sabato, Luglio 12, 2025
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Università di Bergamo, al via il progetto Speed per contrastare la dispersione

BERGAMO (ITALPRESS) – Promuovere una efficace, condivisa e duratura azione di contrasto alla dispersione universitaria, supportando gli studenti nella importante fase della transizione scuola-università e favorendo il miglioramento dell’esperienza accademica allo scopo di incrementare il numero di laureati. È questo l’obiettivo del Progetto Sistema integrato di prevenzione e contrasto alla dispersione universitaria nelle province di Bergamo e Brescia (SPEED) promosso da Fondazione CDP e dall’Università degli Studi di Brescia e dall’Università degli Studi di Bergamo. La firma dell’accordo è stata apposta oggi, nella sede dell’ateneo bresciano, dal Presidente di Fondazione CDP, Giovanni Gorno Tempini, dal Magnifico Rettore dell’Università di Brescia, Francesco Castelli e dalla Prorettrice vicaria dell’Università di Bergamo, Piera Molinelli.

La volontà comune è quella di implementare un modello replicabile volto ad aumentare il numero di giovani con istruzione universitaria e a sviluppare programmi che consentano di ridurre il tasso di abbandono degli studi accademici (i cosiddetti drop-out). Il percorso definito avrà una durata complessiva di 27 mesi e prenderà avvio all’inizio dell’anno accademico 2025-2026, per un impegno totale dei promotori di circa 300mila euro. Il Progetto SPEED prevede più step organizzativi che coinvolgono Fondazione CDP al fianco dei due atenei lombardi. Per ottimizzare il lavoro di analisi e ricerca i sistemi gestionali delle università saranno utilizzati per dare vita a un modello di monitoraggio condiviso.

In dettaglio, il programma prevede l’analisi statistica del fenomeno di drop-out e la definizione di un modello economico che consenta di individuare in tempi rapidi gli studenti a rischio abbandono da coinvolgere attraverso un sistema integrato di formazione, consulenza e ri-orientamento, che continuerà ad operare anche dopo il termine del progetto stesso. Il percorso prevede quattro fasi: attività di tutoraggio con studenti universitari senior; sostegno all’apprendimento di un metodo di studio adeguato ai corsi universitari; servizio di mentoring e coaching e, infine, supporto al benessere individuale, attraverso una consulenza psicologica.

Quest’ultima attività prevede un servizio di affiancamento che consenta di favorire un approccio positivo all’ambiente accademico e migliorare il benessere personale, sociale e la qualità della vita universitaria. Alla realizzazione del progetto SPEED aderiscono, inoltre, fattivamente le amministrazioni comunali e provinciali, le parti sociali e il Terzo settore, garantendo la sostenibilità delle iniziative nel lungo periodo.

“L’obiettivo di promuovere la regolarità degli studi e la riduzione degli abbandoni – dichiara il Rettore dell’Università degli Studi di Brescia Professor Francesco Castelli – è uno degli obiettivi del nostro Piano Strategico, documento che riflette la consapevolezza della nostra responsabilità come istituzione universitaria di fornire un servizio di utilità sociale: “Università, bene comune”.

L’Università è chiamata a creare le condizioni per una crescita scientifica, professionale e valoriale del bene più prezioso di ogni comunità, rappresentato dal capitale umano, gli e le studenti, che la Società le affida, e in questa cornice si inserisce anche la sottoscrizione dell’accordo con la Fondazione CDP e l’Università degli Studi di Bergamo per l’avvio del progetto “Sistema integrato di prevenzione e contrasto alla dispersione universitaria nelle province di Bergamo e Brescia (SPEED)”. Il progetto va a potenziare le azioni che la nostra Università ha intrapreso per supportare il completamento del ciclo di studi nei tempi previsti, tra cui la creazione di un sistema di monitoraggio delle carriere studentesche per riconoscere tempestivamente e sostenere gli e le studenti in difficoltà; l’attivazione di un servizio di counseling psicologico/attitudinale; il miglioramento dell’offerta formativa e dell’organizzazione didattica per favorire le carriere di studio e una formazione inclusiva e sostenibile”.

