giovedì, Marzo 13, 2025
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Stretto di Messina, Open Fiber perfeziona test da 81,6 terabit/secondo

ROMA (ITALPRESS) – Un ponte digitale da 81,6 terabit al secondo sullo Stretto di Messina. Affidabile, sostenibile e ad altissima capacità. Un deciso passo avanti tecnologico, fondamentale per supportare le novità presenti e future provenienti dal mondo dell’informatica e delle telecomunicazioni. Open Fiber, fin dalla sua nascita pioniera nel campo delle innovazioni digitali al servizio di famiglie e imprese, è il primo operatore wholesale a livello globale “ad aver completato una sperimentazione in grado di rivoluzionare le modalità di trasmissione dati in modo ancora più performante e sostenibile”, si legge in una nota -. Il test è stato eseguito con successo lungo Zion, la rete nazionale di trasporto targata Open Fiber, in particolar modo sulla tratta che congiunge la penisola alla Sicilia passando proprio attraverso lo Stretto di Messina.
Oggi è perciò possibile trasportare su una singola fibra ottica ben 81,6 Tbps grazie all’utilizzo di 34 canali da 2,4 Tbps ciascuno. Un cambio di paradigma sostanziale che permetterà di rivedere le odierne architetture di rete, riducendo fortemente il numero di apparati necessari a gestire l’infrastruttura e di conseguenza i consumi energetici oltre che l’occupazione degli spazi. Questo si traduce in una risposta concreta alle crescenti esigenze computazionali dettate dallo sviluppo degli edge data center, sempre più distribuiti e capillari sul territorio per fornire agli utilizzatori finali servizi migliori e ancora più stabili e sicuri. Un risultato ancora più importante di fronte all’aumento del volume di traffico su internet, che cresce al ritmo di 30 punti percentuali all’anno.
“Siamo sempre alla ricerca di innovazione tecnologica per espandere in modo efficiente e affidabile la capacità della rete, con un’attenzione particolare all’utilizzo di soluzioni future proof, sostenibili, sicure e green – ha dichiarato Nicola Grassi, direttore Technology di Open Fiber -. La prova da 81,6 Tbps sulla nostra Zion è una pietra miliare per massimizzare l’integrazione delle risorse di rete e fornire agli utenti servizi più veloci e affidabili, costruendo un’autostrada digitale ad altissima capacità. Una possibile prima applicazione è l’implementazione nello scenario Edge Data Center Interconnection (DCI) di connessioni ad altissima capacità. Con l’utilizzo di questa nuova piattaforma, Open Fiber sarà inoltre in grado di fornire servizi estremamente affidabili a bassissima latenza, con la possibilità di trasportare anche nei prossimi decenni il traffico di tutti gli operatori nazionali, grazie ad un modello wholesale strettamente legato alla mission di Open Fiber”.
“Questa cruciale innovazione – sottolinea Open Fiber – va a impattare anche e soprattutto sulla Sicilia, regione che Open Fiber ha coperto capillarmente dalle aree metropolitane fino ai borghi più decentrati. L’azienda guidata dall’amministratore delegato Giuseppe Gola, nata nemmeno dieci anni fa, ha del resto già realizzato in tutta l’Isola una rete di telecomunicazioni all’avanguardia estesa per oltre 13.000 chilometri che raggiunge più di 1,4 milioni di unità immobiliari. Senza dimenticare le oltre mille scuole e circa 4.500 cabine elettriche rilegate in fibra ottica. Una terra ben attrezzata ad affrontare le sfide tecnologiche del futuro”.

– foto screenshot video Open Fiber –

(ITALPRESS).

Migranti, Meloni “Da Cassazione sentenza frustrante su risarcimento”

ROMA (ITALPRESS) – “Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno condannato il governo a risarcire un gruppo di immigrati illegali trasportati dalla nave Diciotti perchè il governo di allora, con Ministro dell’Interno Matteo Salvini, non li fece sbarcare immediatamente in Italia. Lo fanno affermando un principio risarcitorio assai opinabile, quello della presunzione del danno, in contrasto con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del Procuratore Generale”. Così su X il premier Giorgia Meloni.

