sabato, Novembre 9, 2024
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Vicentino sotterraneo: un gruppo di avventurieri valdagnesi va alla scoperta di grotte e miniere

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Finora abbiamo esplorato le principali perle di terra vicentine, ma abbiamo scoperto che esiste tutto un mondo sotterraneo fatto di rocce, di grotte e di…miniere. Ci racconta un po’ di Vicentino sotterraneo Giuliano Benetti, un 42enne valdagnese, che si dedica, assieme ad altri 4 amici esploratori alla visita del sottosuolo vicentino e non.

Giuliano, come è nata l’dea di esplorare il sottosuolo?

E’ nata da una mia passione di ricercare e visitare paesaggi sotterranei. Dapprima esploravo luoghi ed edifici abbandonati, poi grotte e ora miniere. Anche dei miei amici si sono appassionati a fare questo. Naturalmente ci vuole un po’ di preparazione. Non siamo esperti speleologi, ma abbiamo comunque fatto dei corsi base di speleologia. Le miniere, ad esempio, vanno visitate con estremo rispetto per la natura e con molta attenzione perchè possono essere pericolose e avere delle trappole. 

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Lo spettacolo dei colori dei minerali sotterranei affascina chi li guarda. Foto: Giuliano Benetti

Cosa avete esplorato finora?

E’ stato molto interessante visitare la miniera Cimani- Monte Pulli di Valdagno, dove è ancora presente molto carbone. Abbiamo poi visitato la Galleria principale Papadopoli di Valdagno. Molto suggestive sono le vecchie miniere del Monte Trisa di Torrebelvicino. Ci piace molto osservare le vene dei minerali. Qui si trovano delle porfiriti triassiche. Durante il dominio della Serenissima, le antiche miniere venivano sfruttate per estrarre argento, piombo e rame. Una delle ultime gallerie coltivate dai Veneziani è appunto la Galleria Veneziana, che si trova sul versante della Val dei Mercanti, alla base del Monte Trisa. Qui i colori dei minerali sono affascinanti.

amici giuliano
Gli amici di Giuliano osservano una grotta.

Oltre ad osservare, ci piace scattare delle foto e farne dei video, che metto rigorosamente nel mio canale you tube @GiulianoBenetti

Avete fatto anche delle scoperte interessanti?

Credo di sì, se si può definire una scoperta. Abbiamo trovato i basalti colonnari a Piana di Valdagno, che ci hanno affascinato tantissimo. Un tempo questa zona era vulcanica. Questa esplorazione non è pericolosa e ci è venuto anche mio figlio Massimo che ha 12 anni. I basalti colonnari si formano quando la lava di un vulcano si raffredda così velocemente da iniziare a contrarsi, a ritirarsi in maniera molto significativa fratturandosi in lunghe colonne che possono disporsi, a seconda dei casi, orizzontalmente o verticalmente raggiungendo anche altezze considerevoli.

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Gli amici di Giuliano esplorano anche le grotte con l’acqua al suo interno.

Inoltre con un più rapido raffreddamento della lava pare si formino colonne con un diametro minore. Si va infatti dai 3 metri a colonne con pochi centimetri di diametro !
Tra i vari tipi di lava il basalto è una roccia effusiva di origine vulcanica caratterizzata da un basso contenuto di silice. Queste particolari formazioni rocciose non sono realizzate a mano dall’uomo ma sono semplicemente il risultato di particolari processi fisici.

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I Basalti Colonnari di Piana di Valdagno. Foto: Giuliano Benetti

Il libro di Trivelli e Fabris

Giuliano ci segnala anche che i professori Giorgio Trivelli e Antonio Fabris hanno raccontato in un libro la storia della miniera Pulli di Valdagno. Si tratta della storia della miniera e delle ricerche di combustibili fra Ottocento e Novecento a Valdagno, Cornedo e Muzzolon. Il libro verrà presentato venerdì 31 marzo alle 20.30 presso il Salone delle Feste di Muzzolon. Introduce la serata Luigi Borgo, da noi recentemente intervistato.

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La locandina di presentazione del libro di Fabris e Trivelli

 

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