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Biodanza sociale e clinica: a Vicenza il nono forum internazionale

Il nono forum internazionale Biodanza sociale e clinica dal titolo “Amo dunque sono”, organizzato da Centro Gaja – Scuola di Biodanza di Vicenza, si svolgerà in città dal 25 al 28 maggio 2023.

L’evento gode del patrocinio del Comune di Vicenza ed è aperto a chiunque abbia interesse alla propria e altrui salute, avrà luogo all’hotel Viest e ospiterà congressisti e relatori provenienti da diversi Paesi, con l’intento di porre il focus sulla prevenzione e sul prendersi cura di se stessi, oltre che su metodologie di cura tramite la Biodanza.

Il forum è stato presentato, a Palazzo Trissino, dall’amministrazione, da Giovanna Benatti, formatrice internazionale direttore del Centro Gaja – Scuola di Biodanza Rolando Toro e da Andrea Spolaor, psicologo – psicoterapeuta familiare, direttore del centro diurno per la salute mentale “Davide e Golia – Cooperativa sociale M25”.

“La città ospita un evento dall’elevato valore che punta a far conoscere le aree di applicazione sociale e clinica della Biodanza – fa sapere l’amministrazione –. Il forum è rivolto a tutti, ma in particolare a quanti svolgono professioni sociali, sanitarie e educative, a familiari di persone con disabilità e caregivers. Un’occasione dunque per approfondire con esperti internazionali i temi della salute, dalla cura di se stessi fino alla prevenzione”.

La Biodanza è una modalità d’azione che da 30 anni è portata avanti dal Centro Gaja – Scuola di Biodanza Rolando Toro di Vicenza, impresa di promozione sociale (Aps) volta a promuovere la Biodanza come pedagogia di inclusione sociale e che 13 anni fa ha dato vita al forum biennale internazionale, la cui prima edizione fu tenuta a battesimo dall’ideatore di Biodanza, il professore Rolando Toro.

“Si tratta di uno spazio interattivo, esperienziale, pratico e formativo – spiega Giovanna Benatti, formatrice internazionale direttore del  Centro Gaja – Scuola di Biodanza Rolando Toro – dedicato a chiunque abbia a cuore l’arte di stare meglio. L’intento è quello di spostare l’attenzione dalla malattia o dal disagio alla persona e alle sue risorse, favorendo così una vera e propria “riabilitazione esistenziale”. Il forum ha conquistato un suo spazio a livello internazionale e Vicenza è vista come la capitale mondiale della Biodanza legata ai temi della pedagogia a mediazione corporea, del benessere integrato e dell’inclusione sociale”.

L’evento gode del patrocinio del Comune di Vicenza, dell’Ulss 8 Berica e del movimento ecologista Conscious Planet – Salva il Suolo, sostenuto da nove agenzie delle Nazioni Unite e dal Programma alimentare mondiale (WFP).

L’obiettivo del forum è quello di divulgare le aree di applicazione sociale e clinica del sistema Biodanza, delle quali è promotore e supervisore, fin dalla prima edizione, Andrea Spolaor, psicologo-psicoterapeuta familiare, direttore del centro diurno per la salute mentale “Davide e Golia – Cooperativa sociale M25” che dal 1999 ha seguito i gruppi vicentini di Biodanza clinica Davide e Golia.

I progetti di applicazione del sistema Biodanza sono molteplici:integrazione di anziani della terza e quarta età, immigrati, carcerati (area sociale); azioni per le famiglie volte alla prevenzione e ad interventi contro la violenza domestica e in ambito scolastico nell’educazione primaria e secondaria (area educazione); integrazione di bambini, adolescenti e giovani immigrati per la prevenzione del disagio minorile in quartieri a rischio(area educazione clinica); interventi per persone con disagio psichico medio e grave, disabilità e disturbi alimentari e del comportamento, disturbi neurologici, per la riabilitazione della tossicodipendenza, alcolismo, per la riduzione dello stress negli operatori clinici e sociali (area clinica).

Tra le finalità del forum anche quella di favorire la conoscenza e l’applicabilità della pedagogia sociale della motricità a medici di base, psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali e assistenti di comunità e insegnanti di educazione fisica, oltre che a genitori con figli disabili e con disagio psichico.

Per maggiori informazioni e prenotazioni: www.forumbiodanzasociale.org; 338 899 2362

 

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Fonte: Dal 25 al 28 maggio a Vicenza il nono forum internazionale Biodanza sociale e clinica , Comune di Vicenza

Moda e look nella Vicenza del XIX secolo

Anche nel corso dell’Ottocento la moda ed il look creavano un vero e proprio status symbol variegato e multiforme e sempre attento alle nuove e popolari tendenze. Anche Vicenza seguiva la moda dell’epoca.

In particolare erano presenti tre ditte (Panzoni, Carraro e Castellan) che vestivano i vicentini. Gli uomini più facoltosi erano soliti portare pantaloni, gilet, giacca, camicia, cravatta tipo foulard, soprabito, cappotto a falde, pastrani, cappelli di vario tipo, rigidi o di feltro colorati.

I convittori dell’aristocratico collegio San Marcello portavano la feluca (cappello retaggio settecentesco stile Napoleone) sotto il braccio. Nei contadini persistevano le “brache corte, i velluti e le tele grigie o tabari, mantelle”.

moda
Da alto sx: Le basette di Palmerston, Fedele Lampertico, Almericoda Schio, la soprano Giulia Grisi, lo storico Formenton, Mariano Fogazzaro

I preti indossavano “foggie attillate col tabarrino a striscia, col collettino di perline cilestri, e l’ampio tricorno”. Specialmente di moda era il taglio di capelli cosiddetto “alla Fieschi”, le basette “alla Palmerston”, baffi alla tedesca e pizzetto cosiddetto all’italiana. Per quanto riguarda l’universo femminile, foleggiava il “toupè alla Grisi” imitazione dell’acconciatura del soprano italiano Giulia Grisi.