“In sostanza, per effetto di questa decisione, il Governo dovrà risarcire – con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse – persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano – aggiunge -. Non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni, e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

Banca Mediolanum, a febbraio 1,61 miliardi di raccolta netta

MILANO (ITALPRESS) – Banca Mediolanum ha reso noti i risultati commerciali del mese di febbraio 2025: 1,92 miliardi di euro, di cui: raccolta netta totale 1,61 miliardi, 2,48 miliardi YTD. Raccolta netta in risparmio gestito 686 milioni, 1,17 miliardi YTD. Nuovi finanziamenti erogati per 285 milioni, 548 milioni YTD. Premi polizze protezione 18 milioni, 34 milioni YTD.

“A febbraio la raccolta netta supera 1,6 miliardi, un nuovo record assoluto per cui siamo profondamente fieri. L’interesse dei clienti per le nostre soluzioni di investimento ha portato la componente gestita a 686 milioni di euro nel mese, valori ancora una volta molto sostenuti, anche grazie al contributo di un fondo PIR obbligazionario appena lanciato – commenta Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum -. Altrettanto forte è l’apporto della raccolta amministrata, ascrivibile tra l’altro al grande successo in Italia e Spagna delle iniziative promozionali sui vincoli a 6 mesi sulla nuova liquidità e alla costante crescita della base clienti, con 24.200 nuovi clienti nel mese. Da inizio anno assistiamo a una crescita del 36% sulla raccolta totale e del 61% sulla gestita rispetto ai primi due mesi del 2024: continueremo a lavorare con impegno per mantenere questo passo, con l’obiettivo di ottenere ancora una volta importanti risultati sia per quantità sia per qualità”.

– Foto ufficio stampa Banca Mediolanum –

(ITALPRESS).

Energia da fusione, Eni e UKAEA nel più grande impianto mondiale

SAN DONATO MILANESE (ITALPRESS) – The United Kingdom Atomic Energy Authority (UKAEA), l’organizzazione nazionale del Regno Unito responsabile della ricerca e sviluppo sostenibile dell’energia da fusione, ed Eni, hanno siglato un accordo di collaborazione per condurre attività di ricerca e sviluppo nel campo dell’energia da fusione, che avvia in primo luogo la realizzazione dell’impianto più grande e avanzato al mondo per la gestione del ciclo del trizio, combustibile chiave nel processo di fusione.

L’impianto, denominato “UKAEA-Eni H3AT (pronunciato “heat”) Tritium Loop Facility“, sarà localizzato nella sede UKAEA di Culham (Oxfordshire, Regno Unito) e sarà completato nel 2028. Il recupero e riutilizzo del trizio giocherà un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento e generazione del combustibile nelle future centrali elettriche a fusione, e sarà determinante nel rendere la tecnologia sempre più efficiente. La fusione è infatti una forma di energia in cui il processo che alimenta il Sole viene replicato sulla Terra: due isotopi di idrogeno, deuterio e trizio, si fondono insieme sotto intenso calore e pressione per formare un atomo di elio, rilasciando grandi quantità di energia a zero emissioni attraverso un processo sicuro, più pulito e virtualmente inesauribile.

L’energia da fusione, in prospettiva, è destinata a rappresentare una fonte rivoluzionaria in termini di contributo alla sicurezza energetica e decarbonizzazione. L’impianto UKAEA-Eni H3AT è progettato per essere un centro d’eccellenza mondiale che offrirà all’industria e al mondo accademico l’opportunità di studiare soluzioni innovative per processare, stoccare e riciclare il trizio.

UKAEA e Eni collaboreranno inoltre per sviluppare altre soluzioni tecnologiche all’avanguardia nell’ambito dell’energia da fusione, comprese iniziative di trasferimento di competenze tra le parti. Eni contribuirà al progetto H3AT con la propria esperienza nella gestione e sviluppo di iniziative su larga scala e collaborerà anche a de-rischiare la roadmap di progetto. Questa partnership combina l’ampia esperienza di UKAEA nella ricerca e sviluppo sulla fusione con le consolidate capacità industriali di Eni nell’ambito dell’ingegneria impiantistica, nella messa in atto e nella gestione delle attività.

