PECHINO (CINA) (XINHUA/ITALPRESS) – Mercoledì, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al rialzo la sua previsione per la crescita economica della Cina nel 2025 al 5% su base annua, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto alla precedente stima di ottobre.
L’aggiornamento è arrivato dopo la conclusione della missione in Cina della Consultazione dell’Articolo IV dell’FMI per il 2025. Un team del fondo, guidato dalla responsabile della missione per la Cina Sonali Jain-Chandra, ha effettuato delle visite a Pechino e Shanghai dall’1 al 10 dicembre, secondo una dichiarazione dell’FMI.
Il team ha tenuto discussioni costruttive con alti funzionari del governo, della Banca Popolare Cinese, rappresentanti del settore privato e accademici sugli sviluppi economici, i rischi e le priorità delle politiche, riporta la dichiarazione.
“L’economia cinese ha mostrato una notevole resilienza nonostante abbia affrontato molteplici shock negli ultimi anni”, ha dichiarato Jain-Chandra, sottolineando anche che la revisione delle prospettive riflette in parte le recenti misure per stimolare le politiche macroeconomiche.
Inoltre, il team ha aumentato la sua previsione di crescita per la Cina nel 2026 al 4,5%, un incremento di 0,3 punti percentuali rispetto alla stima di ottobre.
Ha riconosciuto le recenti mosse della Cina finalizzate a rafforzare una crescita trainata dai consumi, incluse politiche fiscali espansive, allentamento monetario e misure mirate a sostenere i consumi e il settore immobiliare. La dichiarazione aggiunge che un pacchetto di politiche più incisivo fornirebbe ulteriore slancio al PIL della Cina.
Il Paese ha fissato un obiettivo di crescita annuale di circa il 5% per il 2025. Nei primi tre trimestri di quest’anno, l’economia è cresciuta del 5,2% su base annua.
MILANO (ITALPRESS) – Al San Raffaele di Milano “apprendo da notizie di stampa che sarebbero avvenute delle distorsioni nella somministrazione dei farmaci. Immagino ci siano indagini in corso interne, aspettiamo che ci venga puntualmente definito cosa è avvenuto e cosa può migliorare per poi definire le ricette da portare a termine. Ciò che pare sia successo, e mi auguro di no” è “una somministrazione di una concentrazione 10 volte rispetto al dovuto, è molto grave”. Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, parlando dei disservizi al San Raffaele a margine del convegno ‘Farmaceutica, le sfide tra innovazione legislativa, ricerca e sostenibilità’ promosso da Aifa a Palazzo Lombardia. xh7/vbo/mca2
LONDRA (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – Nissan Technical Centre Europe e Sonatus, azienda statunitense innovatrice nel campo del software per veicoli, hanno annunciato una partnership finalizzata ad accelerare il processo di sviluppo dei veicoli.
Grazie a Collector AI e Sonatus AI Technician di Sonatus, gli ingegneri dell’NTCE di Cranfield, nel Regno Unito, possono raccogliere e analizzare in tempo reali i dati di bordo dei veicoli e confrontarli con quelli storici. Lo strumento di IA utilizza le informazioni in arrivo dai sensori, dalle unità di controllo elettronico (ECU) e dagli strumenti di diagnostica per rilevare automaticamente irregolarità, potenziali guasti e inefficienze operative. Informazioni preziose che supportano gli ingegneri Nissan nei processi decisionali, che sono così più rapidi e precisi. Lo strumento è ancora in fase di sviluppo, ma i primi test hanno dimostrato la sua efficienza nella risoluzione dei problemi, riducendo la dipendenza dai veicoli di prova e i relativi tempi di indagine, che passano così da due settimane a soli due giorni. Anche questo nuovo accordo supporta il piano di ripresa Re:Nissan, che prevede la riduzione dei tempi di sviluppo dei veicoli Nissan e la collaborazione con i partner per promuovere l’innovazione e l’efficienza operativa.
