martedì, Luglio 8, 2025
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Pancalli “No a un Coni centralizzato, mai cercato scorciatoie”

ROMA (ITALPRES) – “Vorrei offrire una leadership che metta al centro la partecipazione delle federazioni e di tutti gli organismi sportivi e dei rappresentanti degli atleti, dei tecnici e del territorio. Non voglio un Coni centralizzato e autoreferenziale, ma un’istituzione che lavori in sinergia con tutti gli attori dello sport italiano, dove ogni disciplina e ogni atleta possano sentirsi valorizzati”. Il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, è tra i candidati più autorevoli alla successione di Giovanni Malagò alla presidenza del Coni, le cui elezioni si terranno giovedì 26 giugno. “So bene quanto sia fondamentale un cambiamento che non riguardi solo le progettualità concrete, ma che tocchi anche i valori fondamentali dello sport, come la sua universalità e il suo essere per natura inclusivo e solidale – sottolinea all’Italpress il 61enne avvocato romano – Credo che il Coni debba rappresentare un modello di governance trasparente e partecipato e che lo sport debba offrire opportunità a tutti, senza barriere di tipo sociale ed economico”. Qualora fosse eletto, Pancalli ha ben chiaro quali sarebbero i suoi primi tre provvedimenti: “Di sicuro darei avvio a una grande fase di ascolto. Fra le prime iniziative che intendo attuare ci saranno sicuramente quelle finalizzate a ottenere una gestione più coordinata, inclusiva e capillare dello sport italiano. Tra queste, l’istituzione di una cabina di regia nazionale dello sport che dovrà riunire in un tavolo permanente Coni, ministro per lo Sport e i Giovani, il Dipartimento per lo Sport, Sport e Salute, Cip per facilitare il dialogo tra i principali attori del settore e garantire coerenza tra il vertice, la base e i territori. Tra le mie priorità rientra anche il rafforzamento del ruolo del Consiglio Nazionale e della Giunta Coni. Intendo attribuire deleghe specifiche a gruppi di lavoro permanenti che si concentrino su temi strategici come innovazione, formazione, semplificazione amministrativa, gender balance e safeguarding. Vorrei inoltre promuovere un piano quadriennale per la diffusione dei valori olimpici e dello sport nelle scuole e nelle comunità, con il supporto di atleti Ambasciatori. Parallelamente, mi impegnerei nella riqualificazione e creazione di hub sportivi moderni in tutta Italia, per garantire pari opportunità di crescita a tutti gli sportivi e ridurre il divario territoriale”. In caso di elezione al vertice dello sport italiano, l’ex pentatleta e nuotatore azzurro lascerebbe la guida del movimento paralimpico tricolore, da qualche anno ai vertici mondiali per risultati e organizzazione: “Credo di aver raggiunto tutti gli obiettivi che mi ero prefissato e anche per questo considero terminato il mio percorso all’interno del movimento. E’ giusto che siano il futuro presidente e la nuova giunta a costruire una visione per il futuro e a mettere in campo nuove iniziative per la promozione, il sostegno e la diffusione dello sport paralimpico con la cura e la dedizione che questo movimento merita. Un movimento che oggi rappresenta un patrimonio prezioso per il Paese”. Un patrimonio di esperienze che Pancalli potrebbe mettere a disposizione di un nuovo incarico: “Essere presidente del Coni non significa soltanto guidare un’organizzazione, vuol dire custodire e tenere insieme un sistema vivo, complesso, fatto di storie, passioni, responsabilità e visioni diverse. E’ un ruolo che richiede visione strategica, capacità di ascolto, senso dell’equilibrio e la determinazione di saper decidere. Ma, soprattutto, richiede un autentico spirito di servizio. Nel mio percorso ho avuto la fortuna, e la responsabilità, di vivere lo sport in tutte le sue forme. Da pentatleta e atleta paralimpico so cosa significano la fatica, la dedizione, l’orgoglio di rappresentare qualcosa di più grande di sè. Da presidente del Comitato Italiano Paralimpico ho contribuito a costruire un movimento, a dargli voce e piena cittadinanza. Come vicepresidente del Coni e commissario della Figc in uno dei momenti più delicati della storia del nostro calcio, ho imparato cosa vuol dire decidere con lucidità, quando tutto intorno chiede soluzioni rapide e credibili. Non ho mai cercato scorciatoie: ho imparato sul campo cosa vuol dire lavorare per un obiettivo. Oggi, più che mai, serve una guida che non si limiti a rappresentare, ma che sappia generare coesione, fiducia, prospettiva. Il Coni deve tornare a essere la casa comune dello sport italiano. Il mio impegno – conclude Pancalli – è restituirgli pienamente questo ruolo: farne un punto di riferimento aperto, solido e autorevole per chi, ogni giorno, fa crescere lo sport nel nostro Paese”.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

Buonfiglio “Con me presidente sarà un Coni ancora più forte”

