Il quartetto Moi Gea si esibirà nell’ambito del festival New Conversations – Vicenza Jazz venerdì 12 maggio 2023, alle 22 e 14 nel Giardino del Teatro Astra. Si tratta di una delle sezioni di maggior rilievo del suo stratificato cartellone: il Jazz Café Trivellato.
Rita Brancato e Simone Buttarello alla batteria, Lorenzo Cucco al sax tenore e Fabio Pavan al sax baritono compongono Il quartetto Moi Gea, fautori di un sound metropolitano londinese dagli accenti libertari.
Da qualche parte tra la Sun Ra Arkestra e le band di Carlo Actis Dato si colloca l’originale organico del quartetto Moi Gea: due sax e due batterie lanciati in libere improvvisazioni che maturano da una performance all’altra. Ma sotto una musica dall’aspetto tanto libertario, che surfa tra jazz, etnica e avanguardia, si trovano solide basi compositive e di arrangiamento.
La poesia ispira invece l’Elogio dei sogni, con la recitazione di Michele Silvestrin e Marica Rampazzo, oltre a Carlo Morena al pianoforte: un tributo a Wisława Szymborska che si terrà alle Gallerie d’Italia, Palazzo Leoni Montanari (ore 18).
L’appuntamento di prima serata sarà al Teatro Astra (ore 20:15) con la pièce Jitney di August Wilson (in anteprima): si tratta della prima messa in scena italiana dell’opera del drammaturgo afroamericano, due volte vincitore del Premio Pulitzer. Lo spettacolo è prodotto da La Piccionaia con il sostegno del Consolato Generale USA di Milano nell’ambito di The Wilson Project.
August Wilson è il più importante drammaturgo afroamericano del XX secolo: due volte vincitore del Premio Pulitzer, è una figura gigantesca nel panorama del teatro americano. Scomparso nel 2005, ha lasciato un’eredità straordinaria, soprattutto con il suo American Century Cycle: una serie di dieci opere teatrali che offrono uno sguardo completo, decennio per decennio, sull’eredità e l’esperienza degli afroamericani nel corso del XX secolo, tra cui lo sfruttamento, le relazioni razziali, l’identità, la migrazione, la discriminazione. Nonostante la sua straordinaria rilevanza all’interno della letteratura, del teatro e della cultura afroamericana e statunitense, in Italia August Wilson è ancora poco conosciuto dal grande pubblico.
Nei quartieri a maggioranza afroamericana di molte città degli Stati Uniti, a partire dagli anni Cinquanta si sviluppa un servizio di trasporto alternativo all’autobus e ai taxi regolari, troppo costosi, poco disposti a servire certe zone e soprattutto a far salire i neri. Si tratta dei jitney, o gipsy cab, che operano al di fuori della legge ma danno opportunità di lavoro e rendono un servizio importante alle comunità. Per certi versi sono anche i precursori del moderno Uber.
August Wilson ambienta la sua opera all’interno di una stazione di jitney nell’anno 1977 a ‘The Hills’, il quartiere della sua città natale, Pittsburgh, abitato da neri, ebrei e italiani. I racconti degli autisti si alternano al ritmo sincopato del jazz e del linguaggio di strada: sono storie, fatte di conflitti, sconfitte e piccole vittorie, di chi, nonostante le conquiste del movimento per i diritti civili, continua a essere escluso dal cosiddetto “sogno americano”.