“La firma di questo accordo – spiega la professoressa Piera Molinelli, Prorettrice vicaria dell’Università degli studi di Bergamo rappresenta un passo significativo nella costruzione di un sistema integrato e innovativo di prevenzione della dispersione universitaria nei nostri territori. Con il progetto SPEED, le Università di Bergamo e Brescia condividono un modello predittivo basato su dati concreti, frutto di un lavoro complesso di armonizzazione tra Atenei, e adottano un approccio che mette realmente al centro i bisogni degli studenti e delle studentesse, grazie anche al prezioso coinvolgimento del Terzo Settore. Per l’Università di Bergamo, questo progetto si inserisce in un impegno costante sul fronte dell’orientamento e del contrasto all’abbandono, con l’obiettivo di intercettare precocemente i segnali di fragilità nei percorsi universitari e fornire risposte tempestive, personalizzate ed efficaci. In questo contesto, l’Ufficio Orientamento gioca un ruolo cruciale, avvalendosi di una figura dedicata al primo contatto con chi si trova in una situazione di bisogno, per accompagnarlo verso i servizi più adatti. In conclusione, SPEED costituisce un esempio concreto di politica evidence-based, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione CDP, che pone le basi per un ecosistema territoriale capace di favorire una cultura della cura, dell’inclusione e della riuscita formativa”.

“Lo studio e la formazione sono fattori decisivi e imprescindibili per la crescita e lo sviluppo della società – commenta il Presidente di Fondazione CDP, Giovanni Gorno TempiniPoter affiancare e sostenere due Università quali quelle di Brescia e Bergamo nell’avvio del nuovo Progetto SPEED è per Fondazione CDP motivo di orgoglio e conferma l’impegno concreto per il territorio e per la collettività. Intervenire a favore dei giovani, offrendo programmi di formazione e strumenti di affiancamento, crescita e sostegno durante il percorso universitario con l’obiettivo di affrontare il problema dell’abbandono degli studi, è uno degli elementi che caratterizzano il ruolo sociale che la Fondazione vuole svolgere”.

-Foto ufficio stampa Università di Bergamo-
(ITALPRESS).

Liguria, presentati i risultati dei progetti “Reagire” finanziati dal bando Abilità al Plurale

COGORNO (ITALPRESS) – L’assessore alla Formazione di Regione Liguria Simona Ferro ha partecipato a Cogorno alla presentazione dei risultati del progetto “Reagire” e all’avvio della sua evoluzione, “3*Reagire”, entrambi finanziati rispettivamente dalla seconda e terza edizione del bando regionale Abilità al Plurale. Ogni progetto ha ricevuto un finanziamento di 700 mila euro attraverso il Fondo Sociale Europeo.

I due interventi, che promuovono inclusione e autonomia per le persone fragili, sono il frutto di un’ampia rete di soggetti attuatori: Villaggio del Ragazzo, ente Forma di Chiavari, Accademia del Turismo, Sentiero di Arianna, Cooperjob, Albergo Etico, Cooperativa Sociale Golfo del Tigullio insieme a enti pubblici, associazioni di categoria e partner privati. “Si tratta di due esperienze virtuose – dichiara l’assessore – che combinano formazione, imprenditorialità sociale e lavoro, dimostrando come la sinergia tra pubblico, privato e terzo settore possa generare risultati concreti, sostenibili e replicabili”.

Grazie al primo progetto è nata L’Agricola, impresa agricola del Villaggio del Ragazzo, che produce biologico e offre tirocini e borse lavoro a persone in difficoltà. A Chiavari, invece, sarà realizzata una struttura ricettiva etica, immersa nel verde, pensata per essere inclusiva e sostenibile. “Finché ci sarà chi, con passione, competenza e visione, saprà trasformare le risorse in opportunità – ha concluso l’assessore Ferro – continueremo a investire con convinzione nella formazione che crea lavoro, dignità e inclusione”.

-Foto Regione Liguria-
(ITALPRESS).