ROMA (ITALPRESS) – “Una gara non si vince solo con il fisico, ma anche con la testa”. Rispolvera i suoi ricordi da atleta, Luciano Buonfiglio, in vista della volata finale per le elezioni alla presidenza del Coni, in calendario giovedì 26 giugno. Una candidatura forte, quella dell’attuale numero uno della Federazione Italiana Canoa e Kayak, sostenuta apertamente dal presidente uscente Giovanni Malagò. “Non sono un fenomeno e ho sempre lavorato coinvolgendo tante persone – spiega all’Italpress Buonfiglio, 75 anni, un passato nella Nazionale di canoa con tanto di partecipazione alle Olimpiadi di Montreal 1976 – La vera squadra per innovare e per essere al passo della situazione attuale non sarà solo la Giunta, ma l’intero Consiglio Nazionale. Perchè gli argomenti da affrontare sono tanti, e passiamo da una leadership molto forte ad un ruolo del Coni completamente diverso, per cui bisognerà essere ancora più forti e più bravi di prima per essere propositivi su argomenti che vanno dalla preparazione olimpica alla revisione delle regole, dalla centralità dell’attività ad una serie di appuntamenti importanti. Ecco, ciò che contraddistinguerà il mio programma è che sarà fatto con tutte le componenti del Consiglio Nazionale, con più partecipazione dal basso, perchè c’è necessità di dare forza al senso di appartenenza delle persone. Noi saremo 80 nel Consiglio Nazionale ma rappresentiamo milioni di sportivi, quindi il senso di appartenenza deve poi trasformarsi in senso di responsabilità”. Partendo proprio da ciò, assicura Buonfiglio, ex vice-presidente del Coni e membro del Consiglio Nazionale, “proporremo ai ministri competenti un piano strategico quadriennale da realizzare con il braccio operativo del governo, che è Sport e Salute. Le nostre competenze e conoscenze faranno sì che tutte le iniziative che vorremmo realizzare con le strutture del nostro Paese saranno sicuramente eccellenti, perchè chi meglio di noi conosce la realtà del territorio, con le sue tipologie ed eterogeneità? Chi meglio di noi conosce gli impianti che sono necessari per fare sport? Lavorando in sinergia con la base e le federazioni avremo sicuramente un ‘prodottò più credibile”. Il dirigente napoletano, da venti anni alla guida della Fick, ha le idee chiare sui primi provvedimenti da prendere in caso di vittoria: “Non dico il giorno dopo, ma convocherei subito Giunta e Consiglio Nazionale insieme per stabilire le tempistiche per affrontare le diverse priorità, perchè quando si decide insieme allora ci si sente partecipi di un progetto. Incontrerei poi immediatamente i ministri competenti assieme a Sport e Salute e metterei in moto tutte quelle iniziative per aumentare la raccolta di fondi perchè il Coni ha necessità non solo dei 45 milioni che vengono stanziati ma almeno di altri 45 e quindi c’è bisogno di attivare privati, sponsor e progetti europei, sempre in maniera professionale e con persone competenti che vi si dedichino”. Certo che una sua esperienza da capo dello sport italiano non pregiudichi il livello raggiunto dalla canoa azzurra (“Abbiamo già costruito il nostro futuro, tutti i nostri settori sono pronti a fare ancora meglio perchè abbiamo lavorato sempre sulle eccellenze, oltre che sul rispetto per l’ambiente e l’inclusione delle categorie fragili”), Buonfiglio illustra le peculiarità che dovrebbero caratterizzare un presidente del Coni: Deve essere ossessionato dall’essere all’altezza di rappresentare tutto il mondo sportivo e deve dedicarsi anima e corpo a valorizzare tutte le persone che vi operano, perchè quando anche il più giovane dei tesserati di qualsiasi disciplina conosce il percorso da seguire e l’obiettivo da raggiungere, allora abbiamo già vinto. Come diceva Giulio Onesti, il valore dello sport non è solo nella competizione ma anche nell’educazione e nella formazione. Questo è quello che mi ha guidato fino adesso – conclude – e che mi guiderà in maniera ancora più forte dopo”.
– Foto Ufficio Stampa Fick –
(ITALPRESS).

Meloni segue la crisi in Iran e riunisce ministri e intelligence “Impegno per soluzione negoziale”

ROMA (ITALPRESS) – A seguito dell’aggravarsi della crisi in Medio Oriente, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha convocato d’urgenza e presieduto questa mattina una conferenza telefonica. Hanno preso parte il vicepresidente e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il vicepresidente Matteo Salvini, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e i vertici dell’Intelligence.

Nel corso della conversazione – si legge in una nota di Palazzo Chigi – è stata analizzata la situazione dei siti iraniani a seguito degli attacchi. Una valutazione precisa dei danni potrà essere fatta solo con il passare delle ore. La crisi è al centro dell’attenzione dell’esecutivo in tutti i suoi risvolti, dalla situazione dei connazionali nella regione, con cui la Farnesina è in costante contatto, agli effetti economici e di sicurezza. Il presidente del Consiglio si terrà in contatto con i principali alleati e leader della regione nelle prossime ore. L’Italia – conclude la nota di Palazzo Chigi – continuerà a impegnarsi per portare al tavolo negoziale le parti.

LE PAROLE DELLA PREMIER

“A seguito dell’aggravarsi della crisi in Medio Oriente, ho convocato d’urgenza e presieduto questa mattina una conferenza telefonica tra componenti del governo e vertici dell’intelligence. La crisi è al centro dell’attenzione dell’esecutivo in tutti i suoi risvolti, dalla situazione dei connazionali nella regione, con cui la Farnesina è in costante contatto, agli effetti economici e di sicurezza. L’Italia continuerà a impegnarsi per portare al tavolo negoziale le parti”. Così su X la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

LA PREMIER SENTE I LEADER INTERNAZIONALI

A seguito della riunione di governo convocata d’urgenza questa mattina alla luce dell’aggravarsi della crisi in Medio Oriente, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto nel corso della giornata numerosi contatti con alcuni partner internazionali e con i principali attori della regione. In particolare, il premier Meloni ha avuto uno scambio di vedute con il presidente di turno del G7, il primo ministro canadese Mark Carney, con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, con il presidente francese Emmanuel Macron e con il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer.

In ambito regionale, il presidente del Consiglio si è sentita con il principe ereditario e primo ministro saudita Mohammad bin Salman Al Saud, il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan e l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani. “Con tutti gli interlocutori è stata condivisa e data massima rilevanza alla necessità di lavorare per una rapida ripresa dei negoziati tra le parti, al fine di evitare un ulteriore allargamento del conflitto e di giungere a una soluzione politica della crisi”, si legge in una nota di Palazzo Chigi.

MELONI FA IL PUNTO CON MATTARELLA

Secondo quanto si apprende, il premier Giorgia Meloni ha chiamato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per fare il punto della situazione in Medio Oriente, dopo l’attacco statunitense a tre siti iraniani di arricchimento dell’uranio. La telefonata è avvenuta dopo la call di governo tenuta da Giorgia Meloni con i ministri competenti e un giro di contatti con leader occidentali e mediorientali.

