mercoledì, Dicembre 24, 2025
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Trump “Abbiamo invertito il declino dell’America” / Video

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WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – In un raro discorso in prima serata dalla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivendicato i risultati della sua amministrazione su sicurezza dei confini, immigrazione ed energia, cercando di rilanciare la propria agenda politica in un momento segnato da bassi livelli di approvazione sulla gestione dell’economia. Un intervento politicamente carico, trasmesso in diretta televisiva, durante il quale il presidente ha attribuito le difficoltà economiche ai Democratici e all’eredità lasciata dal suo predecessore Joe Biden, annunciando al contempo l’invio di un assegno bonus di 1776 dollari ai militari statunitensi in occasione del Natale. Parlando alla nazione, Trump ha sostenuto che il suo governo ha “invertito il declino” del Paese, affermando che gli attraversamenti illegali al confine meridionale sono diminuiti drasticamente e che i prezzi di alcuni beni di consumo e dell’energia mostrano segnali di rallentamento. “Abbiamo ereditato una situazione disastrosa, ma in pochi mesi abbiamo reso l’America più forte, più sicura e più rispettata”, ha dichiarato, ribadendo che la linea dura sull’immigrazione resta una priorità assoluta. “Undici mesi fa ho ereditato un disastro e lo sto sistemando. Siamo pronti per un boom economico, come il mondo non ha mai visto”, ha aggiunto.

Affiancato da due alberi di Natale e con un ritratto di George Washington alle spalle nella sala ricevimenti diplomatici della Casa Bianca, il presidente ha promesso una forte ripresa economica, portando con sé grafici per dimostrare, a suo dire, che l’economia è in crescita, che i redditi aumentano, l’inflazione è in calo e che gli investimenti stanno affluendo nel Paese. Trump ha affermato che leader stranieri gli avrebbero assicurato che gli Stati Uniti sono “il Paese più caldo del mondo”, un’espressione già utilizzata in altre occasioni pubbliche. Il discorso è arrivato in un momento politicamente delicato. Secondo gli ultimi sondaggi, l’approvazione del presidente sulla gestione dell’economia resta bassa, attestandosi attorno a un terzo degli elettori, mentre il costo della vita continua a rappresentare una delle principali preoccupazioni per gli americani. L’inflazione, che era in calo dopo aver raggiunto il massimo degli ultimi quarant’anni nel 2022, ha ripreso ad accelerare dopo l’annuncio dei dazi sulle importazioni voluti da Trump ad aprile. L’indice dei prezzi al consumo cresce ora a un tasso annuo del 3%, rispetto al 2,3% registrato nello stesso mese. Anche il mercato del lavoro mostra segnali di indebolimento: l’aumento medio mensile dei posti di lavoro è stato di circa 17mila unità dopo l’introduzione dei dazi, mentre il tasso di disoccupazione è salito dal 4% di gennaio al 4,6%.

Trump ha evitato di soffermarsi sui dati negativi, preferendo parlare di una “ritrovata stabilità” e annunciando che l’amministrazione lavorerà nei prossimi mesi a nuove misure per sostenere crescita economica e occupazione. Ha promesso che i tassi dei mutui scenderanno e che verranno presentati “alcuni dei piani di riforma abitativa più aggressivi della storia americana”. Secondo il presidente, gli impegni di investimento per nuove fabbriche stimoleranno l’occupazione manifatturiera e l’attività dei consumatori migliorerà grazie a maggiori rimborsi fiscali previsti per il prossimo anno. Uno degli annunci più rilevanti è stato quello di un bonus natalizio per le truppe statunitensi: un assegno da 1.776 dollari destinato a circa 1,45 milioni di militari, per una spesa complessiva stimata in circa 2,6 miliardi di dollari. Trump ha spiegato che la cifra è un riferimento simbolico al 250° anniversario della firma della Dichiarazione d’Indipendenza, previsto per il prossimo anno, e ha sostenuto che i fondi provengono in parte dai dazi sulle importazioni. “Gli assegni sono già in arrivo”, ha assicurato il presidente. Nonostante il contesto festivo, il tono del discorso è apparso a tratti duro e polemico. Trump ha parlato a ritmo serrato, con passaggi che hanno sfiorato la rabbia, concentrandosi più sulle divisioni interne al Paese che su un messaggio di unità. I tradizionali discorsi presidenziali alla nazione in televisione sono solitamente meno faziosi rispetto ai comizi, ma l’intervento è apparso come una versione condensata della sua retorica politica abituale.

