Ci ha accolto con il sorriso l’imprenditore Giovanni Cariolato, fondatore e leader dell’azienda GDS (Global Display Solutions), prima CA&G, con sede a Cornedo Vicentino. e che produce display per varie applicazioni (da quelli presenti in aeroporti e stazioni ferroviarie fino alle fermate dei pullman), sistemi di illuminazione tecnologia avanzata, stampanti e apparecchiature OEM e ODM. Cariolato si è raccontato a noi a 360 gradi, dai progetti aziendali a quelli scolastici fino a vari aneddoti, tra cui una vecchia collaborazione con il nostro direttore Giovanni Coviello…
Cariolato, ci racconta un po’ della sua vita e di come è nata l’azienda?
“Sono nato a Valdagno il 21 aprile 1957 da genitori contadini. Siamo in sei fratelli, 4 maschi e 2 femmine. Sono sposato e ho due figli, uno di 31 e uno di 38 anni, che entrambi oggi lavorano all’interno della mia azienda. I miei genitori erano due classici contadini con quattro campi in collina, sotto a Montepulgo di Cornedo.
Capii già da bambino che il contadino è un imprenditore: deve investire continuamente, seminare per raccogliere dopo un certo tempo, resistere se le cose vanno male e avere un senso del sacrificio elevato. Mi sono diplomato in elettronica all’Istituto Rossi di Vicenza nel 1976. Mi sono poi iscritto alla facoltà di Ingegneria di Padova. Nel frattempo lavoravo anche per la Olivetti.
Dopo i primi due anni di università ho lasciato gli studi e sono stato chiamato a fare il servizio militare. Nel 1979 io e mio fratello Andrea abbiamo fondato la società CA&G Elettronica snc, dove il nome dell’azienda significava “Cariolato Andrea e Giovanni”. L’impresa è nata dalla passione di costruire apparecchi elettronici. Dapprima eravamo nel settore della televisione a circuito chiuso, poi siamo passati alla progettazione e produzione di monitor per pc. Nel 1987 c’è stata una separazione da mio fratello Andrea. Abbiamo scelto strade diverse. Lui ha continuato l’attività commerciale e si è trasferito a Vicenza in un capannone nuovo. Io ho continuato nell’attività industriale“.
Quale è stato il periodo più difficile per l’azienda?
“Ci sono stati molti periodi difficili, ma ricordo in particolar modo quello dell’anno 2013. Abbiamo attraversato una crisi, alla quale non sapevamo se saremmo sopravvissuti. Il periodo che va dal 1995 al 2015 è stato un ventennio difficile per l’industria. Anche le aziende migliori per sopravvivere hanno dovuto delocalizzare le sedi. C’è stata una lotta per la sopravvivenza, dovuta al fenomeno della globalizzazione non governata. Quando la Cina è stata ammessa alla WTO, l’organizzazione mondiale del commercio, ha iniziato a rubare posti di lavoro all’Occidente.
Molte industrie hanno espulso i lavoratori italiani e hanno cominciato a delocalizzare le fabbriche. Anche le famiglie italiane erano in crisi e scappavano all’estero. In questi ultimi anni l’industria ha trovato un nuovo modo di esistere, ad esempio valorizzando prodotti di nicchia. Adesso è arrivato il tempo delle medie aziende di zona che hanno la leadership del loro prodotto. E delle piccole-medie imprese che diventano multinazionali. Certo, c’è un gran bisogno di tecnici sempre più specializzati, ovvero “super tecnici”, e di attirare talenti giovani“.
Come avete affrontato la crisi del 2013?
“La crisi è arrivata perchè una nostra azienda cliente dagli Usa decise di produrre in proprio quanto importava dalla GDS, interrompendo i rapporti. Il fatturato calò del 50% e non sapevamo se saremmo sopravvissuti. Negli anni successivi abbiamo fatto causa a questa azienda per truffa e abbiamo vinto la causa. E così, non solo siamo sopravvissuti, ma siamo anche tornati più forti di prima!“.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Mi piacerebbe che scuola e lavoro fossero più collegati. Perciò, assieme ad altri imprenditori della zona, vorrei portare un ITS o Istituto tecnico che possa formare i futuri tecnici industriali, alternando formazione e lavoro. Magari situandola a Valdagno, che è una città che ha un grande valore storico per la formazione. Già Marzotto aveva inventato la “città sociale”, aveva fatto costruire le scuole perché aveva capito l’importanza di formare i futuri lavoratori. Ora servirebbe più preparazione nell’ambito della meccatronica, dell’informatica e dell’elettronica. Abbiamo già una collaborazione in corso con l’ITIS Rossi di Vicenza. Gli studenti iniziano già a ideare e a presentarci i loro progetti. E parlo sia di maschi che di femmine perché non sempre la parità negli studi tecnici o scientifici è scontata. Ma le nostre ragazze sono una grande risorsa per il futuro. Se potessi lasciare un’eredità sociale, punterei a migliorare la collaborazione tra scuola e industria con una scuola ad hoc“.
Qualche dato aziendale
“La GDS ha circa un migliaio di dipendenti in tutto il mondo, di cui 110 a Cornedo. Oltre alla sede di Cornedo, ci sono altre 2 aziende a Treviso e a Torino. Poi all’estero ce ne sono in Taiwan, Cina e Australia, a Chicago, negli USA, a Londra, in Inghilterra, in Romania e in Tunisia“.
Ci dice qualcosa della sua vita privata?
“Ho conosciuto mia moglie a una festa di paese. Eravamo entrambi molto giovani, lei 15 anni e io 17. Ci siamo sposati nel 1982. Nel 1984 è nato il nostro primo figlio, nel 1992 il secondo. Dal 2012 mio figlio maggiore lavora nel reparto lighting. Poi è venuto a lavorare qui in azienda anche il mio secondo figlio. Avere la presenza dei figli in azienda mi dà una sensazione positiva di continuità. Penso sia una fortuna avere i figli impegnati nell’azienda che ho fondato“.
Come ha conosciuto il nostro direttore Coviello?
“Ho conosciuto Giovanni Coviello negli anni a cavallo del 1990. Arrivava da una delle migliori aziende informatiche italiane di assemblaggio e vendita di pc, anche in Europa. Noi eravamo suoi fornitori. Poi lui si è spostato per lavoro proprio qui nella nostra azienda e ha collaborato per un certo periodo con noi. Da allora ci lega anche una bella amicizia“.