LUNGA TELEFONATA TRA MELONI E SCHLEIN

C’è stato un lungo contatto telefonico fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Partito democratico Elly Schlein a seguito degli attacchi degli Usa all’Iran. Lo fanno sapere fonti del Nazareno.

LE PAROLE DI TAJANI “ORA DE-ESCALATION”

IL COMMENTO DI CROSETTO “ATTACCO USA CAMBIA TUTTO”

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

Gli Stati Uniti attaccano l’Iran, colpiti tre siti nucleari. Trump “Ora la pace, o sarà una tragedia”. All’Onu scontro Usa-Russia

WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “Un’operazione militare di grande successo in Iran. Questo è un momento storico per gli Stati Uniti d’America, Israele e il mondo. L’Iran deve ora accettare di porre fine a questa guerra”. Così, intorno alle 2 di questa notte ora italiana, il presidente americano Donald Trump, ha annunciato l’attacco Usa a tre basi nucleari iraniane.

Decine di Stealt2 hanno bombardato la base sotterranea realizzata nelle viscere della montagna di Fordow, mentre 30 missili Tomahawk sono stati lanciati contro gli altri due siti nucleari Natanz ed Esfahan.

“Abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari in Iran, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan. Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano. Un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow. Tutti gli aerei stanno rientrando sani e salvi”, ha scritto Trump sul suo social Truth. Prima dell’annuncio dell’attacco, Trump aveva dichiarato che avrebbe valutato l’intervento diretto degli Stati Uniti nel conflitto in Medio Oriente nell’arco delle prossime due settimane.

CONTROFFENSIVA IRAN IN ISRAELE, MISSILI SU TEL AVIV E HAIFA

La decisione di coinvolgere direttamente gli Stati Uniti nella guerra arriva dopo oltre una settimana di attacchi israeliani contro l’Iran, che hanno sistematicamente smantellato le difese aeree e le capacità missilistiche offensive del Paese, danneggiandone al contempo gli impianti di arricchimento nucleare. Nel corso di una conferenza stampa, annunciata dallo stesso Trump, il presidente americano ha definito l’Iran “il bullo del Medio Oriente”, parlando della possibilità di ulteriori attacchi nel caso in cui non ci dovesse essere una pace in Medio Oriente: “Se non lo facessero, gli attacchi futuri sarebbero molto più grandi e più facili”.

Trump ha descritto l’attacco come una risposta a un problema che si annidava da tempo, anche se l’obiettivo principale era quello di impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari: “Per 40 anni l’Iran ha dichiarato morte all’America, morte a Israele”, ha affermato Trump -. Hanno ucciso la nostra gente, facendo saltare loro le braccia, facendo saltare loro le gambe con bombe piazzate ai lati delle strade”.

Trump ha affermato di aver lavorato “in squadra” con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sottolineando che nessun esercito al mondo, a parte quello statunitense, avrebbe potuto portare a termine un attacco simile.

Il presidente degli Stati Uniti ha avvertito nel suo discorso che non esiterà a colpire altri obiettivi in Iran se la pace in Medio Oriente non dovesse arrivare rapidamente: “O ci sarà la pace o ci sarà una tragedia per l’Iran, molto più grande di quella a cui abbiamo assistito negli ultimi otto giorni”, ha affermato. Secondo il leader Usa “restano ancora molti obiettivi: Se la pace non arriverà rapidamente, colpiremo gli altri obiettivi con precisione, velocità e abilità”. 

HEGSETH ILLUSTRA L’OPERAZIONE IN IRAN

Il presidente Trump ha sempre dichiarato da più di dieci anni che l’Iran non deve avere l’arma nucleare, punto. Grazie alla coraggiosa leadership del presidente Trump, il programma iraniano è stato cancellato. Molti presidenti hanno sognato di assestare il colpo finale al programma nucleare iraniano, ma nessuno ci è riuscito, fino al presidente Trump. L’operazione pianificata è stata coraggiosa ed eccellente e ha mostrato a tutto il mondo che la deterrenza americana è tornata”. Lo ha detto il segretario alla Difesa Usa Pete Hesgeth, nel corso di una conferenza stampa per illustrare l’operazione condotta dagli Usa contro i tre siti nucleari iraniani. “Quando questo presidente parla il mondo deve starlo ad ascoltare e le forze armate americane lo appoggiano. Nessun Paese al mondo avrebbe potuto svolgere questa missione”, ha aggiunto.

“Per 60 giorni il presidente ha visto che l’Iran cercava la pace ai negoziati e questo è vero, infatti è stato detto che se non si faceva la pace il programma nucleare sarebbe stato distrutto. Lo intendeva e lo ha fatto. Il presidente Trump ha detto: niente armi nucleari, lui cerca la pace e l’Iran deve intraprendere quella strada”, ha aggiunto. Hesgeth ha poi sottolineato che “l’attacco ai siti nucleari iraniani non ha avuto come bersaglio truppe o civili iraniani”.

LE PAROLE DI VANCE

Gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Iran “ma con il programma di armi nucleari di Teheran”. Lo ha detto il vicepresidente degli Usa JD Vance, al programma “Meet the Press” della NBC News. Vance ha anche rifiutato di confermare con certezza al 100% che i siti nucleari iraniani siano stati completamente distrutti, affermando invece di credere che gli Stati Uniti abbiano “sostanzialmente ritardato” la capacità dell’Iran di sviluppare un’arma nucleare. “Non entrerò nei dettagli sensibili di ciò che abbiamo visto sul campo in Iran, ma abbiamo visto molto e sono molto fiducioso che abbiamo ritardato in modo sostanziale lo sviluppo di un’arma nucleare, che era l’obiettivo di questo attacco”, ha detto il vicepresidente, che ha aggiunto: “Penso che abbiamo fatto regredire sostanzialmente quel programma”.

IL COMMENTO DI RUBIO

“Se il regime vuole la pace, noi siamo pronti. Se vogliono fare altro, sono incredibilmente vulnerabili. Non riescono nemmeno a proteggere il loro spazio aereo”. Queste le parole del segretario di Stato Usa Marco Rubio, che ha anche parlato dei possibili attacchi iraniani contro i paesi della regione che ospitano forze militari americane. “È proprio per questo che sono lì – ha affermato Rubio -. Tutte quelle basi sono lì perché quei paesi hanno paura che l’Iran li attacchi. Quelle basi sono lì perché quei paesi sono terrorizzati”.