Il Ministro per il Clima del Regno Unito, Kerry McCarthy, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di essere all’avanguardia a livello globale nell’innovazione di tecnologie per l’energia da fusione, e questa collaborazione con Eni segna un avanzamento significativo nello sviluppo del potenziale dell’energia da fusione, supportando i nostri obiettivi di crescita economica, energia pulita e indipendenza energetica. L’impianto UKAEA-Eni H3AT Tritium Loop Facility non solo posizionerà il Regno Unito come leader nello sviluppo delle tecnologie per il combustibile da fusione, ma accelererà anche i progressi verso un futuro fatto di energia pulita che sia sicura, sostenibile e abbondante”.

Il Professore Sir Ian Chapman, CEO di UKAEA, ha dichiarato: “Siamo lieti di collaborare con Eni che ha dimostrato un grande impegno nel campo della fusione a confinamento magnetico. Crediamo che l’energia da fusione possa contribuire a un futuro a zero emissioni nette andando oltre la decarbonizzazione del settore elettrico. H3AT, il più grande e avanzato impianto a livello mondiale, si posizionerà come un nuovo punto di riferimento ponendo le basi a successive scoperte innovative nel campo del combustibile a fusione. Il progetto dimostra anche la leadership del Regno Unito in questo cruciale ambito di ricerca e sviluppo”.

Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ha commentato: “L’energia da fusione è destinata a rivoluzionare il percorso globale di transizione energetica, accelerando la decarbonizzazione dei nostri sistemi economici e industriali, contribuendo a diffondere l’accesso all’energia e a ridurre i legami di dipendenza energetica nel quadro di una transizione più equa. Eni è fortemente impegnata in diversi ambiti di ricerca e sviluppo di questa complessa tecnologia, nella quale ha sempre creduto in modo convinto. Oggi con in nostri partners UK poniamo le basi per un ulteriore progresso verso il traguardo della fusione che – se teniamo conto della sua enorme portata di innovazione tecnologica – è sempre più concreto e non così lontano nel tempo. Per proseguire in questo sviluppo virtuoso, partnership tecnologiche internazionali di sistema come questa sono indispensabili”.

Eni supporta una transizione energetica socialmente equa con l’obiettivo di promuovere un accesso efficiente e sempre più sostenibile alle risorse energetiche. La Società pone l’innovazione al centro della propria visione strategica e ha trasformato le proprie attività investendo significativamente in ricerca, sviluppo e implementazione di tecnologie al fine di decarbonizzare progressivamente il proprio mix energetico e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

La missione di UKAEA è guidare la fornitura sostenibile di energia da fusione massimizzando i benefici scientifici ed economici. UKAEA si pone l’obiettivo di affrontare le sfide di questa nuova fonte di energia – dalla progettazione al decommissioning – grazie a competenze scientifiche e ingegneristiche di livello mondiale. UKAEA consente ai partner di progettare, gestire e realizzare centrali elettriche a fusione a livello industriale in tutto il mondo e favorisce la creazione di cluster che accelerano l’innovazione e contribuiscono alla crescita economica.

– Foto ufficio stampa UKAEA –

(ITALPRESS).

Hyundai, Calcara “L’elettrico ha tanti vantaggi”

