Era difficile che il Derby, pur con le egregie pagine della sua storia, potesse mantenere l’emozione suscitata poco prima dall’Italia del tennis, eppure c’è riuscito il Milan con il gol di Pulisic al ’54 e l’impresa di Maignan che venti minuti dopo ha parato il rigore di Chalanoglu. Roba di calcio – direte – episodi che da qui a maggio si moltiplicheranno. E’ vero. Quel ch’è successo a Bologna è un’altra storia. Gli entusiasti della racchetta torneranno al pallone oppio dei popoli. Inter e Milan si sono presentate a San Siro dopo il trionfo dell’Italia di Berrettini, Cobolli, Sonego, Bolelli, Vavassori e capitan Volandri in Coppa Davis, sollecitando confronti certo forzati (ma ormai di moda grazie agli ascolti televisivi di Sinner) e tuttavia giustificati dai risultati delle due Nazionali (o meglio, delle due Federazioni). Avrei voluto rappresentare le risorse azzurre fornite dai due club, mi son dovuto accontentare degli interisti prestati alla Patria – Bastoni, Acerbi, Dimarco, Barella, Frattesi e Pio Esposito – con un filo di nostalgia suscitata dal Milan, ricordando Rivera, il più azzurro dei rossoneri. Binaghi ha una squadra poderosa che può permettersi l’assenza di Sinner (“Ha avuto ragione Jannik, aveva detto che non c’era bisogno di lui perchè avevamo uno squadrone. Ed è successo”). Gravina, come Diogene, continua a girare con la lanterna accesa giorno e notte cercando disperatamente l’Uomo Azzurro per Gattuso.
E intanto Allegri, con un pugno di giocatori fatti squadra da poco – mentre l’Inter ha già assunto un profilo rassicurante – si rifugia nelle antiche magie tattiche e porta a casa punti preziosi. Se potesse inventarsi un Lodetti da affiancare a Leao avrebbe una squadra più bella, degna dell’antico Milan. E tuttavia poco utile alla Nazionale.
Mentre la Juve di Spalletti è identica a quella di Tudor – altri tre pareggi per sopravvivere – il campionato è fortunatamente rallegrato dalla Roma e dal Bologna, le Impreviste che lontane dalle prime pagine hanno badato a lavorare per le cronache. E per il vertice della classifica oggi occupato dalla Roma mentre il Bologna s’affaccia in zona scudetto.
Questa è la più importante risorsa del nostro calcio, grazie all’opera di tecnici come Gasperini e Italiano che si ispirano ad Antonio Conte, il Grande Lavoratore aggredito dai sindacalisti della chiacchiera. Un momento difficile? Invece di mandare in ritiro la squadra è andato in ritiro lui alla ricerca dell’Intensità perduta. Pochi capiscono che una squadra di calcio può reagire alle assenze per infortuni e capricci solo moltiplicando l’impegno di chi resta: e i giocatori che non ci stanno – come a Napoli è già successo con Ancelotti – tanto vale sbolognarli a gennaio.
Roma sola in vetta, precede Milan e Napoli
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