I corsetti si chiamavano “alla Pompadour”, “all’Antonietta” e “alla Giuseppina”. Anche le donne portavano cappelli “all’Ernani” per la fama del bandito omonimo, soprattutto per esprimere ribellione, cosicché gli Austriaci lo dovettero vietare e poi si usavano berretti “alla Calabrese”, “alla Garibaldi” e “alla Bolivar” (patriota che lottò per l’indipendenza del Venezuela). Naturalmente c’erano cappelli femminili con pizzi e velette.

Gli abiti erano sempre di tendenza accompagnati da monili. Le mode allora, come le sete e le stoffe, duravano anni, a differenza delle odierne “che possono dirsi giornaliere”.

Di Loris Liotto da Storie Vicentine n. 7 marzo-aprile 2022


In uscita il numero di Maggio 2023
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“Notte della Taranta” al Comunale per New Conversations – Vicenza Jazz

Sabato 13 maggio 2023, alle 21 e 30 al teatro Comunale si esibirà l’Orchestra Popolare “La Notte della Taranta” nell’ambito del festival New Conversations – Vicenza Jazz. Il tradizionale concerto gratuito in piazza torna quest’anno a illuminare il festival per la prima volta dopo la pandemia, grazie allo specifico contributo di AGSM-AIM.

L’evento avrebbe dovuto svolgersi in Piazza dei signori, ma a causa del maltempo previsto per sabato 13 maggio 2023 il concerto gratuito è stato spostato.

Direttamente dal Salento, sbarca a Vicenza la celeberrima Notte della Taranta, con tutto il suo corteo di ballerini posseduti, danzatori indiavolati e il necessario contorno di cantanti e musicisti impegnati a scatenare un’apoteosi della danza coi loro ritmi di pizzica sempre più vorticosi, sino all’esorcismo finale.

Il flusso musicale della Notte della Taranta libera un’energia primordiale, a partire dalla sua chiave essenziale, il ritmo del tamburello, che permette a musicisti, danzatori e ascoltatori di vibrare in perfetta sintonia con la natura circostante. Viene così aggiornata e ricontestualizzata la funzione sociale e terapeutica della pizzica, chiamata a esorcizzare i mali di oggi.

L’Orchestra Popolare “La Notte della Taranta” è l’espressione ufficiale dell’omonimo e celeberrimo festival, inaugurato nel 1998 e diventato col tempo il più grande appuntamento dedicato alla musica popolare in Italia. La vasta risonanza anche internazionale raggiunta dalla Notte della Taranta ha rinnovato le fortune della pizzica, la musica tradizionale salentina, portandola a dialogare con altri linguaggi musicali. Importanti direttori e solisti vengono regolarmente convocati per rinnovare l’esuberante festa della danza salentina: tra i primi si sono succeduti Daniele Sepe, Joe Zawinul, Piero Milesi, Stewart Copeland, Ambrogio Sparagna, Goran Bregović, Carmen Consoli, mentre come guests dell’orchestra si sono ascoltati, tra i tanti, Fiorella Mannoia, Enzo Avitabile, Luciano Ligabue, Roberto Vecchioni, Emma, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Simone Cristicchi, Eugenio Finardi, Vinicio Capossela, Caparezza, Massimo Ranieri, Lucio Dalla, Morgan, Richard Galliano e innumerevoli esponenti delle musiche dal mondo, compresi Noa e il Buena Vista Social Club.

Attorno a questo momento particolarmente festivo, si disporranno numerosi altri appuntamenti. Alla Libreria Galla (ore 17) verrà inaugurata la mostra “She, Coltrane. Paintings for Alice” con i dipinti di Giorgia Catapano dedicati ad Alice Coltrane. Sarà presente l’artista, che dialogherà con Riccardo Brazzale e Giovanna Grossato. La mostra rimarrà poi aperta sino al 28 maggio. Gli intrecci tra jazz e altre forme artistiche continuano all’Odeo del Teatro Olimpico (ore 18:30) con “Note sui Sillabari”, su testo di Vitaliano Trevisan dagli scritti di Goffredo Parise, con Patricia Zanco (voce recitante) e il Marcello Tonolo Trio. E poi ancora alle Gallerie d’Italia, Palazzo Leoni Montanari (ore 22:30) con “Mito”, letture poetiche musicate dalla clarinettista Zoe Pia assieme alla pianista Cettina Donato.

Il festival New Conversations – Vicenza Jazz 2023 è promosso dal Comune di Vicenza in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, in coproduzione con Trivellato Mercedes Benz, con AGSM AIM come sponsor principale e Acqua Recoaro come sponsor tecnico.

Le sorelle Labèque: due pianoforti all’Olimpico per New Conversation-Vicenza Jazz

Nell’ambito di New Conversation-Vicenza Jazz, domenica 14 maggio 2023 le sorelle Katia e Marielle Labèque debuttano al Teatro Olimpico di Vicenza grazie alla collaborazione con la Società del Quartetto. Metà francesi, metà italiane, le “cattive ragazze” del pianoforte possiedono un repertorio che spazia dal barocco al rock, con frequenti incursioni nel jazz. Programma sognante con gli amatissimi francesi Debussy (Épigraphes Antiques) e Ravel (Ma Mère l’Oye), l’ultimo Schubert e le Songs da West Side Story di Bernstein.

