lunedì, Settembre 15, 2025

Modric è tornato a fare rivedere le stelle

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Milan e Bologna hanno chiuso un turno di campionato felicemente influenzato – era ora – da due effervescenti e folli partite della Nazionale. Ma avevano la testa altrove. A non perdere. Finchè Modric è tornato a far rivedere le stelle. Perchè è Modric, un dio. Ma il Milan non è ancora il Milan che vuole Allegri. Gran sabato, piuttosto. E’ bello parlarne. Uno dei tanti che hanno maldetto e malscritto del 5-0 di Italia-Estonia e del 5-4 di Italia-Israele, condannando chi ha pienamente accettato – come me – le due partite e i risultati, mi ha chiamato:”Adesso ti manca solo dire che Juve-Inter 4-3 è stata meglio di Italia-Germania del’70…”. Sento una risatina e la trasformo paradossalmente in un insulto quando rispondo – scherzando ma non troppo sul memorabile evento- “Perchè no?”. “Sei il solito str….provocatore”. Forse, ma competente. A parte il valore spettacolare e sportivo di quella lontana battaglia messicana – indimenticabile per la romanzesca vittoria, per le emozioni offerte, per la grandezza di protagonisti come, fra tutti, Riva e Rivera – ho memoria di episodi fatali (il gol di Schnellinger) come di errori tecnici dei tedeschi che hanno lasciato ai posteri l’immagine simbolica del grande Beckenbauer, una Germania col braccio al collo ferita sì dagli Azzurri ma soprattutto dagli errori del suo tecnico – Helmut Schoen – il quale suggerì a Brera il famoso titolo DANKESHOEN, un sentito grazie al suo qualunquismo tattico.
Gli è che spesso i narratori di fantastici “zero a zero pieni di giuoco” partono lancia in resta contro le goleade che non abbiano – come nel ’70 – un grande valore patriottico; oppure che siano firmate da squadre avversarie che devono farci paura, come l’11 a 1 della Norvegia contro la Moldova: è vero che i nostri guai sono spesso provocati da squadre che appartengono a un’altra storia, ma preferisco le vittorie contro le grandi dell’82 e del 2006 per definire il profilo mondiale della nostra Nazionale.
E veniamo dunque al sabato santo di Juve-Inter 4-3 (come di Fiorentina-Napoli 1-3) per ribadire il plauso alle goleade rifilate a Estonia e Israele, ispiratrici di un felice risveglio degli attacchi prima languenti. A Torino s’è visto un calcio eccellente fra due squadre non “aperte” a una sfida smargiassa ma a un ritmo e a una qualità di gioco che ha permesso, a partire dal gol di Kelly, un’alternanza rigorosamente costruita con azioni firmate da Calhanoglu (2) e Yildiz, fino alla romanzesca resa dei conti firmata dai bravissimi fratelli Thuram, prima Marcus per l’Inter, poi Kephren per la Juve. Poco dopo, un Napoli che in attesa di vincere un altro scudetto onora quello appena cucito sulle maglie – lontano dal post Spalletti di Garcia – con una prestazione degna della guida che De Laurentiis ha felicemente conquistato. Ho pensato che dopo tanto spolvero la domenica avrebbe riproposto i ritmi di sempre e invece – orrore – il campionato ha riproposto tesi offensive. Giusto per i tre punti l’Udinese e il Toro si sono accontentati di vincere 1-0 a Pisa e a Roma (dove sicuramente la sconfitta vale un polemicissimo 4-0). L’Atalanta, visto che si ritroverà fra poche ore con Napoli, Juve e Inter sulla scena della Champions, ha voluto fare la sua sparata, un pokerone al Lecce firmato Scalvini, De Kateleare (2), Zalewski. Se permettete – sono con Juric – alla faccia di Mister Lookman.

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