martedì, Dicembre 2, 2025
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Massimo Parolin come Dan Brown? O viceversa?

(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 302, sul web per gli abbonati).

Riflessione semiseria su una strana coincidenza letteraria: è demoniaca?

Ma come, ci copiano? Il pensiero, spontaneo, è nato guardando la copertina dell’ultima pubblicazione di Dan Brown. Mi spiego.

Dan Brown ha pubblicato un nuovo libro, si intitola “L’ultimo segreto” ed è destinato ad essere un successo come tutti i libri pubblicati dall’autore del Codice da Vinci. E se a spingere al successo il Codice, nell’ormai lontano 2003, fu la “scandalosa” ipotesi – che tanto fece arrabbiare i religiosi – secondo cui Gesù era sposato con la Maddalena e avrebbe lasciato una discendenza arrivata fino ai giorni nostri, per i libri successivi il ripetersi delle grandi vendite è dato da una scrittura vivace, sempre in equilibrio tra presupposti storico-scientifici e teorie fantastiche, dalla scelta di ambientazioni artisticamente interessanti descritte con accuratezza, da intrecci sorprendenti e naturalmente dalla scelta dei personaggi: c’è un buono sicuramente buono, una bella che per un po’ non si capisce da che parte stia (di solito quella del buono), un cattivo sicuramente cattivo, uno che sembra cattivo ma in realtà è buono e uno che sembra buono ma in realtà non è il caso di fidarsi neanche un po’. Poi cambia la trama, ma il gioco rimane quello. Al successo letterario si è aggiunta anche la parallela produzione cinematografica, in particolare dei libri con protagonista il professor Langdon.

Dan Brown
Dan Brown

Personalmente, di Dan Brown apprezzo il fatto che in Italia esca tendenzialmente in autunno, così mi risolve il problema del regalo di Natale agli amici uomini. E no, non vuol dire che sia una lettura solo al maschile, ma ad una donna ci sono mille altre cose che si possono regalare.

A me, da lettrice, Dan Brown piace. Trovo geniali certe sue idee, apprezzo il suo modo di entrare subito in medias res, gli riconosco la capacità di sorprendere. Sono un po’ meno entusiasta delle descrizioni delle città dove ambienta i suoi romanzi: secondo me sono un po’ ridondanti. Cioè, forse ho scoperto che esiste il corridoio Vasariano grazie a Inferno prima ancora che grazie ad Alberto Angela, ma in realtà non è che sia necessario sapere com’è fatto ogni singolo metro della struttura per apprezzarlo come via di fuga… Comunque, di sicuro ogni descrizione fa un buon servizio anche turistico (oddio, non che Firenze, Roma, Venezia e Istanbul ne abbiano proprio bisogno) e più di tanto non interferisce con la scorrevolezza del racconto. Ma non mi avventuro oltre a parlare di Dan Brown, anche perché non ho proprio la stoffa della critica letteraria, dei libri mi piace mettere in luce gli aspetti positivi, ma le stroncature non sono nelle mie corde e nemmeno i consigli di lettura.

Torno invece alla famosa frase che mi è uscita spontanea vedendo la copertina dell’Ultimo segreto. Come detto, ho pensato “ma come, ci copiano?”. Il ci è riferito al nostro editore, per il quale impagino diversi libri, che lo scorso aprile ha dato alle stampe il romanzo “Demoni a Vicenza” di Massimo Parolin, sèguito di “Quella strada per il lago”. Le copertine dei due volumi si somigliano parecchio: foto a tutta pagina del Ponte Carlo, inquadratura identica, taglio quasi, elaborazione grafica fatta con l’AI che da una parte ha aggiunto una specie di lampo, dall’altra una figura femminile in nero. In realtà c’è poco da stupirsi, se l’ambientazione è Praga, il Ponte Carlo è una scelta logica, sarebbe come stupirsi se due libri ambientati a Pisa avessero in copertina la Torre pendente.