Sul piano politico, il presidente deve affrontare anche altre difficoltà. Le deportazioni di massa degli immigrati si sono rivelate impopolari, pur a fronte di un giudizio generalmente positivo per il calo degli attraversamenti illegali al confine con il Messico. I suoi sforzi in politica estera, inclusi i tentativi di porre fine a conflitti internazionali e gli attacchi contro presunte navi del narcotraffico vicino al Venezuela, non hanno suscitato particolare entusiasmo nell’opinione pubblica. Trump ha inoltre cercato di attribuire ai Democratici il probabile aumento dei premi dell’assicurazione sanitaria, in vista della scadenza dei sussidi legati all’Affordable Care Act, senza però impegnarsi su una proposta legislativa concreta. L’intervento in prima serata è stato interpretato dagli osservatori come un tentativo di riconquistare consensi tra elettori moderati e indipendenti, in vista delle elezioni di medio termine del 2026 che determineranno il controllo di Camera e Senato. Dopo la fine della trasmissione televisiva, Trump si è rivolto ai suoi collaboratori chiedendo un giudizio sull’intervento. Secondo quanto riferito, gli assistenti lo avrebbero rassicurato sull’esito del discorso. Il presidente ha poi raccontato che il capo dello staff della Casa Bianca, Susie Wiles, gli aveva suggerito di parlare alla nazione, complimentandosi infine con lui per aver rispettato i tempi previsti.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

Trump “Abbiamo invertito il declino dell’America”

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WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – In un raro discorso in prima serata dalla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivendicato i risultati della sua amministrazione su sicurezza dei confini, immigrazione ed energia, cercando di rilanciare la propria agenda politica in un momento segnato da bassi livelli di approvazione sulla gestione dell’economia. Un intervento politicamente carico, trasmesso in diretta televisiva, durante il quale il presidente ha attribuito le difficoltà economiche ai Democratici e all’eredità lasciata dal suo predecessore Joe Biden, annunciando al contempo l’invio di un assegno bonus di 1776 dollari ai militari statunitensi in occasione del Natale. Parlando alla nazione, Trump ha sostenuto che il suo governo ha “invertito il declino” del Paese, affermando che gli attraversamenti illegali al confine meridionale sono diminuiti drasticamente e che i prezzi di alcuni beni di consumo e dell’energia mostrano segnali di rallentamento. “Abbiamo ereditato una situazione disastrosa, ma in pochi mesi abbiamo reso l’America più forte, più sicura e più rispettata”, ha dichiarato, ribadendo che la linea dura sull’immigrazione resta una priorità assoluta. “Undici mesi fa ho ereditato un disastro e lo sto sistemando. Siamo pronti per un boom economico, come il mondo non ha mai visto”, ha aggiunto.

Affiancato da due alberi di Natale e con un ritratto di George Washington alle spalle nella sala ricevimenti diplomatici della Casa Bianca, il presidente ha promesso una forte ripresa economica, portando con sé grafici per dimostrare, a suo dire, che l’economia è in crescita, che i redditi aumentano, l’inflazione è in calo e che gli investimenti stanno affluendo nel Paese. Trump ha affermato che leader stranieri gli avrebbero assicurato che gli Stati Uniti sono “il Paese più caldo del mondo”, un’espressione già utilizzata in altre occasioni pubbliche. Il discorso è arrivato in un momento politicamente delicato. Secondo gli ultimi sondaggi, l’approvazione del presidente sulla gestione dell’economia resta bassa, attestandosi attorno a un terzo degli elettori, mentre il costo della vita continua a rappresentare una delle principali preoccupazioni per gli americani. L’inflazione, che era in calo dopo aver raggiunto il massimo degli ultimi quarant’anni nel 2022, ha ripreso ad accelerare dopo l’annuncio dei dazi sulle importazioni voluti da Trump ad aprile. L’indice dei prezzi al consumo cresce ora a un tasso annuo del 3%, rispetto al 2,3% registrato nello stesso mese. Anche il mercato del lavoro mostra segnali di indebolimento: l’aumento medio mensile dei posti di lavoro è stato di circa 17mila unità dopo l’introduzione dei dazi, mentre il tasso di disoccupazione è salito dal 4% di gennaio al 4,6%.

