mercoledì, Ottobre 16, 2024
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Sebastiano Tecchio l’avvocato di Vicenza noto per la sua barba

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Storie Vicentine ci racconta un personaggio del Risorgimento: l’avvocato Sebastiano Tecchio, noto per la sua barba.

Il personaggio più importante del Risorgimento vicentino è certamente l’avvocato Sebastiano Tecchio. Era stato membro del Governo Provvisorio di Vicenza proclamato il 25 marzo 1848. Il 5 giugno di quell’anno, alla vigilia della valorosa battaglia di Monte Berico del 10 giugno, il Tecchio si trovava a Valeggio sul Mincio con i rappresentanti delle province venete per consegnare a Carlo Alberto i risultati dei «liberi voti» plebiscitari che a larga maggioranza ne approvavano l’unione al Regno di Sardegna. Tanto era il suo desiderio che il plebiscito trovasse piena e rapida realizzazione che solennemente promise «che non si sarebbe tagliata la barba finché il Veneto non fosse italiano».
Dopo la caduta di Vicenza Tecchio ripara in Piemonte dove sarà deputato e ministro dei lavori pubblici. Con la costituzione del Regno d’Italia diverrà anche presidente della Camera dei deputati. Alla conclusione della Terza guerra d’indipendenza ritorna nella sua città.
Il 3 agosto il giornale «Progresso» rende noto che la Giunta Municipale di Vicenza si era recata a visitare «l’illustre nostro concittadino deputato avv. Sebastiano Tecchio» rientrato dopo 18 anni «di glorioso esilio» e aveva disposto che «per festeggiare il fausto e desiderato ritorno» la Banda Civica si recasse alla sera presso la sua abitazione.
Il 27 ottobre 1866, in qualità di primo Presidente della Corte d’appello di Venezia, proclamò dal “verone” di Palazzo Ducale i risultati del plebiscito che sanciva l’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Nel novembre fu nominato senatore (il primo dei veneti); fu ministro di Grazia e Giustizia e poi Presidente del Senato nella XIII legislatura (1876-1880).
Ora il Veneto apparteneva al Regno d’Italia, la bandiera di Vicenza era già stata decorata di medaglia d’oro al valore militare e quella promessa fatta nel 1848?..qualcuno deve avergliela ricordata perché quella fluente barba, ormai bianca, era diventata la principale caratteristica del Presidente del Senato.
I giornali dell’epoca non riferiscono se l’avvocato avesse mantenuto fede al voto, ma sappiamo che lo stesso Tecchio distribuì agli amici una ciocca della sua barba raccolta in una raffinata teca di tartaruga legata in argento e con una sua foto dove si nota la barba bianca vistosamente accorciata. La teca è impreziosita dall’iniziale del suo nome «S» pure in argento. Fu un «grande» anche in questa piccola scommessa fra amici!

Vittorio Bolcato da Vicenza In Centro (Aprile 2023) – periodico dell’Ass. Vicenza in Centro.

S. Tecchio nacque a Vicenza il 3 gennaio 1807 da Francesco e da Francesca Garbinati. Conseguì la laurea in diritto all’Università di Padova il 15 febbraio 1829. Ebbe cinque figli con la prima moglie Giuseppina Verona: Vincenzo, Sebastiano, Francesco, Giovanni e Bortolo. Sposò in secondo nozze Anna Orsini. Fu il biennio rivoluzionario, cui prese parte fin
dalle prime manifestazioni di protesta nella città berica, a legare indissolubilmente la sua
esistenza all’impegno politico, a partire almeno dal 25 marzo 1848, quando venne chiamato
a far parte del governo provvisorio vicentino, che aderì alla Repubblica veneta proclamata da Daniele Manin.
Fu membro di rilievo del Comitato dipartimentale e venne incaricato di trattare colle altre province venete sottrattesi al dominio asburgico per definire una linea politica comune. Il 29 aprile 1848, dinanzi alla minaccia sempre più incombente di un’offensiva austriaca, Tecchio sottoscrisse a Padova un indirizzo ai lombardi, che asseriva un vincolo indissolubile tra i loro destini e quelli del Veneto, e costituì il suo primo atto di adesione al Regno di Sardegna come punto di riferimento della causa nazionale. Dopo aver ripreso Udine e Treviso, il 23 maggio 1848 le truppe imperiali tentarono il primo assalto a Vicenza, ma dopo ore di combattimento vennero respinte da una resistenza in cui Tecchio svolse un ruolo di rilievo: in particolare il 24 maggio, con altri membri del Comitato di difesa, trasse in salvo sotto il fuoco nemico polveri e munizioni fatte segno dell’artiglieria austriaca.
Quest’impresa gli sarebbe valsa, dopo l’Unità, la medaglia commemorativa delle guerre per l’indipendenza italiana, una delle decorazioni di cui andò più fiero nella sua vita.

Di Vittorio Bolcato da Storie Vicentine n. 15-2023.

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