Ma ho anche dato un’occhiata veloce alla trama dell’Ultimo segreto, trovata su Wikipedia ma riportata da tutte le testate che hanno annunciato la pubblicazione: “Mentre si trova a Praga con Katherine Solomon, Robert Langdon si ritrova a vivere all’improvviso in un incubo, perché Katherine è sparita dalla sua camera d’albergo senza lasciare traccia. E non si tratta di un banale rapimento: forze occulte, attive dall’alba della storia, sono responsabili della scomparsa. Tra antichi castelli, grandi cattedrali, un energumeno mascherato da Golem e labirinti sotterranei, Langdon si trova a esplorare il lato oscuro della città… Una lotta per salvare non solo la propria vita e quella di Katherine, ma il destino dell’umanità intera.”.

E qual è la trama di Demoni a Vicenza? Un gruppo di amici vicentini, uno di loro che scompare misteriosamente, una casa vuota con segni inquietanti che non fanno presagire nulla di buono riguardo la sorte di chi ci viveva, una missione di salvataggio che comporta un viaggio a Praga, un esperimento scientifico, addirittura un salto nel tempo e la dura lotta contro un demone.

Anche qui dunque ci sono forze occulte, sparizioni e il lato oscuro di Praga, città misteriosa, considerata una capitale della magia. E l’avventura dei protagonisti di Demoni a Vicenza – anche loro parte di una saga, come il Robert Langdon di Dan Brown – si snoda tra leggende, patti col demonio e situazioni da incubo. Insomma, i nostri non avranno “il destino dell’umanità intera” sulle spalle, ma la vita di un loro amico sì, e non si tratta di cosa meno importante.

Ovviamente la somiglianza dei due libri è una coincidenza, di quelle di cui è pieno il mondo della letteratura, oltretutto i due libri sono sostanzialmente e “sostanziosamente” diversi, considerando che L’ultimo segreto si snoda lungo ben 800 pagine mentre Demoni a Vicenza si ferma a 140. Però ugualmente mi diverte immaginare Dan Brown che ha il libro quasi pronto ma non sa dove collocare l’avventura, perché Washington-Parigi-Londra sono sempre quelle, il Medio Oriente è meglio lasciarlo stare, in Italia c’è già stato, in Spagna e in Francia pure…

E per puro caso legge il nostro Parolin, chiede a Google translate il significato di “La gheto finia te si ti che te si sordo” oppure “Casso xe vero cossa gonti indosso?”, poi commenta con “amusing”, “very interesting”, “charming” e conclude “Thanks Parolini, I finally figured out where I can set Robert’s next adventure”…

Ddl semplificazione, Valditara: “Ulteriore passo verso una scuola più semplice”

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ROMA (ITALPRESS) – Il Ddl semplificazione introduce importanti novità anche nel settore dell’istruzione. Una delle innovazioni più importanti riguarda la piattaforma unica online “Famiglie e studenti”, realizzata dal ministero dell’Istruzione e del Merito: le scuole potranno acquisire direttamente i dati e i documenti necessari alle iscrizioni, evitando così alle famiglie la presentazione di certificazioni cartacee.

La legge chiarisce che nel primo ciclo di istruzione l’accesso alle comunicazioni in formato elettronico sarà riservato ai genitori. Inoltre, viene eliminata la complessa procedura finora utilizzata per verificare l’iscrizione e la frequenza scolastica degli alunni, non più necessaria grazie alla piena operatività dell’Anagrafe nazionale dell’istruzione (Anist).

“Con questo provvedimento compiamo un ulteriore passo verso una scuola più semplice e vicina alle famiglie e agli studenti”, sottolinea il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. “La piattaforma unica – aggiunge – semplificherà le procedure di iscrizione, eliminando la necessità per le famiglie di produrre la documentazione per il passaggio da primaria a medie e da queste alle superiori. Vogliamo al contempo che i nostri ragazzi continuino ad utilizzare il diario cartaceo per annotare le attività quotidiane, mentre i genitori potranno accedere con maggiore sicurezza al registro elettronico. L’Anist inoltre garantirà un controllo immediato e aggiornato delle iscrizioni e della frequenza scolastica, facilitando anche il monitoraggio dei casi a rischio di dispersione”, conclude il ministro.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Cina: scoprendo Dunhuang, dove ogni morso racconta una storia

