In ogni nostro incontro, e sono ormai diversi anni che ci conosciamo, Assunta Gleria riesce a sorprendermi con idee sempre nuove, sperimentazioni e sfide creative.
Nulla di strano, considerando lo spessore intellettuale e umano del suo curriculum: formatasi come architetto-urbanista a Milano, con un dottorato conseguito a Parigi, visse per molti anni con la famiglia in Africa sub-sahariana (Nigeria, Kenya, Etiopia), lavorando nell’ambito della cooperazione internazionale. Le origini beriche la riportarono poi a Vicenza, dove per quasi un ventennio insegnò con entusiasmo disegno tecnico nelle scuole superiori.
Il pretesto formale per questo articolo è il suo libro uscito di recente: Io mi ricordo com’era… Breve storia ad immagini della Valle dell’Agno e altri racconti, edito da Altra Definizione “che si occupa da anni su temi e campi che hanno a che vedere con le fasce deboli della società, le relazioni tra le persone e la valorizzazione dei territori”, come si legge sul sito dell’associazione che ha sede a Vicenza.
Il volume di 80 pagine raccoglie tre “graphic docu-stories” – impreziosite da brevi ma assai meditati testi firmati assieme a Paolo Boscato – che illustrano altrettante questioni ambientali. Oltre al caso veneto menzionato nel titolo, emergono due narrazioni di grande impatto emozionale ed etico legate al continente africano, conosciuto in modo approfondito dall’autrice nell’arco della sua esperienza professionale, che ha offerto spunti per una serie di articoli di carattere divulgativo pubblicati in diversi periodici italiani.
Il lavoro di illustrazione a fumetti – assai originale e apprezzato anche all’estero dove l’artista ha intrecciato fecondi contatti editoriali – ha avuto il suo inizio qualche anno fa con Due storie illustrate (2017) e Sei passaggi in Morigi (2018), con i quali ha partecipato, per la categoria graphic novel/fumetti, al concorso nazionale “Il mio esordio” indetto da www.ilmiolibro.it, qualificandosi tra i finalisti.
Tornando invece al libro appena pubblicato, il primo racconto della triade, Io mi ricordo com’era!!! Storia illustrata della Valle dell’Agno, coinvolge la memoria del territorio in questione delineata con un ampio respiro temporale, partendo addirittura dall’epoca preistorica in cui si creano presupposti per il successivo sviluppo sociale ed economico dell’area.
L’autrice procede creando una sorta di dossier dedicato all’ambiente naturale e antropico di questa valle, in cui si insediano nel tempo varie popolazioni: prima gli Euganei e i Reti, poi i Longobardi e gli Ungari, e infine i Cimbri che giungono a mantenere la loro specificità linguistica fino alla metà del XX secolo. L’eredità di questi gruppi etnici, che hanno lasciato impronte significative della propria presenza, ha reso possibile un caratteristico melting pot alla base della ricchezza culturale di un territorio dove le importanti risorse acquee hanno determinato lo sviluppo economico e sociale delle comunità, impegnate soprattutto nella produzione tessile.
Nasce così una narrazione complessa e multifocale che trae spunto dalle origini familiari e dai ricordi materni, ma anche dall’esperienza infantile che torna indispensabile nel momento in cui la mano dell’artista comincia a tracciare uno storyboard concepito al contempo come ricerca documentaria, testimonianza diretta e interpretazione libera dei fatti storici e di attualità.
“La storia dedicata alla Valle dell’Agno è il frutto di una mia rabbia profonda”, racconta l’autrice in una presentazione dell’opera e aggiunge: “Un giorno, mentre scendevo dai colli, ero passata per Brogliano – il paese d’origine di mia madre – e, arrivata in pianura, non avevo più riconosciuto il luogo. La campagna era stata completamente sconvolta, ettari di terreni un tempo fertili e coltivati erano stati spostati e scavati per lasciar posto a rotatorie e scavi per il movimento terra della Pedemontana Veneta in costruzione. Saltavano all’occhio ancora devastazioni dopo quelle permesse da un’urbanizzazione selvaggia negli anni della ricchezza. Ma la deindustrializzazione non necessita più di infrastrutture di quel tipo, che hanno reso la valle un catalogo di interventi da non ripetere. Da qui nasce il bisogno di raccontare la storia della valle, di come era nel ricordo e di immaginarne un futuro diverso, sempre possibile. L’immagine di questo futuro, necessaria per esorcizzare la paura della distruzione totale, inclusa quella della memoria, deve includere però anche i disastri ambientali già compiuti”.
