sabato, Aprile 20, 2024
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Luigi da Porto, scrittore, storiografo e “guerriero” vicentino: il dramma di “Giulietta e Romeo” suo e di William Shakespeare

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In bilico tra storia e letteratura Luigi da Porto, scrittore e storiografo vicentino, è un esempio di fusione tra realtà diametralmente opposte. Analizzandola sin dal principio viene spontaneo notare che la vita non gli fu sorridente sin da subito ma, ciononostante, riuscì a lasciare un segno indelebile.

Sebbene discendesse di una nobile famiglia vicentina, infatti non ebbe un’infanzia semplice. Nato a Vicenza nel 1485 rimase presto orfano di entrambi i genitori e venne così affidato al nonno paterno. Nonostante la sua sfortuna in ambito familiare però, trovandosi ad Urbino per studio, poté frequentare letterati del calibro di Pietro Bembo, iniziando così ad introdursi nel mondo letterario.

La vita da letterato però non “si impossessò” subito di lui perché fu messo al comando di operazioni militari e di frontiera, per cui tornò nel nord Italia. Qui, la sorte avversa che l’aveva apparentemente abbandonato, tornò però alla carica, ponendo fine anche a questo percorso. Venne, infatti, gravemente ferito, tanto da finire col ritirarsi dapprima a Venezia e poi a Vicenza, dove concluse la sua vita nel 1529.
Sebbene abbia condotto un’esistenza tra cultura e vita militare, questi due lati della sua esperienza personale continuarono sempre ad influenzarsi l’uno con l’altro anche nei suoi scritti. Infatti tra le sue opere ricordiamo delle “Rime” pubblicate nel 1539, dove si distingue dalla tradizione per la tendenza alla schiettezza e alla malinconia.

Al contrario le “Lettere storiche” pubblicate nel 1857, riflettono l’esperienza bellica con un valore storico. L’opera che, però, lo portò maggiormente all’attenzione delle scene letterarie è “L’Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti”, scritta tra il 1512 e il 1524 nella villa Da Porto a Montorso Vicentino.

Luigi da Porto: L’Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti
Luigi da Porto: L’Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti

La novella venne poi stampata anonima a Venezia e revisionata da Pietro Bembo, che aveva incontrato durante il suo soggiorno ad Urbino. Quest’opera ebbe un’esistenza travagliata e di continuo sviluppo, in quanto fu poi rielaborata da vari autori, tra cui Matteo Bandello, tradotta e resa un dramma teatrale da William Shakespeare.
In questo suo scritto emerge il connubio caratterizzante di Luigi Da Porto: l’incontro/scontro tra guerra, storia e letteratura. Da Porto, infatti, all’inizio della novella racconta che, in una pausa durante le campagne militari in Friuli, gli venne raccontata la vicenda di due giovani amanti, ambientata nella città di Verona, al tempo di Bartolomeo I della Scala.
Una nota molto interessante è che lo stesso Da Porto aveva contatti con la famiglia Montecchi, stabilitasi a Udine dopo essere stata cacciata dal luogo d’origine.
Ecco che ritorna ancora una volta la convergenza tra la guerra, senza la quale l’autore magari non si sarebbe recato in Friuli, e la letteratura, dove ha poi saputo riversare la sua esperienza. Per non parlare dell’influenza sull’opera della villa di Da Porto, sulle colline di Montorso, che gli dava la possibilità di godere una vista mozzafiato: le rocche scaligere di Montecchio che ispirarono ispirarono sicuramente lo scrittore.

Castelli di Montecchio Maggiore
Castelli di Montecchio Maggiore

Ciononostante alcune teorie sostengono che quella raccontata nella novella sia una vicenda autobiografica, a causa di un fitto scambio epistolare ritrovato, dove appare però la città di Udine come contesto e non Verona.
Luigi da Porto può, quindi, essere definito un uomo dalle mille sfaccettature, un autore in cui ambiti contrastanti hanno potuto coesistere e convivere in armonia, sfociando poi nelle sue opere.

La sfera letteraria vicentina è molto ampia ma si potrebbe attribuire a Da Porto il merito di aver dato il via ad una narrazione poi ripresa ed elaborata, come quella dei due amanti “nati sotto maligna stella”, come dirà poi Shakespeare nella sua tragedia.

È estremamente emozionante pensare come un tale capolavoro affondi le sue radici proprio qui tra i nostri colli, che hanno fatto probabilmente da cornice e ambientazione alla vicenda. Ma ancor più straordinario è constatare come poi questa storia tormentata abbia attraversato epoche e confini e ancora oggi sia vicenda senza tempo.

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