimo anche dal grande pubblico televisivo e cinematografico, dopo vent’anni dal suo esordio. È una storia di ordinaria diversità di un uomo, un senzatetto (Zorro, come il suo cane perduto da bambino) che sceglie di vivere ai margini della società ma, proprio per questo, riesce a vedere con maggiore lucidità la vita delle persone normali; il risultato è un monologo tragicomico ed emozionante, interpretato magistralmente dall’attore. Per le due repliche di “Zorro” al Tcvi restano ancora dei biglietti.

Prima dello spettacolo, come di consuetudine nella stagione di prosa per i titoli in doppia data, ci sarà al Ridotto l’Incontro a Teatro condotto da Nicoletta Martelletto, giornalista e caporedattrice de Il Giornale di Vicenza. Nicoletta Martelletto incontrerà il pubblico – martedì 14 e mercoledì 15 marzo e alle 20.00 – per  introdurre i temi dello spettacolo, che sono quelli del romanzo, in primis il sottile confine che separa la cosiddetta normalità dalla vita borderline.

zorro
Sergio Castellitto

“Zorro. Un eremita sul marciapiede” è uno spettacolo di grande forza e intensità, protagonista Sergio Castellitto che torna  a interpretare quel  vagabondo – un antieroe con un nome da eroe, com’è stato scritto –  che ripercorre la sua storia e le scelte che lo hanno portato a vivere sulla strada; nel mentre riflette sul significato della vita,  capace di restituire attraverso una sorta di “filosofare” allegro e indefesso il “sale della vita”, la complessità e l’imprevedibilità dell’esistenza. 

Spiega Margaret Mazzantini nelle note a margine dello spettacolo: Zorro mi ha aiutato a stanare un timore che da qualche parte appartiene a tutti. Perché dentro ognuno di noi, inconfessata, incappucciata, c’è questa estrema possibilità: perdere improvvisamente i fili, le zavorre che ci tengono ancorati al mondo regolare (…) Perché i barboni sono come certi cani, ti guardano e vedi la tua faccia che ti sta guardando, non quella che hai addosso, magari quella che avevi da bambino, quella che hai certe volte che sei scemo e triste. Quella faccia affamata e sparuta che avresti potuto avere se il tuo spicchio di mondo non ti avesse accolto. Perché in ogni vita ce n’è almeno un’altra.

Zorro è la storia di un uomo che come tutti apparteneva alla normalità della nostra società civile, ma che poi, per una serie di circostanze (un incidente in cui toglie la vita ad un altro uomo), perde tutto: la sua quotidianità, gli amici, l’amore, ma non la dignità. Dignità è infatti un’altra parola chiave della pièce: nella parabola di Zorro, da individuo “normale” inserito nella società a “rifiuto”, si palesa una delle grandi paure del nostro tempo, quella di vedere sbriciolare le nostre certezze, non solo economiche, ma anche la perdita di sé; ma la dignità non ce la può togliere nessuno e questa è una certezza. E così, una vita che gli ha sottratto tutto riesce a regalare a Zorro una nuova libertà. Nel monologo si intrecciano i registri senza soluzione di continuità: in scena c’è una storia in cui la tristezza e la malinconia si mescolano alla clownerie, perché così è la vita, che può essere dramma, ma anche commedia, in cui gli elementi si sovrappongono. È necessario avere sempre due visioni, quella dei Cormorani, i cosiddetti normali, e quella degli Zorro, i marginali, i borderline, per ricordare la necessità di questo sguardo obliquo sulle nostre vite abitudinarie e piene di certezze e pretese, nonostante gli sconvolgimenti del nostro tempo.

I biglietti per lo spettacolo sono in vendita alla biglietteria del Teatro Comunale di Vicenza (Viale Mazzini, 39) aperta dal martedì al sabato (esclusi i giorni festivi) dalle 15.00 alle 18.15, è suggerito l’appuntamento; oppure al telefono, chiamando lo 0444 324442 nei giorni di apertura della biglietteria dalle 16.00 alle 18.00 e nei giorni di spettacolo un’ora prima dell’inizio; oppure online su www.tcvi.it.

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