BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Ringrazio la Presidenza danese per il lavoro svolto sin qui e soprattutto per la scelta di rinviare le decisioni finali sulle modifiche alla legge clima al Consiglio Europeo. Su temi così importanti, che comprendono l’intera economia di ciascun Paese, è fondamentale che si esprimano i Capi di Stato e di Governo. Si tratta di una decisione di grande responsabilità e rappresenta anche un forte segnale politico che riconosce la complessità e l’impatto strategico di questo dossier, che non può essere affrontato senza un chiaro indirizzo del Consiglio Europeo”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, al Consiglio Energia in corso a Bruxelles.
“Siamo infatti convinti che spetti ai leader di Governo definire il livello di ambizione, così come tutte condizioni abilitanti e le necessarie flessibilità per i propri territori. Senza queste premesse, gli Stati membri rischiano ancora una volta di trovarsi di fronte a obiettivi inapplicabili e a costi insostenibili per i propri cittadini e le proprie imprese“, ha sottolineato Pichetto.
“CITTADINI E IMPRESE NON PAGHINO COSTI TRANSIZIONE”
“Il nodo centrale delle proposte che abbiamo visto in queste settimane, resta quello delle condizioni abilitanti. Non possiamo chiedere alle nostre imprese di competere a livello globale con regole più rigide e senza adeguati strumenti finanziari. Non possiamo chiedere ai cittadini di sostenere il costo della transizione senza garanzie sull’accessibilità energetica”. “Senza un sistema europeo coerente e senza protezioni efficaci, la transizione rischia di alimentare disuguaglianze e divisioni, anziché rafforzare l’Unione. Per questo abbiamo posto con forza il principio di neutralità tecnologica. Non accetteremo esclusioni non basate sulla scienza”, ribadisce. “Tutte le tecnologie che contribuiscono a ridurre le emissioni devono essere parte della soluzione: rinnovabili, nucleare, stoccaggio, CCS, CCU, geotermia, idroelettrico, biocarburanti sostenibili e le soluzioni innovative che emergeranno. Chiudere la porta a intere filiere significa condannare l’Europa a rincorrere gli altri attori globali, perdendo competitività e leadership”, sottolinea.
“STATI UE LIBERI DI SCEGLIERE STRUMENTI TRANSIZIONE”
“C’è poi il tema dei crediti internazionali. Noi crediamo che sia un’opportunità per cooperare in un contesto globale, attraendo investimenti anche in settori che hanno difficoltà a svilupparsi. Per quanto riguarda gli assorbimenti naturali, condividiamo le preoccupazioni di molti Stati membri rispetto all’incertezza del settore LULUCF. Una volta compensate le emissioni, devono cadere tutti i vincoli rigidi. Bloccare la piena contabilizzazione degli assorbimenti è un approccio che non ha senso né sul piano politico né su quello scientifico”, spiega. “Lo stesso vale per le rimozioni tecnologiche: limitarne l’uso ai soli settori ‘hard to abate’ è un’imposizione ingiustificata. Ogni Stato deve poter scegliere liberamente come impiegare tutti gli strumenti a sua disposizione e poter utilizzare ogni leva disponibile secondo le proprie priorità nazionali. Solo così potremo assicurare un quadro efficace, flessibile e pragmatico. La credibilità delle nostre decisioni passa dalla chiarezza delle scelte che offriamo a cittadini e imprese. È questo il momento di scegliere se costruire un’Europa capace di guidare la transizione, oppure un’Europa che rischia di restare intrappolata tra obiettivi irraggiungibili e fratture interne”, conclude.
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