Il segretario di Stato Usa ha inoltre sminuito le critiche agli attacchi americani in Iran da parte degli altri Paesi, sostenendo che questi ultimi “in privato concordano con noi sul fatto che questo fosse necessario”. “Devono farlo per i loro scopi di pubbliche relazioni, ma le uniche persone al mondo che non sono contente di quanto accaduto in Iran ieri sera sono quelle regime iraniano”, ha detto Rubio a “Sunday Morning Futures” su Fox News Channel.

LE REAZIONI DEI PRINCIPALI PROTAGONISTI

Lo stesso Netanyahu ha elogiato la decisione di Trump di attaccare i siti nucleari dell’Iran tramite un videomessaggio pubblicato su X, indirizzato al presidente americano: “La vostra coraggiosa decisione di colpire gli impianti nucleari iraniani, con la straordinaria e giusta potenza degli Stati Uniti, cambierà la storia”, ha affermato Netanyahu, ribadendo che gli Stati Uniti “hanno fatto ciò che nessun altro Paese al mondo avrebbe potuto fare”.

“Gli Usa hanno lanciato il loro attacco nel bel mezzo di un processo volto a raggiungere un esito diplomatico. Non contenti di tali azioni malevole, gli Stati Uniti hanno ora optato per una pericolosa operazione militare e un’aggressione contro il popolo iraniano. In tal modo l’amministrazione statunitense detiene la totale e piena responsabilità per le conseguenze delle proprie azioni, incluso il diritto della Repubblica islamica dell’Iran all’autodifesa”. Così il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, nel corso di una conferenza stampa a Istanbul a margine della conferenza ministeriale dell’Organizzazione per la cooperazione islamica. “Mentre il presidente Trump è stato eletto con la promessa di porre fine al costoso coinvolgimento dell’America in guerre infinite sempre nella nostra parte del mondo, ha tradito non solo l’Iran abusando del nostro impegno alla diplomazia, ma ha anche ingannato i suoi stessi elettori”, ha sottolineato.

“Credo che non spetti all’Iran rispondere, dovrebbe essere l’intera comunità internazionale a reagire a una minaccia così evidente alla Carta delle Nazioni Unite”, ha aggiunto. “L’Iran non ha fatto nulla di sbagliato, non capiamo perchè dovremmo essere attaccati in base a false accuse. Sono 20 anni che cerchiamo di dimostrare che il nostro programma è pacifico e resterà pacifico. L’Iran si riserva tutte le opzioni per difendere i suoi interessi, il proprio territorio, la sovranità, la sicurezza e il popolo con tutti i mezzi necessari, non solo contro l’aggressione militare degli Stati Uniti, ma anche contro le azioni sconsiderate e illegali del regime israeliano”, ha concluso Araghchi.

L’agenzia nucleare iraniana ha confermato gli attacchi ai siti atomici di Fordo, Isfahan e Natanz, ma ha insistito sul fatto che il suo lavoro non verrà interrotto. Dopo l’attacco i Guardiani della rivoluzione iraniani hanno affermato che “adesso è iniziata una nuova guerra”.

Anche Hazam al-Assad, leader Houthi dello Yemen, ha minacciato gli Stati Uniti su X: “Washington affronterà le conseguenze”.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato di essere “gravemente allarmato” dalla “pericolosa escalation” di attacchi dei bombardieri americani ai siti nucleari in Iran: “C’è un rischio crescente che questo conflitto possa rapidamente sfuggire al controllo, con conseguenze catastrofiche per i civili, la regione e il mondo. In questo momento pericoloso è fondamentale evitare una spirale di caos”, ha affermato.

A seguito degli attacchi agli impianti nucleari iraniani, il Gabinetto di Sicurezza del governo tedesco, presieduto dal cancelliere Friedrich Merz, si è riunito questa mattina. Lo rende noto il portavoce del governo federale, Stefan Kornelius. Il governo tedesco ritiene “che gran parte del programma nucleare iraniano sia stata compromessa dai raid aerei. Una valutazione dettagliata dei danni sarà disponibile in seguito”. Nel corso della giornata, il cancelliere federale e i ministri del Gabinetto per la sicurezza si coordineranno strettamente con i partner dell’Ue e degli Usa per definire ulteriori misure. “Il cancelliere Friedrich Merz ha ribadito il suo appello all’Iran affinché avvii immediatamente i negoziati con gli Stati Uniti e Israele e trovi una soluzione diplomatica al conflitto”, ha concluso Kornelius.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato questa mattina in successione con il principe ereditario dell’Arabia Saudita e il sultano dell’Oman per fare il punto della situazione in Medio Oriente dopo gli ultimi attacchi in Iran. Lo ha annunciato il Palazzo dell’Eliseo. Il presidente della Repubblica “intende proseguire nelle prossime ore i contatti con i partner europei e i leader della regione. In questo contesto di escalation, il capo dello Stato ha indicato che la Francia sta facendo tutto il possibile per accelerare la partenza dei nostri connazionali che lo desiderano dall’Iran e da Israele. Il ministero degli Affari Esteri è pienamente mobilitato a tal fine”, ha aggiunto la presidenza. Secondo quanto riportato da BFMTV, oggi alle 19.30 presso l’Eliseo si terrà una riunione del Consiglio nazionale di difesa e sicurezza, presieduta da Macron. Si tratta del terzo incontro di questo tipo che si tiene dal 13 giugno, anno in cui sono iniziati gli attacchi israeliani in Iran.