Da Novartis 150 milioni per ricerca e sviluppo entro il 2028

MILANO (ITALPRESS) – Gli “under 40” hanno fiducia nella ricerca medico-scientifica. Il 73% crede che grazie alla ricerca sarà possibile curare tra 5 anni una malattia che ora è incurabile. Eppure, per 7 giovani su 10, nei prossimi 5 anni la salute degli italiani peggiorerà a causa del difficoltoso accesso alla prevenzione e alle cure, con tempi di attesa più lunghi e maggiori costi. A rivelare questo paradosso è l’indagine “Scienza e salute: la voce dei giovani”, promossa da Novartis in occasione dell’evento “Sound of Science” che ha riunito a Milano, nella sede del Palazzo Lombardia, istituzioni, medici e ricercatori. Entro il 2028 Novartis Italia metterà in campo oltre 150 milioni in ricerca e sviluppo.
f20/mgg/gsl

Ricerca, da Novartis 150 milioni entro il 2028

MILANO (ITALPRESS) – I giovani italiani “under 40” hanno fiducia nella ricerca medico-scientifica, ben 3 su 4 (73.1%) credono che sarà possibile curare tra cinque anni una malattia che ora è incurabile. Eppure, per 7 giovani su 10, nei prossimi cinque anni la salute degli italiani peggiorerà a causa del difficoltoso accesso alla prevenzione e alle cure, con tempi di attesa più lunghi e maggiori costi e solo poco più di quattro giovani su dieci (45.7%) ritengono che il rallentamento della ricerca clinica in Italia sia un rischio per la salute. A rivelare questo paradosso è l’indagine “Scienza e salute: la voce dei giovani”, promossa da Novartis in occasione dell’evento “Sound of Science” che ha riunito a Milano, Palazzo Lombardia, istituzioni, medici, ricercatori, per condividere priorità e modelli d’azione necessari a potenziare la ricerca e sostenere la domanda di salute degli italiani.
Entro il 2028 Novartis Italia metterà in campo oltre 150 milioni in ricerca e sviluppo, di cui 40 ml dedicati alla ricerca italiana e 1ml alla ricerca indipendente, puntando sull’innovazione attraverso lo sviluppo di piattaforme tecnologiche innovative: terapie cellulari e geniche, radioligandi e xRNA, a cui si aggiungono le due piattaforme consolidate di sintesi chimica e biologica. Le frontiere più avanzate della ricerca medico-scientifica, applicate in aree a elevato bisogno insoddisfatto come le malattie cardio-renali e metaboliche, l’immunologia, le neuroscienze e l’oncologia. Negli ultimi due anni l’azienda ha siglato oltre 30 collaborazioni strategiche nell’ambito della ricerca e sviluppo, con investimenti concentrati in data-science, tecnologia e AI, per migliorare i tassi di successo e accelerare i processi della ricerca. Nei prossimi due anni sono attesi gli esiti delle sperimentazioni cliniche per 14 nuove molecole e oltre 30 nuovi farmaci sono allo studio, di cui 15 nelle fasi II e III di sperimentazione clinica. La ricerca come valore per i pazienti e per il Paese, in un momento storico cruciale, in cui l’Europa e l’Italia si trovano di fronte a una preoccupante perdita di competitività. Negli ultimi cinque anni, l’Europa ha perso il 25% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore farmaceutico, mentre la Cina nello stesso periodo è cresciuta di 30 punti percentuali. Un rischio per i pazienti, che vedono allontanarsi la possibilità di accedere con tempestività alle più avanzate opzioni terapeutiche.
“Un sistema sanitario moderno non può prescindere dall’apporto delle conoscenze scientifiche, delle nuove tecnologie e da approcci integrati e collaborativi, in grado di rispondere con efficacia alle sfide emergenti. Le Regioni italiane, nel loro ruolo di programmazione e governo dei sistemi sanitari territoriali, sono profondamente impegnate a favorire modelli di collaborazione pubblico-privato, che valorizzino la ricerca e l’innovazione come asset centrali per uno sviluppo equo e inclusivo – ha commentato Massimiliano Fedriga, presidente della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome – L’Italia ha tutte le potenzialità per essere un punto di riferimento internazionale nella ricerca biomedica, nelle scienze della vita e nella promozione di politiche sanitarie innovative, ma per farlo è necessario continuare a investire in capitale umano, infrastrutture, governance e cooperazione interistituzionale”.
