Contrà Canove Detta anche Canove Nuove, il nome significa case nuove ed appare in un documento del 1395 (rubrica “Toponimi vicentini narrati da Luciano Parolin”, qui tutti gli articoli, ndr). Il 14 novembre 1912 la commissione comunale aveva proposto di chiamarla Via Vincenzo Gonzati, lo storico vicentino che lasciò tutte le sue pubblicazioni alla Biblioteca Bertoliana. La proposta fu respinta per la decisione di non modificare i nomi delle strade entro le mura cittadine.
Contrà Canove Vecchie Laterale di Corso Palladio, lunga 100 metri. Esiste nel nome un’evidente contraddizione; sarebbe propria la denominazione Cà Vecchie, ma ormai la tradizione ed il popolo non bada alla anomalia. In questa contrà scorreva un fossato artificiale, la roza del collo, che scendeva sino a piazza Matteotti circondando una lingua di terra chiamata l’Isola, poi cancellata dalla costruzione di Palazzo Chiericati.
Contrà Busa San Michele Busa come depressione del terreno. La zona era spesso inondata dal fiume Retrone. Il giorno 29 settembre è dedicato a San Michele. In quel giorno dell’anno 1259 moriva a Soncino di Cremona il tiranno Ezzelino da Romano (rubrica “Toponimi vicentini narrati da Luciano Parolin”, qui tutti gli articoli, ndr).
I Vicentini, p.g.r (per grazia ricevuta), costruirono una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, nella zona dell’Oratorio di San Nicola, già Caserma dei Carabinieri, ora Università. Il convento fu affidato agli eremitani di Sant’Agostino sino al 1772; nel 1810 la parrocchia passò alla Chiesa dei Servi.
Contrà Camillo Benso di Cavour già Contrà dei Giudei
Laterale Corso Palladio sino alla Piazza dei Signori. Nella notte tra il 12 e il 13 luglio 1866 gli Imperiali Austriaci lasciarono per sempre Vicenza. Un mese dopo, il signor Giacomo Orefice, di origine israelitica, chiese che la Contrà dei Giudei fosse intitolata a Cavour. Con delibera del consiglio comunale del 26 giugno 1867, venne intitolata a Camillo Benso di Cavour, nato a Torino il 10 agosto 1810 e morto il 6 giugno 1861. Eletto deputato nel 1848, entra nel Governo di Massimo D’Azeglio come ministro dell’Agricoltura. Nel 1852 assume la presidenza del consiglio sino al 1859. È autore della grande opera dell’Unità d’Italia che si completerà dopo la sua morte con il plebiscito del Veneto.
Contrà o Contrada è una voce caratteristica e particolare della nostra città, come a Venezia le calli. Etimologicamente il vocabolo ha origine comune con quello di strada. Indica uno spazio di un luogo abitato dove si cammina (rubrica “Toponimi vicentini narrati da Luciano Parolin”, qui tutti gli articoli, ndr).
L’amministrazione di Palazzo Trissino 1911/14, che precedette l’inizio della prima guerra mondiale, voleva cancellare la parola Contra’ con la più moderna Via, altri nomi storici sarebbero stati cancellati, come Vicolo, con altri toponimi in uso da secoli.
Ma il conte Giovanni da Schio, relatore di minoranza, si oppose fermamente e vinse grazie anche al consenso della cittadinanza. Nel 1912, fu cambiato il nome alla Strada Regia detta di Vallarsa che mette a Malo, Schio e Roveredo in Tirolo. Fu chiamata Viale Trento.
Contrà Antonio Pigafetta
Era anche chiamata contra’ della Luna. La via fu intitolata ad Antonio Pigafetta con delibera 21 novembre 1922 in occasione del quarto centenario della circumnavigazione del globo. A Pigafetta è intitolato il Liceo Classico cittadino. Pigafetta nacque a Vicenza tra 1480/1491da antica famiglia.
