(Articolo di Lucio Panozzo sulla chiesa di San Giacomo di Lavagno da Vicenza in Centro n. 1-2025).
Pensiamo per gioco di attrarre turismo religioso pari a quello di S. Giacomo de Compostela: una bobbana economica. E invece, no, per colpa di papa Gregorio XII, che, nel 1412, proibì il culto di S. Giacomo Maggiore in quel di Lavagno, dove, sul colle Grigliano, stava sorgendo una chiesa in onore del santo. Infatti tutti possiamo ammirare una chiesa monca che ci appare andando verso Verona, appollaiata sopra un colle (Grigliano) alla nostra destra. Una curiosità architettonica rara, perché, anche così non completata, esiste come chiesa ed è anche officiata. Tutto comincia con una leggenda che narra l’avventura di un contadino di nome Filippo, il quale, zappando sul colle Grigliano, scopre una tomba di mirabile fattura con ossa umane all’interno e, all’esterno, i nomi di Filippo e Giacomo. Si faceva presto, a quei tempi, a gridare al miracolo, e fu così che cominciarono ad arrivare torme di pellegrini per curiosità, per cercare il miracolo, per fare delle offerte. Filippo si fece furbo, rubò le ossa e i soldi e cercò di andarsene con un amico fidato (un altro amico a cui aveva chiesto aveva rifiutato, e lui lo aveva accoltellato). Fu intercettato da altri che custodivano assieme a lui le spoglie sacre e i denari, ma fu anche lasciato andare. Finì impiccato in un’altra occasione in cui si era comportato male. Intanto il vescovo di Verona, Giacomo de’ Rossi, solo dopo pochissimo tempo dal ritrovamento, aveva dato il permesso di costruire la chiesa, e la costruzione era andata avanti tra alterne fortune fino a quando il papa di cui sopra aveva interrotto il tutto (e qui aggiungo che, accanto al fatto che S. Giacomo fosse venerato a Compostela già da secoli, esisteva probabilmente qualche altra ragione “diplomatica” con i reali di Spagna, gelosi del primato. La Spagna era paese cattolicissimo, di qui la decisione del papa a favore degli Spagnoli. Questo è solo un mio sospetto). Col tempo la chiesa, romanico gotica a cinque navate, costruita per circa un terzo (la parte del presbiterio, con le cinque absidi), ebbe il permesso di essere chiusa così com’era, e così noi la vediamo ora, una curiosità architettonica niente male, anche perché all’interno custodisce vari affreschi. Attualmente è affidata alla comunità di San Giovanni Calabria. Ho tentato un paio di volte, passando, di entrare in chiesa, ma gli orari sono inflessibili. Chissà che non si riesca ad organizzare con “Vicenza in centro” una visita con guida (e lì vicino c’è Verona, uno dei tanti paradisi della gola… chi ha orecchie da intendere, intenda).