venerdì, Agosto 22, 2025
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Dazi, Schlein “Strategia Meloni fallimentare, esca da modalità aereo e venga in Parlamento”

ROMA (ITALPRESS) – “È difficile essere ottimisti nel momento in cui in mezzo a un negoziato, che sosteniamo fortemente, per sventare la guerra commerciale arriva una lettera che minaccia dazi al 30% dal 1 agosto. Sarebbero devastanti per la nostra economia, sarebbe un disastro. La strategia troppo arrendevole di Giorgia Meloni si è rivelata fallimentare”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein, a margine di una conferenza stampa. “È tempo che il governo sostenga concretamente il negoziato dell’Unione europea e lo faccia anche mettendo sul tavolo le contromisure proporzionate e necessarie a colpire dove fa più male. È chiaro che Trump sta difendendo gli interessi delle multinazionali del big-tech che fanno molto affari in Europa – prosegue -, lui lamenta uno svantaggio della bilancia commerciale degli USA, ma se andiamo a vedere i servizi digitali e finanziari scopriamo che non è così. Interveniamo lì con delle contromisure e vediamo se si riesce ad aprire uno spiraglio”.

“Chiediamo che la presidente del Consiglio venga a riferire in Parlamento, esca dalla ‘modalità aereo’ in cui si è chiusa e venga a dirci come vuole sostenere il negoziato europeo e come vuole sostenere le imprese e i lavoratori italiani nel caso in cui, speriamo non sia reale, ci sia un’assenza di un accordo dal 1 agosto”, ha concluso Schlein.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Ex Ilva, Emiliano “Inevitabile ci sia un periodo di transizione”

BARI (ITALPRESS) – “A Taranto c’è una situazione ambientale molto pesante, che non possiamo ignorare. In entrambi gli scenari oggi in discussione, sia quello con i forni DRI, sia quello senza, è inevitabile un periodo di transizione in cui continueranno a funzionare gli altiforni a ciclo integrale, che producono emissioni elevatissime. Va ricordato che la decarbonizzazione riduce le emissioni fino al 95%, il che significa che per almeno sette o otto anni, continueremo ad avere impianti che emettono quel 95% in più che la decarbonizzazione eliminerebbe. Questo legittimamente scatena la rabbia della popolazione di Taranto, che chiede la chiusura immediata delle fonti inquinanti. Ma chiudere subito le fonti inquinanti significa chiudere lo stabilimento, perché l’idea di fermare solo il reparto a caldo è irrealistica: l’impianto a freddo a Taranto è già fermo da anni. Dunque, chiudere a Taranto l’impianto a caldo equivale a chiudere l’intera fabbrica. Se l’intenzione fosse chiudere l’industria siderurgica di Taranto, sarebbe legittima, ma andrebbe affrontata come un vero piano industriale nazionale, complesso tanto quanto rilanciare lo stabilimento”.

Lo ha dichiarato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano sull’incontro a Roma con i ministri Urso e Pichetto Fratin. “Finora, però, nessuna forza politica nazionale, nemmeno quelle più attive localmente contro l’accordo di programma, ha mai dichiarato che l’obiettivo è chiudere la fabbrica – prosegue – Alla luce di questo, stiamo lavorando per trovare un accordo realistico, che contempla due scenari principali: il primo, più solido industrialmente, con 3 o 4 forni DRI che gradualmente sostituiscano gli altiforni. Il secondo scenario, più debole dal punto di vista industriale, prevede solo forni elettrici. Entrambi gli scenari sono in discussione. È evidente che il sindaco appena eletto ha bisogno di ascoltare la sua comunità e capirne il sentimento. L’assurdo è che una questione così strategica per tutto il Paese, venga lasciata interamente sulle spalle degli enti locali. Il Parlamento tace, i partiti non si esprimono, e ci ritroviamo noi, da soli. La Regione Puglia si è presa le sue responsabilità. Io ci sto mettendo la faccia, anche a quattro mesi dalla fine del mio mandato, come se fossi stato appena eletto. Devo però riconoscere un’eccezione: il Partito Democratico, e in particolare la segretaria Elly Schlein, ci sta sostenendo nel percorso di decarbonizzazione, dandoci chiarezza su quello che dovrebbe essere il futuro industriale di Taranto”.