Trump ha evitato di soffermarsi sui dati negativi, preferendo parlare di una “ritrovata stabilità” e annunciando che l’amministrazione lavorerà nei prossimi mesi a nuove misure per sostenere crescita economica e occupazione. Ha promesso che i tassi dei mutui scenderanno e che verranno presentati “alcuni dei piani di riforma abitativa più aggressivi della storia americana”. Secondo il presidente, gli impegni di investimento per nuove fabbriche stimoleranno l’occupazione manifatturiera e l’attività dei consumatori migliorerà grazie a maggiori rimborsi fiscali previsti per il prossimo anno. Uno degli annunci più rilevanti è stato quello di un bonus natalizio per le truppe statunitensi: un assegno da 1.776 dollari destinato a circa 1,45 milioni di militari, per una spesa complessiva stimata in circa 2,6 miliardi di dollari. Trump ha spiegato che la cifra è un riferimento simbolico al 250° anniversario della firma della Dichiarazione d’Indipendenza, previsto per il prossimo anno, e ha sostenuto che i fondi provengono in parte dai dazi sulle importazioni. “Gli assegni sono già in arrivo”, ha assicurato il presidente. Nonostante il contesto festivo, il tono del discorso è apparso a tratti duro e polemico. Trump ha parlato a ritmo serrato, con passaggi che hanno sfiorato la rabbia, concentrandosi più sulle divisioni interne al Paese che su un messaggio di unità. I tradizionali discorsi presidenziali alla nazione in televisione sono solitamente meno faziosi rispetto ai comizi, ma l’intervento è apparso come una versione condensata della sua retorica politica abituale.

Sul piano politico, il presidente deve affrontare anche altre difficoltà. Le deportazioni di massa degli immigrati si sono rivelate impopolari, pur a fronte di un giudizio generalmente positivo per il calo degli attraversamenti illegali al confine con il Messico. I suoi sforzi in politica estera, inclusi i tentativi di porre fine a conflitti internazionali e gli attacchi contro presunte navi del narcotraffico vicino al Venezuela, non hanno suscitato particolare entusiasmo nell’opinione pubblica. Trump ha inoltre cercato di attribuire ai Democratici il probabile aumento dei premi dell’assicurazione sanitaria, in vista della scadenza dei sussidi legati all’Affordable Care Act, senza però impegnarsi su una proposta legislativa concreta. L’intervento in prima serata è stato interpretato dagli osservatori come un tentativo di riconquistare consensi tra elettori moderati e indipendenti, in vista delle elezioni di medio termine del 2026 che determineranno il controllo di Camera e Senato. Dopo la fine della trasmissione televisiva, Trump si è rivolto ai suoi collaboratori chiedendo un giudizio sull’intervento. Secondo quanto riferito, gli assistenti lo avrebbero rassicurato sull’esito del discorso. Il presidente ha poi raccontato che il capo dello staff della Casa Bianca, Susie Wiles, gli aveva suggerito di parlare alla nazione, complimentandosi infine con lui per aver rispettato i tempi previsti.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

Ucraina, Zelensky “I leader europei dovranno assicurarci il loro sostegno”

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ROMA (ITALPRESS) – “Giovedì i leader europei si incontreranno a Bruxelles. Sarà un incontro molto importante. L’esito di questo incontro – il risultato che l’Europa produrrà – dovrà far capire alla Russia che il suo desiderio di continuare la guerra l’anno prossimo è inutile, perché l’Ucraina avrà il suo sostegno. Questo dipende interamente dall’Europa; l’Europa deve fare questa scelta”. Lo scrive su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Safonov ipnotizza il Flamengo ai rigori, Intercontinentale al Psg