Le immagini rafforzano le parole, all’insegna di un profondo desiderio di restituire allo sguardo non solo i ricordi, ma anche la fiducia nel futuro riscatto dell’ambiente ferito in modo così drastico. Non a caso, le ultime due vignette presentano un’immaginaria proiezione verso un domani diverso: il paesaggio violato dalla tracotanza dell’uomo si ripopola gradualmente di piante e di animali selvatici, tornando quindi allo stato primigenio, libero finalmente dall’ansia devastante del progresso finalizzato a sé stesso.
Le altre due storie – Suakin, dedicata alla magnifica ma abbandonata città sudanese di corallo, il cui afflato quasi surreale ricorda Le città invisibili di Italo Calvino, e La Karura Forest a Nairobi, ispirata al progetto di valorizzazione di circa 500 ettari di parco naturalistico, svincolato da mire espansionistiche di costruttori e sottratto da artigli della criminalità – conducono il lettore verso il continente africano dove si scoprono due percorsi storici assai travagliati e complessi, ma anche le pratiche virtuose di partecipazione civica in grado di far decollare un importante progetto ambientale, considerevole sia dal punto di vista turistico che di fruizione locale.
Scritto da Paolo Boscato, archeozoologo e viaggiatore di origine vicentina, il racconto Suakin fa trasparire una preziosa sintonia tra due livelli di narrazione: le immagini entrano in piena sintonia con il flusso lirico, quasi sognante, delle parole.
“Quando Paolo mi ha proposto di illustrare il suo racconto, il fascino che la cultura araba ha sempre esercitato in me e la voglia di ritornare, anche solo con la memoria, nelle città della costa africana sull’oceano Indiano, mi hanno spinto subito al lavoro”, afferma l’illustratrice entusiasta di questa collaborazione.
Attraverso non molte ma intense pagine del libro, il lettore può sorvolare millenni di storia e distanze geografiche davvero cospicue, facendosi coinvolgere nei racconti in grado di toccare corde profonde del sentimento etico. In un mondo globalizzato, queste testimonianze custodiscono un invito alla riflessione e alla presa di posizione civica all’interno delle proprie comunità e ambiti di azione, nell’ottica della salvaguardia e della rigenerazione dell’ambiente e della memoria storica dei luoghi.
Per questo motivo, l’armonia ritrovata della foresta di Nairobi offre un esempio virtuoso anche sul piano sociale. Anche in questo caso, il racconto passa attraverso il filtro dell’esperienza autobiografica: “La Karura Forest a Nairobi è il frutto di una grande emozione, questa volta positiva, nel poter camminare – finalmente – all’interno di una foresta, un tempo terreno proibito per i rischi fisici che comportava l’accedervi. Ritornata di recente a Nairobi, dopo avervi lavorato a lungo negli anni ‘90, avevo scoperto con piacere che la Karura Forest, un’area di più di 500 ettari all’interno della città, era diventata un parco pubblico, accessibile a tutti, molto frequentato, ben gestito e conservato. Questo risultato era stato possibile grazie all’impegno e alle lotte di gruppi di cittadini, in particolare delle donne del Green Belt Movement che avevano trovato il modo di evitare che la speculazione edilizia si impadronisse completamente della foresta”.
Titolo: Breve storia ad immagini della Valle dell’Agno e altri racconti
Autori: Assunta Gleria e Paolo Boscato Illustrazioni: Assunta Gleria Prefazione: Agata Keran
Progetto grafico: Fernanda Cereda Prezzo di copertina: 18,00 euro
A Vicenza, il libro è in vendita alla Libreria Traverso (corso A. Palladio, 172), oppure si può richiedere all’editore a questo link:https://www.altradefinizione.it/edizioni/io-mi-ricordo-com-era
Di Agata Keran da Storie Vicentine n. 2 Aprile maggio 2021