sabato, Gennaio 4, 2025

Terrasanta: nel cuore della Spiritualità

- Advertisement -

(Articolo di Aristide Malnati e Virginia Reniero sul viaggio in Terrasanta da VicenzaPiù Viva n. 294sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Un’esperienza intensa dalla Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme fino al Mar Morto tra kibbutz e vestigia teatro di gesta epiche.

Terrasanta. Il suono vivace delle campane a festa si confonde con il canto ritmato del muezzin che invita alla preghiera: il nostro percorso ci porta ad avvicinarci al rimbombo che si è fatto incessante di potenti batacchi. Un invito ai fedeli a partecipare all’imminente funzione religiosa che verrà recitata in lingua italiana dai frati francescani in una cappella all’interno del monumento più simbolico della cristianità. La Basilica del Santo Sepolcro, nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme, appare quasi all’improvviso in tutta la sua maestosità una volta varcato un piccolo passaggio ad arco che dà sullo slargo davanti alla Basilica stessa. Una costruzione che affascina con i suoi quasi 1700 anni di storia, una storia che scandisce secoli di presenza cristiana in Terrasanta, che si è concentrata proprio nella difesa del suo simbolo più prezioso, dove è racchiuso il Mistero della religione più praticata al mondo e dove è avvenuto l’episodio che da solo sostanzia la Fede in Gesù, che appunto qui morì, fu sepolto e resuscitò, come dicono le Scritture.

Viaggio in Terrasanta
Viaggio in Terrasanta

L’edificio moderno, ancora oggi visibile, è il risultato di una serie di rifacimenti partiti in origine dalla chiesa primitiva fatta costruire da Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino (quello che nel 311 con il suo famoso editto a Milano decretò la libertà di culto per tutte le religioni dell’Impero, ad iniziare dal Cristianesimo).
Eravamo attorno al 330 ed Elena, fervente cristiana, si recò in Terrasanta per riconoscere fisicamente tutti i luoghi legati alla predicazione di Gesù, ad iniziare dai più importanti, quelli della Passione. E, ovviamente, identificarono, lei e gli archeologi ante litteram al suo seguito, il luogo che fu la sepoltura di Nostro Signore: un loculo scavato nella roccia dove venne posto il corpo che poi resuscitò. Uno spazio angusto che fu venerato per secoli e che recentemente (è notizia che diamo in esclusiva!) gli archeologi dell’Università La Sapienza di Roma, diretti da Francesca Romana Stasolla, hanno datato con certezza proprio al periodo di Gesù, all’interno di una necropoli ebraica, anch’essa funzionante nel medesimo arco di tempo e all’epoca posta fuori dalle mura di Gerusalemme, come dicono i Vangeli. L’archeologia conferma il racconto evangelico; e questo è straordinario, soprattutto per chi ha Fede. Con il cuore ancora vibrante per l’emozione, dopo avere fatto la fila ed essere entrati nell’edicola con il sepolcro, assaporiamo la santità delle altre parti della basilica al suo interno. Il Golgota con le rocce che lo formano proprio a forma di cranio (a confermare anche in questo caso i testi sacri, che così lo descrivono); poi la pietra dell’unzione fino a spingerci, scendendo incerti scalini, nel cuore della antica basilica fatta erigere da Sant’Elena, ricca di simboli cristiani come croci o pesci.

Terrasanta
Terrasanta

Un’emozione che ci esalta, ma che subito distilliamo catturati dal caleidoscopio di colori e di sapori di spezie e di fragranze aromatizzate del più famoso souk al mondo, il mercatino che si snoda nell’intrico di viuzze lungo la Via dolorosa, la Via crucis che i frati francescani identificarono durante il medioevo, cioè il percorso che Gesù fece per arrivare al calvario. Stoffe pregiate, profumi di incenso e varie essenze, spezie, gioielli e pietre preziose, oggetti in alabastro, ma soprattutto piccoli souvenir a tema sacro in legno di ulivo o sicomoro; oggetti simbolici da vedere e, magari, anche comprare contrattando in tutte le lingue con i proprietari dei negozietti, quasi tutti palestinesi di religione cristiana. Per poi concludere l’esperienza tra il mistico e il prosaico con una sosta per gustare un thè alla menta con qualche immancabile dolcetto al miele. Una pausa, intensa ma breve, perché ci aspetta la visita al monumento principe dell’ebraismo e della storia di Israele: il muro del pianto, che raggiungiamo passando dal quartiere cristiano a quello musulmano e poi ebraico in una gimcana di viottoli, a tratti segnati da resti di lastricato, di piccoli muri diroccati e qualche colonna, che ci ricordano il dominio dell’Impero Romano per secoli di storia. Arriviamo al muro occidentale del secondo Tempio (quello di re Erode) – il cosiddetto muro del pianto -, che è ormai il tramonto del venerdì e che quindi offre il suo spazio maestoso ai riti ebraici dello Shabbat: sono centinaia i gruppi di ebrei osservanti che danzano e cantano versetti dell’Antico Testamento ebraico, soprattutto salmi, per salutare l’inizio del loro giorno di festa (il sabato, che va dal tramonto del venerdì fino al tramonto dello stesso sabato). Una festa che ci coinvolge e che viene accompagnata e quasi sfidata dal canto del muezzin islamico, che nella moschea di Al Aqsa o della Cupola della roccia (sulla spianata sopra lo stesso tempio erodiano) invita i fedeli della mezzaluna alla preghiera della sera. Un confronto serrato tra religioni che da secoli convivono, purtroppo con continue tensioni, nella Città Santa, a Gerusalemme la “hàghia pòlis” dei greci, El Quds (la santa) per gli arabi; fedi che si sfidano ancora oggi, in un periodo dai risvolti drammatici, in cui la città, capitale del moderno stato di Israele, ma soprattutto città-simbolo dei tre grandi monoteismi, quindi riferimento per quasi tre miliardi di persone, non ha perso comunque la sua voglia di profonda spiritualità.