“Sarà proprio su questo tema che si capirà se le forze d’opposizione al governo saranno in grado di gestire le crisi industriali. Quando si cavalca l’onda, tutti sono capaci di trovare consenso, ma oggi si tratta di dire sì o no in una situazione difficile. E questa è anche una grande partita politica. Purtroppo, l’Italia sta ancora una volta scaricando su Taranto il peso del proprio futuro industriale, lasciando il sindaco da solo a dover spiegare ai suoi cittadini che, per altri 7-8 anni, dovranno convivere con fonti inquinanti. Nessuna scelta renderà Taranto soddisfatta. Qualsiasi scenario comporta anni di prosecuzione dell’attività a ciclo integrale, che produce impatti ambientali inevitabili. Ma la chiusura per implosione non può essere una scelta politica: significherebbe abbandonare un territorio vastissimo al degrado, all’inquinamento e alle malattie e questo non può essere accettato. Resta il tema energetico: per far funzionare la fabbrica servono quantitativi di gas che, ad oggi, non sembrano disponibili tramite strutture a terra (on-shore). Questa non è una condizione permanente: è possibile che, nel tempo, il gas possa arrivare da Tap o da altre infrastrutture” aggiunge Emiliano.

“Nel frattempo, se servisse gas in via transitoria, si è parlato di una nave rigassificatrice. Ma neanche al Ministero sanno con certezza se una nave del genere possa essere posizionata nel porto di Taranto secondo la normativa italiana. E considerata la presenza ravvicinata di due impianti industriali ad alto rischio, l’ex Ilva e la raffineria ENI, bisogna essere estremamente cauti. Le infrastrutture sono interconnesse, e non si può trattare la nave come un totem obbligatorio. Potrebbe essere che della nave si debba fare a meno perché la nave rigassificatrice non è compatibile con le leggi che prevengono incidenti rilevanti. Il punto non è la nave in sé, ma che serve gas per realizzare la decarbonizzazione, in attesa dell’idrogeno. Il gas va garantito, e poi si vedrà come fornirlo. E se la nave non è desiderata o non è legale bisogna farne a meno. Altrimenti l’accordo non si può chiudere. L’orizzonte oggi è difficile, ma questo accade perché questa vicenda è stata lasciata marcire per anni. Se dieci anni fa si fosse dato seguito alla proposta della Regione Puglia, e se i due forni DRI finanziati dal governo Draghi fossero stati realizzati, oggi non saremmo in questo dramma. Invece, si è preferito ignorare, rinviare, rimandare. E ora tutto il peso ricade su Taranto, sul suo sindaco, sulle sue istituzioni, sulle sue comunità. Ed è questa, oggi, la vera ingiustizia” ha concluso Emiliano.

– Foto Ufficio stampa Regione Puglia –

(ITALPRESS)

Malta blocca nuove sanzioni alla Russia per timore di danneggiare l’industria marittima

LA VALLETTA (MALTA) (ITALPRESS) – Malta sta ostacolando il nuovo pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia, citando preoccupazioni sul fatto che un tetto proposto al prezzo dell’energia russa possa danneggiare la sua industria marittima. Le sanzioni proposte, che costituirebbero il 18° pacchetto dell’UE dal 2014, includono una misura per limitare le esportazioni di energia russa al 15% sotto il valore di mercato.

Sebbene Malta sia d’accordo con il tetto in linea di principio, fonti diplomatiche hanno riferito al Times of Malta che il Paese sta chiedendo all’UE di semplificare il “meccanismo complesso” e di garantire che non penalizzi in modo sproporzionato hub marittimi europei come Malta. Le fonti affermano che Malta è particolarmente allarmata da quella che considera un’applicazione internazionale disomogenea. Mentre i membri dell’UE sarebbero vincolati dal tetto, altri paesi del G7, come gli Stati Uniti, non avrebbero gli stessi obblighi-sollevando timori di uno svantaggio competitivo per le navi battenti bandiera maltese ed europea.