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AL RAYYAN (QATAR) (ITALPRESS) – Nella notte da eroe del secondo portiere Safonov, il Psg vince la Coppa Intercontinentale ai calci di rigore contro il Flamengo. La squadra campione d’Europa sale per la prima volta sul tetto del mondo e lo fa dalla porta secondaria, dopo aver perso in estate la finale del Mondiale per Club contro il Chelsea. Ad Al Rayyan, in Qatar, è una notte di rimpianti per la formazione di Filipe Luis, reduce dal doppio successo in campionato e in Libertadores, apparsa inferiore agli avversari solo dagli undici metri, dove l’estremo difensore dei parigini è stato capace di neutralizzare quattro penalty (Saul, Pedro, Pereira e Luiz Araujo) nella serie dal dischetto dopo l’1-1 dei 120′. L’ostacolo brasiliano è stata però una montagna da scalare per i parigini, tutt’altro che dominanti in Ligue 1 dove sono secondi alle spalle del Lens, con un Dembele entrato a gara in corso e autore di un errore dal dischetto nella serie conclusiva. Dal 1′ la versione schiacciasassi del Psg lascia spazio a quella opaca ma cinica, che nel primo tempo sa sfruttare quantomeno i pochissimi errori avversari. Al 9′ il Var annulla il gol di Fabian Ruiz per l’uscita del pallone dal lato corto del campo prima del rinvio errato di Rossi. Il tabellino dei marcatori resta comunque un affare di famiglia tra gli ex Napoli. Al 38′ Doue crossa al centro, Rossi sbaglia l’uscita e favorisce il tap in vincente di Kvaratskhelia. Al 62′ il pareggio di Jorginho: Marquinhos stende De Arrascaeta in area, dagli undici metri (dopo l’intervento del Var) va il centrocampista italo-brasiliano che spiazza alla sua maniera Safonov. La faccenda è seria e Luis Enrique non può permettersi esperimenti. Al 64′ c’è la bocciatura di Mayulu, entrato nel primo tempo per sostituire l’infortunato Lee e richiamato in panchina per far posto a Barcola. Al 78′ scatta l’ora anche di Dembele. Il Pallone d’oro in carica – e ieri premiato anche col Best Fifa Award – ha subito la palla del 2-1, ma sul suo tocco a botta sicura in area c’è l’opposizione decisiva di Pereira. Nel finale è il Flamengo ad avere l’occasione del vantaggio, ma Pedro (84′) e Plata (86′) sprecano al momento del tiro. Ancora più clamorosa è l’occasione sull’ultima palla del match: Dembele sterza in area ed effettua un tiro cross, Marquinhos si coordina male e non deposita la palla in rete da due passi. Solo nel finale del secondo tempo supplementare il Psg riesce a schiacciare il Flamengo, senza però riuscire a trovare il gol. Si va ai rigori e si fa prima a dire chi segna. Per il Flamengo in gol De La Cruz, per il Psg Vitinha e Nuno Mendes. Poi gli errori: Dembele spara alto, Barcola si fa ipnotizzare da Rossi. Ma il protagonista è Safonov che nega il gol agli altri quattro tiratori brasiliani. Un capolavoro anche per la Francia: il Psg è la prima squadra transalpina a laurearsi campione del mondo.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

Il Psg vince anche la Coppa Intercontinentale, Flamengo ko ai rigori

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AL RAYYAN (QATAR) (ITALPRESS) – Nella notte da eroe del secondo portiere Safonov, il Psg vince la Coppa Intercontinentale ai calci di rigore contro il Flamengo. La squadra campione d’Europa sale per la prima volta sul tetto del mondo e lo fa dalla porta secondaria, dopo aver perso in estate la finale del Mondiale per Club contro il Chelsea.

Ad Al Rayyan, in Qatar, è una notte di rimpianti per la formazione di Filipe Luis, reduce dal doppio successo in campionato e in Libertadores, apparsa inferiore agli avversari solo dagli undici metri, dove l’estremo difensore dei parigini è stato capace di neutralizzare quattro penalty (Saul, Pedro, Pereira e Luiz Araujo) nella serie dal dischetto dopo l’1-1 dei 120′.