“Siamo felici di avere ospitato nella sede della Regione Lombardia questo importante appuntamento, che ha tracciato una visione comune su un tema più che mai urgente, la competitività dell’Italia e dell’Europa nella ricerca farmaceutica, da cui dipende l’accesso dei cittadini all’innovazione medico-scientifica – ha detto Alessandro Fermi, assessore all’Università, Ricerca, Innovazione della Regione Lombardia – L’Italia offre un ecosistema unico per la ricerca e dobbiamo tornare ad attrarre ricerca, con interventi risolutivi, che nascono anche da nuovi modelli di partenariato pubblico-privato. Come Regione siamo impegnati a promuovere investimenti e progettualità per rafforzare un approccio data-driven in sanità e per favorire la formazione di nuove professionalità. Tecnologie e competenze sono importanti asset strategici per evolvere la nostra eccellenza verso il futuro”. In Italia, nel 2024 Novartis ha promosso circa 200 studi che hanno coinvolto oltre 2.300 pazienti in oltre 1.000 centri ospedalieri o universitari e ogni anno l’azienda investe circa 55 milioni di euro nel nostro Paese, dove operano i due importanti hub di innovazione di Ivrea in Piemonte e di Torre Annunziata, in Campania. L’Italia rappresenta un’eccellenza nella ricerca, riconosciuta in tutto il mondo, come dimostra l’aumento delle domande di brevetto farmaceutico, che in Italia sono cresciute del 35% negli ultimi cinque anni, rispetto al più 23% dei Big UE, eppure il Belpaese è 18° in Europa per investimenti totali in ricerca. E’ tempo di agire perchè in questo momento si gioca il futuro della competitività dell’Europa e dell’Italia in un settore, quello delle Scienze della Vita, che ha un ruolo chiave non solo per la crescita, ma soprattutto per la salute dei cittadini. Le soluzioni esistono, come evidenzia Valentino Confalone, amministratore delegato di Novartis Italia: “Crediamo nel nostro Paese e nella sua eccellenza nella ricerca medico-scientifica, per continuare a portare innovazione ai pazienti italiani. Ora è il tempo di cambiare passo e superare gli ostacoli che ritardano l’accesso all’innovazione per i pazienti e limitano la crescita del settore, non riconoscendone il valore. Serve una transizione verso un nuovo modello integrato di gestione delle risorse sanitarie, incentrato sui percorsi di cura e sulla centralità dei dati, per superare l’attuale gestione a silos della spesa sanitaria e i suoi meccanismi distorti di finanziamento. Il nostro impegno si concentra alla frontiera dell’innovazione e ci vede lavorare al fianco di tutti gli attori del sistema salute, per favorire l’emergere di nuovi modelli e di nuove competenze”. “Nel primo anno di attuazione della riforma dell’Agenzia Italiana del Farmaco abbiamo ridotto i tempi di accesso ai nuovi farmaci e terapie in Italia del 60%, definito il percorso di valutazione delle nuove terapie in accesso nel nostro Paese e proprio con il lavoro dell’AIFA e il Governo abbiamo incrementato i fondi innovativi, che oggi sono passati a un miliardo e 300 milioni – è intervenuto Emanuele Monti, membro del Cda di Aifa e Presidente della Commissione Welfare di Regione Lombardia -. In assoluto, in tutta Europa, è la misura più importante sul tema dell’innovazione terapeutica. Abbiamo proprio in questi giorni approvato un nuovo schema organizzativo che potenzia il rapporto con le regioni e l’accesso delle associazioni pazienti al lavoro dell’Agenzia”.
“Il paziente può avere un ruolo diretto come ricercatore in un team di ricerca perchè può portare la propria esperienza e può partecipare, ad esempio alle sperimentazioni cliniche – ha spiegato Mario Alberto Battaglia, direttore generale Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e presidente della Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism) – . Ma soprattutto quello che le persone, insieme alle associazioni che le rappresentano, possono fare è contribuire a uno scenario di ricerca con il finanziamento della ricerca ma anche con l’indirizzo verso le priorità e le ricadute per la persona, le aree di ricerca che sono prioritarie per cambiare la realtà delle persone e soprattutto anche dare la possibilità come associazioni e come persone di essere presenti nell’advocacy, cioè nella difesa dei diritti, che oggi è assolutamente importante per avere più finanziamenti per la ricerca, per avere snellimento della ricerca, per avere anche il contributo di tutti i cittadini italiani”. Se interrogati sui rischi per la ricerca clinica in Italia, il 55,2% dei giovani (vs. il 51,5% degli “over 40) vede nella burocrazia uno dei principali ostacoli alla ricerca e il 24,2% identifica come ostacolo lo scarso livello di digitalizzazione e infrastruttura tecnologica con una differenza di oltre 10 punti percentuali rispetto ai 40-65enni (14.0%). Il 72,3% pensa sia importante il coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni in ambito sanitario, dallo studio clinico al percorso di cura. L’ascolto e il coinvolgimento delle giovani generazioni, per reimmaginare il futuro della salute, sono al centro del progetto “Partner per il futuro”, nato nel 2023 su iniziativa di Novartis, che ha coinvolto molteplici attori del sistema salute per lavorare insieme all’identificazione di linee d’azione concrete, nell’ottica dell’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L’evento “Sound of Science” segna una nuova tappa di questo percorso di impegno comune.
-foto f20/Italpress –
(ITALPRESS).