Considerate dal New York Times e da gran parte della critica “il miglior duo pianistico del panorama internazionale”, Katia e Marielle Labèque suonano assieme da quando avevano rispettivamente 5 e 3 anni, grazie agli insegnamenti impartiti da Ada Cecchi, la loro mamma, raffinata pianista originaria di Torre del Lago.

Da piccole bisticciavano tantissimo, accusandosi reciprocamente di rubarsi spazio sulla tastiera. Ma quando, al concerto finale del Conservatoire de Paris, la giuria attribuì a entrambe l’ambitissimo Primo Premio, capirono che suonare assieme sarebbe stata la loro strada.

In 50 anni di attività concertistica il duo si è esibito ovunque esplorando l’intero repertorio a quattro mani e per due pianoforti, da Bach agli autori contemporanei. Il segreto di una simbiosi pressoché unica nel panorama musicale internazionale sta forse nel fatto che le due sorelle sono come il giorno e la notte: Katia, la maggiore, è tutta dinamismo ed esuberanza, mentre la più giovane Marielle è più riflessiva e romantica.

Le “sorelle terribili” hanno inciso 60 dischi, si sono esibite nei più importanti teatri e con le più rinomate orchestre del mondo (dai Berliner alla Gewandhaus, dalla New York Philharmonic alla Concertgebouworkest) dirette da personaggi come Mehta, Dudamel, Ozawa, Pappano, Prêtre e Rattle. Senza contare il rapporto molto stretto con compositori come Berio, Ligeti, Messiaen, Boulez e con artisti tutt’altro che classici come Sting, Chick Corea, Miles Davis, Herbie Hancock e Madonna, solo per citarne alcuni.

Il sognante programma proposto da Katia & Marielle Labèque per il loro debutto in terra vicentina inizia con le atmosfere rarefatte delle Six épigraphes antiques di Claude Debussy, pezzi dalla sonorità “sospesa” datati – nella versione per pianoforte a quattro mani – 1914 e ispirati alle “Chansons de Bilitis” dell’amico poeta Pierre Louÿs. Proseguendo sullo stesso filone sognante, le sorelle italo-francesi propongono poi la Fantasia in Fa minore Op. 103 scritta da Franz Schubert a pochi mesi dalla prematura morte. Autentica poesia sonora dedicata alla contessa Carolina Esterházy, la Fantasia presenta una sequenza di quattro movimenti collegati da un sottile gioco di tonalità: Fa minore per il primo e l’ultimo, Fa diesis minore per i due centrali.

La seconda parte del concerto si apre sulle note di Ma Mére l’Oye di Ravel, una raccolta di cinque pezzi ispirati a libri per l’infanzia di Perrault, di Madame d’Aulnoy e di Madame Leprince de Beaumont. L’infanzia evocata da Ravel è quella delle fiabe, dove momenti avventurosi e fantastici si alternano a passaggi nei quali prendono il sopravvento paura e smarrimento.

Il gran finale è affidato all’arrangiamento per due pianoforti (di Irwin Costal) dei brani che hanno contribuito al successo planetario del musical West Side Story che Leonard Bernstein scrisse alla metà degli anni Cinquanta. Fra le sette “songs” che le sorelle Labèque eseguiranno sui due grancoda Steinway posizionati al centro del palcoscenico olimpico ascolteremo le celeberrime Maria, America e Tonight.

Le prigioni di Mossano: uno dei posti più misteriosi dei Colli Berici

Le prigioni di Mossano sono sicuramente uno dei posti più belli e misteriosi dei Colli Berici. Possiamo solo ipotizzare che alla base della costruzione ci fosse la volontà di creare un edificio molto elegante di rappresentanza, ma allo stesso tempo sicuro.

In realtà ci sono tantissime ipotesi riguardo a cosa potesse servire: la più accreditata rivela la necessità di protezione di chi viveva in questo posto. Molto probabilmente era un posto di guardia, dove risiedevano soldati alla difesa del territorio di Vicenza, ma un’altra ipotesi collega la costruzione al vescovo vicentino: probabilmente era un punto d’appoggio per la riscossione della decima che gli spettava, dato che la valle era una vera e propria industria dotata di dodici mulini ad acqua che macinavano il grano.

Le origini delle attività risalgono al 980 d.C., poi c’è stata una ristrutturazione tra il 1380 e il 1400, e nel 1933 lo Stato italiano lo ha dichiarato patrimonio protetto. Il nome di prigioni probabilmente deriva dal fatto che è stato costruito da prigionieri, ma non sembra aver mai svolto effettivamente la funzione di carcere.

Di Adriana Craciun da Storie Vicentine n. 7 marzo-aprile 2022


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1848: le eroine della rivoluzione vicentina

Già dall’aprile del 1848, molte donne si erano offerte al ruolo di infermiere per assistere i feriti provenienti dalla Battaglia di Sorio. Altre si erano arruolate come combattenti durante la rivoluzione vicentina del 1848.

Tra le infermiere figurano: Teresa Barrera Fogazzaro, madre del romanziere Antonio Fogazzaro, Loredana Persico, moglie del nobile Nievo, Teresa Mosconi, consorte del nobile Alessandro Capra, senza dimenticare Drusilla Dal Verme, moglie di Luigi Loschi, membro del Comitato Provvisorio per la difesa di Vicenza. Tra le combattenti, invece, ricordiamo in primis Maria Tagliapietra, giovane donna intrisa di amore patrio ma anche, forse, come in altri casi, donna innamorata di un partecipante Crociato e per questo motivo spinta a seguirlo nell’impresa.

