venerdì, Luglio 25, 2025

Preti, una specie in via di estinzione?

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(Articolo di Renzo Mazzaro sui preti da VicenzaPiù Viva n. 299, sul web per gli abbonati).

Drammatiche prospettive in uno studio sulla Diocesi di Padova, la terza in Italia dopo Milano e Roma, che conta 459 parrocchie distribuite in 5 delle 7 province venete.

L’elezione di Leone XIV ha posto la Chiesa al centro di un’attenzione mondiale. I leader dei principali Paesi della terra erano presenti in Vaticano e anche gli assenti hanno manifestato nei confronti del Papa rispetto e deferenza. Il Pontefice si è visto riconoscere un’autorevolezza da giustificare perfino aspettative di soluzione delle sanguinose guerre in corso, grazie al suo ruolo. Situazione in qualche modo paradossale perché l’autorevolezza del Pontefice sta andando a braccetto con la crisi della Chiesa come istituzione. Le
folle che riempivano piazza San Pietro non fanno dimenticare le chiese quasi vuote di fedeli, i riti religiosi sempre meno frequentati, la secolarizzazione dilagante che obbliga gli stessi vertici ecclesiastici a porsi domande inquietanti sul futuro prossimo.
La crisi della Chiesa istituzione ha una spia evidente nella progressiva riduzione del numero dei sacerdoti. I preti sono sempre meno.

Una situazione nota ma non indagata a fondo: quanto veloce è questa progressione, quali motivi la fanno accelerare, quanto tempo rimane per invertire una curva che punta decisa verso il basso?

La prima preghiera di Papa Leone XIV con i cardinali elettori in Cappella Sistina (@Vatican Media)
La prima preghiera di Papa Leone XIV con i cardinali elettori in Cappella Sistina (@Vatican Media)

Uno studio di due professori universitari, Felice Vian e Giorgio Franceschetti, che hanno insegnato scienze statistiche e demografiche al Bo, pone le basi per rispondere a queste domande. I due prendono come campo d’indagine la diocesi di Padova, la terza in Italia dopo Milano e Roma, con oltre un milione di abitanti e 459 parrocchie distribuite in 5 delle 7 province venete: 317 in provincia di Padova, 15 a Belluno, 13 a Treviso, 36 a Venezia e 78 a Vicenza. Un territorio che si presta ad una campionatura di valenza nazionale.
I presbiteri attivi come parroci, collaboratori o con altri incarichi sono 434, di cui 105 con
più di 75 anni. Ci sarebbero altri 126 sacerdoti ma 84 di loro sono indicati come pensionati, 16 hanno incarichi fuori diocesi, 13 operano in Asia, Africa e America Latina (“fidei donum”) e i rimanenti non hanno ruoli definiti: per questi motivi non sono stati tenuti in considerazione, anche se l’annuario della diocesi inserisce 31 degli 84 pensionati nel ruolo di collaboratori. Tutti i dati sono riferiti al 30 giugno 2023 e sono tratti dall’annuario 2024 l’ultimo disponibile.

Tra 25 anni dimezzato il numero dei sacerdoti

La ricerca proietta questa situazione su un orizzonte di 25 anni (2023-2048) applicando
le dinamiche in corso. Il reclutamento dei sacerdoti avviene con le ordinazioni: se prosegue con la tendenza registrata nel periodo 1989-2023 le nuove ordinazioni valutate per quinquennio sarebbero 8 entro il 2028 e altre 2 fino al 2033. Dieci preti in più e dopo basta. Un tonfo, spiegabile con il fatto che gli anni Ottanta appartenevano ad un’altra era: la secolarizzazione è dilagata negli anni Novanta con un “salto” che ha avuto caratteristiche uniche.

