mercoledì, Giugno 25, 2025

Overturism: cosa significa e quali conseguenze negative può avere

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Il termine overturism si riferisce alla sovrappopolazione turistica in una determinata area, una condizione in cui il numero di visitatori supera la capacità del luogo di gestirli in modo sostenibile. Questo fenomeno è particolarmente evidente in destinazioni molto popolari, come grandi città d’arte, isole o parchi naturali, dove l’afflusso massiccio di persone compromette l’equilibrio economico, sociale e ambientale.

Le conseguenze possono essere pesanti: dall’aumento del costo della vita per i residenti, alla pressione sulle infrastrutture, fino alla degradazione dell’ambiente e del patrimonio culturale. In molti casi, l’eccesso di turismo non solo snatura l’identità dei luoghi visitati, ma genera anche un crescente senso di ostilità da parte della popolazione locale.

Capire cosa significa overtourism e perché rappresenta un problema globale è il primo passo per affrontarlo in modo concreto, puntando su modelli di viaggio più equilibrati e rispettosi.

Cosa si intende per overtourism

Il termine overtourism nasce per descrivere una situazione in cui il turismo, anziché portare benefici duraturi, genera impatti negativi sulla qualità della vita dei residenti, sull’ambiente e sull’economia locale. Non si tratta solo di numeri assoluti, ma di un disequilibrio tra il volume dei visitatori e la capacità del territorio di accoglierli senza compromettere il proprio equilibrio.

A differenza del turismo sostenibile, che cerca di armonizzare l’esperienza del viaggiatore con il rispetto del luogo visitato, l’overtourism si manifesta in luoghi dove il flusso turistico è diventato ingestibile. Questo succede spesso in città storiche di medie o piccole dimensioni, in località costiere, in borghi caratteristici o in zone naturali fragili. Il risultato è una crescente pressione su spazi pubblici, servizi essenziali e risorse naturali.

Uno degli aspetti più problematici dell’overtourism è la sua concentrazione spaziale e temporale. Alcune mete attirano milioni di turisti solo in determinati periodi dell’anno, generando un impatto improvviso e intenso, difficile da assorbire. In questi contesti, la vita quotidiana degli abitanti viene alterata da congestione del traffico, affollamento cronico e rumore costante.

Anche il tipo di turismo gioca un ruolo importante. I viaggi “mordi e fuggi”, favoriti da compagnie low-cost e piattaforme di prenotazione rapida, incentivano un approccio superficiale, in cui il visitatore consuma la destinazione senza comprenderla o rispettarla. Questo modello favorisce l’omologazione culturale e riduce la possibilità per i territori di valorizzare in modo autentico le proprie specificità.

Comprendere cosa si intende davvero per overtourism significa analizzare non solo quanti turisti arrivano, ma come, quando e perché. Solo da questa consapevolezza può nascere un cambiamento verso forme di turismo più consapevoli e compatibili con le esigenze di chi abita i luoghi visitati.

Le principali conseguenze sull’ambiente e sulla società

L’overtourism provoca effetti profondi e spesso irreversibili sull’ambiente naturale e sul tessuto sociale delle destinazioni. Le aree naturali, sottoposte a un’eccessiva frequentazione, subiscono fenomeni come erosione del suolo, distruzione della flora, disturbo della fauna e inquinamento ambientale. I rifiuti prodotti in grandi quantità, l’uso massiccio di risorse idriche e l’incremento delle emissioni legate ai trasporti incidono direttamente sull’equilibrio ecologico dei luoghi coinvolti.

Anche il contesto urbano risente dell’overtourism. Città d’arte e centri storici si trasformano in veri e propri scenari turistici, perdendo il loro ruolo originario di spazi vissuti quotidianamente dai residenti. Il centro urbano diventa spesso un set a misura di turista, in cui attività tradizionali lasciano il posto a negozi souvenir, ristorazione standardizzata e strutture ricettive. Questo processo porta alla progressiva perdita di autenticità e all’indebolimento dell’identità culturale locale.

Sul piano sociale, la pressione del turismo di massa si traduce in aumento del costo della vita, con l’impennata dei prezzi degli affitti e la diffusione degli affitti brevi che rendono difficile per molti residenti continuare a vivere nel proprio quartiere. La gentrificazione diventa un fenomeno sempre più frequente: le fasce di popolazione meno abbienti vengono spinte fuori dalle aree centrali, sostituite da flussi temporanei di visitatori.

Un’altra conseguenza significativa è la tensione tra abitanti e turisti, alimentata dalla percezione che il turismo non porti più benefici reali alla comunità. Il sovraffollamento, il rumore notturno, la perdita di spazi pubblici e il peggioramento della mobilità urbana possono generare frustrazione e senso di invasione tra chi vive stabilmente nei territori interessati. Questo malessere si traduce in una crescente richiesta di regole più rigide e limiti all’accesso nelle zone più colpite.

L’overtourism, se non gestito, non solo compromette la qualità dell’esperienza turistica, ma mina alla base il rapporto tra luoghi e persone, rendendo sempre più difficile conciliare accoglienza turistica e benessere collettivo.

Soluzioni per contrastare l’eccesso di turismo

Affrontare il problema dell’overtourism richiede strategie articolate e un cambiamento di mentalità da parte di amministrazioni, operatori turistici e viaggiatori. La prima misura efficace è la diversificazione dell’offerta turistica, che punta a distribuire i flussi verso zone meno frequentate, ma ugualmente interessanti. Valorizzare località alternative permette di alleggerire la pressione sulle mete sovraffollate e di generare sviluppo in aree spesso trascurate.

Fondamentale è anche la promozione di un turismo più consapevole e responsabile, capace di privilegiare la qualità rispetto alla quantità. Questo approccio incoraggia i viaggiatori a rispettare le comunità ospitanti, a evitare comportamenti irrispettosi e a scegliere esperienze che abbiano un impatto positivo sul territorio. Le campagne di sensibilizzazione possono contribuire a diffondere una nuova cultura del viaggio, più attenta ai limiti ambientali e sociali delle destinazioni.

Un altro strumento utile è la regolamentazione dei flussi, attraverso misure come l’introduzione di limiti giornalieri agli accessi, l’utilizzo di sistemi di prenotazione obbligatoria o la definizione di periodi di pausa per alcune attrazioni. In diversi casi, queste scelte si sono dimostrate efficaci per restituire equilibrio a luoghi messi a dura prova da un turismo troppo intenso e poco gestito.

Le amministrazioni locali hanno anche la possibilità di intervenire sulla fiscalità del turismo, applicando tasse di soggiorno o contributi ambientali destinati alla manutenzione dei servizi e alla tutela del patrimonio. Se impiegati in modo trasparente, questi fondi possono migliorare l’infrastruttura turistica e garantire benefici reali alle comunità residenti.

Anche la tecnologia può dare un contributo concreto. Le piattaforme digitali, se utilizzate in modo intelligente, possono guidare i turisti verso esperienze meno note, suggerendo itinerari alternativi, orari meno affollati e modalità di visita più sostenibili. In questo modo, il digitale diventa un alleato per ridurre i picchi di congestione e promuovere un uso più equilibrato dello spazio.

La gestione dell’overtourism passa, in definitiva, attraverso scelte politiche coraggiose, partecipazione delle comunità locali e un ripensamento dell’intero sistema turistico, affinché viaggiare torni ad essere un atto di rispetto, scambio e scoperta, e non una causa di degrado e conflitto.

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