“La nostra collaborazione con Sonatus è una chiara dimostrazione dell’impegno di Nissan in termini di innovazione. Grazie alla pluriennale esperienza dei nostri ingegneri e agli strumenti di IA, è possibile accelerare i processi di analisi e decisionali, lanciare prodotti e tecnologie in tempi più rapidi, garantendo alti standard qualitativi. Lavorare insieme ci consentirà di offrire ai nostri clienti una migliore esperienza e di essere competitivi in un mercato in rapida evoluzione” ha dichiarato David Moss, Senior Vice President, Research & Development, Nissan AMIEO. Gli strumenti di intelligenza artificiale diventeranno un elemento fondamentale del programma di test di Nissan. In collaborazione con Sonatus e altri fornitori, saranno adottati programmi di test intelligenti per lo sviluppo dei modelli futuri, tra cui i nuovi Nissan LEAF e JUKE.
“La nostra collaborazione con NTCE riflette un impegno condiviso verso un futuro supportato dall’intelligenza artificiale. Consentendo una raccolta ed elaborazione dati più efficiente, precisa e veloce, Sonatus supporta la realizzazione di sistemi e processi complessi. NTCE sta dimostrando come un’ingegneria lungimirante possa ridefinire lo sviluppo dei veicoli e stabilire un nuovo punto di riferimento per l’innovazione nel settore automobilistico” ha commentato Alexandre Corjon, Senior Vice President e Technical Fellow, Sonatus. Nissan (NTCE) e Sonatus presenteranno dimostrazioni dal vivo di raccolta dati e diagnostica basata sull’intelligenza artificiale al CES 2026 di Las Vegas (6-9 gennaio).
(Articolo di Mauro Brusarosco da VicenzaPiù Viva n. 303, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
La nostra città è al secondo posto in Italia e solo dopo Roma per numero di compagnie tesserate FITA-Federazione Italiana Teatro Amatori. Qual è la ragione di questo record? La parola a Renato Poli, presidente del comitato vicentino di FITA.
Nel Veneto batte un cuore votato al teatro. E a Vicenza in particolare. Stando ai numeri esposti da FITA Vicenza – comitato vicentino facente parte di FITA Veneto, là dove l’acronimo sta per Federazione Italiana Teatro Amatori – la nostra città è quella che vanta il maggior numero di compagnie tesserate (attualmente 59) della regione, confermandosi al secondo posto, dopo Roma, nell’ambito di FITA nazionale. Ci sono, a Vicenza e provincia, quindi, centinaia e centinaia di attori non professionisti che, nel tempo libero e con l’obbligo statutario di non trarne profitto, sono accesi dal sacro fuoco del palcoscenico. E sono migliaia gli spettatori che in un anno si recano a teatro per assistere ai tanti spettacoli in cartellone delle compagnie FITA e delle rassegne da essa organizzate o promosse in collaborazione con qualche illuminato Comune.
”Dietro la maschera-Trilogia di un visionario” (compagnia Amici del Teatro Dino Marchesin)
Per comprendere più approfonditamente una situazione numericamente e, lo vedremo, qualitativamente così significativa ma non abbastanza conosciuta se non dagli appassionati, iniziamo da questo numero un percorso accanto al mondo FITA Vicenza intervistano Renato Poli, presidente del direttivo vicentino. Renato, qual è lo scopo che si prefigge FITA Vicenza?
Animare Vicenza e provincia con l’estro, la passione, l’originalità e il talento delle tante compagnie che costituiscono la nostra ossatura. Il teatro può essere molte cose diverse a seconda di chi ne fruisce in base alle proprie esigenze. C’è chi cerca la mera evasione, chi un divertimento ruspante, chi invece segue con attenzione la programmazione di quei soggetti specializzati nel contemporaneo.
Per ognuna di queste richieste e per molte altre c’è una compagnia FITA attiva nel territorio in grado di fornire un intrattenimento ad hoc.
Amatoriale, nel pensiero dei più, è qualcosa di scarso valore, una serie B rispetto al mondo del professionismo.
Se analizziamo la cosa sotto un profilo tecnico, beh, posso affermare che, negli ultimi decenni, la qualità delle compagnie è andata decisamente affinandosi: oggi l’amatoriale, non facendo dell’arte teatrale il suo mestiere, può permettersi il lusso di un repertorio che molti professionisti, per ragioni di riscontro di pubblico e, dunque, di ritorno economico, non si azzardano più a fare. Ci sono compagnie che portano in scena fino a 20 attori, altre che cesellano con abilità artigiana complesse scenografie costruite nei ritagli di tempo. Altri ancora portano in scena titoli di nicchia, sapendo di poter contare sulla fidelizzazione del proprio pubblico.