L’ostacolo brasiliano è stata però una montagna da scalare per i parigini, tutt’altro che dominanti in Ligue 1 dove sono secondi alle spalle del Lens, con un Dembele entrato a gara in corso e autore di un errore dal dischetto nella serie conclusiva. Dal 1′ la versione schiacciasassi del Psg lascia spazio a quella opaca ma cinica, che nel primo tempo sa sfruttare quantomeno i pochissimi errori avversari. Al 9′ il Var annulla il gol di Fabian Ruiz per l’uscita del pallone dal lato corto del campo prima del rinvio errato di Rossi. Il tabellino dei marcatori resta comunque un affare di famiglia tra gli ex Napoli.

Al 38′ Doue crossa al centro, Rossi sbaglia l’uscita e favorisce il tap in vincente di Kvaratskhelia. Al 62′ il pareggio di Jorginho: Marquinhos stende De Arrascaeta in area, dagli undici metri (dopo l’intervento del Var) va il centrocampista italo-brasiliano che spiazza alla sua maniera Safonov. La faccenda è seria e Luis Enrique non può permettersi esperimenti. Al 64′ c’è la bocciatura di Mayulu, entrato nel primo tempo per sostituire l’infortunato Lee e richiamato in panchina per far posto a Barcola. Al 78′ scatta l’ora anche di Dembele. Il Pallone d’oro in carica – e ieri premiato anche col Best Fifa Award – ha subito la palla del 2-1, ma sul suo tocco a botta sicura in area c’è l’opposizione decisiva di Pereira. Nel finale è il Flamengo ad avere l’occasione del vantaggio, ma Pedro (84′) e Plata (86′) sprecano al momento del tiro. Ancora più clamorosa è l’occasione sull’ultima palla del match: Dembele sterza in area ed effettua un tiro cross, Marquinhos si coordina male e non deposita la palla in rete da due passi. Solo nel finale del secondo tempo supplementare il Psg riesce a schiacciare il Flamengo, senza però riuscire a trovare il gol.

Si va ai rigori e si fa prima a dire chi segna. Per il Flamengo in gol De La Cruz, per il Psg Vitinha e Nuno Mendes. Poi gli errori: Dembele spara alto, Barcola si fa ipnotizzare da Rossi. Ma il protagonista è Safonov che nega il gol agli altri quattro tiratori brasiliani. Un capolavoro anche per la Francia: il Psg è la prima squadra transalpina a laurearsi campione del mondo.

IL TABELLINO

PSG (4-3-3): Safonov 9; Zaire-Emery 6, Marquinhos 5, Pacho 6, Nuno Mendes 5.5; Joao Neves 6, Vitinha 5.5, Fabian Ruiz 6 (1’sts Ndjantou); Lee 6 (35’pt Mayulu 5, 19’st Barcola 5.5), Doué 6.5 (33’st Dembele 6), Kvaratskhelia 7 (1’pts Mbaye 6). In panchina: Chevalier, Marin, Beraldo, Zabarnyi, Hernandez, Ramos. Allenatore: Luis Enrique 5.5.

FLAMENGO (4-2-3-1): Rossi 6; Varela 6, Ortiz 6.5, Pereira 6.5, Alex Sandro 6.5; Pulgar 6.5 (29’st De La Cruz 6), Jorginho 7 (29’st Saul 5.5); Carrascal 5 (11’st Pedro 6), De Arrascaeta 7 (29’st Everton 6), Plata 6.5 (3’sts Lino sv); Bruno Henrique 6 (47’st L.Araujo 6). In panchina: Dyogo Alves, Ayrton Lucas, Danilo, Emerson, E.Araujo, Yan, Juninho, Michael. Allenatore: Filipe Luis 6.5.

ARBITRO: Ismail Elfath (Usa) 5.5
RETI: 38’pt Kvaratskhelia, 17’st Jorginho (rig).
SEQUENZA RIGORI: De La Cruz (gol), Vitinha (gol), Saul (parato), Dembele (alto), Pedro (parato), Nuno Mendes (gol), Pereira (parato), Barcola (parato), L.Araujo (parato).
NOTE: serata serena, terreno in buone condizioni.
Ammoniti: Jorginho, Alex Sandro, Ruiz, Vitinha, Pulgar, Pacho, Plata, Saul, Juninho.
Angoli: 10-3.
Recupero: 5′ pt, 4′ st, 1′ pts, 1′ sts.