Viaggio in Terrasanta
Viaggio in Terrasanta

La nostra esperienza a Gerusalemme si completa con la visita del Cenacolo – anch’esso edificio del periodo crociato, ma costruito su resti di abitazioni del I sec. d. C., proprio come la casa di Marco, dove avvenne l’ultima cena, secondo il Vangelo –; e con la visita del Palazzo di Erode, dove Erode il Grande, il più famoso Re di Giudea, ebbe il quartier generale nella città; e dove c’è ancora il sinedrio, il tribunale in cui Pilato si lavò le mani, di fatto mandando a morte Gesù.
Il profilo della Città Santa, soprattutto della sua parte più elevata posta sul Monte degli ulivi, svanisce alle nostre spalle, allorché ci dirigiamo verso la depressione del Mar Morto, in un primo momento tra aspre rocce e in seguito tra le dune del deserto di Giuda. Il viaggio è piacevole e relativamente breve.
Il paesaggio sembra ripetitivo: una striscia tortuosa d’asfalto che si snoda tra alture rocciose scendendo gradualmente di dislivello: raggiungiamo lo zero sul livello del mare e poi procediamo verso il basso, verso il centro della maggior depressione al mondo. Ed ecco all’improvviso lo specchio azzurro-biancastro del Mar Morto, bacino lacustre ad alta concentrazione salina, tanto da potervi galleggiare leggendo comodamente il giornale.
Subito incontriamo la storia, il sito di Qumran, il piccolo villaggio del II secolo a. C. abitato dagli esseni, ebrei asceti (anche se non disdegnavano la pastorizia e il commercio), che molto dialogarono con le prime comunità cristiane (probabilmente anche Giovanni Battista appartenne agli Esseni). A Qumran fanno da sfondo grotte nella montagna rocciosa, antri a picco sulla vallata sottostante dove un pastore beduino nel 1947 recuperò manoscritti preziosi: libri noti, ma anche segreti della Bibbia ebraica (come il Libro di Enoch), e addirittura il più antico frammento del Nuovo Testamento, un pezzettino di una copia del Vangelo di Marco (Mc, 6, 52-53) risalente attorno al 50 d. C. a neanche 20 anni dalla morte e resurrezione di Gesù: un’autentica bomba, ancora oggi controversa.
Passiamo oltre e ci dedichiamo alla serenità dei kibbutz, vere oasi di pace, distese di rigogliose coltivazioni tra aspre dune tutt’intorno. Prima Kalia, famoso per la qualità dei suoi datteri e di altri alberi da frutto, coltivati secondo precisa disposizione geometrica e studiata alternanza di colture; e poi En Gedi, uno dei kibbutz più antichi, esempio insuperato di comune socialista ebraica, permeato di pace autentica. Qui ai benefici di una terra rigogliosa e amica (fiori e frutti di ogni tipo la fanno da padrone nel curatissimo orto botanico adiacente al kibbutz stesso) si aggiungono la salubrità di un clima mite e soprattutto delle acque del vicinissimo Mar Morto, toccasana medicalmente testato soprattutto per la pelle.

Terrasanta
Terrasanta

Dopo il meritato relax tra le coccole di En Gedi, ci avventuriamo nel wadi non distanti (il wadi è lo stretto canyon tra due aspre montagne di roccia che in caso di pioggia a monte convoglia vorticosi fiumi d’acqua lungo un corridoio che arriva fino al Mar Morto). Su un fuoristrada arriviamo fino alla base della rocca di Masada: sulla sommità sorgeva il più emblematico Palazzo di Erode, dove il re dei Giudei passava i suoi inverni tra la lussuria e le mollezze del vizio; e fu a Masada che fu scritta tra il 70 e il 72 d. C. la pagina di eroica resistenza degli zeloti, gli ebrei oltranzisti che dopo una strenua difesa (le fonti archeologiche dicono che in realtà durò pochi mesi, ma sempre strenua fu) soccombettero alla X Legione romana guidata da Flavio Silva; e i pochi sopravvissuti preferirono il suicidio collettivo pur di non consegnarsi al nemico che ormai stava entrando oltre le mura della rocca. Un episodio ammantato di leggenda che ha segnato un intero popolo e che è avvenuto in un contesto naturale di incomparabile bellezza. Un insieme di doni del creato che si offrono in abbondanza ai numerosi pellegrini (religiosi o laici, viandanti cittadini del mondo), che vengono in quella che a buon diritto è stata definita dalle tre grandi religioni del Libro la Terra Promessa, uno spazio benedetto, troppo spesso ferito a morte da aspri conflitti, ma capace di aver fatto germogliare i più profondi pensieri spirituali che la Civiltà occidentale abbia partorito.

Stay Connected

9,253FansMi piace
3,533FollowerSegui
2,652IscrittiIscriviti
- Advertisement -

ULTIMI ARTICOLI