MILANO (ITALPRESS) – La transizione verso l’elettrico in Italia è meno indietro di come viene descritta da un certo tipo di narrazione. Ne ha parlato Francesco Calcara, presidente e Ceo di Hyundai Motor Company Italy, in un’intervista a Claudio Brachino per il magazine televisivo Italpress Economy.
A sei mesi dal suo insediamento, Calcara evidenzia: “La prima sfida da affrontare è quella del mercato, sopratutto per quanto riguarda la transizione verso l’elettrificazione, tema di cui sta discutendo anche la Commissione europea in questi giorni: oggi si dice che il mercato italiano non sembra pronto, ma non è la realtà dei fatti e c’è stata tanta disinformazione su questo. I prodotti elettrici sono arrivati inizialmente non nei segmenti giusti per il mercato italiano e questa è stata una grande barriera”.
La seconda sfida su cui si sofferma Calcara è “il brand: siamo attivi in 34 settori merceologici differenti. Seguiamo tutta la filiera, dalla produzione d’acciaio fino alla logistica. Le navi che partono dalla Corea sono i cargo più grandi al mondo, in sessant’anni siamo diventati il terzo gruppo mondiale dell’automobile e c’è ancora molto da raccontare: oggi Hyundai è un brand che ha ancora molto valore nel prodotto e una grande qualità costruttiva, deve trasferire ancora al cliente italiano il concetto di progress for humanity”. Per il mercato italiano quest’anno e nel prossimo “le previsioni sono ancora un pò stagnanti: oggi c’è confusione nella testa del cliente, perchè non sa qual è la transizione e cosa va comprato”.
Tornando al tema dell’elettrico, secondo Calcara “viene raccontato ancora in maniera maliziosa, però ha anche tanti vantaggi. Una macchina sotto i 25-30mila euro, che deve fare 30 km in città e si ricarica dal 20% all’80% in un quarto d’ora, non vedo perchè non dovrebbe essere la scelta giusta. L’Italia non è più fanalino di coda per quanto riguarda le infrastrutture di ricarica. Oggi non c’è quella capillarità del rifornimento delle motorizzazioni diesel o benzina, ma non siamo più fanalino di coda, e poi c’è anche l’opportunità della ricarica privata. L’auto elettrica ha costi di gestione molto più bassi, legati non solo al rifornimento ma anche ad esempio alla manutenzione”.
“Se un marchio è attrattivo e il cliente vi si riconosce sicuramente le opportunità di vendita aumentano, sia nel medio che nel lungo periodo. Le nuove generazioni stanno cambiando il mondo dell’automobile, i ragazzi di oggi pensano all’efficienza e all’interazione uomo-macchina: in più rispetto a 6-7 anni fa abbiamo a bordo una tecnologia che garantisce ulteriore sicurezza”.
Il 2025 è l’anno che segna sul mercato italiano l’arrivo della nuova Hyundai Inster: “Mettiamo a disposizione del cliente italiano la vettura giusta al posto giusto – spiega Calcara, – Arriverà subito dopo l’estate. Il nostro Paese ha bisogno di questo tipo di vetture e questa è la ricetta perfetta per far capire che l’elettrico è perfettamente accessibile e democratico”.

– Foto Italpress –

(ITALPRESS).

Hyundai, Calcara “L’elettrico ha tanti vantaggi”

MILANO (ITALPRESS) – La transizione verso l’elettrico in Italia è meno indietro di come viene descritta da un certo tipo di narrazione. Ne ha parlato Francesco Calcara, presidente e Ceo di Hyundai Motor Company Italy, in un’intervista a Claudio Brachino per il magazine televisivo Italpress Economy.
A sei mesi dal suo insediamento, Calcara evidenzia: “La prima sfida da affrontare è quella del mercato, sopratutto per quanto riguarda la transizione verso l’elettrificazione, tema di cui sta discutendo anche la Commissione europea in questi giorni: oggi si dice che il mercato italiano non sembra pronto, ma non è la realtà dei fatti e c’è stata tanta disinformazione su questo. I prodotti elettrici sono arrivati inizialmente non nei segmenti giusti per il mercato italiano e questa è stata una grande barriera”.
La seconda sfida su cui si sofferma Calcara è “il brand: siamo attivi in 34 settori merceologici differenti. Seguiamo tutta la filiera, dalla produzione d’acciaio fino alla logistica. Le navi che partono dalla Corea sono i cargo più grandi al mondo, in sessant’anni siamo diventati il terzo gruppo mondiale dell’automobile e c’è ancora molto da raccontare: oggi Hyundai è un brand che ha ancora molto valore nel prodotto e una grande qualità costruttiva, deve trasferire ancora al cliente italiano il concetto di progress for humanity”. Per il mercato italiano quest’anno e nel prossimo “le previsioni sono ancora un pò stagnanti: oggi c’è confusione nella testa del cliente, perchè non sa qual è la transizione e cosa va comprato”.
Tornando al tema dell’elettrico, secondo Calcara “viene raccontato ancora in maniera maliziosa, però ha anche tanti vantaggi. Una macchina sotto i 25-30mila euro, che deve fare 30 km in città e si ricarica dal 20% all’80% in un quarto d’ora, non vedo perchè non dovrebbe essere la scelta giusta. L’Italia non è più fanalino di coda per quanto riguarda le infrastrutture di ricarica. Oggi non c’è quella capillarità del rifornimento delle motorizzazioni diesel o benzina, ma non siamo più fanalino di coda, e poi c’è anche l’opportunità della ricarica privata. L’auto elettrica ha costi di gestione molto più bassi, legati non solo al rifornimento ma anche ad esempio alla manutenzione”.
“Se un marchio è attrattivo e il cliente vi si riconosce sicuramente le opportunità di vendita aumentano, sia nel medio che nel lungo periodo. Le nuove generazioni stanno cambiando il mondo dell’automobile, i ragazzi di oggi pensano all’efficienza e all’interazione uomo-macchina: in più rispetto a 6-7 anni fa abbiamo a bordo una tecnologia che garantisce ulteriore sicurezza”.
Il 2025 è l’anno che segna sul mercato italiano l’arrivo della nuova Hyundai Inster: “Mettiamo a disposizione del cliente italiano la vettura giusta al posto giusto – spiega Calcara, – Arriverà subito dopo l’estate. Il nostro Paese ha bisogno di questo tipo di vetture e questa è la ricetta perfetta per far capire che l’elettrico è perfettamente accessibile e democratico”.

