giovedì, Novembre 21, 2024
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Don Bortolo Fochesato, il curato di Ignago

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Storie Vicentine ci racconta la straordinaria vicenda di don Bortolo Fochesato, un prete semplice e accogliente vissuto sul monte che sovrasta la pianura veneta.

Tutti ne parlano o per conoscenza diretta o per ricordi dei più grandi. Quello che più sorprende che a distanza di quasi un secolo dalla sua morte anche i più giovani hanno qualcosa da raccontare, quasi l’avessero conosciuto di persona.

Il mitico don Bortolo Fochesato, per tutti il curato, ha lasciato un segno profondo a Ignago dove è vissuto per 33 anni fino alla morte avvenuta il 24 marzo 1933. Vi era arrivato all’inizio del ‘900 dopo una vita avventurosa pur essendo poco più che quarantenne. Da giovane cappellano di Posina era emigrato unendosi ai suoi compaesani in cerca di lavoro in Argentina. Là, nella diocesi del Paranà, sulle sponde del fiume omonimo, vi rimarrà per tredici anni impegnandosi a costruire case e chiese e ad offrire occasioni di lavoro per i suoi conterranei. Nel suo ingegno aveva ottenuto le concessioni governative per l’estrazione di carbone, zinco, piombo. Laggiù i posenati di terza e quarta generazione ricordano ancora quel don Bartolomè, così come raccontato dai loro avi, esponendo nelle loro case la foto come di un “santo”.

don fochesato
Don Bortolo Fochesato

Ne abbiamo testimonianza da don Adriano Tessarolo che da parroco di Posina, qualche decennio fa, rifarà il viaggio in America latina compiuto da don Fochesato un secolo prima.
Arrivato a Ignago, il curato è infaticabile. Ingrandisce la chiesa, costruisce la casa della dottrina cristiana e insieme apre miniere di lignite per offrire lavoro. Intanto la fama di uomo dei “miracoli” si diffonde anche oltre i confini della provincia. Alla domenica le vie che salgono verso Ignago sono piene di gente che ricorre al venerato curato. Per una guarigione, un ritrovamento, una riconciliazione, una difficoltà da risolvere. La “curazia” non ha più confini e i fedeli sono i pellegrini del curato. Per questo Lui provvederà a costruire l’ospedale del malato, una casa così povera di mezzi rimasta in piedi per miracolo e nei pressi una piccola sorgente d’acqua per le guarigioni di quanti vi si bagnavano.
Il curato attribuiva quegli straordinari accadimenti al patrono della sua chiesa, S.Leonardo abate.
Anche il vescovo Rodolfi ne farà esperienza quando la sua vettura si bloccherà avendo oltrepassato il piccolo centro di Ignago senza sostare per salutare il curato. E solo dopo essere ritornato letteralmente sui suoi passi e abbracciato il curato, la vettura riprenderà la sua corsa verso Vicenza. Per parte sua il curato non ha un attimo di riposo. Impegnato com’è nell’ascoltare, benedire, pregare, aiutare. Povero in canna, per sé non tratteneva
nulla di quanto riceveva in riconoscenza per i suoi interventi, lo distribuiva ai più poveri. Tanto che la sorella Teresa, che lo assisteva, ne ebbe spesso a lamentarsi e lui a rimproverarla ironizzando sulla sua condizione di eterna nubile. Da lassù il curato aveva scosso mezzo mondo e per questo più nessuno lo dimenticherà.

chiesa di ignago
La chiesa di Ignago

Ne abbiamo fatto esperienza di persona nel marzo scorso alla presentazione della biografia “Il curato di Ignago”. L’ambiente predisposto dal sindaco di Isola Vicentina, di cui Ignago è frazione, non poteva contenere la gente giunta colà da ogni dove. Si sono aperte allora le porte della chiesa per contenere così tanti pervenuti.
Era la vigilia dei 90 anni dalla morte del curato e tutti volevano sentir raccontare la straordinaria vicenda di un prete semplice e accogliente vissuto sul monte che sovrasta la pianura veneta.

Di Giovanni Bertacche da Storie Vicentine n. 14-2023

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