In serata è arrivata una nota congiunta del presidente francese Emmanuel Macron, del primo ministro britannico Keir Starmer e del cancelliere tedesco Friedrich Merz. “Abbiamo discusso oggi degli ultimi sviluppi in Medio Oriente. Ribadiamo il nostro impegno per la pace e la stabilità per tutti i paesi della regione. Affermiamo il nostro sostegno alla sicurezza di Israele. Siamo sempre stati chiari sul fatto che l’Iran non potrà mai possedere un’arma nucleare e non potrà più rappresentare una minaccia per la sicurezza regionale – si legge nella nota congiunta -. Oggi, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi militari mirati contro gli impianti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan. Il nostro obiettivo continua a essere quello di impedire all’Iran di acquisire un’arma nucleare – prosegue la nota congiunta -. Invitiamo l’Iran a impegnarsi in negoziati che portino a un accordo che affronti tutte le preoccupazioni associate al suo programma nucleare. Siamo pronti a contribuire a tale obiettivo in coordinamento con tutte le parti. Esortiamo l’Iran a non intraprendere ulteriori azioni che possano destabilizzare la regione. Continueremo i nostri sforzi diplomatici congiunti per disinnescare le tensioni e garantire che il conflitto non si intensifichi e non si estenda ulteriormente”.

ALL’ONU TENSIONE RUSSIA-USA

L’attacco degli Usa all’Iran è “pericoloso e provocatorio”, ha detto l’ambasciatore russo Vasilij Nebenzja nel suo intervento al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Nebenzja ha accusato gli Stati Uniti di ipocrisia, e ha sottolineato che “l’Iran è il Paese più monitorato al mondo dall’Aiea, mentre Israele non ha nemmeno firmato il trattato di non proliferazione nucleare”. L’ambasciatore russo propone al Consiglio di Sicurezza di chiedere a Usa e Israele la fine delle ostilità in Iran.

“E’ finalmente giunto il momento per gli Stati Uniti, in difesa del suo alleato e dei nostri cittadini, di agire con decisione. L’abbiamo fatto in linea con i principi dell’autodifesa”, la replica della rappresentante a interim degli Stati Uniti all’Onu Dorothy Shea.
“Il governo iraniano ha invocato per anni la morte dell’America e di Israele, è una minaccia costante per la pace e la sicurezza – ha aggiunto -. Il Consiglio di Sicurezza deve esortare il regime iraniano a porre fine ai suoi 47 anni di sforzi per sradicare lo Stato di Israele e a porre fine alla sua corsa alle armi nucleari”.

-Foto: Ipa Agency-

(ITALPRESS).

Gli Stati Uniti attaccano l’Iran, colpiti tre siti nucleari. Trump “Ora la pace, o sarà una tragedia”

WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “Un’operazione militare di grande successo in Iran. Questo è un momento storico per gli Stati Uniti d’America, Israele e il mondo. L’Iran deve ora accettare di porre fine a questa guerra”. Così, intorno alle 2 di questa notte ora italiana, il presidente americano Donald Trump, ha annunciato l’attacco Usa a tre basi nucleari iraniane.

Decine di Stealt2 hanno bombardato la base sotterranea realizzata nelle viscere della montagna di Fordow, mentre 30 missili Tomahawk sono stati lanciati contro gli altri due siti nucleari Natanz ed Esfahan.

“Abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari in Iran, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan. Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano. Un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow. Tutti gli aerei stanno rientrando sani e salvi”, ha scritto Trump sul suo social Truth. Prima dell’annuncio dell’attacco, Trump aveva dichiarato che avrebbe valutato l’intervento diretto degli Stati Uniti nel conflitto in Medio Oriente nell’arco delle prossime due settimane.

CONTROFFENSIVA IRAN IN ISRAELE, MISSILI SU TEL AVIV E HAIFA

La decisione di coinvolgere direttamente gli Stati Uniti nella guerra arriva dopo oltre una settimana di attacchi israeliani contro l’Iran, che hanno sistematicamente smantellato le difese aeree e le capacità missilistiche offensive del Paese, danneggiandone al contempo gli impianti di arricchimento nucleare. Nel corso di una conferenza stampa, annunciata dallo stesso Trump, il presidente americano ha definito l’Iran “il bullo del Medio Oriente”, parlando della possibilità di ulteriori attacchi nel caso in cui non ci dovesse essere una pace in Medio Oriente: “Se non lo facessero, gli attacchi futuri sarebbero molto più grandi e più facili”.

Trump ha descritto l’attacco come una risposta a un problema che si annidava da tempo, anche se l’obiettivo principale era quello di impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari: “Per 40 anni l’Iran ha dichiarato morte all’America, morte a Israele”, ha affermato Trump -. Hanno ucciso la nostra gente, facendo saltare loro le braccia, facendo saltare loro le gambe con bombe piazzate ai lati delle strade”.

Trump ha affermato di aver lavorato “in squadra” con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sottolineando che nessun esercito al mondo, a parte quello statunitense, avrebbe potuto portare a termine un attacco simile.

Il presidente degli Stati Uniti ha avvertito nel suo discorso che non esiterà a colpire altri obiettivi in Iran se la pace in Medio Oriente non dovesse arrivare rapidamente: “O ci sarà la pace o ci sarà una tragedia per l’Iran, molto più grande di quella a cui abbiamo assistito negli ultimi otto giorni”, ha affermato. Secondo il leader Usa “restano ancora molti obiettivi: Se la pace non arriverà rapidamente, colpiremo gli altri obiettivi con precisione, velocità e abilità”. 

HEGSETH ILLUSTRA L’OPERAZIONE IN IRAN

Il presidente Trump ha sempre dichiarato da più di dieci anni che l’Iran non deve avere l’arma nucleare, punto. Grazie alla coraggiosa leadership del presidente Trump, il programma iraniano è stato cancellato. Molti presidenti hanno sognato di assestare il colpo finale al programma nucleare iraniano, ma nessuno ci è riuscito, fino al presidente Trump. L’operazione pianificata è stata coraggiosa ed eccellente e ha mostrato a tutto il mondo che la deterrenza americana è tornata”. Lo ha detto il segretario alla Difesa Usa Pete Hesgeth, nel corso di una conferenza stampa per illustrare l’operazione condotta dagli Usa contro i tre siti nucleari iraniani. “Quando questo presidente parla il mondo deve starlo ad ascoltare e le forze armate americane lo appoggiano. Nessun Paese al mondo avrebbe potuto svolgere questa missione”, ha aggiunto.