Preti. Diocesi di Padova
Preti. Diocesi di Padova

Proiettarlo oggi sui 25 anni futuri probabilmente falsava le
previsioni.
Forse per questo i due ricercatori, più prudentemente, hanno preso in esame il periodo 1999-2023. Qui le cose vanno meglio per la Chiesa: la dinamica pregressa consente di articolare la previsione su due ipotesi.
Con un tracciato intermedio c’è da aspettarsi che le nuove ordinazioni siano 15 entro il 2028, seguite da 11 entro il 2033, da 8 entro il 2038, da altre 5 entro il 2043 e infine 2 entro il 2048. Totale 41. Con un’ipotesi alta, l’attesa sarebbe di 15 nuove ordinazioni entro il 2028, seguite da 13 entro il 2033, da 11 entro il 2038, da 10 entro il 2043 e da 8 entro il 2048. Totale 57.
Non sono stati presi in considerazione gli abbandoni dei preti, per mancanza di dati certi.
Ininfluente anche la migrazione in uscita verso, o in entrata da, altre diocesi, che avviene a saldo praticamente nullo. La mortalità è stata valutata secondo i dati Istat del Veneto.
Complessivamente, nella migliore delle ipotesi il numero dei sacerdoti attivi nella diocesi di Padova nel 2048 passerebbe dagli attuali 434 a 201 con una flessione del 53%. Avranno un’età media superiore a 64 anni.
La previsione intermedia fa scendere invece i preti attivi da 434 a 185 con una flessione del
57% rispetto ad oggi e un’età media sopra i 66 anni.
Nella peggiore delle ipotesi si passerebbe dai 484 preti attivi oggi a 155 con una flessione del 65% e un’età media superiore a 70 anni.
Insomma, ben che vada, siamo al dimezzamento.

La crisi delle vocazioni e la piramide di età dei sacerdoti che invecchiano, unite al cambiamento di spiritualità delle persone, possono portare ad un serio declino della Chiesa cattolica.
I due autori si sono posti anche il problema di come arginare questa deriva e hanno avuto
incontri con la Curia di Padova. Scoprendo che anche il vescovo Claudio Cipolla ha fatto eseguire previsioni analoghe, fermandosi al 2040 ma arrivando a conclusioni che differiscono poco.

Burnout dei sacerdoti
Burnout dei sacerdoti

Burnout, frustrazione che logora fisico e mente

Bisogna dire che la ricerca di Vian e Franceschetti non è l’unica sull’argomento. Civiltà Cattolica, la rivista quindicinale dei Gesuiti diventata mensile dallo scorso gennaio, ha dedicato nel 2023 un’approfondita inchiesta al burnout (sindrome da esaurimento psicofisico) dei preti, citando dati impressionanti. Per esempio l’aumento dei suicidi tra i
sacerdoti in Brasile: nel corso del 2018 si sono tolti la vita 17 sacerdoti e 10 nel 2021 ma già nel 2018 una ricerca condotta da un’associazione che si chiama Isma Brasil, con interviste a 1.600 sacerdoti, religiosi e religiose, denunciava che le cause del burnout erano la mancanza di privacy, l’eccesso di lavoro, la mancanza di svago, la solitudine, la perdita di motivazione.
Civiltà Cattolica citava anche un’altra ricerca effettuata in Francia, presentata e finanziata
dalla Conferenza episcopale e dalla mutualità Saint Martin, pubblicata il 25 novembre 2020.
E’ stato il primo studio di questo tipo condotto in Francia, sulla salute di 6.400 preti diocesani con meno di 75 anni di età, che lavoravano in 105 diocesi. Dei 3.593 che hanno risposto, il 40% aveva più di 5 parrocchie o chiese da amministrare, il 20% oltre 20, il 7,5% addirittura 40.
Un prete su quattro per essere presente nei diversi luoghi del suo ministero doveva fare 1.200 chilometri al mese, il 17% tra i 2.000 e i 5.000. Uno di loro, citando un’espressione cara a Papa Francesco, diceva non essere un pastore con l’odore delle pecore ma della benzina.