Maria Tagliapietra rivestiva il ruolo di vessillifera, portando fiera il tricolore e, intrepida al suo posto di lotta, si distinse nei combattimenti. Un’altra eroina fu la genovese Giacinta Luchinati, che rivestiva il ruolo di caporale nella Legione Universitaria di Roma e si battè valorosamente non solo a Vicenza ma anche a Cornuda (TV).

Si precisa che, da fonti dell’epoca, le donne collaborarono proficuamente pure nello sgombero della polveriera, sita nel Castello scaligero della Rocchetta, presso l’attuale biforcazione tra Viale Mazzini e Via Carlo Cattaneo, la notte tra il 23 e 24 maggio 1848. Così, i 250 barili di polvere da sparo, rotolando in fretta e furia con le munizioni furono trasferiti al riparo alla base della Torre di Piazza dei Signori e nei sotterranei della Basilica Palladiana. Le stesse donne aiutarono alla realizzazione materiale delle barricate nei punti strategici della difesa sia tra le mura cittadine che negli avamposti.

Un quadretto scenico che si evince dalle testimonianze storiche, è quello che “dalle finestre illuminate sporgevansi le donne che coi gesti e colla voce incoraggiavano i cittadini e i soldati a combattere, mentre le campane suonavano a distesa”. In quei frangenti le donne di tutti i ceti sociali preparavano il vitto e alloggiavano i combattenti, istituendo anche dei veri e propri ospedali da campo.

Di Loris Liotto da Storie Vicentine n. 7 marzo-aprile 2022


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Christian Manuel Zanon, l’artista in mostra a Vicenza per Passo a Due

Le opere dell’artista Christian Manuel Zanon sono protagoniste di PASSO A DUE, mostra a cura di NUMA Contemporary presso l’Atelier L’IDEA di M. Luisa Amatori, in Piazza dei Signori a Vicenza, aperta al pubblico dall’11 maggio al 17 giugno 2023. L’inaugurazione della mostra si terrà giovedì 11 maggio alle ore 18.30, accompagnata dalla performance “Passo a due”.

La mostra racchiude in sé l’idea dell’artista di scardinare il principio di autoreferenzialità in favore di un percorso d’assieme, dove la relazione con l’opera e con il pubblico sono almeno due delle forze in gioco. L’espressione “PASSO A DUE” fa riferimento alla sequenza di un balletto, o una parte di coreografia, in cui il virtuosismo dei due più capaci interpreti si esprime alla sua massima potenza. L’esperienza artistica non è mai esclusivamente una questione personale, ma un dialogo con l’altro, sia esso la propria musa, il pubblico, la critica, il sistema dell’arte.

Determinante è la relazione con il luogo, con la sua storia: nelle stanze dell’Atelier L’IDEA, che accolgono e divulgano la ricerca trentennale di M. Luisa Amatori, Christian Manuel Zanon mette in gioco la propria opera in un contesto “innovativo per tradizione”, in un contrappunto fatto di cenni e richiami, colori e parole nutriti dai necessari silenzi.

Nelle sale dell’Atelier che si affacciano su Piazza dei Signori, trovano ospitalità oltre venti lavori che esprimono i concetti cardine della ricerca autoriale dell’artista: la predilezione per la carta, materiale d’elezione nella pratica artistica di Christian Manuel Zanon, presente in lavori di piccolo formato ma di grande eleganza quali i paesaggi astratti di Linea O e i Capricci; l’espressività semantica delle riverberanti Milonghe; la delicatezza del gesto che emerge “tono su tono” nell’evoluzione delle Grammatiche bianche (la serie di tre in “Zanni”).

Nelle opere di più grande formato, come i ready made delle due Discrasie, l’artista gioca con l’alterazione della percezione visiva, dando vita a nuove suggestioni.

La natura è intesa come fonte di incessante ispirazione, e l’opera scultorea “A come Padre (Albero)”, nella sua “precaria stabili tà”, ne è un elevato esempio, specchio del tempo presente. La natura con i suoi incredibili dettagli e le sue leggi strutturali e cicliche è sempre madre dei più dolci insegnamenti poetici.

Christian Manuel Zanon
Papaveri – Christian Manuel Zanon

Anche l’ariosa installazione di “Papaveri” rimanda alla sincerità semplice e disarmante della Natura. Una fioritura di punti rossi, dove la sintesi della forma prova ad esprimere l’estremo desiderio di felicità che, per l’artista, non è altro che un generoso imprevisto tintinnante.

L’artista, CHRISTIAN MANUEL ZANON (Padova, 1985) fonde la pratica artistica all’approccio filosofico. Gregario pensatore contraddittorio, si forma all’Accademia di Belle Arti di Venezia secondo una direttrice estetica, poi ripresa come filosofia teoretica presso Ca’ Foscari di Venezia. Presso l’UdK di Berlino approfondisce questioni inerenti la comunicazione visiva e la poesia sperimentale. Si confronta con l’immagine fotografica alla Fondazione Studio Marangoni di Firenze ed in seguito allo IUAV di Venezia.

Come autore interroga il frammento, non ancora persuaso che questo possa essere l’indicatore di paesaggi e passaggi ulteriori. Dal 2011 al 2015 realizza 3 mostre personali presso la Galleria Upp di Venezia (“In cambio del Silenzio”), la Galleria Artericambi di Verona (“Slow-Motion”) e la Galleria Fuoricampo di Siena (“Lotteria Immanuel”).