“Per 60 giorni il presidente ha visto che l’Iran cercava la pace ai negoziati e questo è vero, infatti è stato detto che se non si faceva la pace il programma nucleare sarebbe stato distrutto. Lo intendeva e lo ha fatto. Il presidente Trump ha detto: niente armi nucleari, lui cerca la pace e l’Iran deve intraprendere quella strada”, ha aggiunto. Hesgeth ha poi sottolineato che “l’attacco ai siti nucleari iraniani non ha avuto come bersaglio truppe o civili iraniani”.

LE REAZIONI DEI PRINCIPALI PROTAGONISTI

Lo stesso Netanyahu ha elogiato la decisione di Trump di attaccare i siti nucleari dell’Iran tramite un videomessaggio pubblicato su X, indirizzato al presidente americano: “La vostra coraggiosa decisione di colpire gli impianti nucleari iraniani, con la straordinaria e giusta potenza degli Stati Uniti, cambierà la storia”, ha affermato Netanyahu, ribadendo che gli Stati Uniti “hanno fatto ciò che nessun altro Paese al mondo avrebbe potuto fare”.

“Gli Usa hanno lanciato il loro attacco nel bel mezzo di un processo volto a raggiungere un esito diplomatico. Non contenti di tali azioni malevole, gli Stati Uniti hanno ora optato per una pericolosa operazione militare e un’aggressione contro il popolo iraniano. In tal modo l’amministrazione statunitense detiene la totale e piena responsabilità per le conseguenze delle proprie azioni, incluso il diritto della Repubblica islamica dell’Iran all’autodifesa”. Così il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, nel corso di una conferenza stampa a Istanbul a margine della conferenza ministeriale dell’Organizzazione per la cooperazione islamica. “Mentre il presidente Trump è stato eletto con la promessa di porre fine al costoso coinvolgimento dell’America in guerre infinite sempre nella nostra parte del mondo, ha tradito non solo l’Iran abusando del nostro impegno alla diplomazia, ma ha anche ingannato i suoi stessi elettori”, ha sottolineato.

“Credo che non spetti all’Iran rispondere, dovrebbe essere l’intera comunità internazionale a reagire a una minaccia così evidente alla Carta delle Nazioni Unite”, ha aggiunto. “L’Iran non ha fatto nulla di sbagliato, non capiamo perchè dovremmo essere attaccati in base a false accuse. Sono 20 anni che cerchiamo di dimostrare che il nostro programma è pacifico e resterà pacifico. L’Iran si riserva tutte le opzioni per difendere i suoi interessi, il proprio territorio, la sovranità, la sicurezza e il popolo con tutti i mezzi necessari, non solo contro l’aggressione militare degli Stati Uniti, ma anche contro le azioni sconsiderate e illegali del regime israeliano”, ha concluso Araghchi.

L’agenzia nucleare iraniana ha confermato gli attacchi ai siti atomici di Fordo, Isfahan e Natanz, ma ha insistito sul fatto che il suo lavoro non verrà interrotto. Dopo l’attacco i Guardiani della rivoluzione iraniani hanno affermato che “adesso è iniziata una nuova guerra”.

Anche Hazam al-Assad, leader Houthi dello Yemen, ha minacciato gli Stati Uniti su X: “Washington affronterà le conseguenze”.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato di essere “gravemente allarmato” dalla “pericolosa escalation” di attacchi dei bombardieri americani ai siti nucleari in Iran: “C’è un rischio crescente che questo conflitto possa rapidamente sfuggire al controllo, con conseguenze catastrofiche per i civili, la regione e il mondo. In questo momento pericoloso è fondamentale evitare una spirale di caos”, ha affermato.

A seguito degli attacchi agli impianti nucleari iraniani, il Gabinetto di Sicurezza del governo tedesco, presieduto dal cancelliere Friedrich Merz, si è riunito questa mattina. Lo rende noto il portavoce del governo federale, Stefan Kornelius. Il governo tedesco ritiene “che gran parte del programma nucleare iraniano sia stata compromessa dai raid aerei. Una valutazione dettagliata dei danni sarà disponibile in seguito”. Nel corso della giornata, il cancelliere federale e i ministri del Gabinetto per la sicurezza si coordineranno strettamente con i partner dell’Ue e degli Usa per definire ulteriori misure. “Il cancelliere Friedrich Merz ha ribadito il suo appello all’Iran affinché avvii immediatamente i negoziati con gli Stati Uniti e Israele e trovi una soluzione diplomatica al conflitto”, ha concluso Kornelius.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato questa mattina in successione con il principe ereditario dell’Arabia Saudita e il sultano dell’Oman per fare il punto della situazione in Medio Oriente dopo gli ultimi attacchi in Iran. Lo ha annunciato il Palazzo dell’Eliseo. Il presidente della Repubblica “intende proseguire nelle prossime ore i contatti con i partner europei e i leader della regione. In questo contesto di escalation, il capo dello Stato ha indicato che la Francia sta facendo tutto il possibile per accelerare la partenza dei nostri connazionali che lo desiderano dall’Iran e da Israele. Il ministero degli Affari Esteri è pienamente mobilitato a tal fine”, ha aggiunto la presidenza. Secondo quanto riportato da BFMTV, oggi alle 19.30 presso l’Eliseo si terrà una riunione del Consiglio nazionale di difesa e sicurezza, presieduta da Macron. Si tratta del terzo incontro di questo tipo che si tiene dal 13 giugno, anno in cui sono iniziati gli attacchi israeliani in Iran.