-Foto IPA Agency-
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Open Arms, assoluzione definitiva per Salvini

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ROMA (ITALPRESS) – I giudici della VI sezione penale della Corte di Cassazione hanno confermato il giudizio di assoluzione che era stato deliberato in primo grado dal tribunale di Palermo per il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, relativamente ai fatti del 2019 nel caso Open Arms per le accuse di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. Respinto il ricorso della Procura di Palermo.
“Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato”, commenta su X Salvini.
Per il presidente del Consiglio Giorgia Meloni “la definitiva assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un ministro che difende i confini dell’Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo”.

– Foto IPA Agency –

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Open Arms, assoluzione definitiva per Matteo Salvini. Il leader della Lega: “Difendere i confini non è reato”

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ROMA (ITALPRESS) – I giudici della VI sezione penale della Cassazione hanno confermato il giudizio di assoluzione che era stato deliberato in primo grado dal tribunale di Palermo per il ministro Matteo Salvini, relativamente ai fatti del 2019 nel caso Open Arms per le accuse di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. Respinto il ricorso della Procura di Palermo.

“Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato”. Così su X il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha commentato la sentenza della Cassazione che lo ha assolto definitivamente per il caso Open Arms.

MELONI “UN MINISTRO CHE DIFENDE I CONFINI DELL’ITALIA SVOLGE IL PROPRIO DOVERE”

“La definitiva assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un Ministro che difende i confini dell’Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo”. Lo scrive sui social il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

FONTANA “FELICE PER L’ASSOLUZIONE”

“Accolgo con grande soddisfazione la definitiva assoluzione del vicepresidente del Consiglio e Ministro Matteo Salvini nel caso Open Arms. Una decisione che chiarisce i fatti e restituisce serenità. A Matteo va il mio affettuoso abbraccio”, sottolinea Fontana in una nota. Così in una nota il presidente della Camera, Lorenzo Fontana.

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Le professioni sanitarie milanesi portano la fiaccola della salute di Milano-Cortina

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MILANO (ITALPRESS) – La dottoressa Elena Fossati, una professionista sanitaria, correrà parte della penultima tappa fino a Monza, dove l’arrivo della fiamma olimpica è previsto per il 4 febbraio 2026. A sostenerla ci sarà una delegazione del suo Ordine professionale, che comprende 19 Professioni dell’area sanitaria tecnica, della riabilitazione e della prevenzione. Afferma Diego Catania, Presidente dell’Ordine: “Tutto l’Ordine si unisce simbolicamente alla Dott.ssa Fossati nel portare la fiaccola della salute, facendo luce su tante emergenze silenziose, come quella dei disturbi mentali e psicologici che colpiscono sempre di più le nuove generazioni”.

“Il messaggio che desidero mettere in rilievo, in solidarietà con la Professionista che porterà la fiaccola, è che i problemi di salute mentale non devono essere nascosti, ma portati alla luce del dibattito pubblico, così come i professionisti, talvolta poco conosciuti, che operano con passione per aprire nuove prospettive di vita e di integrazione sociale” aggiunge Massimo Oltolina, Presidente della Commissione d’Albo TeRP dell’Ordine.

Nonostante il ruolo cruciale che rivestono nella vita di tante persone, le Professioni Sanitarie attive nella cura dei soggetti vulnerabili, come i TeRP, soffrono di un drammatico calo di attrattività dei percorsi universitari, prospettando preoccupanti scenari futuri di dispersione di competenze essenziali.

Dichiara il Presidente Catania: “Colgo l’occasione per fare un appello alle istituzioni, chiedendo interventi mirati per valorizzare i Professionisti che supportano i più fragili, riconoscendone l’importanza per la tenuta del sistema salute”.

– Foto Ufficio Stampa e Comunicazione Ordine TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio –

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L’intervista di Wiles come avvertimento di Trump a JD Vance

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di Stefano Vaccara

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – L’intervista esplosiva concessa da Susie Wiles a Vanity Fair non va letta come una fuga di notizie, né come un eccesso di franchezza, né tantomeno come l’ingenuità di una chief of staff alle prime armi che si è fidata troppo di un giornalista. Al contrario, tutto lascia pensare a una mossa calcolata, politica e strategica, orchestrata da una delle figure più esperte dell’establishment repubblicano – con ogni probabilità con il pieno consenso del suo capo, Donald Trump. Wiles non è una novizia del potere.

