mercoledì, Luglio 16, 2025

La sanità calabrese raccontata ai veneti: gareggiamo tutti per un servizio migliore, ma scattando da posizioni diverse

- Advertisement -

(Articolo sulla sanità calabrese da VicenzaPiù Viva n. 299, , sul web per gli abbonati).

Il rumore delle pale dell’elicottero lo riconosci man mano che si avvicina al punto in cui ti trovi. Una sorta di “suono” di sottofondo che, nel suo crescendo, evoca film d’azione e di guerra. Qualcosa che per alcuni cittadini della Calabria, col tempo, è diventata quasi un’abitudine, fino ad essere percepito alla stregua dello sfrecciare dei motorini truccati nelle vie del paese o ai boati dei tir lungo le statali. Qualcosa di non convenzionale per territori
che non sono affatto quelle metropoli nei cieli delle quali il traffico aereo trova maggiore giustificazione.
Prendete il Tirreno cosentino, che è il territorio in cui vive chi vi scrive: 100 chilometri di costa e colline che corrono già a Sud, paralleli come i binari di una ferrovia e punteggiati da una moltitudine di piccoli comuni da poche migliaia di abitanti.
Una fetta di Calabria che ha familiarizzato da tempo con il sorvolo degli elicotteri. Ma non perché sia teatro di guerra: qui, da qualche anno, il cielo è quotidianamente solcato dai velivoli del 118 che arrivano e ripartono così spesso perché, per “prassi”, le ambulanze non sono medicalizzate a causa della carenza di personale.
Il sistema ha partorito un paradosso: anche quando le condizioni del paziente non sono disperate, ma richiedono comunque una diagnosi medica rapida per decidere il da farsi, è preferibile l’invio di un elicottero a supporto dell’ambulanza, perché almeno garantisce la presenza di un medico a bordo.
Da diversi anni – grazie alla collaborazione quotidiana con le testate del gruppo – mi occupo di Vicenza e Veneto e, spesso, mi capita di riflettere di Sanità regionali. Ho trovato conferme di quanto la “vostra” sanità sia una concreta eccellenza.
Una realtà non priva di ombre, eppure distante anni luce da quella della mia terra. Un gap che è ravvisabile anche trattando le problematiche comuni ai due sistemi sanitari, come liste d’attesa e la carenza di personale medico che da noi è perpetrata da quella che è stata definita la lunga stagione del blocco del turn over.
Sul Ss calabrese pesano altre grandi, grandissime criticità: penso ai conti dannatamente in
disordine delle aziende sanitarie provinciali, perennemente in “rosso”. Oppure – e qui si fa dura – agli appetiti della ‘ndrangheta sulla gestione delle risorse statali. Senza scendere troppo nel dettaglio, sono esemplari i fenomeni delle fatture pagate due volte, spesso neanche dovute, e degli interessi legali e moratori che lievitano perché gestioni compiacenti non li impugnano in giudizio. Milioni di euro che finiscono in un buco nero chiamato malaffare a fronte di strutture fatiscenti e male attrezzate. In esse non mancano i casi di “buona sanità”, ma vengono vissuti come “eccezionali miracoli” dalla popolazione e come tali vengono raccontati dai media.

Medici cubani
Medici cubani in Calabria

Qui, i vuoti di sanità pubblica diventano per il privato praterie talmente sconfinate che, a confronto, quelle del Mississippi impallidiscono. Il risultato è che sempre più persone rinunciano alle cure oppure finiscono per ingrossare i flussi dell’emigrazione sanitaria, con i cittadini che guardano da Roma in su, compreso ovviamente il Veneto, a caccia di una speranza.
Sulla questione della carenza di personale qualcosa negli ultimi anni si è mossa con l’impiego in Calabria di professionisti provenienti da Cuba.
Una circostanza che trova fondamento nel decreto legge “Cura Italia”, retaggio del periodo del Covid, e che è stato concretizzato nell’estate del 2022 con l’accordo tra i sistemi sanitari calabrese e cubano.
Se ne è parlato recentemente proprio in Veneto, a Venezia per la precisione, grazie a una iniziativa di Erika Baldin, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle e segretario dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale.
L’occasione è stata quelle di un incontro avvenuto a maggio a palazzo Ferro Fini, sede del
Consiglio veneto, sul tema “Il ruolo dei medici cubani nel rilancio del Ssn: l’esempio della Regione Calabria”.

Erika Baldin
Erika Baldin

Un approfondimento sui risvolti dell’accordo calabro-cubano che – è stato detto – rappresenta un modello che può portare al rilancio del sistema sanitario anche in Veneto. “Con questa iniziativa intendo portare delle testimonianze sull’impegno solidale di uno Stato economicamente in difficoltà, qual è la repubblica cubana, ma in cui è difeso il diritto universale alla salute sul suo territorio e sul territorio di popoli amici”, ha detto Erika Baldin.
Attualmente, in Calabria sono in servizio 360 medici cubani in 27 ospedali e oltre la metà di essi è impiegato nei pronto soccorso. Incidono positivamente sulla riduzione dei tempi di trattamento e di attesa, in particolare per quelli legati agli esami ad alta tecnologia, ma anche nel rinforzare i reparti.
Alcuni di essi operano nelle strutture del territorio in cui vivo ed è stato sorprendente notare la rapidità con la quale si sono integrati nella nostra cultura. Non tutto è risolto, anzi, ma la nostra è una terra che si nutre anche di questo: di piccoli passi verso un’esistenza migliore, con la pazienza tramandata dai nostri avi: contadini, pastori e marinai.

Il convegno
Il convegno

È così che, scrivendo di come “un calabrese percepisce il servizio sanitario nella sua regione”, ho provato ad arricchire in qualche modo il racconto che fa della sanità (veneta, italiana, europea e non solo) questo numero del giornale, sempre più finestra verso il mondo di una Vicenza più viva se guarda al suo esterno.
E giungo a una conclusione suggerimento: la sanità è un diritto sulla carta, ma una corsa nella vita di tutti i giorni. Anche i veneti gareggiano come i calabresi per una sanità migliore. Lo fanno però – questo credo sia incontestabile – scattando da un blocco di partenza nettamente migliore. Con l’avvento dell’Autonomia differenziata, tema molto caro ai veneti, potremmo tutti correre verso un sistema sanitario regionale più flessibile, ma anche verso un rischio di disuguaglianze amplificate. E questo, inoltre, per colpa – altro dato assolutamente inconfutabile – di chi delle risorse di tutti ha fatto l’uso più meschino, come avviene nella mia terra.

Stay Connected

9,253FansMi piace
3,533FollowerSegui
2,652IscrittiIscriviti
- Advertisement -
- Advertisement -
- Advertisement -

ULTIMI ARTICOLI