Renato Poli, presidente di FITA Vicenza
Qual è l’intenzione principale della sua presidenza?
In primis, consolidare quanto già costruito con amore e dedizione da chi mi ha preceduto.
In secondo luogo, il direttivo FITA Vicenza – e dunque, insieme a me, il vicepresidente Stefano Chiolo, il segretario Alberto Trevisan, il tesoriere Davide Berna e il consigliere Silvia Ada Filippi – lavora in sinergia su diversi obiettivi. Uno dei più ambiziosi riguarda le rassegne di cui ci occupiamo a vari livelli, capaci di abbracciare l’intero arco temporale di un anno e dunque Teatro Popolare Veneto – giunta quest’anno alla trentesima edizione – Invito a Teatro, Teatro in Giardino e Teatro Sotto le Stelle. Ma c’è una questione fondamentale. Il problema dei giovani.
Mancano forse attori tra le nuove generazioni?
Affatto. Le nostre compagnie possono fregiarsi di talenti freschi e motivati. Il problema è semmai il cambio generazionale del pubblico. È qui che bisogna lavorare, su più livelli. Innanzitutto, attribuendo maggior peso alle nuove generazioni all’interno delle nostre iniziative. È stato il caso della conduzione della tappa vicentina del concorso regionale di FITA Veneto “Pillole di Teatro”: la serata di selezione provinciale vicentina quest’anno è stata affidata a una coppia di ragazzi imprevedibile e assolutamente centrata. Questa semplice scelta ha portato al Teatro Roi di Monticello Conte Otto un buon numero di giovani spettatori, intrigati all’idea di seguire una manifestazione in cui sul palcoscenico si parlava un linguaggio simile al loro.
”Tau-Nel segno di Francesco” (compagnia Mercanti di Sorrisi)
E poi ancora, nell’ambito del concorso nazionale di FITA Veneto “Maschera d’Oro”, durante l’edizione 2025 abbiamo lanciato l’iniziativa “Giornalisti per un giorno”, in cui un manipolo di ragazzi e ragazze hanno intervistato gli attori protagonisti dei sei spettacoli in gara mettendosi alla prova davanti alla telecamera. Sui nostri social l’iniziativa ha ottenuto ottimi riscontri.
Un altro pensiero ricorrente è che il teatro amatoriale abbia un carattere prevalentemente dialettale.
Altro luogo comune che possiamo tranquillamente sfatare. Senza nulla togliere alla nostra blasonata tradizione dialettale veneta, attualmente la maggioranza delle nostre compagnie investiga con coraggio autori che dialettali non sono.
Quando, poi, sono scelti i grandi Classici, molto spesso il linguaggio impiegato è decisamente innovativo, con scelte nette riguardo alla regia, ai costumi, alla selezione musicale. A ciò si aggiunga un ventaglio di compagnie decisamente variegato: si va dal teatro drammatico a quello per i bambini, dalla commedia in ogni sua declinazione al musical e fino al teatro delle marionette e a compagnie radicate in un repertorio originale scritto in proprio. Spesso, nell’ambito delle molte rassegne teatrali nazionali sparse lungo
il Bel Paese, queste ultime sono quelle che raccolgono il maggior numero di premi e riconoscimenti.
Qual è il vostro messaggio a chi non vi conosce?
Al prezzo di pochi euro l’amatoriale offre a un pubblico eterogeneo un intrattenimento di qualità. Il nostro lavoro come direttivo è, invece, quello di far sentire la nostra presenza a ogni singola compagnia associata, accompagnandola nei talvolta complessi iter burocratici ma anche creando un dialogo attivo, che procuri un interscambio di idee utile a tutta la nostra grande famiglia.
”Quattro donne e un bastardo” (compagnia Nautilus Cantiere Teatrale)
Ai Comuni che scelgono di affidarci le loro rassegne teatrali va un plauso speciale: in questi tempi, in cui arte e cultura paiono a molti accessori sacrificabili, credere nel teatro significa dar voce a quelle tante realtà locali le quali, armate di talento e di un’inestinguibile passione per il palcoscenico, contribuiscono a vivacizzare le nostre vite, raccontandoci storie capaci di rivelare, con la forza di un sorriso e di una battuta arguta, quelle piccole e grandi saggezze utili ad alleggerire lo spettatore dal carico della quotidianità. Anche questo è welfare.