Preoccupazioni sull’applicazione del tetto e sul suo impatto più ampio sul commercio marittimo sarebbero state sollevate anche da Grecia e Cipro, sebbene nessuno dei due paesi abbia assunto una posizione netta quanto quella di Malta. La Slovacchia, nel frattempo, sta ponendo un veto al pacchetto, a causa di timori sulla sicurezza energetica nazionale e sugli attuali contratti con il fornitore russo Gazprom.

I colloqui durante la riunione di domenica del Comitato dei rappresentanti permanenti dell’UE (COREPER) si sono protratti per ore, mentre i diplomatici cercavano di superare le divergenze. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha promesso di affrontare la questione durante un recente vertice del G7, ma per ora la proposta resta bloccata. L’unanimità degli Stati membri dell’UE è necessaria affinché le sanzioni possano essere approvate.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Protocollo d’intesa tra Svimez e l’Associazione W20 per un osservatorio sulle disparità di genere

ROMA (ITALPRESS) – È stato firmato oggi il Protocollo d’intesa tra SVIMEZ – Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno – e Associazione W20 – host organization del gruppo ufficiale del G20 dedicato alla promozione dell’equità di genere e dell’empowerment femminile. Alla firma erano presenti per il Women20, Linda Laura Sabbadini, Elvira Marasco e Katia Petrini ; per la Svimez, il direttore generale Luca Bianchi e Agnese Claroni.

L’accordo segna l’avvio di una collaborazione strutturata tra le due realtà, finalizzata alla creazione di un Osservatorio sulle disparità di genere e sull’empowerment femminile, con l’obiettivo di monitorare e analizzare le politiche di genere a livello territoriale, nazionale e internazionale, valutarne gli impatti sociali ed economici e porre particolare attenzione ai divari, in primis quelli che riguardano il Mezzogiorno.

“Le disuguaglianze di genere – afferma la Svimez – sono oggi uno degli ostacoli principali allo sviluppo sostenibile e inclusivo del Paese. Con questo protocollo vogliamo contribuire, con analisi fondate e strumenti solidi, a costruire politiche pubbliche più eque e orientate ai bisogni reali dei territori e delle persone”.

L’Osservatorio raccoglierà e sistematizzerà dati disaggregati per genere, età, territorio e condizione socio-economica; elaborerà indicatori e studi di impatto sulle politiche pubbliche nei campi del lavoro, del welfare, dell’imprenditorialità femminile, della salute, dell’istruzione. Produrre report, policy brief e raccomandazioni sarà parte integrante delle attività, con l’intento di orientare il dibattito pubblico e il processo decisionale, coerentemente con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e con le priorità del G20.

“Con questo protocollo – hanno affermato le rappresentanti dell’associazione del W20 Italia – mettiamo a sistema competenze e strumenti per affrontare le disparità di genere non solo come questione sociale, ma come sfida strategica per la crescita dell’Italia e per il futuro delle giovani generazioni”.

-Foto ufficio stampa Svimez-
(ITALPRESS).

Al via “Pedalando” per sensibilizzare sulla Malattia di Parkinson, Lanzarin “Promuoviamo la salute”

VENEZIA (ITALPRESS) – “Una grande manifestazione di sensibilizzazione all’insegna dello sport, della solidarietà e della sensibilizzazione nella lotta contro le malattie degenerative, come ad esempio la Malattia di Parkinson”. Così l’assessora alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, ha presentato la terza edizione di “Pedalando”, una pedalata solidale di sette giorni attraverso il Nordest per promuovere la salute e contrastare lo stigma per la malattia di Parkinson, a cui la Regione Veneto ha dato il proprio patrocinio.

La pedalata prevederà sei tappe tra cui Bassano, Levico, Trento, Feltre, Pordenone, Udine per arrivare a Trieste il 22 luglio e concludersi a Grado il 23 luglio. Nei due capoluoghi di regione, verrà organizzato, in collaborazione con le associazioni e le istituzioni locali, un convegno con medici e specialisti per fornire informazioni approfondite sulla malattia alla luce dei nuovi risultati della ricerca.