Contrà Apolloni o della Pozza
Intitolata al musicista e compositore Giuseppe Apolloni con delibera 10 gennaio 1890. Nato a Vicenza l’8 aprile 1822, ivi morì il 30 dicembre 1889. Al Giardino Salvi fu eretto un busto (erma) in suo onore. Partecipò alla Rivoluzione Vicentina del 1848 e andò esule.
Corso Palladio, già Principe Umberto, già Ettore Muti. Lungo 760 metri, è la più bella e nobile via cittadina, ricalca l’antico tracciato del castrum romano. Assunse nel tempo il nome di Contrà del Corso perché nel passato vi si svolgevano le corse dei cavalli rubrica “Toponimi vicentini narrati da Luciano Parolin”, qui tutti gli articoli, ndr).
Il Corso, tra il popolo, era anche conosciuto con diversi titoli: Corso all’Azzardo, dal nome di un caffè frequentato dai nobili; Corso al Nolo, per l’esistenza di un noleggio di carrozze; Corso alla Stella d’Oro, dal nome di un albergo; Corso al Paradiso, dal nome di un caffè che aveva questa insegna; Corso al Casin, dal nome della Nobile compagnia che aveva sede a palazzo Braschi.
Il 29 Luglio 1865 il Corso fu intitolato al principe Sabaudo Umberto I che, nel 1866, dimorò a Vicenza nel Palazzo Loschi Zileri Dal Verme, ospite della contessa Drusilla.
Il 17 novembre 1943, con delibera commissariale, si cambiò il nome in Ettore Muti, segretario del PNF Partito Nazionale Fascista. Alla fine della guerra il 5 giugno 1945 si deliberava il nome attuale di Corso Palladio in onore di Andrea Palladio. Andrea Palladio era nato a Padova il 30 novembre 1508 e morto a Vicenza il 19 agosto 1580. Palladio non fu solo un sommo architetto, ma anche uno scrittore e divulgatore dei precetti dell’architettura.
In questa puntata della rubrica “Toponimi vicentini narrati da Luciano Parolin” andremo alla scoperta del Corso dei Santi Felice e Fortunato e di Corso Padova.
Nella festa del Corpus Domini si faceva il palio, con cavalli armati di palle appuntite che dal Borgo di San Felice scorrevano il corso sino alla strada di Santa Corona. Lo spettacolo attraeva molta gente; ma da vari anni disgustava non poche persone per l’uso barbarico (rubrica “Toponimi vicentini narrati da Luciano Parolin”, qui tutti gli articoli, ndr).
«Il primo palio a Vicenza si fece il giorno di San Michele (29 settembre), in memoria della liberazione dei Vicentini per la morte di Eccelino da Romano. Altro palio al cessare del dominio dei Padovani. Nel 1403 il Consiglio dei 500 ordinava si facesse un palio di donne, tutte di buona fama, nella festa di Santa Spina: ponevasi in palio una pelliccia del valore di 5 ducati d’oro all’angolo della chiesa di Santa Corona. La prima donna che vi giungeva guadagnava la pelliccia».
Nel palio del 1451, il dono era una corona d’argento.
Corso dei Santi Felice e Fortunato
Già Borgo San Felice. Da porta Castello alla Birreria Sartea.
Il nome di Borgo fu cambiato con delibera consiliare 22 luglio 1911. Era la S.S. N° 11.
L’origine del nome deriva dalla chiesa dedicata ai Santi Felice e Fortunato compatroni di Vicenza.
La costruzione della chiesa risale al IV secolo d.C., quando Vicenza fu costituita in diocesi. L’edificio nei secoli fu più volte distrutto e manomesso, ricostruito dai benedettini nel 700, fu nuovamente distrutto nel 899 dagli Ungari. Nel 975 il vescovo Rodolfo ne riordinò il restauro, dedicando la chiesa ai Santi Felice e Fortunato, Vito e Modesto.
Corso Padova
Lungo 865 metri.