E allora da oggi partiamo ogni mese alla scoperta di questo teatro fatto per passione e amore. E amiamolo.
BARI (ITALPRESS) – “La novità di oggi è che tutte le forze sindacali unite e tutti gli enti locali più la Regione hanno sottoscritto un verbale per chiedere al Governo due punti essenziali: rispettare il piano di rilancio con quattro forni DRI e quattro forni elettrici, dei quali tre a Taranto e uno a Genova, e – cosa più importante – richiedere alla presidente del Consiglio Meloni di intervenire direttamente per assicurare una responsabilità pubblica nell’esecuzione di questo piano. Perché, anche laddove ci fosse un’azienda privata disponibile a partecipare alla realizzazione di questo piano, noi riteniamo che non ci si possa ulteriormente fidare ciecamente di un soggetto privato che ha logiche diverse da quelle richieste dal caso che ci occupa. E quindi chiediamo che la presidente Meloni possa ricevere al più presto quantomeno il sindaco, il presidente della Provincia e il presidente della Regione per esporre le nostre ragioni e per chiederle di dare assicurazione a questo impegno pubblico”.Lo ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano al termine del Consiglio di Fabbrica che si è tenuto oggi a Taranto sull’ex Ilva.
Il presidente Emiliano è intervenuto anche nel corso dell’incontro di questa mattina e, rivolgendosi ai presenti, ha detto: “La Regione Puglia è assolutamente d’accordo su tutto quello che è stato esposto per una serie di ragioni evidenti. La prima questione è che senza una totale ristrutturazione dell’impianto e senza un suo rilancio, con capacità di produrre lavoro e reddito, sarà impossibile uscire anche dalla vicenda sanitaria e ambientale che rischia di essere abbandonata assieme ai lavoratori e al destino industriale del Mezzogiorno, e anche al destino industriale italiano. Ricordo che per questo stabilimento sono state varate delle norme uniche nel loro genere per qualificarlo come strategico. Questo stabilimento, proprio perché ritenuto così importante, non è più sotto la competenza della Regione Puglia per quanto riguarda i controlli industriali, ambientali, eccetera. È uno stabilimento che doveva funzionare nonostante i suoi impianti fossero insicuri. Non posso dimenticare l’incidente di Alessandro Morricella: siamo arrivati al punto che, dopo quell’evento tragico, era così importante continuare a produrre acciaio, da introdurre nell’ordinamento giuridico italiano una norma assolutamente assurda, che consentiva ad un impianto pericoloso di continuare a funzionare, purché fosse stato presentato il piano di ristrutturazione dell’impianto stesso. Ero appena stato eletto presidente, e questo determinò uno scontro molto violento tra la Regione, in particolare tra me, e il presidente del Consiglio dell’epoca che varò quel decreto’.
‘Se quindi non è cambiata questa condizione di centralità in questo stabilimento, nel momento in cui per le regole europee da un lato (l’entrata in vigore della tassazione sulle emissioni di CO2 nel 2028), per il costo di ristrutturazione dell’impianto a ciclo integrale (oggi è diseconomico pensare di costruire da zero nuovi forni a ciclo integrale, completamente fuori mercato per il loro alto costo), e se si aggiungono ai costi di investimento anche i costi a regime della produzione a causa di quegli elementi fiscali, è evidente che la decarbonizzazione è una via obbligata da percorrere. Senza la scusa che non abbiamo trovato ancora un accordo sul modo di portare il gas a Taranto, che non è un’operazione impossibile. Come Regione a noi va bene qualunque metodo. Non abbiamo posto nessun limite perché sappiamo benissimo anche che questa storia del gas potrebbe essere strumentalizzata da coloro che non vogliono questa ristrutturazione. Bisogna immaginare che cosa significa Taranto con quattro DRI per la siderurgia italiana, per l’Italia, per l’Europa. Significa diventare fortemente competitivi con la stragrande maggioranza degli impianti europei che rischiano di finire fuori mercato a causa di questa innovazione tecnologica, peraltro con un potenziale produttivo straordinario. È un processo che libera manodopera, è vero, ma nel tempo e in corrispondenza della realizzazione di questi nuovi impianti, che rappresenta un’operazione veramente importante dal punto di vista dei lavori e degli appalti’.