“Secondo i dati della Relazione Socio-Sanitaria 2024 della Regione del Veneto, i soggetti con MdP che si sono rivolti ai servizi sanitari regionali sono oltre 18.000. La maggior parte di loro è di età superiore ai 65 anni (89,5%) e di genere maschile (54,7%). Per questa ragione, è importante orientare correttamente i pazienti ed i loro familiari rispetto alla diagnosi, ai diversi interventi terapeutici ed assistenziali e alla prognosi”, ha spiegato l’assessora. “Il nostro PTDA analizza tutte le fasi della malattia: prevenzione, intercettazione e diagnosi, assistenza e presa incarico, interventi terapeutici e riabilitativo attraverso strumenti telemedicina (tele monitoraggio)”.

-Foto Regione Veneto-
(ITALPRESS).

“Non ho nessuno che mi immerga”: le povertà sanitarie e come superarle

(Articolo di Padre Gino Alberto Faccioli sulle povertà sanitarie da VicenzaPiù Viva n. 299 , sul web per gli abbonati).

Le povertà sanitarie e come superarle alla luce della Costituzione Italiana e del Manifesto di Verona. Sono 4,5 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi per ragioni economiche e, in parallelo, per effetto delle liste d’attesa della sanità pubblica.

“Non ho nessuno che mi immerga”. Universalità e diritto di accesso alle cure. È il titolo del XXV Convegno Nazionale della Pastorale della Salute, tenutosi a Verona il 7-15 maggio del 2024. “Non ho nessuno che mi immerga”, è stato declinato dal vangelo di Giovanni, dove un paralitico pur trovandosi vicino alla piscina di Betzatà (luogo dove era possibile guarire), non riesce ad avvicinarsi alla guarigione, perché non c’è nessuno che lo accompagni: il suo problema era avvinarsi alla cura.
Come prendersi cura di qualcuno è un tema che da sempre affascina l’umanità. Siamo passati dalla “Non ho nessuno che mi immerga”: le povertà sanitarie e come superarle alla luce della Costituzione Italiana e del Manifesto di Verona. Sono 4,5 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi per ragioni economiche e, in parallelo, per effetto delle liste d’attesa della sanità pubblica semplicità di piccoli gesti di aiuto a forme di cura organizzata sempre più evolute. La sapienza del cristianesimo e il senso di una solidarietà diffusa hanno generato l’istituzione “ospedale” insieme ad altre strutture specializzate. Nel tempo, tutti i paesi nel mondo si sono dotati di un sistema più o meno ampio di assistenza.
In Italia, la cura delle persone affette da problemi di salute ha un carattere universalistico. Chiunque risieda, anche temporaneamente, sul nostro territorio ha diritto ad essere curato.
Tuttavia, oggi, questo più che un diritto sembra essere diventato una sorta di privilegio, legato alla soglia della povertà. Scriveva, papa Francesco, in un messaggio del 13 aprile 2023 all’Associazione religiosa istituto socio-sanitario: «Ci sono persone che per scarsità di
mezzi non riescono a curarsi, per le quali anche il pagamento di un ticket è un problema; e ci sono persone che hanno difficoltà di accesso ai servizi sanitari a causa di lunghissime liste d’attesa, anche per visite urgenti e necessarie! Il bisogno di cure intermedie poi è sempre più elevato, vista la crescente tendenza degli ospedali a dimettere i malati in tempi brevi, privilegiando la cura delle fasi più acute della malattia rispetto a quella delle patologie croniche: di conseguenza queste, soprattutto per gli anziani, stanno diventando un problema serio anche dal punto di vista economico, con il rischio di favorire percorsi poco rispettosi della dignità stessa delle persone».
Le parole pronunciate nel 2023 dall’allora pontefice, hanno trovato conferma nel Rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) del 17 aprile del 2024.
In questo rapporto, come anche quello della Fondazione Gimbe, emerge chiaro come i dati del capitolo salute sono allarmanti: aumentano a 4,5 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi, sia per ragioni economiche sia, soprattutto, per effetto delle liste d’attesa. A far aumentare gli italiani che rinunciano alle cure – l’anno scorso erano poco più di 4 milioni – sono state proprio le attese troppo lunghe.