Prof. Giorgio Franceschetti
Prof. Giorgio Franceschetti

Anche in Francia sono risultati 7 suicidi di preti in 4 anni. Il 20% dei 3.593 manifestava sintomi depressivi, il 3% in forma severa, il che corrisponde a 240 sacerdoti. Due su cinque avevano problemi di alcolismo, l’8% era addirittura dipendente.
Quello che più preoccupava i vescovi era il burnout che affliggeva la maggior parte: solo il 15% dei loro preti sembrava esente.
Una ricerca sul burnout dei preti è stata condotta anche nella diocesi di Padova da don Giorgio Ronzoni e don Pierluigi Barzon, docenti della facoltà teologica del Triveneto, assieme a Marcantonio Caltabiano, demografo dell’Università di Padova. Nel 2017 hanno interpellato 450 sacerdoti ottenendo 319 risposte. I risultati, riportati sul Mattino di Padova da Francesco Jori, raccontavano che 4 preti su 10 soffrivano della sindrome e 2 in modo grave. Tra le cause, molti indicavano la frustrazione perché ciò che il prete offre non sembra rispondere ad una domanda reale. Da qui spersonalizzazione, esaurimento emotivo, sensazione di scarsa efficacia personale.
Conclusioni confermate da un’altra ricerca citata da Civiltà Cattolica, realizzata da Alessandro Castegnaro, presidente dell’Osservatorio socio religioso del Triveneto.
Rispetto ad altre professioni, il burnout del prete ha come caratteristica particolare la spersonalizzazione, cioè la tendenza a vivere i rapporti con le persone senza partecipazione emotiva, in modo burocratico e ripetitivo. Quanto alla solitudine, molto sentita dai preti più giovani, non sarebbe tanto sociale o familiare secondo il docente, ma piuttosto ministeriale ed ecclesiale, povera di relazioni con i fedeli, accentuata dal fatto che non è mai vissuta come fraternità presbiteriale.

Ordinazione di sacerdoti
Ordinazione di sacerdoti

Dopo 350 anni chiude il seminario maggiore di Padova

Di tutto questo ha dovuto prendere atto il vescovo di Padova Claudio Cipolla con una decisione a suo modo clamorosa: chiudere il seminario maggiore, un’istituzione secolare fondata nel 1670 da san Gregorio Barbarigo. La notizia è stata data in chiave edulcorata dal settimanale diocesano La difesa del popolo il 30 marzo scorso, riferendo di un incontro tra lo stesso Cipolla con i vescovi di Rovigo Pierantonio Pavanello, di Chioggia Giampaolo Dianin e di Vicenza Giuliano Brugnotto, insieme ai rispettivi consigli presbiteriali.
La notizia della chiusura del seminario maggiore di Padova era diluita nel progetto di creare una nuova modalità di seminario, una istituzione itinerante collettiva tra le quattro diocesi.
Il progetto prenderà avvio il prossimo settembre: i seminaristi di Vicenza, Padova, Chioggia e Rovigo vivranno assieme a Sarmeola di Rubano, nella Casa Madre Teresa di Calcutta, continuando a frequentare i corsi della facoltà teologica del Triveneto nella sede centrale di Padova.
Avranno contatti normali con l’esterno, faranno la stessa vita di molti studenti universitari, ma sono anche troppo pochi per avere un solo seminario per loro. Non parliamo di quattro.
Edulcorata o meno, la chiusura del seminario maggiore di Padova segue il fallimento del seminario minore di Tencarola, opera gigantesca ideata negli anni Sessanta, realizzata con grande dispendio di energie e di offerte dei fedeli, mai servita allo scopo e lasciata in abbandono. Fatti accaduti a distanza di anni, in epoche diverse, un accostamento che forse scandalizzerà ma che rivela l’importanza di inserire nei progetti corrette previsioni per il futuro. Quello che non si poteva chiedere nel 1670 a Gregorio Barbarigo, peraltro autore di un successo, lo stanno mettendo in pratica i vescovi di oggi per evitare un drammatico insuccesso.
A loro Felice Vian e Giorgio Franceschetti propongono alcune linee di cambiamento per evitare che la crisi diventi irreversibile. «Suggerimenti per avviare una discussione – precisano – frutto di consultazioni su un campione di persone a diverso titolo impegnate nell’ambito cattolico italiano». Ne stralciamo qualche passo: uscire dal “recinto” dei fedeli che partecipano alla vita delle chiese; partire dalla dimensione umana per arrivare a quella spirituale; coinvolgere davvero i laici in tutte le fasi dell’azione pastorale; soprattutto «cambiare radicalmente la formazione di base e permanente dei sacerdoti». Questo almeno sembra cominciato.

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