‘Ad un certo punto il piano iniziale prevedeva che questo passaggio avvenisse in otto anni, perché così era più semplice gestire il passaggio e trovare un compromesso anche dal punto di vista dell’impiego della forza lavoro. Con la questione nave rigassificatrice, e con la questione accelerazione del tempo di conversione dello stabilimento, noi ci siamo trovati nell’offrire al Governo un argomento per dire che non era colpa sua se i sogni di ristrutturazione industriale di alto profilo finiscono. Ed è la cosa più sconcertante: il Governo che non esprime la sua sovranità di fronte a problematiche del genere. Tanto più che qualcuno ha anche preso impegni per il Governo italiano che riguardano Taranto anche in relazione al piano di rafforzamento del dispositivo della difesa europea, che inevitabilmente deve passare da Taranto. E far fuori Taranto da questa partita interessa tantissimo. Non ho elementi certi per dirlo, diciamo che è una mia intuizione. È lo stesso Governo che invece sostiene in tutti gli altri campi che l’Italia dovrebbe tornare a essere una grande potenza industriale e una significativa presenza in Europa e nel mondo. Contraddizioni che devono passare dall’indebolimento della struttura tarantina’.
‘Il sindacato sta facendo sicuramente una battaglia per l’occupazione, per la tutela della salute e dell’ambiente, e una battaglia di lunga prospettiva a favore del Paese. Questo è il vero patriottismo come lo considero io. Se si vuole che l’Italia abbia un ruolo industriale importante in Europa e nel mondo, non può cedere sulla questione di Taranto. La capacità di governare il Paese si misura nel raggiungimento dell’eccellenza industriale: è nella redditività degli impianti che si tutelano la salute e l’ambiente e si costruisce un futuro’.
‘Un piano a corto respiro significa la chiusura. Se riteniamo che altri impianti posizionati altrove devono fornire il necessario per il funzionamento dello stabilimento tarantino, vuol dire che questo stabilimento non è più il cuore del sistema industriale siderurgico italiano, ma è un uno dei tanti dove in Italia attraverso vari sistemi si producono in parte le lavorazioni necessarie. È questo che stiamo cercando? In questo modo perderemmo non solo la centralità industriale, ma anche l’occupazione, tanto è vero che il cosiddetto piano corto prevede seimila esuberi. Durante l’ultima riunione a Roma il ministro Urso è stato chiaro: ha detto di aver ritirato tutti i piani di cassa integrazione, di riduzione produttiva, di interruzione delle lavorazioni. Ma se non è così, il Governo lo deve dire e deve dire dove stiamo andando’. ‘È una partita politica importantissima. Come Regione Puglia abbiamo una posizione chiara. Personalmente devo essere cauto nel prendere posizioni perché devo lasciare la possibilità al presidente eletto di esaminare la situazione e di prendere le decisioni che gli spettano’.
‘Sarà comunque una battaglia lunga, complicata, dove l’unità sindacale è centrale. Collegare finalmente le istituzioni locali al Consiglio di Fabbrica rischia di avere una capacità di visione politica maggiore di quella del Governo, il quale invece sta cercando di scavallare la nottata evitando di assumersi la responsabilità di quello che accadrà, senza neanche sapere bene cosa accadrà. Dico semplicemente che il Governo sta cercando di capire qual è la situazione che gli crea meno problemi. L’idea dello spezzatino per la siderurgia italiana è un errore catastrofico. Questa città si è sacrificata per decenni per rifornire gli impianti di altre città che avevano rifiutato le lavorazioni a caldo. Non vorrei che adesso, siccome la situazione è cambiata, ci mollano al nostro destino adducendo problemi occupazionali. O se ne esce tutti insieme o non se ne esce. Questo è il punto. La nostra determinazione come Regione Puglia è fortissima ed è perfettamente allineata con quella del sindacato che oggi ha mosso un passo decisivo nel cercare di coniugare la posizione degli enti locali, della Regione con quella dei lavoratori e del sindacato stesso”.
