“Gilgamesh. L’epopea di colui che tutto vide” protagonisti Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta, Giovanni Calcagno, al teatro comunale di Vicenza.
Ispirata al più antico poema conosciuto, di origine babilonese, un percorso sui misteri della conoscenza, della sapienza e sulla ricerca della felicità, in programma in Sala Maggiore sabato 18 e domenica 19 febbraio alle 20.45, nella prima tappa veneta della tournée.
Prima dello spettacolo, come di consuetudine per la Prosa al Comunale con i titoli in doppia data, si svolgerà l’Incontro a Teatro, condotto da Antonio Stefani, giornalista, scrittore e critico teatrale de Il Giornale di Vicenza: sabato 18 e domenica 19 febbraio alle 20.00 al Ridotto, Antonio Stefani dialogherà con Giovanni Calcagno, autore del testo, regista e interprete dell’affascinante narrazione. Insieme proveranno a raccontare i grandi temi che attraversano Gilgamesh, il più antico poema del mondo, come la vita, la morte, la guerra, a riprova che il palcoscenico può essere il luogo dove la storia, anche la più antica, può dialogare con il presente.
“Gilgamesh. L’epopea di colui che tutto vide” regia di Giovanni Calcagno, composizioni video di Alessandra Pescetta, musiche originali di Andrea Rocca, disegno luci di Vincenzo Bonaffini, realizzato con la consulenza scientifica di Luca Peyronel, una produzione ERT Emilia Romagna Teatro / Teatro Nazionale, propone una narrazione integrale dell’epopea di Gilgamesh. Il testo curato da Calcagno, in libreria in questi giorni per le edizioni Mesogea, è in versi liberi, ispirato dal lavoro di traduzione e di interpretazione di grandi assirologi; ricuce i frammenti dell’opera pervenutici dalla versione classica babilonese e gli altri frammenti di epoche precedenti e successive, con l’obiettivo di dare al racconto e quindi a chi lo ascolta, da una parte un senso di completezza dell’arco narrativo e dall’altra la possibilità di una facile comprensione di eventi radicati dentro una cultura a volte molto distante dalla nostra. In scena la ripartizione del testo del poema in sei parti favorirà l’avvicendarsi dei narratori e verrà scandita dalla proiezione delle composizioni video di Alessandra Pescetta: Calcagno interpreta il narratore saggio, che trasmette sapere, tradizioni, insegnamenti; Pirrotta è invece il narratore popolare, con molti riferimenti al cunto siciliano di cui è uno dei massimi interpreti, riallacciandosi alla tradizione orale del poema e di tutta l’epica delle origini; Lo Cascio è invece l’archeologo che trova i testi, li “scrosta dalla polvere del tempo” e li traduce, ma essendo in versi, tenta di restituirne la poesia.
La storia: circa due secoli fa, negli scavi della biblioteca di Assurbanipal a Ninive, gli archeologi portarono alla luce una serie di tavolette. Quando fu decifrata la scrittura cuneiforme, rivelarono il titolo di un poema, ovvero di colui che vide le profondità e le fondamenta della terra, “Gilgamesh”. La vicenda è quella di un giovane re che, dopo aver sperimentato il dolore per la morte del suo migliore amico, lascia il trono per andare alla ricerca del segreto della vita eterna. Alla fine del suo peregrinare, dopo aver interrogato l’unico uomo sopravvissuto al Diluvio, torna in patria con la certezza che il destino dell’uomo è quello di essere mortale. II viaggio di Gilgamesh ai confini del mondo, da un punto di vista eroico, è un completo fallimento, ma la sua sconfitta diventa un nuovo punto di comprensione delle cose della vita.
Sul palcoscenico il trio di questi grandi nomi del teatro e amici nella vita fa rivivere “Gilgamesh, il più antico poema epico della storia, perché, come ci dice Calcagno, “questa sua esperienza di una visione nuova, quanto mai fresca e necessaria per noi oggi, ci chiede di essere trasmessa e raccontata. Convinti dunque che il testo dell’epopea sia uno spartito da suonare ad alta voce, eccoci pronti a ‘togliere la polvere’ da uno dei più grandi tesori della letteratura di tutti i tempi”.