Nel 2022 4,2 milioni di famiglie hanno limitato le spese per la salute, in particolare al Sud. Secondo i dati ISTAT sul cambiamento delle abitudini di spesa nel 2022 il 16,7% delle famiglie dichiarano di avere limitato la spesa per visite mediche e accertamenti periodici preventivi in quantità e/o qualità.
Risultati sovrapponibili, seppur in percentuali ridotte, vengono restituiti dall’indagine ISTAT sulle condizioni di vita. Il 4,2% delle famiglie dichiara di non disporre di soldi in alcuni periodi dell’anno per far fronte a spese relative alle malattie.
Secondo le statistiche ISTAT sulla povertà, tra il 2021 e il 2022, l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie in Italia – ovvero il rapporto tra le famiglie con spesa sotto la soglia di povertà e il totale delle famiglie residenti – è salita dal 7,7% al 8,3%, ovvero quasi 2,1 milioni di famiglie.
Questi dati preoccupanti hanno portato le undici Federazioni e Consigli nazionali dei Professionisti della salute, a partecipare al Convegno di Verona sul tema delle povertà sanitarie e si sono impegnate, a firmare il cosiddetto Manifesto per il superamento della
povertà sanitarie.
In questo documento dopo aver ricordato:
• che le professioni sanitarie e sociosanitarie sono garanti della dignità della persona e del diritto alla tutela della salute al di là di ogni logica di profitto;
• che l’universalità, l’equità e la solidarietà assistenziale sono e devono restare le finalità prioritarie del Servizio Sanitario Nazionale;
• che questo, dopo quarantacinque anni, rappresenta uno strumento in grado di garantire a tutti i cittadini elevati livelli di tutela della salute individuale pubblica, tra i migliori al mondo
alla luce di questa allarmante soglia di povertà indicano alcune possibili soluzioni, quali:
• un Piano Nazionale di Azione per il contrasto delle diseguaglianze nell’accesso alle cure;
• come compito delle autonomie locali garantire a tutti i cittadini il diritto alla tutela della salute (art. 3 e 32 Costituzione Italiana);
• promuovere un regionalismo solido;
• rivedere il sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria degli assistiti;
• garanzia diritto salute non come mero calcolo di utilità economica, ma fondandosi su
“dignità e libertà”, i due capisaldi del Servizio Sanitario Nazionale.
Tuttavia, alla luce del rapporto Bes del 3 marzo del 2025, in cui emerge che la soglia della povertà è rimasta costante se non aumentata rispetto al 2024, le possibili soluzioni sono
rimaste solo dei buoni propositi, e tali rimarranno se non si deciderà di mettere al centro l’essere umano, con la sua dignità e libertà come ricorda il SSN, e non l’aspetto meramente economico.
Infatti, quando i medici, vengono convocati per fissare il budget per il nuovo anno, a loro prima di tutto vengono fatte precise richieste in ordine di entrate economiche, ciò vuol dire che devono aumentare le prestazioni sanitarie con tutto quello che ne consegue.
Per uscire da questa situazione la politica, perché fondamentalmente si tratta di questo, deve avere il coraggio di guardare al passato, alla storia degli ordini e delle congregazioni religiose che hanno nel loro carisma l’attenzione ai malati, di come i fondatori e coloro che hanno proseguito la loro opera hanno messo sempre al centro l’essere umano, uomo o donna che sia, che prima di tutto va accolto ed aiutato e non lasciato in disparte perché «Non ha nessuno che lo immerga» (cf. Gv 5.7).

Schifani “Dopo 80 anni riconosciuta alla Sicilia la fiscalità di sviluppo, è un passo storico”

PALERMO (ITALPRESS) – “Dopo un lungo negoziato, il Consiglio dei ministri ha approvato la norma di attuazione dello Statuto siciliano in materia finanziaria. Un passo storico che, a quasi ottant’anni dalla sua adozione, riconosce finalmente alla Sicilia la possibilità di applicare una fiscalità di sviluppo, in piena coerenza con l’autonomia finanziaria della Regione. Potremo intervenire sulle aliquote fiscali di nostra competenza, riducendole fino ad azzerarle, per attrarre investimenti esterni e favorire anche imprese e cittadini siciliani”. Lo dichiara con soddisfazione il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, commentando la decisione del governo nazionale.