Nell’ambito dell’attività della Collezione AGI Verona partecipa ad importanti rassegne museali quali “La Sottile Linea del Tempo” (Museo Miniscalchi Erizzo, Verona, 2015. A cura di Marinella Paderni) e “Che il Vero possa confutare il Falso” (Palazzo Pubblico, Santa Maria della Scala e Accademia dei Fisiocritici, Siena. A cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori). E’ stato ospite con sentite esposizioni personali in spazi indipendenti e di ricerca quali Marselleria, Milano: “Mantra Milano”, 2015. Segue, nel 2020, alla Fondazione Coppola di Vicenza: “Pretesto Perpetuo” nell’ambito della rassegna “Nuove Frontiere del Contemporaneo”. Sempre nel 2020 la Fondazione Coppola manda in stampa SOLO 13, prima monografia dedicata all’autore, con testi di Ilaria Gianni.

Nel 2020 è alla Galleria Massimo Ligreggi con la personale “Curiosa, Gelosa”, e con l’opera “Pavone” ospite alla GAM di Torino in occasione di “Stasi frenetica – Artissima 2020”.

Nell’aprile 2021, Studio La Città (Verona) ospita “Come punti di un rosso sgualcito, ricordi?”, personale dedicata alla radicale povertà del papave

Nel 2022 espone la personale “Abbrivio” presso NUMA art gallery a Vicenza, e nel dicembre dello stesso anno è parte del progetto di musica contemporanea “Musica Aperta” del Trio Transmitter, con l’esposizione dell’opera/partitura “Lembi scabrosi” per la prima assoluta, presso la Kunstraum Niculescu di Berlino.

“Notte europea dei Musei”: a Vicenza musei aperti ed eventi

Sabato 13 maggio ritorna l’ormai tradizionale appuntamento con la “Notte europea dei Musei” a cui i Musei Civici di Vicenza aderiscono.

L’iniziativa è promossa dal Ministero della cultura francese, con il patrocinio dell’Unesco, del Consiglio d’Europa e dell’ICOM – International council of museum, coinvolge tutti i musei d’Europa con l’obiettivo di valorizzare l’identità culturale europea in tutti i Paesi dell’Unione e si svolge da 19 anni il sabato sera più vicino all’International Museum Day (ICOM) del 18 maggio.

A Vicenza, il Teatro Olimpico, il Museo civico di Palazzo Chiericati, le Gallerie di Palazzo Thiene, il Museo Naturalistico Archeologico rimarranno aperti con orario continuato fino alle 22 (ultimo ingresso 21.30) e l’accesso sarà possibile con biglietto ridotto dalle 17 in poi.

Si potranno visitare due mostre ad ingresso gratuito: alle Gallerie di Palazzo Thiene la mostra fotografica “Blank generation – il punk di New York all’ombra del Palladio” di Roberta Bayley e Godlis, che chiuderà domenica 14 maggio; al Museo civico di Palazzo Chiericati “Gli amici della gaia gioventù. Arte e poesia a Vicenza dal 1930 al 1950“.
Al Museo Naturalistico Archeologico è in corso la mostra “Palafitte e piroghe del Lago di Fimon”, compresa nel biglietto di ingresso al museo.

In Basilica palladiana il servizio bar nella terrazza sarà aperto dalle 19 all’una di notte (ingressi con biglietto intero di 2 euro per i residenti fuori provincia o il biglietto ridotto di 1 euro per residenti di città e provincia. Gratuito per bambini e ragazzi fino ai 17 anni. A disposizione un abbonamento da 10 euro con validità di 6 mesi dalla data di acquisto, utilizzabile solo in orario serale).
La mostra “I creatori dell’Egitto eterno”, nel salone della Basilica palladiana, chiuderà un’ora prima, alle 18, per consentire la messa in sicurezza dei reperti più fragili in vista del grande concerto delle 21.30 in piazza dei Signori.

Durante la Notte dei Musei, infatti, il Comune di Vicenza propone il tradizionale concerto gratuito del festival New Conversations – Vicenza Jazz: dal grande palco allestito in piazza dei Signori dalle 21.30 si esibirà l’Orchestra Popolare “La Notte della Taranta” con tutto il suo corteo di ballerini, danzatori, cantanti e musicisti coi ritmi di pizzica sempre più vorticosi.

Un altro evento inserito nel Vicenza Jazz è in programma nel tardo pomeriggio all’Odeo del Teatro Olimpico alle 18.30: “Note sui Sillabari”, su testo di Vitaliano Trevisan dagli scritti di Goffredo Parise, con Patricia Zanco (voce recitante) e il Marcello Tonolo Trio.

Informazioni e biglietti Musei civici: l’Ufficio informazioni e accoglienza turistica in piazza Matteotti rimarrà aperto fino alle 21.45, 0444320854, [email protected], https://www.museicivicivicenza.it/it/ (https://www.comune.vicenza.it/cittadino/scheda.php/42724,217959)

Partecipano alla Notte dei Musei anche alcuni dei musei partner del circuito museale.

