(Articolo sulla Valchiampo da VicenzaPiù Viva n. 299, sul web per gli abbonati).
Una volta poteva essere una battuta sarcastica ma adesso le cose sono molto cambiate (anche se non è ancora del tutto così, ovviamente). Di sicuro la Valchiampo è il territorio più monitorato d’Italia.
Sono finiti in tempi in cui il fiume Chiampo cambiava colore, a seconda delle tendenze moda del momento. Erano gli Anni ’70, quando bastava guardare le acque per capire quali fossero gli orientamenti dei “fashion stylist” della pelle per la stagione a venire.
Anche l’aria era davvero irrespirabile, soprattutto era terribile l’impatto per chi arrivava da fuori, diversamente da chi ci abitava e che poi si abituava. Anche adesso c’è un certo “profumo” ma è sicuramente meno pesante, la differenza si sente, soprattutto per chi ha qualche anno in più e si ricorda bene di com’era la situazione una quarantina di anni fa.
Molto è stato fatto anche se tanto altro deve essere ancora attuato, lo dice con onestà chi se ne sta ufficialmente occupando. Ma quello che appare in maniera concreta è che in questi anni è entrata nella testa degli imprenditori del settore concia (anche in quelle più dure) la consapevolezza che senza un cambio culturale verso l’ambiente, il futuro dell’intero settore sarebbe stato a rischio.
E stiamo parlando di un comparto industriale che ha del miracoloso, basta vedere il peso del suo fatturato nel 2024. Nonostante un calo che sta colpendo tutto il settore a livello mondiale, appesantito dalle varie crisi che hanno messo in ginocchio due comparti che storicamente alimentano il settore della lavorazione della pelle come la moda e l’automotive, la fetta di mercato delle aziende della Valchiampo è di grandissima rilevanza. Si parte dal 58% del fatturato complessivo in Italia, si passa al 30% a livello europeo fino a quasi il 14% di quello mondiale.
Quindi la parola miracolo può starci, anche perché dobbiamo aggiungere tutto l’indotto creato a favore di aziende dei settori della chimica, dei macchinari, dei trasporti, della ricerca e della depurazione.

Una comunità che ha sempre cercato di convivere con questa realtà, avvantaggiandosi dei notevoli ricavi del settore ma sopportando il rovescio della medaglia: l’inquinamento terrestre, acquifero, atmosferico e acustico.
Allo stesso tempo non si è chiusa in sé stessa ma ha cercato di reagire e di guardare al futuro con una certa lungimiranza, grazie ad imprenditori che nel tempo hanno capito che l’investimento verso “Una veduta area del centro di Arzignano, il “capoluogo” della Valchiampo” una produzione più pulita non solo era necessario per la salute delle persone e per il rispetto dell’ambiente ma anche, appunto, per la stessa sopravvivenza del comparto.
Allora si è iniziato a ripensare ai processi chimici, a modernizzare le tecnologie ed i macchinari, a recuperare e a riutilizzare gli scarti di lavorazione e a creare nuovi servizi. Sono nati progetti e strutture che riescono a mettere insieme tutta la filiera con occhi nuovi e moderni, per creare una cultura diversa che guardi soprattutto alla sostenibilità anche attraverso slogan iconici come: “Difendiamo un’economia circolare rinnovabile”.
Se lo ripetono tutti i giorni al Distretto Veneto della Pelle, nato nel 2015 ma che da qualche anno ha trovato collocazione nel cuore della zona industriale ad Arzignano, in una conceria dismessa.
Dal 2023 lo guida una figura di spicco della valle, già sindaco del Comune di Chiampo con seconda elezione da risultati “bulgari”.
D’altronde Matteo Macilotti l’attenzione per le tematiche ambientali deve averla nel proprio DNA visto che per diversi anni ha ricoperto il ruolo anche di consigliere provinciale con specifica delega, mantenuta con presidenti di diverso colore politico. Segno che se segui il tuo settore con capacità ed impegno, poi ti viene riconosciuto, e questo nuovo incarico, evidentemente, lo dimostra.