– Foto Italpress –

(ITALPRESS).

Trump trionfante, confusionario, pericoloso ma non più inarrestabile

di Stefano Vaccara NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Anche questa settimana, Donald Trump è stato il protagonista assoluto della scena politica americana e mondiale. Negli Stati Uniti, ogni giornale, ogni rete televisiva ha aperto ogni giorno con lui. Dal suo discorso al Congresso ai rapporti con l’Ucraina, dalle tensioni commerciali alle sconfitte in tribunale, le sue dichiarazioni e azioni hanno scatenato reazioni forti e analisi critiche.

Martedì sera, Trump ha parlato per 100 minuti davanti al Congresso, il discorso più lungo mai tenuto da un presidente. Mentre i repubblicani lo hanno accolto con applausi e toni trionfalistici, i democratici hanno scelto una protesta silenziosa, alzando piccoli cartelli di dissenso-che però, la sera stessa, sono stati presi in giro dai comici in TV. Un deputato del Texas, Al Green, invece, ha interrotto il discorso gridando contro le politiche di tagli al Medicaid di Trump e per questo è stato espulso dall’aula e poi è stato censurato da un voto della stessa Camera in cui alla maggioranza repubblicana si sono uniti dieci democratici.

IL NONO EPISODIO DI AMERICAN WEEK

Molte parti del suo discorso, subito dopo, sono state smontate dai fact-checker, rivelandolo pieno di falsità e numeri inventati. Tra le dichiarazioni più assurde: Social Security e i “pensionati ultracentenari“: Trump ha letto una lunga lista di numeri, sostenendo che milioni di persone con oltre 120 anni starebbero ancora ricevendo assegni della Social Security, alcune addirittura nate più di 150 anni fa. ? Totale falsità. È vero che esistono casi di persone decedute i cui nomi non sono stati rimossi dal sistema, ma il Social Security ha un meccanismo di verifica della vita che blocca i pagamenti a una certa età senza prova d’esistenza in vita.

Paragone con George Washington: Trump ha affermato di aver fatto più del primo presidente degli Stati Uniti. Un’affermazione che gli storici hanno liquidato come ridicola. Anche la lettera di Zelensky ha creato critiche: Trump ha letto un passaggio in cui il presidente ucraino si dice pronto a negoziare con la Russia. Ma questa dichiarazione arriva dopo il fallimentare incontro tra i due alla Casa Bianca, in cui Trump ha sospeso gli aiuti militari all’Ucraina e anche lo scambio di intelligence tra i due paesi, apparendo sempre più sbilanciato dalla parte della Russia di Putin.