“La norma – aggiunge Schifani – prevede anche agevolazioni fiscali per i pensionati non residenti che acquistano casa in Sicilia e vi trasferiscono la residenza, sulla scia del modello Portogallo. Ma potremo intervenire anche a sostegno delle fasce deboli e delle nuove imprese siciliane”.

In concreto, la Regione potrà introdurre esenzioni, detrazioni e deduzioni fiscali per promuovere sviluppo economico, coesione e solidarietà sociale, oltre a incentivi e contributi utilizzabili anche in compensazione, attraverso convenzioni con l’Agenzia delle Entrate. Come previsto dall’Accordo, l’obiettivo è attrarre imprese e cittadini europei ed extraeuropei, introducendo – nei limiti delle normative statali ed europee – una fiscalità di sviluppo e compensativa unica nel panorama della finanza regionale italiana. Una norma che dà finalmente piena attuazione allo Statuto, ampliando le leve fiscali a disposizione della Sicilia

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

Athora Italia, gli italiani cercano protezione dalle spese impreviste

MILANO (ITALPRESS) – Le motivazioni più frequenti che inducono gli italiani alla sottoscrizione di polizze vita a contenuto finanziario o previdenziale sono molteplici e riflettono diverse esigenze personali e familiari. In primo luogo, un motivo molto rilevante è l’integrazione della pensione pubblica, citata dal 58% dei sottoscrittori, con una maggiore attenzione da parte delle persone più anziane, in particolare tra gli over 60, dove la percentuale sale al 67%. Un’altra motivazione importante che ha guidato il 45% dei possessori a sottoscrivere una polizza vita a contenuto finanziario riguarda le opportunità di investimento e la possibilità di accrescere il proprio capitale. La concezione di una polizza vita a contenuto finanziario come strumento funzionale a far fruttare i risparmi è leggermente più radicata nel Nord Italia (47%). La protezione e il sostegno finanziario alla famiglia rappresentano un aspetto dirimente per il 42% di chi possiede la polizza, seguono la protezione in caso di spese impreviste per il 37% delle persone, con una maggiore attenzione al Sud e nelle Isole, dove questa esigenza sale al 43%. Infine i benefici fiscali, segnalati dal 41% del totale, specie tra gli uomini (44%) e nelle regioni settentrionali. Per le polizze danni, infortuni e malattia i driver principali sono la ricerca di tranquillità e la riduzione dello stress derivante dal sapere di essere coperti in caso di imprevisti o eventi inattesi.
Sono le opinioni degli italiani secondo le analisi di genere, età e area geografica della seconda delle tre wave di ricerca previste dall’Osservatorio Look to the Future di Athora Italia, realizzate in collaborazione con Nomisma, con le quali la Compagnia assicurativa Vita continua a indagare il punto di vista degli italiani su previdenza, protezione, risparmio e investimenti.
Più in generale, le polizze che coprono eventi imprevisti come infortuni, malattie o decessi sono considerate molto utili da oltre la metà degli italiani, ma il livello di fiducia varia sensibilmente per genere, età e area geografica. Le donne si dimostrano lievemente più convinte dell’utilità piena di queste coperture (52% vs 49% degli uomini), mentre tra gli uomini uno su tre le ritiene utili solo se l’evento è altamente probabile.
La percezione e le valutazioni sulle polizze cambiano in base all’età della popolazione. Se tra i 35-49enni è il 46% a considerare le polizze danni molto utili, la quota sale al 55% tra i 50- 59enni. Sono proprio i più giovani (35-49 anni) a mostrarsi più prudenti e condizionati dalla probabilità concreta dell’evento assicurato. A livello territoriale, le aree più orientate a riconoscere la piena utilità delle polizze danni sono il Nord e il Sud (51% e 52%) mentre il Centro Italia risulta essere la zona più “dubbiosa” (47%). Le polizze a componente finanziaria suscitano un giudizio più frammentato, con significative differenze tra target: il 28% degli uomini le ritiene vantaggiose perchè fanno fruttare i risparmi nel lungo periodo, mentre quasi 1 donna su 3 non ha un’opinione precisa su questo tipo di polizze.
I cinquantenni riconoscono con maggiore intensità rispetto alle altre fasce di età le componenti di sicurezza (20%) e di beneficio finanziario (24%) garantite dalle polizze vita a contenuto finanziario. I 35-49enni si concentrano invece con maggior attenzione sulla componente di rendimento (27%).
A livello geografico, si sottolinea come 1 residente nel Mezzogiorno su 5 riconosca alle polizze vita a contenuto finanziario un ruolo importante nella protezione dei risparmi con capitale garantito.
Inoltre, dai dati dell’Osservatorio Look to the Future emerge come la conoscenza degli italiani sulle assicurazioni sia sufficientemente diffusa, seppur ancora superficiale. Gli uomini, ad esempio, dimostrano una maggiore familiarità con il mondo assicurativo – il 37% ne ha una conoscenza approfondita – mentre le donne si fermano al 24%. Il Nord si distingue per una maggiore padronanza del tema con il 35% di conoscenza approfondita, mentre Centro e Sud/Isole si attestano al 26%.
Restando sulle polizze vita a contenuto finanziario, mentre chi oggi ne possiede una mostra in generale un’elevata propensione a mantenerla nei prossimi 2-3 anni, il 28% di chi non la possiede considera di poterla sottoscrivere entro il prossimo triennio, costituendo così una fascia di potenziali nuovi clienti.
Tra chi non possiede già una polizza vita a contenuto finanziario, i più aperti alla sottoscrizione risultano i 35-49enni (35%), così come chi vive al Sud e nelle Isole (34%). Chi si dice orientato a sottoscrivere una polizza vita a contenuto finanziario valorizza in particolare la sicurezza del capitale, la flessibilità nei pagamenti e la protezione per la famiglia, insieme a garanzie di rendimento e benefici fiscali. Invece, chi non la possiede, ma ritiene probabile la sottoscrizione nei prossimi anni, apprezzerebbe un’integrazione con i servizi sanitari (importanti per il 53%), con una percentuale pari al 63% nelle fasce di età 50-59 anni e al 62% tra le donne.