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Gli Stati Uniti attaccano l’Iran, colpiti tre siti nucleari

WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “Un’operazione militare di grande successo in Iran. Questo è un momento storico per gli Stati Uniti d’America, Israele e il mondo. L’Iran deve ora accettare di porre fine a questa guerra”. Così, intorno alle 2 di questa notte ora italiana, il presidente americano Donald Trump, ha annunciato l’attacco Usa a tre basi nucleari iraniane. Decine di Stealt2 hanno bombardato la base sotterranea realizzata nelle viscere della montagna di Fordow, mentre 30 missili Tomahawk sono stati lanciati contro gli altri due siti nucleari Natanz ed Esfahan. “Abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari in Iran, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan. Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano. Un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow. Tutti gli aerei stanno rientrando sani e salvi”, ha scritto Trump sul suo social Truth. Prima dell’annuncio dell’attacco, Trump aveva dichiarato che avrebbe valutato l’intervento diretto degli Stati Uniti nel conflitto in Medio Oriente nell’arco delle prossime due settimane. La decisione di coinvolgere direttamente gli Stati Uniti nella guerra arriva dopo oltre una settimana di attacchi israeliani contro l’Iran, che hanno sistematicamente smantellato le difese aeree e le capacità missilistiche offensive del Paese, danneggiandone al contempo gli impianti di arricchimento nucleare. Nel corso di una conferenza stampa, annunciata dallo stesso Trump, il presidente americano ha definito l’Iran “il bullo del Medio Oriente”, parlando della possibilità di ulteriori attacchi nel caso in cui non ci dovesse essere una pace in Medio Oriente: “Se non lo facessero, gli attacchi futuri sarebbero molto più grandi e più facili”. Trump ha descritto l’attacco come una risposta a un problema che si annidava da tempo, anche se l’obiettivo principale era quello di impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari: “Per 40 anni l’Iran ha dichiarato morte all’America, morte a Israele”, ha affermato Trump -. Hanno ucciso la nostra gente, facendo saltare loro le braccia, facendo saltare loro le gambe con bombe piazzate ai lati delle strade”. Trump ha affermato di aver lavorato “in squadra” con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sottolineando che nessun esercito al mondo, a parte quello statunitense, avrebbe potuto portare a termine un attacco simile. Lo stesso Netanyahu ha elogiato la decisione di Trump di attaccare i siti nucleari dell’Iran tramite un videomessaggio pubblicato su X, indirizzato al presidente americano: “La vostra coraggiosa decisione di colpire gli impianti nucleari iraniani, con la straordinaria e giusta potenza degli Stati Uniti, cambierà la storia”, ha affermato Netanyahu, ribadendo che gli Stati Uniti “hanno fatto ciò che nessun altro Paese al mondo avrebbe potuto fare”. Il presidente degli Stati Uniti ha avvertito nel suo discorso che non esiterà a colpire altri obiettivi in Iran se la pace in Medio Oriente non dovesse arrivare rapidamente: “O ci sarà la pace o ci sarà una tragedia per l’Iran, molto più grande di quella a cui abbiamo assistito negli ultimi otto giorni”, ha affermato. Secondo il leader Usa “restano ancora molti obiettivi: Se la pace non arriverà rapidamente, colpiremo gli altri obiettivi con precisione, velocità e abilità”.  L’agenzia nucleare iraniana ha confermato gli attacchi ai siti atomici di Fordo, Isfahan e Natanz, ma ha insistito sul fatto che il suo lavoro non verrà interrotto. Dopo l’attacco i Guardiani della rivoluzione iraniani hanno affermato che “adesso è iniziata una nuova guerra”. Anche Hazam al-Assad, leader Houthi dello Yemen, ha minacciato gli Stati Uniti su X: “Washington affronterà le conseguenze”. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato di essere “gravemente allarmato” dalla “pericolosa escalation” di attacchi dei bombardieri americani ai siti nucleari in Iran: “C’è un rischio crescente che questo conflitto possa rapidamente sfuggire al controllo, con conseguenze catastrofiche per i civili, la regione e il mondo. In questo momento pericoloso è fondamentale evitare una spirale di caos”, ha affermato.
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Il mercato indiano sceglie l’Italia, spese dei viaggiatori cresciute del 29,3%

ROMA (ITALPRESS) – Enit partecipa a Namaste India, evento in programma a Milano promosso dalla Camera di Commercio Italiana in India, dedicato alla promozione di marchi indiani che investono nel nostro Paese. Il mercato indiano, infatti, è uno di quelli in forte crescita, che ha voglia d’Italia: solo nell’ultimo anno (2024) la spesa dei viaggiatori indiani in Italia ha raggiunto quota 377 milioni crescendo del +29,3% rispetto al precedente, così come i pernottamenti complessivi sono aumentati di quasi l’8% (circa 3,9 milioni). Nel dettaglio, la spesa per i viaggi di lavoro e affari cresce significativamente con un incremento del +45,5%, per motivi personali la spesa cresce del +21,9% e i pernottamenti del +30%.

Il mercato indiano rappresenta uno di quelli che cresce maggiormente per investimenti nel nostro Paese. Frutto di lavoro costante e impegno, grazie a una forte sinergia pubblico-privato per aumentare la visibilità dell’Italia all’estero. Solo nell’ultimo anno sono stati spesi nel nostro Paese dai viaggiatori indiani quasi 380 milioni, sintomo dell’attrattività dell’Italia”, ha commentato Ivana Jelinic, Ad di Enit. Tra i viaggi in Italia per motivi personali, le vacanze rappresentano la voce più rilevante, sia in termini di spesa, con una quota del 64,4% sul totale, sia per numero di visitatori con il 37,8%. Altra voce molto richiesta quella di viaggi studio dall’India verso l’Italia.

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Toni Servillo si aggiudica la Colonna d’oro alla carriera al Magna Graecia Film Festival

CATANZARO (ITALPRESS) – Al Magna Graecia Film Festival uno degli attori più apprezzati del cinema e del teatro italiano, Toni Servillo, riceverà la Colonna d’oro alla carriera. É il primo ospite annunciato della manifestazione che si svolgerà a Soverato dal 26 luglio al 2 agosto. Servillo verrà insignito del riconoscimento realizzato dal Brand GB Spadafora e sarà protagonista di una conversazione sul palco dell’arena.