Le Gallerie d’Italia – Vicenza prevedono l’apertura straordinaria dalle 20 alle 24, con biglietto speciale a 1 euro. Durante la serata verranno proposte varie attività: Sulle tracce dei miti”, visite guidate alla scoperta del palazzo e delle antiche trame che lo abitano alle 20.30, 21.30 e 22.30; “Family Lab. Miti a palazzo” appuntamento per bambini dai 5 ai 12 anni (età consigliata) dalle 10.30 alle 23, con personaggi che popolano le sale di Palazzo Leoni Montanari e che narreranno le loro storie sfidandosi a colpi d’imprese eccezionali, in attesa di scoprire chi è il più mitico di tutti.
Alle 22 è in programma Il Mito. Un incontro tra musica, poesia e arte“: prima presentazione del disco “Mito” ispirato ai miti greci, di Zoe Pia (clarinetto, launeddas) & Cettina Donato (pianoforte), con letture tematiche di testi poetici a cura di Marco Fazzini. Evento realizzato in occasione di Vicenza Jazz 2023 The Other Side, l’altra metà del jazz, in collaborazione con The ArtsBox Vicenza (ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili).
Inoltre, saranno a disposizione dei visitatori, la mostra recentemente inaugurata EX | Illustri X Elena Xausa, il progetto scientifico e didattico Argilla. Storie di viaggi e le collezioni permanenti di icone russe e arte veneta del Settecento. Informazioni: [email protected]

In occasione della mostraRaffaello. Nato architetto, aperta fino al 9 luglio, il Palladio Museum propone “Buona notte Raffaello! un’iniziativa per bambini dagli 8 ai 12 anni dedicata al grande artista e architetto del Rinascimento. I giovani “architetti” esploreranno palazzo Barbarano e le architetture di Raffaello in modo insolito: di notte, a porte chiuse. Un laboratorio approfondirà in modo divertente e creativo un tema legato alla mostra e ai partecipanti sarà data la possibilità di “vivere” palazzo Barbarano come al tempo di Palladio, svolgendo diverse attività e dormendo nei suoi spazi. L’iniziativa si svolgerà da sabato 13 alle 20.30 a domenica 14 maggio alle 9.
Costi e programma: www.palladiomuseum.org

Notte Europea dei Musei, Vicenza: https://www.comune.vicenza.it/vicenza/eventi/evento.php/34464
Il sito ufficiale della manifestazione europea è: https://nuitdesmusees.culture.gouv.fr/
Tutti gli eventi si trovano anche a questo link.

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Fonte: Comune di Vicenza

Toni Giuriolo: il ricordo di un ragazzo comune, con una vita ispirata all’ottimismo

Il 12 dicembre 1944, all’età di trentadue anni, Toni Giuriolo affrontò consapevolmente una dura morte, colpito da un proiettile al petto, per cercare di salvare un compagno di soli 18 anni, Pierino Galiani, ferito da una raffica di colpi giunti dritti alle gambe. Un momento di oscura violenza, di esecuzione sommaria.

Quali furono i suoi pensieri, dove rivolse il suo sguardo chiaro o le voci che sentì prima di abbandonarsi al sonno carezzevole della morte, possiamo solo immaginarlo nel crescendo di un dolore che lo dilaniò. La paura ripiegava su sé stessa lasciando il suo corpo sanguinante; fra l’odore acre di spari giungeva il buio e il freddo. L’arditezza temeraria lo aveva incoraggiato e le più dure fatiche materiali non lo avevano piegato, ma adesso sprofondava nell’erba e la terra frenava la sua volontà di rialzarsi e correre.

Forse, Toni Giuriolo non perse la speranza, aspettò che i compagni gli cingessero il collo e gli fasciassero il viso nell’atto di quell’abbraccio che lo avrebbe sollevato e portato via da quel luogo nefasto, sottraendolo alle mani furibonde dei tedeschi, uomini irascibili, violenti e brutali che giunti in ricognizione dopo gli scontri a fuoco, gli fissarono un ordigno carico ad una gamba, per provocare l’esplosione e la lacerazione delle sue membra, o dei compagni che l’avrebbero soccorso.

Un gesto ignobile e vile che ha dell’assurdo, ma che può ben rappresentare l’odio di quegli anni privi di raziocinio dove uomini più potenti o più armati erano protagonisti di tristi ruoli sociali, basati sulla sottomissione di altri uomini, in un dominio patetico fatto di ostilità e irragionevolezza. Toni Giuriolo era un ragazzo comune, con una vita ispirata all’ottimismo, fondata sull’educazione e sull’esempio, ricca di consapevolezza, impegnata da passioni, sentimenti, speranze e vissuta con assoluto rispetto per il prossimo e il mondo.

Attraverso lo studio e la lettura, ma anche l’educazione familiare, la sua personalità si sviluppò pienamente e vigorosamente; le intuizioni e le idee avrebbero fatto di lui, l’uomo che è divenuto ma che non è riuscito ad avere la piena e definitiva attuazione di quella vita, che tutti gli esseri umani si prefiggono – per la logica stessa del vivere – mancando, a causa della precoce morte, quel tempo necessario a realizzare il proprio personale sviluppo.

D’aspetto esteriore me lo immagino come di una bellezza tipica della sua età, concentrato, assorto, fiducioso, pervaso da dignitosa onestà, lealtà e profondo senso della misura; immagino la liricità essenziale del suo essere in rapporto con gli altri, l’immenso lavoro di ricerca sui libri, la vaga idea di grazia di uno sguardo chiaro e gentile nel suo approccio con il mondo. Con la sua disposizione d’animo volta al bene, Toni Giuriolo, rafforzava e perfezionava la determinatezza quotidiana delle sue scelte e delle sue ideologie e per questo rifiutò con volontà risoluta, di prendere la tessera del Partito nazionale fascista, e da persona che non sa darsi pace, nel carattere e nei sentimenti, si oppose a ogni forma di avvilimento morale e all’incombere minaccioso di quel malessere malvagio, chiamato nazifascismo.