Nome approvato nella seduta consiliare 22 luglio 1911. Il dibattito in consiglio comunale fu acceso anche per l’opposizione del conte Giovanni Da Schio, ma il criterio del nome generico “Corso” fu accolto per «indicare un’arteria che, partendo da un punto centrale, conduce ad una uscita della città». La bella via faceva parte della Strada Padana Superiore ovvero S.S. N°11. Lungo la strada si è sviluppata nel tempo una notevole attività edilizia, che ha trasformato il vecchio borgo in una movimentata arteria cittadina.
Questo scrive Federico Formisano nella parte iniziale della sua prefazione a uno dei numerosi libri di “ricerca” su Vicenza (“Toponimi vicentini. Storia breve di uomini, contrà, chiese, osterie“, anno 2014) che il prof. Luciano Parolin ha scritto accompagnandolo con questa dedica significativa: “Dedicato a tutti coloro che amano Vicenza, città bellissima“.
«Qual è era la via di Vicenza che una volta si chiamava Contrada delle Copparie o Contra’ dei Giudei? Perché Contra’ Frasche del Gambero o stradella del Garofolino hanno assunto questo nome così insolito e pittoresco? Qual è era la via di Vicenza che una volta si chiamava Contrada delle Copparie o Contra’ dei Giudei? Perché Contra’ Frasche del Gambero o stradella del Garofolino hanno assunto questo nome così insolito e pittoresco?»
Di questo libro, d’accordo con l’autore, ViPiù.it vi proporrà da oggi in poi passaggi e/o riletture (col titolo di “Toponimi vicentini narrati da Parolin“) che ricordino ai meno giovani le storie di molte vie, contrà, corsi, strade, stradelle, piazze e così via della città e che le facciano conoscere ai giovani e giovanissimi, perché “cultura”, nell’anno di Vicenza che punta a diventarne la capitale italiana nel 2024, è anche questo o addirittura questo ne è il primo passo: conoscere la propria città a partire dalle sue vie di comunicazione fisica, che, poi, diventano anche vie di comunicazione sociale.
Proseguiamo, quindi e prima di iniziare la rubrica, con la prefazione di Fomisano.
«Per destreggiarsi fra le espressioni più curiose era necessario attivare un’ attenta ed accurata opera di ricerca. Luciano Parolin ha portato avanti il lavoro di analisi che altri studiosi in passato avevamo curato attraverso l’attento studio dei toponimi e la ricerca delle curiosità legate appunto alle denominazione dei luoghi, vie, piazze e anche delle più piccole strade della nostra meravigliosa città.
Vicenza, infatti, ricalca nella sua toponomastica la natura vivace delle sue specialità alimentari (i becari o macellai di Contra’ delle Beccariette, il mercato del pesce di Contra’ Pescaria, i profumieri di Contra’ della Muscheria), dei suoi esercizi commerciali (Contra’ Frasche del Gambero e della Fascina dai nomi di antiche osterie), delle congregazioni religiose (le Grazie, le Cappuccine) o delle nobili famiglie della Città (I Gualdi, i Proti, i Loschi, i Bissari), e con quest’opera è possibile ricostruire un’immagine trasportata nel tempo di come la città doveva essere nei secoli passati.
Da apprezzare poi l’accurato lavoro di ricerca con la ricostruzione puntigliosa e precisa delle decisioni amministrative e degli atti che hanno statuito l’adozione di una denominazione di un luogo.
Infine va sottolineato l’abbinamento dei nomi dei luoghi alle immagini delle lapidi e delle insegne alcune delle quali tramandate per anni e diventate nel tempo esse stesse rimembranze di grande valore culturale e rievocativo».
Dopo questa prefazione alla rubrica “Toponimi vicentini narrati da Luciano Parolin” (qui tutti gli articoli questo incluso, ndr), presa in massima parte da quella di Federico Formisano al libro dello studioso vicentino, vi diamo appuntamento al primo capitolo, quello su Corso dei Santi Felice e Fortunato e su Corso Padova