La piccola Abbazia dedicata a Sant’Agostino sorge non lontano da Vicenza, ai piedi della collina di Valmarana, nel Balsego (da Bassicum, toponimo che indica chiaramente la natura del luogo, bassa e ricca di acque). Dal Santo ha preso nome anche la località.
In questa terra attraversata dal Retrone e dal Dioma, corsi d’acqua capricciosi e soggetti ad esondazioni, fino dall’epoca longobardica-carolingia esisteva una chiesetta dedicata allora a San Desiderio. Non sappiamo quale dei santi, che la Chiesa venera con tale nome, ne fosse il titolare: forse San Desiderio vescovo di Langres, martirizzato in Gallia nei primi anni del V secolo. Il Saccello di San Desiderio con annessa abitazione fu affidato dal 1188 al 1236 ad una congregazione laica e rimase poi per motivi ignoti abbandonato.
Qui nasce una grossa discussione storica se la Badia è sorta sopra il Saccello o come sostiene lo storico vicentino Giovanni Mantese “iuxta S. Desiderium” basandosi su documenti che ancora nel 1429 nominano espressamente detto Saccello. Nel 1236 passò ai frati di S. Bartolomeo ma date le ingenti spese necessarie per il mantenimento nel 1288 venne chiesta la facoltà di inviarci alcuni laici penitenti che fronteggiassero la situazione. Nel 1319 Fra’ Giacomo di Ser Cado di Borgo San Felice, facendo professione dinnanzi al Vescovo di Vicenza della regola di S. Agostino si impegnò a restaurare la Chiesa e convento dedicandoli a Sant’Agostino: Agostiniani, Vicentini e Veronesi (tra i quali Cangrande) permisero la totale ricostruzione tra il 1322 e il 1357, in tale anno venne concluso anche il Chiostro, dello stesso anno probabilmente gli affreschi interni.
Nel 1399 la Badia fu contesa tra l’ordine di San Giovanni di Gerusalemme e l’Episcopio Vicentino, nel frattempo gli Agostiniani non c’erano più e il vescovo affidò il complesso al riformatore Bartolomeo da Roma; nel 1401 era priore del monastero Gabriele Condulmer (poi noto come Papa Eugenio IV) che cedette poi il beneficio a Lorenzo Giustiniani, altro grande riformatore, che si trasferì con i dodici canonici secolari di San Lorenzo in Alga, qui il Santo compose le sue opere mistiche si dice dinnanzi al Crocifisso, e l’ordine continuò ad operare fino al suo scioglimento nel 1668.
Di nuovo il complesso subisce un grosso abbandono, acquistato dal patrizio veneziano Antonio Pasta nel 1671 per farne un patronato laico, dopo grosse diatribe con l’Abate di san Felice risolta con una convenzione del 1718 che mal venne rispettata fino al 1786 quando fu cessata la proprietà del Pasta. Nel 1899 viene chiusa per ragioni di sicurezza. Tra il 1900 e il 1905 su iniziativa di Valentina Zamboni e del Notaio Giacomo Bedin in ricordo di Tiziana come commemorato da una targa nel chiostro, si provvede ad un restauro generale della Chiesa. Il 13 settembre 1925 è eretta Parrocchia. Il 1 settembre 1935 Sant’Agostino viene affidata al parroco Don Federico Mistrorigo, che compie grandi opere di ripristino, togliendo le sovrastrutture accumulatesi e mettendo alla luce le decorazioni ad affresco, rendendo l’Abbazia la più grande superficie medioevale affrescata di tutta la provincia di Vicenza.
Questo luogo è stato fonte di ispirazione per le opere mistiche di San Lorenzo Giustiniani, l’accademico Padre Meersseman o.p. che tra le varie opere scrive un articolo sui penitenti rurali comunitari della valle di S. Agostino (sec. XI); l’Abbazia è oggetto anche di molti componimenti del poeta Adolfo Giuriato. La Chiesa oggi è inserita nell’Unità Pastorale di Sant’Agostino, Sant’Antonio e San Giorgio in Gogna è sede dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro e sede di un Centro Studi Medioevale.
