(Articolo di Lucio Panozzo da Vicenza In Centro n.11-2025)
ATTO I. Tra la veglia e il sonno stavo pensando a quel racconto di Jordanes, storico dei Goti (che egli chiamava Geti), quel brutto racconto che non rende onore a Roma e ai suoi comportamenti. Si era in quel periodo in cui i Goti erano stati confinati al di là del Danubio, e gli ufficiali romani dovevano provvedere al loro sostentamento: questi erano gli accordi. Ma i comandanti romani mica erano stupidi, e la corruzione correva neanche tanto nascosta, tanto, era di uso comune. Due ufficiali, fattisi traghettare al di là del fiume, chiesero di parlare con un personaggio importante di loro conoscenza. Era una persona anziana, piena di fame a causa appunto della voracità degli addetti alle vettovaglie, che se le vendevano sottobanco. Sapevano che il vecchio aveva una figlia giovane e bellissima e, senza bisogno di partire da lontano, proposero al vecchio uno scambio: la figlia in pagamento di una carogna puzzolente di cane. La fame era terribile, tanti ci avevano già rimesso la vita, e il vecchio accettò. Detto fatto, consegnarono la carogna e ne ebbero in cambio quella donna di rara bellezza. Gli ufficiali tornarono al loro accampamento senza rimorsi e contenti come due pasque. Ricordavo in quel momento che la prima volta che avevo letto di questo atto ignobile, avevo offeso tra me e me la memoria di quei bruti, ma qualche cattivo commento lo avevo riservato anche per il vecchio goto.
Lo avevo gratificato dei termini “bastardo, gran figlio di …, vigliacco” e altro. Piuttosto la morte che vendere la figlia, “maledetto”.
Atto II°. Il campanello di casa suonò importuno a quell’ora che precede l’alba. Andai al citofono e chiesi “chi è quel rompibal…”. Mi rispose una voce maschile in perfetto idioma latino. Coi miei poveri studi alle medie di questa antica e ostica lingua, mi trovai imbarazzato, grugnii una risposta e scesi al pianterreno avvicinandomi al cancello.
Due soldati romani vestiti di tutto punto come dovessero recitare in teatro, mi salutarono alla mano. Dietro di loro vedevo l’auto dei miei sogni (vedi foto), e la visione mi fece sudare di emozione.
(CONTINUA nel prossimo numero) Lucio Panozzo