L’abito semplice ed essenziale della sua anima, era una camicia a maniche lunghe con ampie tasche sul petto, pantaloni e scarponcini; una divisa mezza di partigiano e mezza di soldato. Abbandonò la sua famiglia e tutte le sue ambizioni, per dedicarsi completamente agli avvenimenti politici – militari della Resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale. L’impegno assunto da Toni, di opposizione al regime fascista significò concretamente, dover rinunciare alla propria identità: firmava le recensioni ai libri sotto falso nome, aveva un documento d’identità con false attestazioni, gli fu negato l’insegnamento pubblico perché l’iscrizione al Partito fascista era necessaria per ottenere un posto nell’amministrazione statale.

A dispetto di questo dato momento, Toni, non si arrese e sentiva come necessario lo svolgimento di qualche azione seppur penosa, dura e dall’esito incerto e rischioso: antepose alla sua vita, con grande coraggio, la partecipazione alla lotta armata con i partigiani.

Iniziò con la politica, che il quel periodo si ridestava da uno stato di inerzia assoluta; scriveva per Giustizia e libertà, il foglio del Partito d’Azione (PdA) un’associazione volontaria di cittadini impegnati politicamente, appartenente a gruppi legati al liberalismo progressista e al socialismo. In quel periodo o immediatamente dopo, vennero elaborati nuovi programmi per altrettante formazioni: la Democrazia cristiana (Dc), Il Partito liberale (Pli), il Partito repubblicano (Pri), il Partito socialista di unità proletaria (Psiup), la Democrazia del lavoro e il Partito comunista (Pc), che riuscì a riproporsi con cognizione, dopo la liberazione di molti Capiguida dal carcere. I rappresentati di questi partiti, si riunirono a Roma, immediatamente dopo l’8 settembre del ‘43, e istituirono il Comitato di liberazione nazionale (Cln) con lo scopo di incitare e far sorgere moti di ribellione nell’animo della popolazione, affinché potesse partecipare attivamente e numerosa alla lotta armata. I partiti del Cln rappresentavano politicamente i gruppi di partigiani che si aggregarono in base alle loro scelte politiche: con le Brigate Garibaldi i comunisti, con la formazione di Giustizia e Libertà il Partito d’Azione, con le Brigate Matteotti i socialisti, cattolici, liberali e bande autonome.

Toni Giuriolo

In Veneto viene a costituirsi il Comitato di liberazione nazionale regionale veneto (Clnrv), con lo scopo e con l’intenzione di configurare un’azione efficace, ed è in tale circostanza che viene assegnato a Toni, il coordinamento delle forze partigiane nel Bellunese, dove egli rimase per cinque mesi. Toni impiegò tutta la sua operosità e il suo contributo per l’unificazione delle forze combattenti, cercando sempre di rispondere alle funzioni per cui era stato incaricato e sforzandosi di attenuare le difficoltà, le criticità e lo scetticismo reattivo da parte di gruppi autonomi, nell’accettare l’autorità dell’esecutivo regionale. La scelta di divenire un combattente, per Toni, è nata dalla sua volontà di non rifuggire dal lottare con ogni mezzo per i propri ideali; si era già esposto ai rischi e ai pericoli e aveva vissuto anni senza alcuna garanzia perché la clandestinità durante il periodo fascista era la condizione per essere liberi. La scelta dello scontro e del contrasto duro e violento fu la sola opzione possibile per opporsi al potere e alle sue istituzioni. Toni lascia Vicenza, qualche giorno prima che le truppe tedesche occupassero la città, l’undici settembre del ‘43. Il suo corpo farà ritorno il venticinque giugno del ‘45, dopo sedici mesi vissuti incessantemente fra Udine, Belluno, Asiago e Lizzano in Belvedere dove guidò la formazione partigiana “Matteotti”.

In questo lunghissimo tempo, fu testimone di feroci rastrellamenti, ritorsioni violente e indiscriminate con la quale le forze tedesche occupanti operavano, sfogando la loro insoddisfazione e il loro risentimento. Affrontò la dura e spietata perdita dei compagni, egli stesso aveva una mano dolorante e quasi putrefatta che tenne avvolta in uno straccio di lana inzuppato di sangue per oltre due mesi, unica condizione che lo costrinse, di malavoglia a tornare a casa per farsi curare, in un brevissimo periodo. Preparazione alla lotta, combattimento: Imbracciare! Impugnare! Scaricare! Tiratori e soldati armati; offesa e difesa; il tiro continuo delle canne d’acciaio puntate sugli avamposti che divampano e bruciano con fragore, sotto l’azione di un fuoco che prosegue ininterrottamente, battendo, ferendo, fino a lasciar morire per poi piombare nella solitudine totale. Il suo ultimo inverno, coincise con il momentaneo arresto dell’offensiva anglo-americana. Il fronte italiano si bloccava lungo la linea gotica, fra Rimini e La Spezia e a novembre del ‘44, il generale inglese Alexander invitava i partigiani a sospendere la lotta, in un crescendo di discordanze e divergenze con le linee direttive e ideologiche del Cln e degli stessi partigiani, che proseguirono nelle loro azioni senza remora. Mancavano pochi mesi al verificarsi di quell’avvenimento tanto atteso e desiderato con impazienza timorosa e per lungo tempo: la pace. Il 25 aprile il Cln lanciava l’ordine di insurrezione generale, i tedeschi si ritiravano e l’Italia era finalmente libera.

Nel suo diario, nel ’42 Toni, ricordando la morte del padre, scriveva: “Eppure la mia costante aspirazione morale è di considerare gli altri come fine e non come mezzo”. I mezzi sono approssimativi, insufficienti, utili o indispensabili ma nulla di più. Per un attimo Giuriolo associa le personalità altrui a mezzi e strumenti che egli stesso possa usare come arricchimento ma poi, sposta la sua attenzione e il suo pensiero su ciò che realmente gli preme: considerare gli altri come il fine ultimo.

