La Rocca scaligera o Castello di Arzignano domina la città dal colle San Matteo. E’ un luogo magico, incantevole da cui si gode anche di un bel panorama sulla valle del Chiampo. Dai conti agli scaligeri fino all’assedio di Pippo Spano, la storia del castello è molto particolare. Ed è legato da un antico voto alla chiesa di Sant’Agata di Tezze. Oggi il piccolo borgo è meta di passeggiate e cene romantiche.
I conti Maltraversi
Il castello venne edificato per difendere la Pieve di Santa Maria, che nel frattempo era diventata la chiesa madre di tutta la zona circostante. Tra il X e l’XI secolo il territorio di Arzignano era controllato dai signori feudali. Il territorio vicentino era conteso tra i due poteri allora predominanti, il conte e il vescovo, che erano spesso in lotta tra loro. Ad Arzignano ebbero la meglio i conti Maltraversi che fecero costruire il castello. Egano da Arzignano insieme al fratello Singofredo, sembra derivare da un certo “Gerardus Magnus” che, per la sua appartenenza alla famiglia dei Maltraversi, venne investito del feudo di Montebello. Notizie di ciò le ritroviamo nella cronaca di Ezzelino del 1213.
Egano fu colui che si stabilì ad Arzignano, assumendo il controllo del castello, mentre Singofredo dimorò nella Città di Vicenza. I due furono in perenne contrasto per le loro idee politiche, in quanto Egano era “ghibellino”, sostenitore dell’Impero, e Singofredo era un “guelfo”, che appoggiava la Chiesa. Lo scontro tra Arzignano e Vicenza fu tale che alla morte di Egano, caduto per mano di un proprio nipote, i Vicentini decisero di distruggere il castello per bloccare ogni eventuale rivolta dei ghibellini arzignanesi nel 1266.
L’arrivo degli Scaligeri
Nel XIV secolo l’avanzata degli Scaligeri sul territorio vicentino fu così importante che portò più volte gli Arzignanesi a partecipare direttamente alla lotta contro i Veronesi. Fra gli oppositori più attivi e intraprendenti vi fu Singofredo da Arzignano, figlio di quel Rosso che aveva ucciso lo zio, il conte Egano. Egli, insieme ai guelfi vicentini e ai padovani, nel 1312 organizzò una conferenza che radunò a Padova tutte le forze anti scaligere.
Successivamente un altro componente della famiglia dei “da Arzignano”, Giacomino, figlio di Singofredo, appoggiato da tutti gli uomini della Valle del Chiampo, fu un capo delle forze che combattevano contro gli Scaligeri: la guerra terminò nel 1339 con la vittoria degli Scaligeri, guidati da Mastino della Scala. La paura di incursioni esterne e le lotte interne alla famiglia, portarono gli Scaligeri ad edificare castelli e fortificazioni in tutto il territorio conquistato.
L’assedio di Pippo Spano
Dopo un periodo Visconteo e uno veneziano, nel 1410 arrivò Sigismondo di Lussemburgo, re d’Ungheria, che aspirava al trono imperiale. Volendo recarsi a Roma per essere incoronato dalle mani del Papa, trovò una notevole resistenza al suo passaggio nello Stato della repubblica Serenissima. Inasprito, assoldò lo spietato condottiero e uomo d’armi Pippo Spano. Quest’ultimo, su comando di re Sigismondo, nel 1413 prese d’assalto la Città di Vicenza, che si difese strenuamente. Fu quindi costretto ad abbandonarla, rivolgendosi invece alle fortezze e ai castelli del territorio. Con la parte migliore delle sue truppe, attaccò Marostica, ma senza esito per l’energica resistenza trovata. Battendo la via pedemontana giunse ai castelli di Brendola e di Montebello Vicentino, rapinando ed esigendo viveri. Poi passò alla valle del Chiampo e cercò di assediare il Castello.
Il voto a Sant’Agata
Gli Arzignanesi formularono voto a Sant’Agata, patrona del paese. Se per intercessione della venerata martire di Catania fossero riusciti a liberarsi dagli Ungari, avrebbero eretto una chiesa in suo onore. Il giorno seguente di buon mattino dalle alte mura del castello vennero gettate ceste di pane e otri colmi di vino, grandi quantità di fieno e di avena. Pippo Spano rimase interdetto. Convinto che gli assediati avessero ancora ingenti riserve di provviste, calcolando che troppo lunga sarebbe stata l’attesa, impartì subito l’ordine di levare le tende. Era il giorno 5 febbraio del 1413, festa di Sant’Agata: una grazia speciale della santa invocata.
La chiesa, eretta a Sant’Agata a saldo del voto, è quella vecchia di Tezze e ogni anno, nel giorno della santa patrona, una rappresentanza del comune di Arzignano, con il sindaco in testa, scende da Castello a Tezze e presenta al sacerdote di quel luogo l’offerta di “quattro libbre di cera e quattro ducati d’argento”, cioè la somma corrispondente a quanto fu allora promesso. Al passaggio della processione, lungo l’antichissima via Calpeda, ancora oggi i castellani usano far sparare fucili a salve in ricordo dell’assedio del feroce Pippo Spano.
Il Castello oggi
Oggi dentro le mura del Castello si può passeggiare come in un piccolo borghetto. Dentro le mura ci sono anche due ristoranti che rispecchiano l’atmosfera medioevale e l’antica appartenenza ai Conti. Passeggiare all’interno del piazzale è come vivere in un’atmosfera magica e senza tempo.