Strano davvero il destino di Fedele Lampertico. Nato a Vicenza nel 1833, profuse il suo impegno nelle più importanti istituzioni culturali, economiche e sociali del tempo e, quale uomo politico, ricoprì, fin da giovanissimo e per moltissimi anni, le cariche di consigliere comunale e di consigliere e presidente della provincia di Vicenza, nonché di deputato e senatore del Regno dal 1873 al 1906, anno della morte.
Divenne presto un «personaggio di carattere europeo, interno al dibattito scientifico e politico della seconda metà del XIX secolo fino agli albori dell’età giolittiana» (R. Martucci, 2011), circondato da fama e stima universalmente riconosciutegli.
Ciononostante, egli è stato sostanzialmente «marginalizzato dalla storiografia italiana» (ibidem), e dimenticato anche nella sua stessa patria. Spesso, infatti, la manzoniana domanda Fedele Lampertico: chi era costui? echeggia davanti al monumento in suo onore, eretto in piazza Matteotti e inaugurato il 23 settembre del 1924.
Eppure Vicenza gli deve molto: fondamentale il suo contributo nella fondazione della Società Generale di Mutuo Soccorso e della Banca Popolare di Vicenza, così come si adoperò fattivamente a favore della Scuola industriale, dell’Istituto tecnico, dell’Accademia Olimpica e di numerosissime altre istituzioni, anche benefiche, che sarebbe noioso elencare. Nutrita la sua bibliografia, ricca di 251 pubblicazioni, che abbracciano i più disparati argomenti, tra i quali saggi di storia e cultura locale.
Senza contare i ben 145 interventi e relazioni parlamentari. Una pubblicazione, promossa dagli Amici dei Monumenti in occasione del restauro del monumento, affidato all’Engim Veneto Professioni del Restauro di Vicenza e finanziato dalla generosità dei Lions del Club Vicenza Host e della Fondazione Di Club Lions Distretto 108 TA–1 ONLUS, tenterà di rivalutare – anche sulla scorta di documenti tratti dall’archivio privato della famiglia e di testimonianze dell’epoca – il profilo di statista, economista e oratore di questo personaggio, spesso ristretto entro giudizi stereotipati, che non fanno giustizia della sua lungimiranza politica, anticipatrice di fatti verificatisi decenni più tardi, e nemmeno della sua visione economica, fondata su principi e valori che proprio in questi anni si stanno riscoprendo.
Un’occasione per indagare pure l’uomo privato, che confessa nei diari la fragilità del suo essere, ma dai quali traspaiono tutta la sua integrità morale e il suo retto operare in ogni manifestazione della vita.
Di Giorgio Ceraso da Storie Vicentine n. 11 novembre-dicembre 2022