Il MGFF, fondato e diretto da Gianvito Casadonte, giunto alla ventiduesima edizione, proporrà un ricco programma di eventi e proiezioni cinematografiche nell’ambito dei concorsi dedicati alle sezioni di opere prime italiane e documentari, curate da Antonio Capellupo, e delle opere prime internazionali, curate da Silvia Bizio, anche responsabile delle conversazioni con talent internazionali.

La novità di quest’anno è l’aggiunta di un’ulteriore sezione – diretta da Jacopo Curcio e Luca Capacchione – che proporrà una selezione dei migliori esordi nel cortometraggio e che arricchisce la proposta e la mission culturale del Festival da sempre attento alla promozione e alla valorizzazione dei giovani talenti.

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Guerra in Medio Oriente, CGIA “Per il momento nessun aumento del prezzo dei carburanti”

VENEZIA (ITALPRESS) – A poco più di una settimana dallo scoppio della guerra tra Israele e Iran, in Italia non abbiamo ancora registrato alcun significativo aumento del prezzo alla pompa dei carburanti. Anzi, le prime indicazioni segnalano un leggero ribasso delle quotazioni di gran parte dei prodotti petroliferi. Sia chiaro: è ancora presto per fare un primo bilancio, tuttavia la situazione odierna è molto diversa da quella verificatasi nel febbraio del 2022, quando la Russia invase l’Ucraina. Allora, dopo 15 giorni dall’inizio delle ostilità, il prezzo della benzina salì del 16,9%, quello del diesel addirittura del 23,8%.

Se, in termini monetari, a inizio marzo di tre anni fa il costo della “verde” superò i 2 euro al litro, per il gasolio il prezzo massimo lambì questa soglia. Solo successivamente, grazie al taglio delle accise introdotto dal Governo Draghi, i prezzi alla pompa sino alla fine del 2022 scesero ai livelli registrati al termine dell’anno precedente. In questi giorni, quando ci rechiamo nell’area di servizio a fare il pieno al nostro veicolo (auto, furgone aziendale, mezzo pesante, etc.), in modalità self la benzina la paghiamo attorno a 1,7 euro al litro, mentre il gasolio intorno a 1,6. E’ comunque utile sottolineare che l’Iran non ha la stessa capacità produttiva della Russia. Secondo i dati riferiti al 2024, su quasi 103 milioni di barili di petrolio estratti nel mondo ogni giorno, la Repubblica Islamica contribuisce per “soli” 3,8 milioni, mentre Mosca per 11,2.

Certo, se la situazione dovesse precipitare, con un allargamento del teatro di guerra e/o una chiusura dello Stretto di Hormuz – dove, ricordiamo, transita il 30% circa del petrolio mondiale e quasi il 20% del gas – quasi sicuramente assisteremmo ad uno choc petrolifero spaventoso ad una impennata dei prezzi su scala globale di tutte le materie prime. Dopo aver messo a punto queste riflessioni, l’Ufficio studi della CGIA tiene a precisare che di fronte all’orribile tragedia della guerra – che provoca morti, feriti, distruzione e miseria – parlare di effetti economici in capo a Paesi, come il nostro, che vivono a 3.500 chilometri dal conflitto, rischia di essere cinico e irrispettoso, in particolare nei confronti delle vittime di questo dramma.

Se, come abbiamo visto più sopra, almeno per il momento non sono previste tensioni sul fronte dei prezzi dei carburanti, la stessa cosa non possiamo ipotizzarla per l’energia elettrica e il gas. Ancorchè gli effetti sulle bollette delle imprese non siano riconducibili alla guerra in Medio Oriente, l’Ufficio studi della CGIA ha stimato in 13,7 miliardi in più (pari al +19,2%) il costo che le imprese italiane dovranno sostenere quest’anno rispetto al 2024. Di cui 9,7 per le bollette della luce e 4 per quelle del gas. L’Ufficio studi della CGIA è giunto a questi risultati ipotizzando che per l’anno 2024 e per il 2025 i consumi in capo alle aziende siano gli stessi di quelli registrati nel 2023.

Per quanto concerne i costi, invece, quelli del 2025 sono stati calcolati considerando un prezzo medio dell’energia elettrica di 150 euro per MWh e di 50 per il gas, rispettando la proporzione di 3 a 1 tra i due prezzi così come verificatosi mediamente negli anni 2023 e 2024; dal momento che i prezzi attuali di energia elettrica e gas viaggiano su una media semestrale (da gennaio 2025 ai primi 15 giorni di giugno) di 119 euro per MWh per i primi e di 43 per MWh per i secondi, l’ipotesi media annua di 150 euro al MWh e di 50 MWh sarebbe rispettata con prezzi medi dell’ordine dei 180 MWh per l’energia elettrica e di 60 MWh per il gas nell’intero secondo semestre del 2025: si tratterebbe quindi di una ipotesi di massima come indicato in precedenza.

Si fa presente che l’aumento dei costi energetici per le imprese risulterà meno che proporzionale rispetto alla variazione dei prezzi della borsa energetica, in quanto l’aumento del prezzo della materia prima non impatta su tutto il costo complessivo della bolletta (che comprende anche costi di commercializzazione, trasmissione, oneri, tasse, margini ecc.). Pertanto, rispetto ad un’ipotesi di aumento del prezzo della materia prima del 38% (stimato per il 2025 rispetto al 2024), le rispettive crescite dei costi per le imprese risulteranno inferiori (+18% per l’energia elettrica e +25% per il gas).

A livello regionale, visto che la maggioranza delle attività produttive e commerciali sono ubicate al Nord, i rincari relativi al 2025 di luce e gas interesseranno, in particolare, le aree che presentano i consumi maggiori: vale a dire la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con +1,6 miliardi, il Veneto con +1,5 e il Piemonte con +1,2. Sull’incremento di costo previsto per quest’anno che, ricordiamo, a livello nazionale dovrebbe essere pari a 13,7 miliardi, 8,8 (pari al 64 per cento del totale), saranno in capo alle aziende settentrionali. Le aree regionali che, invece, saranno meno interessate dagli aumenti sono, ovviamente, quelle più piccole; come la Basilicata che dovrebbe registrare una variazione pari a +118 milioni, il Molise con +64 e la Valle d’Aosta con +44.

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