PECHINO (CINA) (XINHUA/ITALPRESS) – Mercoledì, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al rialzo la sua previsione per la crescita economica della Cina nel 2025 al 5% su base annua, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto alla precedente stima di ottobre.
L’aggiornamento è arrivato dopo la conclusione della missione in Cina della Consultazione dell’Articolo IV dell’FMI per il 2025. Un team del fondo, guidato dalla responsabile della missione per la Cina Sonali Jain-Chandra, ha effettuato delle visite a Pechino e Shanghai dall’1 al 10 dicembre, secondo una dichiarazione dell’FMI.
Il team ha tenuto discussioni costruttive con alti funzionari del governo, della Banca Popolare Cinese, rappresentanti del settore privato e accademici sugli sviluppi economici, i rischi e le priorità delle politiche, riporta la dichiarazione.
“L’economia cinese ha mostrato una notevole resilienza nonostante abbia affrontato molteplici shock negli ultimi anni”, ha dichiarato Jain-Chandra, sottolineando anche che la revisione delle prospettive riflette in parte le recenti misure per stimolare le politiche macroeconomiche.
Inoltre, il team ha aumentato la sua previsione di crescita per la Cina nel 2026 al 4,5%, un incremento di 0,3 punti percentuali rispetto alla stima di ottobre.
Ha riconosciuto le recenti mosse della Cina finalizzate a rafforzare una crescita trainata dai consumi, incluse politiche fiscali espansive, allentamento monetario e misure mirate a sostenere i consumi e il settore immobiliare. La dichiarazione aggiunge che un pacchetto di politiche più incisivo fornirebbe ulteriore slancio al PIL della Cina.
Il Paese ha fissato un obiettivo di crescita annuale di circa il 5% per il 2025. Nei primi tre trimestri di quest’anno, l’economia è cresciuta del 5,2% su base annua.
CATANZARO (ITALPRESS) – Dopo il grande successo riscosso dalle due edizioni di Vinitaly and the City nel Parco Archeologico di Sibari e dell’edizione di Cirò del Merano Wine Festival, la Calabria ospiterà un altro grande evento del comparto enogastronomico. Questa volta il grande protagonista sarà l’olio extravergine d’oliva perché i prossimi 19 e 20 dicembre l’area fieristica di Catanzaro ospiterà “Sol and the City Sud”.
Decisiva, ancora una volta, la sinergia fra il dipartimento Agricoltura della Regione Calabria e Veronafiere, con il supporto organizzativo di Arsac, che ha reso possibile l’organizzazione di una manifestazione, che può essere considerata la declinazione meridionale di SOL Expo, la prestigiosa rassegna internazionale interamente dedicata all’olio Evo, che si svolge a Verona.
“Sol and the City Sud” nasce con l’obiettivo di valorizzare soprattutto le eccellenze olearie calabresi, ma anche l’intero patrimonio agroalimentare del Sud Italia, offrendo uno sguardo ampio e contemporaneo su un settore che in Calabria trova uno dei suoi punti di forza più rilevanti: con 180 mila ettari di oliveti e un mosaico di cultivar autoctone riconosciute anche attraverso numerose Dop e Igp, la regione si conferma infatti tra le protagoniste assolute della produzione nazionale. Le due giornate, con ingresso gratuito dalle 10 alle 22, saranno animate da un fitto programma che alternerà momenti di approfondimento con studiosi ed esperti del settore, percorsi di approfondimento dedicati all’assaggio e agli impieghi dell’olio nel benessere e nella cosmesi, show cooking curati da chef di primo piano. Spazio, inoltre, alle nuove frontiere relative ai diversi utilizzi dell’olio, ma anche ad attività che coinvolgeranno famiglie e bambini.