È una lobbista navigata, una dirigente politica con decenni di esperienza a Washington. Ha lavorato alla Casa Bianca durante l’amministrazione Reagan, è cresciuta professionalmente all’ombra di James Baker e ha conosciuto da vicino i meccanismi del potere anche sotto George H. W. Bush. Sa come funzionano le gerarchie, conosce il valore della lealtà e soprattutto padroneggia il tempismo. Nulla, in questa intervista, sembra improvvisato. È per questo che i passaggi dedicati al vicepresidente JD Vance risultano particolarmente significativi. 

Parlando con Vanity Fair, Wiles descrive la conversione di Vance da critico di Trump a fedele del movimento MAGA come “in parte politica”, una definizione che suona come una delegittimazione. Ancora più dura è l’altra affermazione: Vance, dice Wiles, è stato “un teorico della cospirazione per un decennio”. Non si tratta di osservazioni casuali. A Washington, frasi di questo tipo, pronunciate ufficialmente e a microfono aperto, sono segnali di avvertimento.

Nel profilo che emerge dall’intervista, Vance non appare come un possibile erede o un partner strategico, ma come un esecutore. Non a caso, lo stesso vicepresidente afferma che il compito di Wiles non è “controllare” Trump, bensì “facilitare la sua visione e renderla realtà”.

Il messaggio implicito è chiaro: Vance deve allinearsi, non manovrare. Questo punto diventa cruciale alla luce dei silenzi del vicepresidente negli ultimi mesi, soprattutto nei momenti più delicati per Trump, a cominciare dal caso Epstein. In un sistema di potere come quello trumpiano, il silenzio non è neutralità: è sospetto. E il sospetto va corretto.

L’intervista sembra servire esattamente a questo. Mentre Wiles colpisce duramente verso il basso – Vance, Elon Musk, figure ideologiche come Russell Vought – Trump, paradossalmente, ne esce rafforzato. Persino la frase più discussa, quella in cui Wiles definisce Trump come dotato di “una personalità da alcolizzato” (quando è risaputo che beve solo diet coke), suona più come una descrizione del suo senso di onnipotenza che come un attacco diretto. Un modo per dire che il presidente si sente capace di tutto, invulnerabile, dominante.

Difetti di un aspirante dittatore? Ma quando mai, semmai tutti tratti caratteriali essenziali nel mondo MAGA per essere riconosciuto come il Commander-in-chief. Non è un caso che, dopo l’uscita dell’intervista, Trump abbia ribadito di avere “piena fiducia” in Wiles. Nessuna presa di distanza, nessuna smentita, nessuna reazione furiosa.

Anzi, mentre Bannon per una intervista simile venne subito allontanato nel 2017, Wiles resta al suo posto. Letta in questa chiave, l’intervista di Vanity Fair appare meno come uno scoop giornalistico e più come un avvertimento politico accuratamente calibrato. Un messaggio rivolto soprattutto a JD Vance e a chiunque coltivi ambizioni premature, per ricordare che, sotto Trump, i giochi di successione non sono tollerati. Trump ha sempre saputo usare i media come strumento di potere, fin dai tempi in cui era un palazzinaro a New York in cerca di attenzione.

Questa intervista rientra perfettamente in quella tradizione: dare l’apparenza di dire troppo, ma colpendo selettivamente e senza che il capo debba esporsi in prima persona. A giudicare dai segnali successivi, JD Vance sembra aver capito il messaggio intimidatorio. Il tono servile del vice presidente è stato rapido. L’allineamento, immediato. E questo, più di ogni altra cosa, suggerisce che la mossa abbia funzionato. E questo, più di ogni altra cosa, suggerisce che la mossa abbia funzionato.

Stasera Trump in tv parlerà alla nazione per rivendicare i suoi presunti “successi” economici. Resta da vedere se, tra le righe, lancerà nuovi segnali a chi, forse, ha iniziato troppo presto a immaginarsi come suo possibile successore.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).