Ricerca, da Novartis 150 milioni entro il 2028

MILANO (ITALPRESS) – I giovani italiani “under 40” hanno fiducia nella ricerca medico-scientifica, ben 3 su 4 (73.1%) credono che sarà possibile curare tra cinque anni una malattia che ora è incurabile. Eppure, per 7 giovani su 10, nei prossimi cinque anni la salute degli italiani peggiorerà a causa del difficoltoso accesso alla prevenzione e alle cure, con tempi di attesa più lunghi e maggiori costi e solo poco più di quattro giovani su dieci (45.7%) ritengono che il rallentamento della ricerca clinica in Italia sia un rischio per la salute. A rivelare questo paradosso è l’indagine “Scienza e salute: la voce dei giovani”, promossa da Novartis in occasione dell’evento “Sound of Science” che ha riunito a Milano, Palazzo Lombardia, istituzioni, medici, ricercatori, per condividere priorità e modelli d’azione necessari a potenziare la ricerca e sostenere la domanda di salute degli italiani.
Entro il 2028 Novartis Italia metterà in campo oltre 150 milioni in ricerca e sviluppo, di cui 40 ml dedicati alla ricerca italiana e 1ml alla ricerca indipendente, puntando sull’innovazione attraverso lo sviluppo di piattaforme tecnologiche innovative: terapie cellulari e geniche, radioligandi e xRNA, a cui si aggiungono le due piattaforme consolidate di sintesi chimica e biologica. Le frontiere più avanzate della ricerca medico-scientifica, applicate in aree a elevato bisogno insoddisfatto come le malattie cardio-renali e metaboliche, l’immunologia, le neuroscienze e l’oncologia. Negli ultimi due anni l’azienda ha siglato oltre 30 collaborazioni strategiche nell’ambito della ricerca e sviluppo, con investimenti concentrati in data-science, tecnologia e AI, per migliorare i tassi di successo e accelerare i processi della ricerca. Nei prossimi due anni sono attesi gli esiti delle sperimentazioni cliniche per 14 nuove molecole e oltre 30 nuovi farmaci sono allo studio, di cui 15 nelle fasi II e III di sperimentazione clinica. La ricerca come valore per i pazienti e per il Paese, in un momento storico cruciale, in cui l’Europa e l’Italia si trovano di fronte a una preoccupante perdita di competitività. Negli ultimi cinque anni, l’Europa ha perso il 25% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore farmaceutico, mentre la Cina nello stesso periodo è cresciuta di 30 punti percentuali. Un rischio per i pazienti, che vedono allontanarsi la possibilità di accedere con tempestività alle più avanzate opzioni terapeutiche.
“Un sistema sanitario moderno non può prescindere dall’apporto delle conoscenze scientifiche, delle nuove tecnologie e da approcci integrati e collaborativi, in grado di rispondere con efficacia alle sfide emergenti. Le Regioni italiane, nel loro ruolo di programmazione e governo dei sistemi sanitari territoriali, sono profondamente impegnate a favorire modelli di collaborazione pubblico-privato, che valorizzino la ricerca e l’innovazione come asset centrali per uno sviluppo equo e inclusivo – ha commentato Massimiliano Fedriga, presidente della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome – L’Italia ha tutte le potenzialità per essere un punto di riferimento internazionale nella ricerca biomedica, nelle scienze della vita e nella promozione di politiche sanitarie innovative, ma per farlo è necessario continuare a investire in capitale umano, infrastrutture, governance e cooperazione interistituzionale”.
“Siamo felici di avere ospitato nella sede della Regione Lombardia questo importante appuntamento, che ha tracciato una visione comune su un tema più che mai urgente, la competitività dell’Italia e dell’Europa nella ricerca farmaceutica, da cui dipende l’accesso dei cittadini all’innovazione medico-scientifica – ha detto Alessandro Fermi, assessore all’Università, Ricerca, Innovazione della Regione Lombardia – L’Italia offre un ecosistema unico per la ricerca e dobbiamo tornare ad attrarre ricerca, con interventi risolutivi, che nascono anche da nuovi modelli di partenariato pubblico-privato. Come Regione siamo impegnati a promuovere investimenti e progettualità per rafforzare un approccio data-driven in sanità e per favorire la formazione di nuove professionalità. Tecnologie e competenze sono importanti asset strategici per evolvere la nostra eccellenza verso il futuro”. In Italia, nel 2024 Novartis ha promosso circa 200 studi che hanno coinvolto oltre 2.300 pazienti in oltre 1.000 centri ospedalieri o universitari e ogni anno l’azienda investe circa 55 