“La fiera dell’olio approda finalmente in Calabria. Con Sol and the City Sud – afferma il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto – vogliamo valorizzare le nostre eccellenze e dare visibilità a un settore che rappresenta identità, cultura e sviluppo per tutto il territorio. Sol and the City Sud, nata da una costola di SOL Expo – la storica manifestazione internazionale dedicata all’olio extravergine, da quest’anno autonoma rispetto a Vinitaly – è un appuntamento strategico per promuovere la qualità dell’olio calabrese e l’intero comparto agroalimentare. Un evento che apre le porte a produttori, famiglie, appassionati ed esperti. L’olio della nostra regione merita una vetrina nazionale e internazionale. L’iniziativa del 19 e 20 dicembre all’Ente Fiera di Catanzaro è un passo concreto e deciso proprio in questa direzione”.
Expo a Verona ospita l’hub internazionale dell’olio extravergine di qualità, una piattaforma permanente che unisce produzione, cultura e salute e che vive tutto l’anno anche attraverso format territoriali come Sol and the City Sud. “La tappa di Catanzaro– spiega Federico Bricolo, presidente di Veronafiere – va esattamente in questa direzione: valorizzare le eccellenze olearie locali e del Mezzogiorno, mettere in rete i produttori con buyer, ristorazione e turismo e avvicinare il grande pubblico a un consumo dell’olio sempre più consapevole. Come Veronafiere crediamo che l’olio sia uno straordinario ambasciatore dell’identità italiana e vogliamo accompagnarne la filiera nella crescita sui mercati esteri, puntando su qualità, sostenibilità e innovazione”.
Un appuntamento che celebra il dialogo fra tradizione e innovazione e che rafforza il ruolo della Calabria come territorio dinamico e strategico nella promozione delle sue filiere d’eccellenza.
“Con Sol and the City Sud – aggiunge l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo – vogliamo dare un segnale forte: l’olio calabrese è un patrimonio che merita di essere raccontato e valorizzato. La nostra regione ha una storia millenaria legata all’olivicoltura e oggi, grazie all’impegno dei produttori e alle politiche di sostegno, possiamo offrire al pubblico un evento che unisce cultura, innovazione e promozione. Catanzaro diventa così capitale dell’olio, con una fiera che guarda al futuro e che rafforza l’identità agricola e alimentare del Sud Italia”.
“Accogliamo con grande entusiasmo questo nuovo evento al PalaColosimo – dichiara il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita -, una struttura che negli ultimi mesi si è affermata come punto di riferimento regionale, e non solo, per le principali fiere e manifestazioni. L’appuntamento di dicembre si aggiunge a quelli che abbiamo ospitato con successo nei mesi scorsi, contribuendo a rendere Catanzaro un centro sempre più importante per il sistema fieristico del Sud Italia e un polo attrattivo per eventi di rilevanza nazionale. È la conferma di una città che cresce, si apre e investe sulla qualità”.
“Ci saranno circa cento aziende provenienti non solo dalla nostra regione, ma anche dalla Campania e dalla Basilicata – evidenzia infine Fulvia Michela Caligiuri, direttore generale di Arsac – insieme ad una nutrita presenza di organizzazioni datoriali. L’obiettivo è creare una grande vetrina per l’olio calabrese, far conoscere le nostre eccellenze e mettere al centro un prodotto identitario, dalle qualità straordinarie”.
ROMA (ITALPRESS) – Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha inaugurato il nuovo pronto soccorso e il blocco operatorio dell’ospedale Santissimo Gonfalone di Monterotondo. I lavori di ristrutturazione e potenziamento della struttura hanno riguardato 520 metri quadrati e sono stati finanziati con oltre 5 milioni di euro. Grazie a questo intervento il pronto soccorso dell’ospedale Santissimo Gonfalone di Monterotondo ha beneficiato di un incremento degli spazi, per rispondere alle esigenze di una medicina in continua evoluzione e per migliorare l’efficacia delle cure.
I lavori, è stato spiegato, hanno consentito di ottenere un consistente ampliamento dei posti letto per acuti, in sostituzione del reparto di lungodegenza, con l’attivazione di 6 posti letto di Medicina d’urgenza e di ulteriori 4 posti di medicina generale, arrivando a complessivi 24 posti letto. Attraverso questa nuova rimodulazione, il “Gonfalone” di Monterotondo ha effettuato un importante upgrade della sua capacità assistenziale, finalizzato a una presa in carico di maggiori complessità derivanti dal circuito dell’emergenza-urgenza, creando un nodo della rete emergenza in grado di gestire patologie complesse e riducendo, così, la pressione sugli ospedali della Capitale; organizzare il pronto soccorso con percorsi assistenziali per intensità e complessità delle cure, attraverso 7 aree: sala d’attesa, triage, bassa intensità, media intensità, alta intensità, holding area, area paziente potenzialmente infettivo; creare una nuova sala d’attesa, che rappresenta il punto di accoglienza, in diretta comunicazione con l’Area Triage, facilitando, così, il flusso e l’orientamento dei pazienti.
