(Articolo di Federica Zanini su Marco Martalar da VicenzaPiù Viva n. 303, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Itinerario tra Vicentino e Trentino sulle orme delle monumentali, splendide opere che lo scultore di Mezzaselva di Roana ha realizzato utilizzando radici, cortecce e legna degli alberi abbattuti rovinosamente dalla furia della tempesta Vaia. Animali reali e mitologici che paiono vivi e che in effetti sono un inno alla rinascita dopo la distruzione.
Ora che lo spettacolo del foliage si è dissolto, è il caso di dirlo, come le foglie al vento, accanto a conifere sempreverdi sono, come statue contorte, tronchi dormienti e rami nudi ad attirarci nei boschi. Il periodo ideale per intraprendere, a cavallo tra Veneto e Trentino, un itinerario unico alla scoperta di altre statue, vere e proprie sculture d’autore, ispirate al mondo animale e mitologico e create sempre col legno, ma quello martoriato dalla tempesta Vaia.
A concepirle e realizzarle, come arabe fenici che risorgono non dalle ceneri ma comunque da una tragedia, è Marco Martalar (www.martalar.it, FB Martalar scultore, IG @martalar_scultore), scultore che trae ispirazione dai boschi e dalla forte natura dell’Altopiano di Asiago, dove vive e lavora, ma che, in un progetto di rinascita dalla tempesta Vaia -quella che a fine 2018 ha devastato, tra gli altri, il patrimonio forestale delle nostre montagne-, ha punteggiato dei suoi capolavori lignei un territorio vasto tra le Province di Vicenza e di Trento.

Più qualche incursione nel Bresciano e nel Veneziano e alcune sculture itineranti.
Se, come talvolta accade, qualcuno ne ha sentito parlare solo per essere, suo malgrado balzato alle cronache quando, nell’estate 2023, il suo Drago alato a Lavarone fu ridotto in un mucchio di cenere da un vile incendio doloso, per poi risorgere un anno dopo grazie alla caparbietà dell’artista con l’appellativo di Drago Vaia Regeneration, beh è ora di rimediare.
Non lontano da Vicenza, sconfinando in Trentino (www.visitrentino.info), vi aspetta un intero zoo firmato Martalar.
Prima di puntare alle montagne, un piccolo assaggio del suo genio e del suo stile si può avere a San Pietro in Mussolino, dove la gigantesca Ape Vaia ricorda l’importanza di questi insetti laboriosi per il pianeta. Ora siamo pronti per salire in quota.
Prima tappa, ovvio, è la montagna dei vicentini, l’Altopiano.
Forse senza attribuirlo a Martalar, avrete certamente fatto caso al Gallo di Gallio, ben piazzato sulle zampe davanti al Municipio a simboleggiare la rinascita dopo la tempesta (altro che Leopardi!). Peccato che, ironia della sorte, di recente un forte vento abbia fatto cadere il gallo e la stupidità umana lo abbia abbandonato in un campo a marcire, tra il disappunto dell’autore e le polemiche politiche.
Alla sua terra l’artista ha però dedicato anche la possente Aquila che, seppure ufficialmente per un soffio già su suolo trentino, dal suo cocuzzolo domina con le ali spiegate la piana di Marcesina e osserva, ancora evidente, la devastazione di Vaia, quasi a sbeffeggiarla.

Proseguendo tra le montagne trentine ecco poi il Grifone del Tesino (che tra l’altro nelle sue fattezze di metà aquila e metà leone simboleggia la fusione tra Trentino e Veneto), in posizione panoramica sull’omonima conca, l’Orso del Pradel, sopra Molveno, il muscoloso
Cavallo Haflinger di Strembo (Val Rendena, Giudicarie), omaggio a quello che per i contadini un tempo era come il trattore dei giorni nostri, slanciato sulle due zampe all’interno del Parco Giorgio Ducoli.
E poi ancora, la Lupa del Lagorai nei pressi di Vetriolo (Valsugana), la più alta stazione termale d’Europa, e il Cervo a Millegrobbe sull’Alpe Cimbra.
Sulle sponde del Lago di Santa Giustina, nel Parco delle Plaze, invece, l’ultimo arrivato, inaugurato lo scorso marzo: il Radicosauro, figlio sempre di Martalar, ma non più di Vaia. A comporlo questa volta sono radici e legname restituiti alla spiaggia dalle acque del lago.

L’arte non ha confini, ma se doveste esser colti da un impeto di campanilismo, lasciato il Trentino, nel vostro Veneto potete ammirare altre opere firmate Martalar: il Cervo di Fertazza, nelle Dolomiti di Zoldo (BL), un Leone Alato a Jesolo, un altro a Fratta di Tarzo (TV), tra le colline del Prosecco, davanti al Lago di Revine.
Da non dimenticare, infine, che Martalar è l’ideatore di SelvArt-Parco Arte Natura realizzato nel bosco di Kantrega, a Mezzaselva di Roana. Perfetto per una gita fuori porta all’insegna della land art, lungo un percorso ad anello aperto e gratuito propone installazioni rigorosamente realizzate con materiali naturali e perfettamente integrate nell’ambiente. Opere, come quelle di Vaia, destinate già nel concetto che le origina a essere consumate (o plasmate?) dal tempo e le intemperie. In un ciclo vitale… naturale. Come il talento di Marco Martalar.