milioni di euro nel nostro Paese, dove operano i due importanti hub di innovazione di Ivrea in Piemonte e di Torre Annunziata, in Campania. L’Italia rappresenta un’eccellenza nella ricerca, riconosciuta in tutto il mondo, come dimostra l’aumento delle domande di brevetto farmaceutico, che in Italia sono cresciute del 35% negli ultimi cinque anni, rispetto al più 23% dei Big UE, eppure il Belpaese è 18° in Europa per investimenti totali in ricerca. E’ tempo di agire perchè in questo momento si gioca il futuro della competitività dell’Europa e dell’Italia in un settore, quello delle Scienze della Vita, che ha un ruolo chiave non solo per la crescita, ma soprattutto per la salute dei cittadini. Le soluzioni esistono, come evidenzia Valentino Confalone, amministratore delegato di Novartis Italia: “Crediamo nel nostro Paese e nella sua eccellenza nella ricerca medico-scientifica, per continuare a portare innovazione ai pazienti italiani. Ora è il tempo di cambiare passo e superare gli ostacoli che ritardano l’accesso all’innovazione per i pazienti e limitano la crescita del settore, non riconoscendone il valore. Serve una transizione verso un nuovo modello integrato di gestione delle risorse sanitarie, incentrato sui percorsi di cura e sulla centralità dei dati, per superare l’attuale gestione a silos della spesa sanitaria e i suoi meccanismi distorti di finanziamento. Il nostro impegno si concentra alla frontiera dell’innovazione e ci vede lavorare al fianco di tutti gli attori del sistema salute, per favorire l’emergere di nuovi modelli e di nuove competenze”. “Nel primo anno di attuazione della riforma dell’Agenzia Italiana del Farmaco abbiamo ridotto i tempi di accesso ai nuovi farmaci e terapie in Italia del 60%, definito il percorso di valutazione delle nuove terapie in accesso nel nostro Paese e proprio con il lavoro dell’AIFA e il Governo abbiamo incrementato i fondi innovativi, che oggi sono passati a un miliardo e 300 milioni – è intervenuto Emanuele Monti, membro del Cda di Aifa e Presidente della Commissione Welfare di Regione Lombardia -. In assoluto, in tutta Europa, è la misura più importante sul tema dell’innovazione terapeutica. Abbiamo proprio in questi giorni approvato un nuovo schema organizzativo che potenzia il rapporto con le regioni e l’accesso delle associazioni pazienti al lavoro dell’Agenzia”.
“Il paziente può avere un ruolo diretto come ricercatore in un team di ricerca perchè può portare la propria esperienza e può partecipare, ad esempio alle sperimentazioni cliniche – ha spiegato Mario Alberto Battaglia, direttore generale Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e presidente della Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism) – . Ma soprattutto quello che le persone, insieme alle associazioni che le rappresentano, possono fare è contribuire a uno scenario di ricerca con il finanziamento della ricerca ma anche con l’indirizzo verso le priorità e le ricadute per la persona, le aree di ricerca che sono prioritarie per cambiare la realtà delle persone e soprattutto anche dare la possibilità come associazioni e come persone di essere presenti nell’advocacy, cioè nella difesa dei diritti, che oggi è assolutamente importante per avere più finanziamenti per la ricerca, per avere snellimento della ricerca, per avere anche il contributo di tutti i cittadini italiani”. Se interrogati sui rischi per la ricerca clinica in Italia, il 55,2% dei giovani (vs. il 51,5% degli “over 40) vede nella burocrazia uno dei principali ostacoli alla ricerca e il 24,2% identifica come ostacolo lo scarso livello di digitalizzazione e infrastruttura tecnologica con una differenza di oltre 10 punti percentuali rispetto ai 40-65enni (14.0%). Il 72,3% pensa sia importante il coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni in ambito sanitario, dallo studio clinico al percorso di cura. L’ascolto e il coinvolgimento delle giovani generazioni, per reimmaginare il futuro della salute, sono al centro del progetto “Partner per il futuro”, nato nel 2023 su iniziativa di Novartis, che ha coinvolto molteplici attori del sistema salute per lavorare insieme all’identificazione di linee d’azione concrete, nell’ottica dell’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L’evento “Sound of Science” segna una nuova tappa di questo percorso di impegno comune.
-foto f20/Italpress –
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Telefonata tra Zelensky e Trump “Conversazione molto importante e utile”