– news in collaborazione con Athora Italia –
– foto ufficio stampa Athora Italia –
(ITALPRESS).

Rally Pirelli Stair Irc, dopo il Casentino classifiche rivoluzionate

ROMA (ITALPRESS) – Al Rally del Casentino, uno degli eventi più iconici del calendario rallystico italiano, sono stati di nuovo rivoluzionati i vertici delle classifiche dell’International Rally Cup (IRC), la serie nazionale di grande successo supportata da Pirelli, preannunciando così un finale di stagione incerto e incandescente.

Fra le tante Rally4, la categoria di punta delle “tutto-avanti”, c’è stato il trionfale ritorno alla vittoria di Giacomo Guglielmini (Peugeot 208) che ha dominato la gara rilanciando le proprie possibilità di successo finale nonostante le due sfortunate battute d’arresto precedenti. Marco Varetto (Opel Corsa), anche lui reduce da un ritiro, è stato altrettanto efficace e con il secondo posto ha riconquistato la vetta della classifica generale scavalcando Mirco Straffi (Lancia Ypsilon) a cui non è bastato precedere l’estone Jaspar Vaher, che ha comunque confermato la propria competitività con una grande rimonta dopo il tempo perso nella prima prova speciale del rally e che ha preceduto il positivo Alex Lorenzato.

Fra le Rally5, il giovanissimo siciliano Marco Nicoletti, è tornato al comando della graduatoria vincendo davanti ad Alessandro Forneris, mentre il duello per il terzo posto, sia di gara che della generale, ha visto Matteo Scalet prevalere su Michel Della Maddalena. Nella consueta serrata lotta per il primato femminile, stavolta ha prevalso Arianna Doriguzzi Breatta davanti a Chiara Lombardi e Silvia Franchini, ma quest’ultima rimane in testa nella graduatoria stagionale. Fra le Rally4/R2 vittoria per Loris Battistelli che ha approfittato dell’assenza di Stefano Facchin per riprendere la testa della classifica e compensare il ritiro patito a San Martino di Castrozza.

Con il quarto posto Alex Possamai ha difeso la terza piazza nella generale ma il principale avversario del vincitore stavolta è stato un positivo Paolo Cassarini con Elia Camponogara a completare il podio di giornata.

-Foto ufficio stampa Pirelli-
(ITALPRESS).