sabato, Aprile 27, 2024
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1848: le eroine della rivoluzione vicentina

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Già dall’aprile del 1848, molte donne si erano offerte al ruolo di infermiere per assistere i feriti provenienti dalla Battaglia di Sorio. Altre si erano arruolate come combattenti durante la rivoluzione vicentina del 1848.

Tra le infermiere figurano: Teresa Barrera Fogazzaro, madre del romanziere Antonio Fogazzaro, Loredana Persico, moglie del nobile Nievo, Teresa Mosconi, consorte del nobile Alessandro Capra, senza dimenticare Drusilla Dal Verme, moglie di Luigi Loschi, membro del Comitato Provvisorio per la difesa di Vicenza. Tra le combattenti, invece, ricordiamo in primis Maria Tagliapietra, giovane donna intrisa di amore patrio ma anche, forse, come in altri casi, donna innamorata di un partecipante Crociato e per questo motivo spinta a seguirlo nell’impresa.

Maria Tagliapietra rivestiva il ruolo di vessillifera, portando fiera il tricolore e, intrepida al suo posto di lotta, si distinse nei combattimenti. Un’altra eroina fu la genovese Giacinta Luchinati, che rivestiva il ruolo di caporale nella Legione Universitaria di Roma e si battè valorosamente non solo a Vicenza ma anche a Cornuda (TV).

Si precisa che, da fonti dell’epoca, le donne collaborarono proficuamente pure nello sgombero della polveriera, sita nel Castello scaligero della Rocchetta, presso l’attuale biforcazione tra Viale Mazzini e Via Carlo Cattaneo, la notte tra il 23 e 24 maggio 1848. Così, i 250 barili di polvere da sparo, rotolando in fretta e furia con le munizioni furono trasferiti al riparo alla base della Torre di Piazza dei Signori e nei sotterranei della Basilica Palladiana. Le stesse donne aiutarono alla realizzazione materiale delle barricate nei punti strategici della difesa sia tra le mura cittadine che negli avamposti.

Un quadretto scenico che si evince dalle testimonianze storiche, è quello che “dalle finestre illuminate sporgevansi le donne che coi gesti e colla voce incoraggiavano i cittadini e i soldati a combattere, mentre le campane suonavano a distesa”. In quei frangenti le donne di tutti i ceti sociali preparavano il vitto e alloggiavano i combattenti, istituendo anche dei veri e propri ospedali da campo.

Di Loris Liotto da Storie Vicentine n. 7 marzo-aprile 2022


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