Sapeva Zelensky che Trump avrebbe subito rivelato pubblicamente il contenuto della sua lettera diplomatica? Martedì sera, Trump ha anche rilanciato la sua politica protezionistica confermando i dazi su Canada, Messico e Cina e nuove tariffe su Unione Europea, Brasile, India e Corea del Sud. Il giorno dopo, la borsa ha subito un crollo, con gli economisti che avvertono che l’inflazione aumenterà. Trump ha fatto marcia indietro già giovedì, concedendo un mese di rinvio sui dazi che colpiscono l’industria automobilistica americana, fortemente dipendente dai componenti importati dal Canada.

Trump martedì ha nuovamente espresso il suo desiderio di prendere il controllo della Groenlandia, dichiarando: “In un modo o nell’altro, la prenderemo”. Ha poi dichiarato che gli Stati Uniti riprenderanno il controllo del Canale di Panama, nonostante il governo panamense abbia più volte ribadito che ciò non accadrà mai.

Abbiamo chiesto all briefing al Palazzo di Vetro dell’ONU un commento al portavoce del Segretario Generale Antonio Guterresl e Stéphane Dujarric ha risposto così: “Tutti i 193 Stati Membri che hanno sottoscritto la Carta devono rispettarne gli articoli, gli ideali, la prevenzione della guerra e il principio di sovranità e integrità territoriale”. Intanto sempre martedì al Congresso Trump ha elogiato Elon Musk, presente in aula, per aver ridotto le spese pubbliche con il licenziamento di migliaia di dipendenti federali. Ma emergono errori e dati gonfiati.

In un elenco di tagli pubblicato dal Dipartimento DOGE, il nuovo organismo creato da Trump con Musk a capo, è stato indicato un risparmio di 60 miliardi di dollari, quando in realtà la cifra corretta era 600 milioni. Crescono le proteste tra i dipendenti federali, che si trovano licenziati senza garanzie o procedure trasparenti.

Intanto la decisione dell’amministrazione di bloccare i finanziamenti alle agenzie umanitarie internazionali è stata annullata dalla Corte Suprema, che ha revocato il congelamento dei fondi. Una sconfitta legale importante per Trump, con un dettaglio significativo: a votare contro il blocco è stata Amy Coney Barrett, giudice da lui stesso nominata. Un segnale di come la giustizia americana, almeno per ora, stia riuscendo a frenare gli eccessi del presidente.

Un’inchiesta del New York Times appena pubblicata rivela che politici, accademici, giornalisti e dirigenti aziendali temono ritorsioni da parte di Trump e Musk. Steven Levitsky, politologo di Harvard e autore del libro How Democracies Die (Come muore la democrazia), ha dichiarato: “Quando figure chiave della società modificano il loro comportamento per evitare l’ira del governo, significa che abbiamo superato il confine verso una qualche forma di autoritarismo”.

Eppure, Trump ha subito una battuta d’arresto quando la giudice Barrett, da lui stesso nominata, ha votato con i democratici per sbloccare i fondi umanitari. Trump continuerà a spingersi oltre il bivio dell’autoritarismo che la democrazia americana non ha mai conosciuto? Dovesse farlo, sarà fermato dai contrappesi istituzionali?

– Foto Ipa Agency –

(ITALPRESS)

Sullo Stretto di Messina un ponte digitale da 81,6 terabit al secondo

ROMA (ITALPRESS) – Un ponte digitale da 81,6 terabit al secondo sullo Stretto di Messina. Un deciso passo avanti tecnologico, fondamentale per supportare le novità presenti e future provenienti dal mondo dell’informatica e delle telecomunicazioni. Ad aver completato la sperimentazione è Open Fiber, che ha eseguito il test lungo la rete nazionale di trasporto Zion, in particolar modo sulla tratta che congiunge la penisola alla Sicilia passando proprio attraverso lo Stretto. Il progetto è stato presentato nella sede romana di Open Fiber dal direttore Technology, Nicola Grassi.

spf/fsc/gsl

Hyundai, Calcara “Il mercato italiano è pronto per l’elettrico”