Panoramica del complesso
La facciata nella parte inferiore della muratura è a conci di pietra dei Colli Berici, probabili avanzi del primitivo saccello di S. Desiderio, sormontati da strati di materiale rozzo e mattoni, le fondamenta di un altro muro perimetrale sono stati trovati all’interno durante i lavori di pavimentazione svolti attorno agli anni ‘50, l’ubicazione di questo muro è ricordata da un segno appositamente tracciato sull’intonaco, tra la seconda e la terza finestra del lato a mezzogiorno. La struttura a capanna si corona di archetti ciechi, ritmati da due lesene che individuano una fascia centrale, in corrispondenza della porta, sopra il rosone con vetri rotondi legati a piombo.
Sull’architrave della porta sta incista in caratteri gotici la storia della costruzione dal 1322 al 1357, nelle tre nicchie superiori dovevano esserci degli affreschi di cui ora rimangono solo sbiaditissime tracce. Dagli angoli si protendevano in avanti due muraglie, a recingere il sagrato della chiesa, usato anticamente come cimitero e pavimentato in trachite nel 1941-42. Avanzi di mura si notano ancora vicino alla parte inferiore della lesena angolare destra, sulla sinistra rimangono delle travi che reggevano un portico, il quale doveva essere simile a quello opposto. L’interno dell’Abbazia si presenta a navata unica rettangolare con soffitto a capriate scoperte, le vaste chiari pareti spezzano solo nel fondo la loro continuità, per aprirsi in tre cappelle quadrangolari non absidate.
Al vano centrale più ampio e quadrato, in funzione di presbiterio, se ne affiancano due minori rettangolari, tutte e tre le cappelle sono ricoperte da volta a crociera ed inquadrate da archi a sesto acuto e finestre gotiche sormontate nelle laterali da un oculo. Partendo dall’ingresso principale, troviamo a destra una fonte battesimale del ‘600 con un Battista opera di Neri Pozza originariamente costruito per un altro battistero che era posto dal lato opposto ma non venne portato a termine da Don Federico Mistrorigo; Accanto alla fonte battesimale due formelle marmoree della seconda metà del ‘500 probabili ex voto che rappresentano Natività ed Annunciazione, in una nicchia immediatamente successiva c’è un iscrizione che narra la storia dell’Abbazia dove è stata collocata una statua della Madonna col bambino che prima era posta nel chiostro, segue una fascia affrescata, probabilmente opera di Tommaso da Modena ed altri a generiche maestranze romagnole del ‘300. La prima porta a destra si apre sul chiostro, accanto alla porta si nota una scultura in sasso del ‘400 con l’Eterno Padre benedicente.
La Sacrestia è un piccolo ambiente, cui si accede dalla porta in fondo al lato destro della chiesa; tra le finestre sta adossato un altare settecentesco, alcune foto del restauro della chiesa e due tele di maniera bassanesca. Infondo alla navata, entrati nella cappella destra troviamo un altare settecentesco che dopo il restauro del 1941\42 conserva solo mensa e tabernacolo. La parete a mezzogiorno è tutta decorata ad affresco; nella fascia in alto, a destra, quattro figure di Santi, sotto la Madonna in trono tra il Battista e San Giacomo del XIV secolo; a sinistra Cristo sulla croce, non in atteggiamento di sofferenza, ma di regalità trionfante, indossa una tunica e sotto ai piedi stanno calice e patena simbolo di ressurrezione, un’iconografia suggerita dalla famosa immagine del “Volto del Santo” di Lucca, voluta nella chiesa di Sant’Agostino con ogni probabilità dai successori di Mastino II della Scala signore di Lucca.
Nel presbiterio domina, sull’altare il Polittico eseguito espressamente per la chiesa da Battista di Vicenza nel 1404 su commissione di Ludovico Chiericati per celebrare l’unione di Vicenza alla Serenissima decisa quell’anno. L’autore che attraverso gli influssi emiliani risente del grande insegnamento giottesco rimane attardato in un prezioso goticismo. Il Polittico è diviso in ventiquattro scomparti con pitture disposte su tre ordini.
Al centro sta la Madonna col Bambino. Da sinistra, sullo stesso piano, entro nicchie gotiche e compiti su fondo oro, si succedono in piedi diversi Santi: Agnese, Girolamo, Paolo, Caterina d’Alessandria. Al centro dell’ordine superiore un trittico con l’Ecce Homo e ai lati Maria e S. Maria Maddalena, sopra il Padre. Ai lati da sinistra sono S. Quirico, gli evangelisti e S. Giorgio. Sul Basamento al centro, S. Giovanni Battista con ai lati S. Fermo, S. Giovanni Crisostomo, S. Gregorio Papa, S. Cipriano, S. Ambrogio, S. Rustico.