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Dunhuang, in Cina, è molto conosciuta per le Grotte di Mogao, sito del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che vanta ricche collezioni di opere d’arte buddhiste. Per vivere Dunhuang non è solo un piacere per gli occhi, ma anche un viaggio per il palato.
(XINHUA/ITALPRESS)

mec/sat/azn
(Fonte video: Xinhua)

L’Italia delle città intermedie, Esposito: “Tessuto connettivo del Paese”

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ROMA (ITALPRESS) – Un tessuto connettivo capace di unire le aeree interne del Paese con quelle metropolitane. Sono le 157 città intermedie analizzate in un rapporto curato da Mecenate 90 in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne. Città che ospitano imprese di eccellenza del Made in Italy e ad alto contenuto innovativo, città che esprimono dinamismo sociale, culturale ed economico e creano opportunità concrete per contrastare lo spopolamento e l’insufficiente dotazione di infrastrutture fisiche e digitali.Le città intermedie sono il tessuto connettivo dei comuni del nostro Paese. Sono le medie città, che non sono né le città metropolitane, le 14 grandi aree del Paese, nè i comuni molto piccoli. Parliamo di comuni che fanno quasi 11 milioni di popolazione, il 18% di quella italiana, e producono circa il 20% dei beni e servizi del nostro Paese. Quindi sono delle realtà importanti che hanno tutta una serie di vantaggi rispetto alle città metropolitane non secondarie”, spiega Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne in un’intervista alla Italpress.

Quindi le città intermedie sono “i soggetti che presidiano il territorio e a loro volta fanno quasi da ponte rispetto anche a quelle che sono le aree interne del Paese. Noi abbiamo calcolato una specie di indice di qualità della vita di queste città, comparandolo con quello delle città metropolitane. È stato calcolato su quattro dimensioni: degli affari, economica, sociale e della demografia. Chiaramente – sottolinea Esposito – i territori sono molto diversificati tra di loro, ma nell’aggregato abbiamo visto che prima di tutto nel complesso le città intermedie hanno una qualità del tessuto economico che è un pò inferiore ma sostanzialmente paragonabile a quelle delle aree metropolitane. Dove migliorano tanto è invece dal punto di vista culturale e demografico. Nel primo caso l’indice che abbiamo stimato indica un valore superiore al 20% in termini di punteggio rispetto alle città metropolitane, mentre il valore è un pò più basso ma sempre superiore per quanto riguarda gli aspetti demografici. Parliamo di circa un 12% di punteggio superiore rispetto alle città metropolitane e questo spiega anche perché se facciamo una proiezione al 2050, quando il nostro Paese avrà quasi 4 milioni di persone in meno, le città intermedie perderanno meno popolazione rispetto alle città metropolitane. Le città intermedie perderanno il 4% della popolazione, mentre le aree metropolitane circa l’8%”.

Esposito ribadisce poi che le città intermedie “funzionano come una rete di collegamento tra le grandi aree metropolitane e il complesso dei comuni dell’entroterra: le abbiamo anche individuate come una specie di poli intermedi che attirano un complesso di flussi di interscambio con il resto del territorio. Quindi rappresentano quella armatura territoriale del nostro Paese che spiega come quando alcuni grandi poli di sviluppo vanno in crisi, il sistema tiene ed è resiliente perché ha questa rete diffusa che consente in qualche modo ammortizzare i colpi della crisi”.

Quindi si potrebbe dire che il concetto di “medio” può essere considerato vincente prendendo proprio a modello le città intermedie. “E’ quel concetto che consente di contemperare le diversità di situazioni e anche di assicurare una flessibilità non solo economica ma soprattutto sociale e probabilmente di rappresentare quella ‘gioia di vivere’ che nel passato è stato considerato uno dei modelli di successo del nostro Paese”, conclude Esposito.

-Foto screenshot video Italpress-
(ITALPRESS).