lunedì, Febbraio 3, 2025

Grotta di S. Bernardino a Mossano

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(Articolo di Lucio Panozzo sulla grotta di S. Bernardino da Vicenza In Centro n. 12, periodico dell’associazione Vicenza in Centro aps).

A Mossano esiste la grotta dove S. Bernardino da Siena visse per un paio d’anni in preghiera. Si trovava in missione nelle nostre terre, dove i suoi sforzi risolsero alcune situazioni che secondo il suo giudizio dovevano essere cambiate. Tra le buone azioni possiamo senz’altro citare la costituzione del Monte dei Pegni, buona finché durò, nel senso che il santo intendeva farla funzionare senza che i beneficiari pagassero gli interessi. Quando l’istituzione restò in mutande, la percentuale di interesse fu fatta pagare ai beneficiari, ma nel frattempo gli Ebrei erano stati cacciati, come da richiesta del santo. Il Monte dei pegni era sorto proprio per contrastare l’azione dei banchi degli Ebrei, che prestavano denaro.
L’interesse non è mai stato esagerato come quello richiesto da alcune famiglie nobili vicentine che praticavano anch’esse l’usura e, in ogni caso, gli Ebrei si tenevano su livelli di percentuale concordati col Comune. Ma, come detto, essi furono cacciati, però le famiglie nobili di cui sopra continuarono a prosperare senza che nessuno osasse protestare. Altra scelta del santo, purtroppo sempre contro gli Ebrei, un affresco fatto fare appositamente su sua richiesta nella antica Pieve di Nanto (Santa Maria Annunciata), rappresentante il martirio del cosiddetto san Simonino da Trento, il bambino che, secondo l’opinione pubblica, era stato ucciso dagli Ebrei per recuperarne il sangue e usarlo per i loro riti (ricordo che Vicenza ebbe un altro di questi santi ora non più riconosciuti dalla chiesa cattolica, Lorenzino Sossio, 1485, di Valrovina, Marostica, che subì la stessa sorte del primo). L’antro di S. Bernardino da Siena ebbe fama anche per altre due situazioni: il ritrovo di importantissime vestigia riguardanti l’Uomo di Neanderthal e un fatto increscioso durante la guerra di Cambrai, quando truppe tedesche di passaggio gasarono circa 1500 persone che si erano rifugiate lì per salvarsi. Fu usata una gran quantità di legna verde mista a legna stagionata posta all’entrata e incendiata. In qualche modo fu creata una corrente che portava dentro il fumo e che non diede possibilità di salvezza a quelle povere persone.
Dopo molti anni, un signore del luogo con villa e proprietà terriere (Pigafetta o Camerini?) ordinò di trasportare i miseri resti (ossa) nei suoi terreni coltivati, che servirono da concimante. La grotta detta di S. Bernardino si può visitare informandosi sulle aperture programmate, seguendo l’itinerario dei molini e delle grotte. A metà strada il ristorante “da Sagraro” placherà la fame dei gitanti e, prima della grotta del santo, tanto per alleviare lo spirito dalle fatiche e dai racconti truci, si potrà visitare la Grotta delle Tette, che rallegrerà l’animo di molti.

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