Risulta così evidenziata e preminente la fascia centrale verticale incentrata sul Cristo: dalla scritta in basso “Ecco l’Agnello di Dio”. Il Polittico poggia su un basamento in pietra tenera ed ha davanti una semplice mensa donata dalla Cave Dalle Ore e lavorata dallo scultore Zanetti. Il Polittico fu oggetto di traslochi e deperimento, il 25 ottobre 1946 il Consiglio Comunale di Vicenza lo legò perpetuamente alla Chiesa di Sant’Agostino. L’opera fu oggetto di furto e trafugazioni, solo il 31 agosto 1974 fu messo sotto allarme.
La volta del presbiterio è affrescata, e qui si trova il complesso decorativo più importante della Chiesa: nelle vele stanno i quattro evangelisti alternati a quattro dottori della Chiesa (adiacenti all’arco d’ingresso e proseguendo in senso antiorario, osserviamo: il Leone di S. Marco e l’Angelo di S. Matteo. S. Agostino e S. Ambrogio, il bue di S. Luca e l’aquila di S. Giovanni, S. Gregorio Magno e S. Girolamo) secondo l’iconografia emiliana guardano alla Gloria consigliati da angeli e dalle virtù teologali e cardinali, nella chiave di volta l’Eterno Padre in gloria; nelle lunette laterali scene evangeliche: sulla parete nord, Annunciazione, Nascita di Cristo, Adorazione dei Magi; sulla parete Sud, altre quattro scene della vita di Cristo, l’Ultima Cena, Lavanda dei Piatti, Cristo nell’orto degli ulivi e la cattura di Cristo. La lunetta sopra all’altare presenta la Crocifissione sovrapposta all’Ascensione di Cristo.
Dietro l’altare, nella parete tra le finestre a sinistra la Messa, a destra il Sacrificio dell’Antica Legge, sotto una pietà. Nel pilastro di destra è presente un affresco di S. Agostino e a sinistra Madonna con il Bambino e S. Caterina Martire. Completa la sistemazione del presbiterio due panconi seicenteschi. A sinistra del presbiterio, si trova la Cappella della Madonna, adornata di un altare seicentesco, guardando alla parete sinistra si trova un organo acquistato negli anni ‘90 a trasmissione meccanica del 1830.
Sopra la porta che da accesso al campanile, un orologio con quadrante quattrocentesco; la parte centrale della parete reca affreschi votivi entro una squadratura regolare di cornici; le fasce sono interrotte dalla gigantesca figura di San Cristoforo, ora mutila inferiormente ma che doveva arrivare al pavimento. In due riquadri della fascia superiore c’è una piccola figura inginocchiata identificata con Dante. Addossato alla parete un crocifisso ligneo del’ 400 dinnanzi al quale pregava San Lorenzo Giustiniani e scelto tra i vari crocifissi vicentini in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II. A sinistra degli affreschi è presente un sarcofago senza epigrafe.
Il Chiostro ha accesso dalla porta sulla parete destra, sui ruderi dell’antico convento, nel 1905 venne costruito un edificio scolastico, nel 1951 seguendo il colonnato venne ripristinato il portico e posto al centro una vera da pozzo dedicato alla memoria dei caduti di guerra; recentemente è stata posta una statua di Sant’Agostino opera dello scultore Decembrini, sotto al porticato è presente una nicchia con le vecchie campane la maggiore delle campane reca la data 1462 ed un’iscrizione gotica invitante alla preghiera, l’altra è pregevole fonditura di Francesco De Maria sulla sinistra il monumento a don Federico Mistrorigo, opera di Mirko Vucetich collocato nel 1955.
Il Campanile contemporaneo al rifacimento trecentesco con pareti in cotto rosso innervato da due lesene angolari e da un’altra che corre al centro. Una fascia di archetti ciechi spezza in due lo sviluppo in altezza. Agili bifore si aprono su tutti i lati. Tre nuove campane volute dall’allora parroco Don Giuseppe Baggio formano un concerto di do diesis maggiore, una vuole ricordare i defunti della parrocchia, un’altra i caduti e dispersi delle ultime due guerre mondiali, la terza il restauro della Badia e il ritorno del Polittico.
Di Agata Keran da Storie Vicentine n. 8 giugno-luglio 2022