Prevista una postazione di vigilanza per garantire la sicurezza del personale; creare una postazione per l’umanizzazione delle cure che fornisca informazioni e sostegno ai familiari dei pazienti, facilitando l’interazione con la struttura; un triage suddiviso in zona di front office e di valutazione avanzata: separate, ma connesse per garantire la continuità del percorso di valutazione; un’area a bassa intensità che si occupa dei pazienti deambulanti, classificati con codici bianchi, verdi e azzurri, e prevede spazi dedicati anche per l’assistenza pediatrica.
Nell’area c’è una sala polivalente per i colloqui con i familiari, l’assistenza di pazienti con patologie psichiatriche e la presa in carico di episodi di violenza di genere; un’area di media intensità dedicata alla gestione dei pazienti classificati con i codici gialli e azzurri, con una sala per le visite d’emergenza comunicante con le postazioni di triage avanzato. Le 2 postazioni consentono un monitoraggio avanzato, centralizzato e visibile anche in telemetria dal bancone di lavoro. Previsti il supporto gas medicali e la scalabilità delle postazioni, che consentono una rapida gestione di eventuali aggravamenti clinici; un’area ad alta intensità, configurata come open space, concepita per la gestione immediata e intensiva dei pazienti critici (codice rosso); stabilizzare il paziente potenzialmente infettivo in una stanza isolata, progettata anche per il massimo livello di biosicurezza.
ROMA (ITALPRESS) – È uno dei dischi più attesi del 2026 e l’annuncio ufficiale è finalmente arrivato: l’artista multiplatino Kid Yugi pubblicherà il suo terzo album in studio, “Anche gli eroi muoiono”, il 30 gennaio via EMI Records Italy/Universal Music Italia, in formato fisico e digitale. A partire da oggi sarà possibile pre-ordinare in anteprima dallo shop ufficiale di Universal Music Italia: il vinile versione “FUNERALE EDITION” (autografato e non) e il CD (autografato e non). A tutti i formati fisici è possibile abbinare l’esclusivo ‘taccuino’ che racchiude i testi e le illustrazioni dell’album. Da domani, i prodotti saranno resi disponibili per tutto il mercato. L’album arriva anticipato da un suggestivo trailer ambientato su un set cinematografico, in cui viene messo in scena il funerale dell’artista. La cinepresa segue i personaggi che si stringono intorno alla bara, mentre l’attore Filippo Timi recita un monologo e prima di traghettare gli spettatori verso un colpo di scena finale.
Il nuovo album di Kid Yugi ruota, come il progetto precedente, attorno ad un ‘concept’ ben definito: gli eroi sono le persone comuni, che dettano la trama delle proprie storie. Ma come tutte le storie, c’è sempre un inizio e c’è una fine. Il confine sottile tra bene e male, un’attenta analisi della società contemporanea, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, riferimenti letterari e cinematografici sono ancora i temi portanti della scrittura di Yugi, le cui barre sono tra le più originali e interessanti del panorama musicale italiano.
RABAT (MAROCCO) (ITALPRESS) – Il “Caftano marocchino: arti, tradizioni e saper-fare”è stato ufficialmente iscritto nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.
La decisione è stata adottata mercoledì a Nuova Delhi dal Comitato intergovernativo riunito per la sua 20esima sessione. Questo riconoscimento internazionale premia la ricchezza storica e culturale del caftano, considerato uno dei simboli più rappresentativi dell’identità marocchina.
Raffinatezza, creatività e maestria artigianale si intrecciano in questo indumento tradizionale tramandato da secoli e presente in tutte le regioni del Paese. L’UNESCO ha inoltre sottolineato il ruolo attivo del Marocco nella protezione del patrimonio immateriale e il suo contributo alla promozione del dialogo interculturale.