Il fine è il completamento, la conclusione necessaria, dopo molto tempo e sacrificio. È lo scopo, l’obiettivo, il risultato a cui tendiamo ogni giorno o che ci promettiamo di raggiungere, avvolte senza tregua e impegnando tutte le nostre forze. È la finalità ultima, costruita sulla base delle nostre motivazioni che giustificano ogni nostra decisione e comportamento; è l’istinto, la forza generatrice che ci spinge a considerare i limiti come valicabili. Considerare “gli altri” come il fine dà adito ad una via di comunicazione che tesse relazioni uniche e durature nel tempo tra gli individui.

Toni riuscì meravigliosamente a creare relazioni uniche con i suoi compagni e con le persone che ebbero modo di conoscerlo; i ricordi su di lui, parlano delle sue qualità abituali e caratteriali, delineando e tracciando con parole e a voce, l’indole buona e gentile della sua anima.

Credo che Toni sia stato eccellente in questo, se ancora vogliamo protenderci verso di lui nel desiderio di incontrarlo, fare conoscenza del suo pensiero e mantenerne vivo il ricordo.

Bibliografia

Le informazioni che sono contenute in questo articolo, sono state tratte da:

Antonio Trentin 1984, Antonio Giuriolo (un maestro sconosciuto), Neri Pozza Editore

Antonio Trentin 2012, Toni Giuriolo. Un maestro di libertà, Cierre Edizioni

Renato Camurri 2016, Pensare la Libertà. I quaderni di Antonio Giuriolo, Marsilio Editori

Manuale di Storia. L’età contemporanea a cura di, A. Giardina, G. Sabatuc- ci, V. Vidotto 2000, Editori Laterza.

di Mirella Tirenni da Storie Vicentine n. 7 marzo-aprile 2022


In uscita il numero di Maggio 2023
distribuito nelle edicole del centro e prima periferia e agli Abbonati
Prezzo di copertina euro 5
Abbonamento 5 numeri euro 20
Over 65 euro 20 (due abbonamenti)

Contemporary Clarinet Summit, al Conservatorio Pedrollo di Vicenza tre giornate di workshop

L’evento Contemporary Clarinet Summit avrà luogo al Conservatorio musicale Arrigo Pedrollo di Vicenza per tre giornate di workshop coronate da un grande concerto finale aperto al pubblico. L’iniziativa ha registrato l’iscrizione ai workshop di più di 80 partecipanti provenienti dall’Italia e dall’estero.

Il merito del successo risiede sicuramente nell’importanza degli artisti coinvolti, tra i quali spiccano Gianluigi Trovesi e Louis Sclavis.

Il concerto finale, previsto per le 20.30 di sabato 13 maggio presso la Sala Concerti “M. Pobbe” del Conservatorio, è ad ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per il concerto è possibile chiedere la prenotazione scrivendo a [email protected] entro venerdì 12 Maggio (la prenotazione si intende effettiva solo previa conferma di disponibilità da parte dell’ufficio prenotazioni).

Al concerto parteciperanno due fra i più autorevoli e artisticamente produttivi nomi della musica e del clarinetto creativo internazionale, Gianluigi Trovesi e Louis Sclavis e alcuni fra i più originali, interessanti e riconosciuti musicisti clarinettisti attivi nel mondo dell’improvvisazione e della musica creativa riuniti nell’ Italian Bass Clarinet Circus: Achille Succi, Marco Colonna, Mirco Mariottini, Simone Mauri, Adalberto Ferrari, Andrea Ferrari e Rossano Emili.

Nelle giornate del Summit è prevista l’esposizione di strumenti e accessori con possibilità di provare le novità delle marche esposte.

Il Summit, ideato dal Prof. Adalberto Ferrari, è realizzato in collaborazione con Henri Selmer – Paris, Daminelli Pietro, BAKUN.

PROGRAMMA
GIOVEDÌ 11 MAGGIO 
10:00-13:00
Andrea Ferrari 
Sfere creative: il suono dinamico 
La struttura e l’improvvisazione, un percorso fluido
(workshop dedicato alle scuole ad indirizzo musicale e licei musicali ospiti)
12:00-15:00
Simone Mauri 
Il clarinetto basso totale 
La loop station come mezzo esplorativo 
16:00-19:00
Mirco Mariottini 
L’improvvisazione come luogo
Il clarinetto fra tonalità e atonalità 
VENERDÌ 12 MAGGIO
9:00-12:00
Achille Succi 
Improvvisazione partendo dal linguaggio di Bach 
Come Bach sia stato un jazz man ante litteram. Come approcciarsi al jazz partendo dalla musica barocca 
13:30-16:30
Marco Colonna 
Improvvisazione come Architettura dei Materiali 
Improvvisazione come metodo compositivo, identificazione dei materiali e sviluppi di percorsi combinatori ed evolutivi delle matrici cellulari all’interno dell’improvvisazione 
SABATO 13 MAGGIO 
10:00-13:00
Andrea Ferrari 
Sfere creative: il suono dinamico 
La struttura e l’improvvisazione, un percorso fluido
(workshop dedicato alle scuole ad indirizzo musicale e licei musicali ospiti)
9:00-12:00
Gianluigi Trovesi  
Una storia creativa 
Come raccontare la musica con i clarinetti 
13:00-16:00
Louis Sclavis 
Everyone can improvise 
Approcci creativi 
20:30
Concerto del Contemporary Clarinet Summit
aperto al pubblico ad ingresso libero fino al limite di posti disponibili
Possibilità di prenotazione scrivendo alla mail [email protected]