ROMA (ITALPRESS) – Telefonata tra i presidenti di Stati Uniti e Ucraina, Donald Trump e Volodymyr Zelensky.Una conversazione molto importante e utile con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump – rende noto Zelensky su Telegram -. Ho fatto le mie congratulazioni al presidente Trump e a tutto il popolo americano per il Giorno dell’Indipendenza“. “Noi in Ucraina siamo grati per tutto il supporto fornito, che ci permette di proteggere la vita delle persone e la nostra indipendenza. Abbiamo fatto molto insieme all’America e sosteniamo ogni sforzo per fermare le uccisioni e ripristinare una pace normale, stabile e dignitosa. È necessario un accordo di pace dignitoso e l’Ucraina sostiene le proposte americane”, aggiunge.

“Abbiamo parlato della situazione oggi: degli attacchi aerei russi e, più in generale, della situazione sul fronte. Il Presidente Trump è molto ben informato, grazie per l’attenzione all’Ucraina. Abbiamo discusso le opzioni di difesa aerea e concordato che lavoreremo per rafforzare la protezione del cielo. Abbiamo concordato un incontro apposito tra i nostri team”, spiega ancora il presidente ucraino. “Abbiamo anche discusso in dettaglio delle capacità dell’industria della difesa e delle possibilità di produzione congiunta. Siamo pronti per progetti diretti con l’America e crediamo che ciò sia estremamente necessario per la sicurezza, soprattutto quando si tratta di droni e tecnologie correlate”, aggiunge Zelensky, che conclude: “Abbiamo discusso di acquisti e investimenti reciproci. Abbiamo scambiato opinioni sulla situazione diplomatica e sul lavoro congiunto con l’America e altri partner. Grazie!”.

-Foto IPA Agency-
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Caldo, insediata la cabina di regia al ministero della Salute

ROMA (ITALPRESS) – Si è riunita al ministero della Salute la Cabina di regia per le ondate di calore presieduta dal capo Dipartimento della Prevenzione, Maria Rosaria Campitiello, e coordinata dal Direttore generale della Prevenzione, Sergio Iavicoli. Hanno partecipato i rappresentanti della Protezione Civile, di Inail e del Dipartimento epidemiologico della Regione Lazio, responsabile del sistema di alert delle ondate di calore per il Ministero della Salute.

La cabina di regia voluta dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, intende rafforzare il coordinamento delle attività di protezione dalle ondate di calore a tutela della salute dei cittadini e nei luoghi di lavoro.

“Il piano caldo diventerà strutturale all’interno del Piano nazionale della Prevenzione e del Prevention Hub – ha detto Campitiello intervenendo alla riunione potenziando il raccordo con le Regioni e gli altri interlocutori che sono essenziali per l’efficacia del Piano Caldo”.

Nel corso dell’incontro sono stati analizzati i dati epidemiologici e l’andamento da maggio a giugno 2025 degli accessi in pronto soccorso e di eccesso di mortalità, che non presentano variazioni significative a fronte dell’aumento delle temperature nelle ultime settimane.
E’ stata inoltre condivisa la necessità di proseguire e implementare le campagne di comunicazione rivolte ai cittadini, e in particolare ai più fragili, per la diffusione del decalogo su come proteggersi dal caldo e del numero di pubblica utilità 1500 che nelle prime due settimane di attività ha visto un aumento delle chiamate di circa il 40% rispetto allo stesso periodo del 2024.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).