MILANO (ITALPRESS) – La transizione verso l’elettrico in Italia è meno indietro di come appaia da un certo tipo di narrazione. Ne ha parlato Francesco Calcara, presidente e Ceo di Hyundai Motor Company Italy, in un’intervista a Claudio Brachino per il magazine televisivo Italpress Economy.
A sei mesi dal suo insediamento, Calcara evidenzia: “La prima sfida da affrontare è quella del mercato, soprattutto per quanto riguarda la transizione verso l’elettrificazione, tema di cui sta discutendo anche la Commissione europea in questi giorni: oggi si dice che il mercato italiano non sembra pronto, ma non è la realtà dei fatti e c’è stata tanta disinformazione su questo. I prodotti elettrici sono arrivati inizialmente non nei segmenti giusti per il mercato italiano e questa è stata una grande barriera”.
La seconda sfida su cui si sofferma Calcara è “il brand: siamo attivi in 34 settori merceologici differenti. Seguiamo tutta la filiera, dalla produzione d’acciaio fino alla logistica. Le navi che partono dalla Corea sono i cargo più grandi al mondo, in sessant’anni siamo diventati il terzo gruppo mondiale dell’automobile e c’è ancora molto da raccontare”.

xd8/sat/gsl

America Week – Episodio 9

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Anche questa settimana, Donald Trump è stato il protagonista assoluto della scena politica americana e mondiale. Negli Stati Uniti, ogni giornale, ogni rete televisiva ha aperto ogni giorno con lui.
Dal suo discorso al Congresso ai rapporti con l’Ucraina, dalle tensioni commerciali alle sconfitte in tribunale, le sue dichiarazioni e azioni hanno scatenato reazioni forti e analisi critiche.
Martedì sera, Trump ha parlato per 100 minuti davanti al Congresso, il discorso più lungo mai tenuto da un presidente. Mentre i repubblicani lo hanno accolto con applausi e toni trionfalistici, i democratici hanno scelto una protesta silenziosa, alzando piccoli cartelli di dissenso—che però, la sera stessa, sono stati presi in giro dai comici in TV.
Un deputato del Texas, Al Green, invece, ha interrotto il discorso gridando contro le politiche di tagli al Medicaid di Trump e per questo è stato espulso dall’aula e poi è stato censurato da un voto della stessa Camera in cui alla maggioranza repubblicana si sono uniti dieci democratici.
Molte parti del suo discorso, subito dopo, sono state smontate dai fact-checker, rivelandolo pieno di falsità e numeri inventati.
Tra le dichiarazioni più assurde:
Social Security e i “pensionati ultracentenari”: Trump ha letto una lunga lista di numeri, sostenendo che milioni di persone con oltre 120 anni starebbero ancora ricevendo assegni della Social Security, alcune addirittura nate più di 150 anni fa. Totale falsità. È vero che esistono casi di persone decedute i cui nomi non sono stati rimossi dal sistema, ma il Social Security ha un meccanismo di verifica della vita che blocca i pagamenti a una certa età senza prova d’esistenza in vita. Paragone con George Washington: Trump ha affermato di aver fatto più del primo presidente degli Stati Uniti. Un’affermazione che gli storici hanno liquidato come ridicola. Anche la lettera di Zelensky ha creato critiche: Trump ha letto un passaggio in cui il presidente ucraino si dice pronto a negoziare con la Russia. Ma questa dichiarazione arriva dopo il fallimentare incontro tra i due alla Casa Bianca, in cui Trump ha sospeso gli aiuti militari all’Ucraina e anche lo scambio di intelligence tra i due paesi, apparendo sempre più sbilanciato dalla parte della Russia di Putin. Sapeva Zelensky che Trump avrebbe subito rivelato pubblicamente il contenuto della sua lettera diplomatica?
Martedì sera, Trump ha anche rilanciato la sua politica protezionistica confermando i dazi su Canada, Messico e Cina e nuove tariffe su Unione Europea, Brasile, India e Corea del Sud.
Il giorno dopo, la borsa ha subito un crollo, con gli economisti che avvertono che l’inflazione aumenterà.
Trump ha fatto marcia indietro già giovedì, concedendo un mese di rinvio sui dazi che colpiscono l’industria automobilistica americana, fortemente dipendente dai componenti importati dal Canada.

sat/gsl